La fine di miti e illusioni

La fine di miti e illusioni

Per affrontare il presente e preparare il domani 

Siamo nel mezzo della pandemia del nuovo coronavirus che minaccia il nostro popolo, i popoli di tutto il mondo. Il nostro Partito affronta con alto senso di responsabilità questa nuova vicenda per il nostro popolo. Fin dal primo momento, abbiamo sospeso tutte le nostre iniziative pubbliche, adattato il funzionamento e l’azione delle organizzazioni del Partito nel quadro di prevenzione e protezione della salute pubblica. Allo stesso tempo, abbiamo richiesto che fossero prese immediatamente tutte le misure necessarie per proteggere la salute del popolo ed i diritti dei lavoratori. 

Il contenuto dell’intervento del nostro Partito in queste difficili condizioni è adeguatamente illustrato dallo slogan: 

“Rimaniamo forti, non rimaniamo in silenzio” 

Proteggiamo noi stessi, la nostra famiglia, i nostri compagni e amici, i nostri colleghi. 

Non rimaniamo in silenzio di fronte alle carenze del sistema sanitario pubblico. Evidenziamo e rivendichiamo tutto ciò che avrebbe dovuto esser fatto per contrastare la pandemia. 

Stiamo evidenziando in particolare la necessità di assunzione di migliaia di operatori sanitari, la requisizione immediata del settore sanitario privato, per la protezione di coloro che soffrono nei luoghi di lavoro per produrre il necessario per la sopravvivenza del popolo, nonché la protezione dei lavoratori della sanità che stanno combattendo una battaglia titanica con spirito di sacrificio negli ospedali, in tutti i luoghi della sanità, per proteggere la nostra salute e la nostra vita. 

RIMANIAMO FORTI, non ammainiamo la bandiera della resistenza, della rivendicazione, della solidarietà nei luoghi di lavoro e nei quartieri, tenendo sicuramente conto delle misure di protezione e delle circostanze speciali. 

Non restiamo silenziosi di fronte all’arbitrarietà padronale ed alla politica del governo, che cerca di caricare anche questa crisi sulle spalle dei lavoratori. 

Rompiamo il silenzio che, governo e grande padronato, vogliono imporre in nome del “tutti insieme superiamo anche questa crisi”, un riflesso dell’etica ipocrita borghese. Molto semplicemente perché non possiamo “tutti insieme” assumere operatori sanitari, requisire il settore privato, adottare misure preventive e protettive, fornendo tutti i mezzi e gli strumenti necessari alla protezione dei lavoratori. Tutto questo, nei limiti di questo sistema, deve essere fatto dallo Stato che dirige insieme alla classe che ha il reale potere e la proprietà. 

E questo fino a quando la classe operaia, gli strati popolari, “tutti insieme” e uniti, li toglieranno di mezzo definitivamente e irrevocabilmente per costruire una società in cui i beni sociali saranno prioritari, in contraddizione con il profitto capitalistico che porta alla morte i nostri simili. 

RIVENDICHIAMO MISURE di sostegno per i lavoratori dipendenti e per i lavoratori autonomi che sono stati colpiti dalle misure restrittive imposte. 

Pretendiamo la cancellazione dei circa 40.000 licenziamenti e le dannose modifiche precedenti. 

Non legittimiamo le misure che si stanno adottando in risposta all’epidemia, ma con l’obiettivo di una loro stabilizzazione, come quelli riguardanti l’ulteriore “flessibilizzazione” del lavoro. 

NON NEGHIAMO LA RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE. Ma questa si consolida quando uno stato si assume la sua responsabilità primaria. 

La strategia comunicativa di N.D. (Nuova Democrazia, il partito la governo– N.d.T.) di condurre tutto sulla “responsabilità individuale” è subdola, proprio perché nasconde la grande verità al popolo. 

