CONFINDUSTRIA VUOLE CHE I RICCHI GUADAGNINO DI PIU’ Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi torna a fare pressioni per far si che gli industriali guadagnino ancora di più. Lo fa chiedendo che le aziende paghino meno tasse allo Stato e il solito taglio del cuneo fiscale, questa volta lo chiede di ben 16 miliardi di euro all’anno. Come al solito il leader degli imprenditori “vende” la sua proposta come se andasse principalmente a favore dei lavoratori. Il taglio dovrebbe andare per 2/3 a favore del dipendente e per 1/3 a favore dell’azienda. La verità è che le tasse, benché materialmente versate dall’azienda, sono tutte a carico del lavoratore visto che l’impresa può calibrare lo stipendio in base a quello che deve poi pagare allo Stato. Direttamente o indirettamente i benefici del taglio vanno insomma quasi tutti al datore di lavoro. Per finanziare questa misura che arricchirebbe ancora di più i grandi industriali Bonomi propone di tagliare ulteriormente la spesa di almeno 50-60 Miliardi di euro, che per i cittadini significherà sempre più disservizi nel trasporto pubblico e sempre meno Sanità Pubblica.


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CONFINDUSTRIA VUOLE CHE I RICCHI GUADAGNINO DI PIU’

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi torna a fare pressioni per far si che gli industriali guadagnino ancora di più. Lo fa chiedendo che le aziende paghino meno tasse allo Stato e il solito taglio del cuneo fiscale, questa volta lo chiede di ben 16 miliardi di euro all’anno.

Come al solito il leader degli imprenditori “vende” la sua proposta come se andasse principalmente a favore dei lavoratori. Il taglio dovrebbe andare per 2/3 a favore del dipendente e per 1/3 a favore dell’azienda. La verità è che le tasse, benché materialmente versate dall’azienda, sono tutte a carico del lavoratore visto che l’impresa può calibrare lo stipendio in base a quello che deve poi pagare allo Stato. Direttamente o indirettamente i benefici del taglio vanno insomma quasi tutti al datore di lavoro.

Per finanziare questa misura che arricchirebbe ancora di più i grandi industriali Bonomi propone di tagliare ulteriormente la spesa di almeno 50-60 Miliardi di euro, che per i cittadini significherà sempre più disservizi nel trasporto pubblico e sempre meno Sanità Pubblica.

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LE BANCHE DIVENTANO PIU’ RICCHE GRAZIE ALL’INFLAZIONE Le banche trovano sempre un modo per arricchirsi alle spalle dei piccoli risparmiatori anche durante una crisi economica e sociale come questa, già lo fecero durante il covid, adesso grazie anche all’inflazione si arricchiranno ulteriormente. L’aumento dei tassi d’interesse di quest’anno ha già portato alle principali banche italiane utili per 9 MILIARDI di Euro. Questi utili sono il risultato non solo dell’aumento dei tassi d’interesse, ma anche al fatto che grazie alla crisi economica e “agli strascichi” della pandemia, le banche hanno potuto ridurre i costi di gestione e sopratutto di personale, ciò si traduce con il licenziamento di 7500 dipendenti e oltre mille filiali chiuse. Ancora una volta i lavoratori e i cittadini sono costretti a pagare interamente le conseguenze di una crisi che è stata decisa e voluta dagli stessi potenti che adesso ci stanno guadagnando sopra spartendosi guadagni miliardari mentre la popolazione è sempre più affamata dall’aumento delle bollette e del caro-vita. E’ ora che anche i ricchi inizino a pagare le conseguenze della crisi, non è possibile permettere loro di continuare a speculare e guadagnare sulla pelle dei cittadini.


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LE BANCHE DIVENTANO PIU’ RICCHE GRAZIE ALL’INFLAZIONE

Le banche trovano sempre un modo per arricchirsi alle spalle dei piccoli risparmiatori anche durante una crisi economica e sociale come questa, già lo fecero durante il covid, adesso grazie anche all’inflazione si arricchiranno ulteriormente.

L’aumento dei tassi d’interesse di quest’anno ha già portato alle principali banche italiane utili per 9 MILIARDI di Euro. Questi utili sono il risultato non solo dell’aumento dei tassi d’interesse, ma anche al fatto che grazie alla crisi economica e “agli strascichi” della pandemia, le banche hanno potuto ridurre i costi di gestione e sopratutto di personale, ciò si traduce con il licenziamento di 7500 dipendenti e oltre mille filiali chiuse.

Ancora una volta i lavoratori e i cittadini sono costretti a pagare interamente le conseguenze di una crisi che è stata decisa e voluta dagli stessi potenti che adesso ci stanno guadagnando sopra spartendosi guadagni miliardari mentre la popolazione è sempre più affamata dall’aumento delle bollette e del caro-vita.
E’ ora che anche i ricchi inizino a pagare le conseguenze della crisi, non è possibile permettere loro di continuare a speculare e guadagnare sulla pelle dei cittadini.