Mira a nascondere le enormi mancanze del sistema sanitario pubblico per le cui carenze è responsabile la politica generale dell’Unione Europea, accettata e approvata da tutti i governi greci. Nonché dalla politica di declassamento, della mercificazione e dei tagli seguita nel tempo da tutti i governi, prima quelli di ND-PASOK e poi SYRIZA. 

Ma non è stata la stessa politica comunicativa di “responsabilità individuale” che ha seguito anche il governo SYRIZA quando attribuiva alle responsabilità individuali le grandi tragedie di Mandra e Mati? (tragedie di frane e incendi con centinaia di vittima tra la popolazione N.d.T). 

L’ipocrisia dell’attuale governo si dimostra anche sulla questione delle necessarie misure restrittive, perché queste misure si fermano fuori dai cancelli dei luoghi di lavoro, degli ospedali, dei supermercati, delle fabbriche dove i lavoratori si affollano senza le necessarie misure precauzionali. 

E tutto questo, mentre esiste l’esempio della vicina Italia, dove si denuncia, come la diffusione del virus è in grande parte dovuta al fatto che, sotto la responsabilità degli industriali e del governo, la grande zona industriale del Nord non ha interrotto le sue attività, diventando il focolaio principale della diffusione virale. 

Per tutto questo sopraddetto, “facciamo i conti” da ora, sia col governo di N.D., sia con la sfrenatezza del grande capitale. Non lo lasceremo per il dopo, in nome delle condizioni speciali che impongono oggi una spuriaconcordia” come sostengono SYRYZA e gli altri partiti borghesi, chiedendo sostanzialmente al popolo pieno disarmo e sottomissione. E ciò riguarda il pensiero, la coscienza, la chiara ottica di classe. 

Riguarda anche la prassi, l’atteggiamento di lotta nella vita quotidiana, in modo che nessuno e nessuna persona si senta solo/sola in queste difficili condizioni. 

La nostra concordia, la concordia della classe operaia e del popolo sofferente, è quella che si costruisce quotidianamente, con pazienza e perseveranza, con fermezza, frontalmente e contro le politiche della UE, del grande capitale e dei suoi governi che mettono a rischio la vita del popolo e dei suoi figli. 

In particolare, l’opposizione dei partiti, come quella di SYRIZA rimarrà nella storia come l’opposizione che “ una mano” in ogni passo pericoloso che in definitiva colpisce gli interessi del popolo greco. 

Dalle relazioni pericolose con gli USA e la NATO, alle relazioni greco-turche fino all’affronto dell’aggressività imperialista che si sviluppa insieme e al fianco delle provocazioni e dell’aggressività turca, fino alla gestione del dramma dei profughi/migranti e la gestione della stessa pandemia, SYRIZA, a causa della sua strategia di condivisione e accordo, dà una mano al governo di N.D., su tutte le questioni fondamentali per la vita del popolo. Tutto questo, insieme al la liquidazione del sistema sanitario pubblico fino ai grandi ospedali arrivati alla situazione limite senza aspettare l’esplosione della pandemia, porta anche il suo marchio: il precedente governo di ND ha chiuso gli ospedali, SYRIZA li ha lasciati chiusi. 

Il partito di ND stava riducendo i fondi per la salute e SYRIZA li ha ridotti ulteriormente. 

Nessuno di loro ha fatto le necessarie assunzioni di personale medico e sanitario. 

Insieme favoleggiavano dicendo al popolo che il settore privato avrebbe potuto contribuire al “potenziamento” del settore della sanità pubblica. 

Se un mito sta crollando nei giorni della pandemia del coronavirus è il mito della coesistenza armoniosa del settore pubblico con il settore privato nel contribuire ad affrontare la situazione, poiché questo mito viene sbugiardato dalla corsa ai profitti dei centri sanitari privati tramite i test virali. Test disponibili per quelli che possono pagare ma che sottraggono dalla pianificazione statale risorse preziose aumentando nel contempo il rischio di ulteriore diffusione del virus. 