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QUESTA SERA Martedì 15, Ore 21 LODI – Via Fanfulla 3, Caffè Letterario Incontro pubblico, lancio della Federazione di Lodi Per rafforzare il Partito, per l’Unità Comunista all’interno di un Fronte Ampio Con Alessandro PASCALE


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QUESTA SERA Martedì 15, Ore 21
LODI – Via Fanfulla 3, Caffè Letterario
Incontro pubblico, lancio della Federazione di Lodi
Per rafforzare il Partito, per l’Unità Comunista all’interno di un Fronte Ampio
Con Alessandro PASCALE

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LE MILLE FACCE DI DI MAIO L’ex ministro degli esteri Di Maio, dopo aver detto tutto e il contrario di tutto pur di rimanere aggrappato alla poltrona, persino creare un partito suo in appoggio al PD alle ultime elezioni, tenta di ritornare alla ribalta andando a lavorare per l’UE. La stessa UE che a parole e con molta ipocrisia ha detto di lottare durante la gran parte della sua carriera nei 5 Stelle. Il nome di Luigi Di Maio, quindi, torna in lizza per un incarico prestigioso. Non in Italia, dove è di fatto sparito dai radar dopo la pesante sconfitta elettorale, ma in Europa. Secondo quanto riporta Repubblica, l’ex ministro degli Esteri è uno dei nomi più accreditati per ricoprire il ruolo di inviato Speciale dell’Unione europea per la regione del Golfo Persico. Una figura di massima importanza se la si collega al contesto internazionale attuale, dato che sarà proprio l’inviato speciale, come spiegò circa 9 mesi fa l’Alto rappresentante per la Politica Estera Ue, Josep Borrell, a trattare “le questioni di sicurezza in quest’area che sono molto importanti per noi”. Dopo tutti i danni che ha causato da ministro degli esteri, Luigi Di Maio ci riprova e spera di tornare ad occupare una poltrona, questa volta in Europa.


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LE MILLE FACCE DI DI MAIO

L’ex ministro degli esteri Di Maio, dopo aver detto tutto e il contrario di tutto pur di rimanere aggrappato alla poltrona, persino creare un partito suo in appoggio al PD alle ultime elezioni, tenta di ritornare alla ribalta andando a lavorare per l’UE. La stessa UE che a parole e con molta ipocrisia ha detto di lottare durante la gran parte della sua carriera nei 5 Stelle.

Il nome di Luigi Di Maio, quindi, torna in lizza per un incarico prestigioso. Non in Italia, dove è di fatto sparito dai radar dopo la pesante sconfitta elettorale, ma in Europa. Secondo quanto riporta Repubblica, l’ex ministro degli Esteri è uno dei nomi più accreditati per ricoprire il ruolo di inviato Speciale dell’Unione europea per la regione del Golfo Persico. Una figura di massima importanza se la si collega al contesto internazionale attuale, dato che sarà proprio l’inviato speciale, come spiegò circa 9 mesi fa l’Alto rappresentante per la Politica Estera Ue, Josep Borrell, a trattare “le questioni di sicurezza in quest’area che sono molto importanti per noi”.

Dopo tutti i danni che ha causato da ministro degli esteri, Luigi Di Maio ci riprova e spera di tornare ad occupare una poltrona, questa volta in Europa.

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INFORMATI, CONDIVIDI, ADERISCI, LOTTA. IL COMUNISMO È LA GIOVENTÙ Segui e unisciti alla Federazione della Gioventù Comunista, giovanile del Partito Comunista. ???? ?Facebook: https://ift.tt/2s4j7tg ?Instagram: https://ift.tt/85BkDxK


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IL COMUNISMO È LA GIOVENTÙ

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l Partito Comunista arriva anche a Lodi. Se sei interessato contattaci. Rafforziamo il Partito, per l’unità dei comunisti, in un fronte ampio. I Comunisti sono il motore del cambiamento. Segui la pagina??? https://bit.ly/ComLodi


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Rafforziamo il Partito, per l’unità dei comunisti, in un fronte ampio.
I Comunisti sono il motore del cambiamento.
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FIRENZE – Circolo di San Niccolò, Via San Niccolò 33 Giovedì 17 Novembre Ore 21 SOVRANITÀ NAZIONALE E MONDO MULTIPOLARE. I COMPITI DEI COMUNISTI NELL’ATTUALE FASE STORICA Un mondo è al crepuscolo, un altro sta sorgendo, sullo sfondo di un conflitto ormai dispiegato tra il senescente unipolarismo imperialista degli Usa e dei suoi vassalli ed un mondo multipolare in formazione. In questo contesto è sempre più evidente che le catene che legano l’Italia alla Nato e all’Unione Europea, implicano guerra e miseria per i lavoratori e per le masse popolari. Multipolarismo, battaglia per la sovranità nazionale e lotta per l’emancipazione delle classi subalterne sono quindi inevitabilmente interconnesse. Ai comunisti che lavorano dentro l’attuale fase storica si apre nuovamente la possibilità di giocare un ruolo nella storia lasciandosi le spalle le proprie sconfitte. Quale tipo di organizzazione comunista è necessaria per affrontare le sfide attuali? Come costruire un fronte ampio di opposizione all’attuale sistema? Di questo e altro parleremo con Alessandro PASCALE, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista e autore di opere importanti quali “Storia del comunismo”, “Il totalitarismo liberale”, “Ascesa e declino dell’impero statunitense”