Questo mito è anche screditato dal fatto che lo stato dipenda per le forniture di importanti materiali e medicinali dalla “guerra” condotta sul mercato mondiale da parte delle grandi compagnie che hanno trovato l’opportunità di fare affari d’oro. 

Si sta dimostrando in modo drammatico la necessità di un sistema sanitario esclusivamente pubblico e gratuito accompagnato dall’abolizione dell’azione imprenditoriale. 

Anche ora che tutti gli occhi sono puntati sul sistema sanitario pubblico, le assunzioni di personale sanitario annunciate dal governo sono insufficienti a soddisfare anche i bisogni di base in periodi normali e tanto meno in condizioni di emergenza pandemica. 

Le condizioni odierne impongono di: 

  • Procedere immediatamente con la requisizione delle unità sanitarie private ed il loro inserimento nella pianificazione statale centrale. 
  • Fornire gli ospedali di tutti gli strumenti necessari richiesti dagli stessi operatori sanitari che conoscono meglio di chiunque altro le reali necessità e bisogni, ora e subito. 
  • L’apertura di tutte le Unità di Terapia Intensiva. 
  • L’assunzione di tutto il personale sanitario necessario. 

Né il governo, né SYRIZA osano proporre la reale e immediata requisizione del settore privato. 

IL SECONDO MITO CHE STA CROLLANDO è quello riguardante il “ritorno alla normalità” ed ai tassi di alta crescita. 

Tutto ciò ora si trasforma nell’ammissione del fatto che l’economia greca sta entrando in una profonda recessione. 

Questa era stata ovviamente preceduta dal rallentamento dell’economia nell’UE ed in altre importanti economie capitaliste aumentando il rischio di una nuova crisi economica capitalistica. 

Naturalmente, l’attuale pandemia non è la sua causa principale ma ne è solo il suo catalizzatore. È un dato di fatto che l’economia greca sarà colpita grazie anche alla “monocoltura” del turismo, facendo fare una pessima figura a coloro che sbandierano l’estroversione dell’economia greca. 

Le misure adottate dalla UE e dai governi dei suoi stati-membri, che perseguono misure protezionistiche, chiudono le frontiere, finanziano i propri gruppi monopolistici, non fermeranno questo processo. 

Questo intervento di tipo keynesiano, così come il tanto pubblicizzato alleggerimento della morsa fiscale per sostenere l’economia capitalista dobbiamo saperlo verranno pagati ancora una volta dai lavoratori che saranno chiamati a colmare le nuove lacune della finanza pubblica ed i nuovi prestiti. 

La famosa “solidarietà europea” è sentita come una barzelletta anche tra i circoli filo-borghesi del paese. Specialmente dopo che nell’Unione Europea di “libera circolazione delle merci” la Germania e la Francia hanno addirittura vietato l’esportazione del materiale sanitario necessario in altri paesi. 

Si dimostra in questo modo, e persino in tempi tragici per i popoli d’Europa, che l’UE non è l’unione dei popoli, ma “un’alleanza di lupi” ed una “tana dei leoni”, un’unione imperialista di stati, evidenziando la necessità, non solamente di una posizione più dura nei suoi confronti – come sostengono vari partiti borghesi quando sono all’opposizione – ma di una scelta politica e strategica che indirizzi allo svincolamento da essa, con la classe operaia, il popolo di ogni paese detentore del potere e della proprietà (dei mezzi di produzione N.d.T.). 

Soprattutto, la pandemia mette sempre più in luce i limiti del sistema capitalista. 

Si dimostra che i bisogni contemporanei, i beni sociali, come quello della salute non possono essere lasciati alla mercé dei mercati e dei profitti. 

Questo marciume non può essere nascosto da definizioni aggressive che alcuni danno al sistema capitalista, comeil capitalismo neoliberista”, “il capitalismo estremo” e così via solamente, in ultima analisi, per nascondere il fatto che sostengono, anima e corpo, lo stesso sistema capitalista. 

Situazioni oltraggiose, con i medici costretti a scegliere chi vivrà e chi morirà, esistono sia in paesi con governi neoliberisti” come in Italia, ma anche in paesi come la Spagna dove le finte “alleanze progressiste” stanno governando. 

Oggi il capitalismo stesso è in bancarotta, la stessa economia di mercato in tutte le sue versioni annulla ogni possibilità per la classe operaia, per il popolo di godere i benefici di alto livello in materia di salute in linea con l’evoluzione della scienza e della tecnologia, proprio perché ha come criterio principale il profitto capitalista. 

Anche in condizioni di pandemia, tutto è soggetto alla redditività del capitale. Ecco perché gli operai delle industrie del Nord Italia hanno lavorato nonostante i divieti, senza misure di protezione con i noti effetti tragici. Ecco perché sta aumentando la concorrenza tra i monopoli internazionali su chi brevetterà il nuovo vaccino, in un momento in cui dovrebbero esserci cooperazione e sforzi comuni dei migliori tra scienziati e centri di ricerca di tutto il mondo. 

Ecco perché, anche adesso, la grande impresa sta distruggendo qualsiasi diritto del lavoro rimasto, sta provando nuove forme di sfruttamento come il telelavoro e mette in atto licenziamenti di massa. 

Di fronte al marciume del capitalismo in bancarotta, emerge la superiorità del socialismo che ha assicurato la salute, la cura per tutti. E stiamo parlando del secolo scorso e dei paesi che hanno iniziato la costruzione del Socialismo in condizioni di grande ritardo su tutti i livelli. 

I dati della Russia Sovietica di 30 anni fa sono inesorabili: oltre 1,1 milioni di medici, assistenza sanitaria gratuita per tutta la popolazione, 1387 letti d’ospedale per 10.000 abitanti, numeri che non possono nemmeno essere paragonati con la situazione prevalente nel nostro paese e nei paesi dell’UE. 

Ancora oggi l’invio di medici cubani in Italia, l’esistenza di infrastrutture sanitarie in paesi come la Germania (che al tempo della presenza della DDR fu costretta dal sistema sanitario socialista ad adeguarsi anche all’ovest) e anche la gestione della pandemia nella Cina capitalista che rivela i suoi residui socialisti, mostrano che il socialismo ha lasciato la sua forte impronta sociale anche oggi, tre decenni dopo il suo rovesciamento. 

Quindi, in queste condizioni senza precedenti, rimaniamo forti, lottiamo per misure di protezione della vita e dei diritti dei lavoratori, promuoviamo l’unica prospettiva per la classe operaia e la maggioranza del nostro popolo: la nuova società, il socialismo. 

La tangibile superiorità del socialismo, della proprietà sociale e della pianificazione scientifica centralizzata è la grande eredità per il giorno dopo. Ciò prevalga nei pensieri e nell’azione politica di tutti noi, in questi giorni di “quarantena”. Rifiutiamo la “quarantena” politica, combattiamo la “quarantena” del pensiero. 

Pensiamo, studiamo e agiamo, affrontando oggi l’attualità, adattando la nostra azione, con lo sguardo però al domani, preparando il domani. 

Dimitris Koutsoumpas 

Segretario Generale del C.C. del KKE 

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IL PARTITO COMUNISTA IN CORSA PER LE ELEZIONI EUROPEE 2019.

IL PARTITO COMUNISTA IN CORSA PER LE ELEZIONI EUROPEE 2019.

Il Partito Comunista ha depositato questa mattina il contrassegno elettorale per la partecipazione alle elezioni europee 2019. Correremo in tutte le circoscrizioni senza necessità di raccogliere le firme in quanto membri dell’Iniziativa Comunista Europea, rappresentata al Parlamento Europeo da due deputati del KKE, e grazie al consenso apprestato dai compagni greci all’inserimento del loro simbolo nel nostro contrassegno elettorale al fine di rafforzare il presupposti stabiliti dalla legge italiana per il diritto a tale esonero. Il gesto del KKE è una testimonianza di vero internazionalismo, la prova della forza e della solidità dei legami internazionali che il Partito Comunista ha costruito in questi anni con i propri partiti fratelli.

La raccolta delle sottoscrizioni sarebbe stata uno scoglio impossibile da superare altrimenti. La legge richiede infatti 145.000 firme con quote regionali altissime (3.000 nella sola Valle d’Aosta), e dei costi ingenti necessari per le autenticazioni. Si tratta di una legge antidemocratica che ha come unico e chiaro scopo quello di favorire le forze politiche già presenti in Parlamento, spingere i partiti ad accordi forzati e innaturali, coalizzandosi con le forze maggioritarie, impedire la riorganizzazione di forze popolari alternative ai partiti esistenti.

La partecipazione alle elezioni europee non muta il nostro giudizio sulla natura irriformabile dell’Unione Europea, e delle sue istituzioni. Utilizzeremo queste settimane di campagna elettorale per denunciare la reale natura dell’Unione Europea, senza ipocrisie e opportunismi di sorta. Così come abbiamo già fatto nelle elezioni politiche del 2018, diremo chiaramente ai lavoratori e alle lavoratrici che il voto al Partito Comunista è un voto al rafforzamento della prospettiva storica di abbattimento della società capitalista e di accumulazione di forze nella direzione della costruzione di una società socialista.

L’Europa dei lavoratori e dei popoli che noi vogliamo realizzare, potrà essere costruita solo al di fuori dell’Unione Europea che è un’alleanze imperialista al cui timone ci sono le grandi società della finanza. L’Unione Europea è il principale promotore delle politiche di attacco ai diritti dei lavoratori e delle classi popolari, protagonista di guerre e responsabile della crisi. Non esiste spazio per la creazione di una società che metta in primo piano i diritti sociali nella gabbia dell’Unione Europea e dell’euro. Non esiste alcun futuro di progresso, di giustizia e di pace per le nuove generazioni in un sistema antidemocratico che mira a schiacciare i diritti e la condizione dei popoli in favore del profitto di pochi.

Crediamo sia necessario rafforzare il processo di ricostruzione comunista per dare ai lavoratori e alle classi popolari una reale alternativa alla falsa scelta tra le forze di governo e di opposizione, tra europeisti e nazionalisti, divisi nella propaganda ma sempre uniti nella difesa degli interessi della finanza e nell’approvazione di politiche antipopolari. Un’alternativa che non può essere rappresentata da liste elettorali di sinistra, prigioniere di contraddizioni politiche e prive di qualsiasi prospettiva, funzionali solo alla conservazione di vecchi gruppi dirigenti, che puntualmente si presentano a ogni elezione con nomi e simboli diversi, contribuendo solo a disorientare il proprio popolo.

Un’alternativa che dobbiamo realizzare prima di tutto nel nostro Paese, ma coordinandoci e unendoci a livello internazionale con i Partiti Comunisti per rendere più forte la nostra azione. Siamo consapevoli che la presenza del Partito Comunista alle elezioni europee è un importante segnale di rafforzamento dell’Iniziativa Comunista Europea e di tutti i partiti che, nelle difficili condizioni dell’Europa di oggi, stanno portando avanti il processo di ricostruzione comunista. Insieme con i nostri partiti fratelli e sulla base delle linee comuni che ci siamo dati affronteremo questa sfida.

Solo il rafforzamento dei comunisti può creare in Italia e in Europa i presupposti di una reale svolta politica. Per questa ragione invitiamo a votare il 26 maggio per il Partito Comunista e a prendere da subito contatto con le nostre federazioni e con i nuclei del Partito per sostenere la nostra azione.

Roma, 8 aprile 2019

Ufficio Politico
Partito Comunista

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Dichiarazione della Iniziativa Comunista Europea di solidarietà con i popoli dell’ex Repubblica federale di Jugoslavia in occasione del 20° anniversario dell’aggressione della NATO contro la RFJ

Dichiarazione della Iniziativa Comunista Europea di solidarietà con i popoli dell’ex Repubblica federale di Jugoslavia in occasione del 20° anniversario dell’aggressione della NATO contro la RFJ

Sono passati vent’anni dall’inizio dell’aggressione della NATO contro la Repubblica Federale di Jugoslavia, quando nei 78 giorni di bombardamenti vennero uccisi almeno 2.500 civili e feriti oltre 12.500 persone;  furono causati oltre 100 miliardi di dollari di danni; l’ambiente fu contaminato con l’uranio impoverito e con altre armi non convenzionali e proibite; proprietà civili e infrastrutture furono distrutte. Donne, bambini, anziani, madri con i loro neonati, pazienti in ospedale, colonne di profughi, contadini, passeggeri su autobus e treni, lavoratori in fabbriche e uffici, giornalisti … furono tutti vittime innocenti del terrore della NATO. Fino ad oggi, nessuno è stato ritenuto responsabile o perseguito per questi gravi crimini, ma l’imperialismo USA-NATO e UE sono da accusare.

Tra il 24 marzo e l’11 giugno 1999, la Repubblica Federale di Jugoslavia e i suoi abitanti affrontarono lo spietato attacco della più grande alleanza militare del mondo. È difficile confrontare la potenza militare utilizzata, a causa della assoluta sproporzione qualitativa e quantitativa della forza utilizzata.

L’aggressione della NATO alla RFJ fu un attacco imperialista. L’esperienza storica ci insegna che la classe borghese e le alleanze imperialiste utilizzano le questioni esistenti delle minoranze e/o ne creano di inesistenti per dividere i popoli al fine di imporre la politica del “divide et impera”.

L’offensiva della NATO ha violato ogni concetto di diritto internazionale che gli imperialisti usano come pretesto secondo i propri interessi, dal momento che usano i diritti umani per intervenire contro i popoli.

La guerra intrapresa dalla NATO in nome della difesa dei diritti umani si è conclusa con crimini di guerra e civili uccisi.

La Jugoslavia servì come laboratorio sperimentale per i successivi interventi in Afghanistan, Iraq, Libia e Siria.

La fondazione dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) il 4 aprile 1949, in cooperazione tra gli Stati Uniti e i paesi capitalisti europei, ha creato il braccio armato dell’imperialismo per la difesa del sistema di sfruttamento e la prevenzione dei cambiamenti rivoluzionari in Europa, al fine di attaccare l’Unione Sovietica e gli altri paesi socialisti dell’Europa orientale.

Sin dal suo inizio, la NATO è stata un potente blocco politico e militare aggressivo e un bastione della guerra fredda, ha promosso una massiccia espansione degli armamenti nucleari e convenzionali e rimane responsabile dell’accumulo di incredibili arsenali di armi da guerra e distruzione di massa.

Nonostante la controrivoluzione che ha visto la fine dell’Unione Sovietica e la dissoluzione del Patto di Varsavia (fondata nel 1954 in risposta all’aggressione della NATO), la NATO, invece di dissolversi, ha aumentato la propria forza e portata.

I partiti dell’Iniziativa Comunista Europea devono rafforzare la lotta contro le guerre imperialiste, la NATO e tutte le alleanze imperialiste.

Rafforziamo la lotta contro le guerre imperialiste, la NATO e tutte le alleanze imperialiste!

Mettiamo fine al sistema di sfruttamento che alimenta guerre, crisi, rifugiati, sfruttamento!

Viva il socialismo!

23/03/2019

Segreteria della Iniziativa Comunista Europea

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