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FIRENZE – Circolo di San Niccolò, Via San Niccolò 33
Giovedì 17 Novembre Ore 21

SOVRANITÀ NAZIONALE E MONDO MULTIPOLARE.
I COMPITI DEI COMUNISTI NELL’ATTUALE FASE STORICA

Un mondo è al crepuscolo, un altro sta sorgendo, sullo sfondo di un conflitto ormai dispiegato tra il senescente unipolarismo imperialista degli Usa e dei suoi vassalli ed un mondo multipolare in formazione. In questo contesto è sempre più evidente che le catene che legano l’Italia alla Nato e all’Unione Europea, implicano guerra e miseria per i lavoratori e per le masse popolari.
Multipolarismo, battaglia per la sovranità nazionale e lotta per l’emancipazione delle classi subalterne sono quindi inevitabilmente interconnesse.
Ai comunisti che lavorano dentro l’attuale fase storica si apre nuovamente la possibilità di giocare un ruolo nella storia lasciandosi le spalle le proprie sconfitte.
Quale tipo di organizzazione comunista è necessaria per affrontare le sfide attuali? Come costruire un fronte ampio di opposizione all’attuale sistema?
Di questo e altro parleremo con Alessandro PASCALE, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista e autore di opere importanti quali “Storia del comunismo”, “Il totalitarismo liberale”, “Ascesa e declino dell’impero statunitense”

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Nel’11 Novembre 1917 si dà vita allo storico decreto, che rappresentò una svolta epocale per la Russia rivoluzionaria e per i lavoratori e gli sfruttati di tutto il mondo. Con l’avvento della Rivoluzione Rossa d’Ottobre, uno dei primi interventi sul piano sociale ci fu quando si decretò : -IL DIVIETO E L’ABOLIZIONE DEL LAVORO MINORILE -GIORNATA DI LAVORO NON SUPERIORE ALLE 8 ORE LAVORATIVE. Oggi con l’innovazione tecnologica si potrebbe lavorare ancora meno e lavorare tutti. Si potrebbero eliminare precariato e disoccupazione, ma per farlo c’è bisogno di cambiare il sistema e per farlo c’è bisogno di un grande e forte Partito Comunista e di un ampio fronte popolare, c’è bisogno di tutti voi.


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Nel’11 Novembre 1917 si dà vita allo storico decreto, che rappresentò una svolta epocale per la Russia rivoluzionaria e per i lavoratori e gli sfruttati di tutto il mondo.

Con l’avvento della Rivoluzione Rossa d’Ottobre, uno dei primi interventi sul piano sociale ci fu quando si decretò :
-IL DIVIETO E L’ABOLIZIONE DEL LAVORO MINORILE
-GIORNATA DI LAVORO NON SUPERIORE ALLE 8 ORE LAVORATIVE.

Oggi con l’innovazione tecnologica si potrebbe lavorare ancora meno e lavorare tutti. Si potrebbero eliminare precariato e disoccupazione, ma per farlo c’è bisogno di cambiare il sistema e per farlo c’è bisogno di un grande e forte Partito Comunista e di un ampio fronte popolare, c’è bisogno di tutti voi.

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LA CGIL VA A CONGRESSO, TRA DUE PESI E DUE MISURE! Si stanno svolgendo questi giorni le assemblee congressuali per eleggere i rappresentanti che andranno al congresso CGIL di Dicembre. Le dinamiche contorte e politiche della CGIL, presentano davanti ai lavoratori in votazione due mozioni, la 1 quella della maggioranza e la 2 quella della minoranza. È qui che entra in gioco la logica dei due pesi e delle due misure, che caratterizza da troppo tempo ormai le stanze del potere, politico, sociale, economico a anche sindacale. Nelle Marche in provincia di Ancona, al Segretario regionale del Partito Comunista Marche, iscritto con la CGIL nella categoria della FILT, viene in ultimo impedita la candidatura sulla base di un regolamento statutario che prevede l’insindacabilità qualora si ricopra un ruolo dirigenziale politico, oppure per ovviare ad una possibile candidatura con la mozione 2. Ora se è vero il rispetto dello statuto, è altrettanto vero chiedersi se questo scrupolo nell’applicazione del regolamento, questo spulciare le liste, sia stato fatto in passato o nel presente, in altre circostanze, con altre figure o magari per qualche candidato politicamente impegnato nelle fila del Partito Democratico o di un’altra organizzazione politica congeniale per linea politica alla stessa CGIL. Qualcuno l’ha definita “una porcata”, noi diremo niente di nuovo sul fronte occidentale, consci della crisi irreversibile in cui versa quello che nacque come il sindacato dei “cafoni” ma che sempre di più preferisce i datori di lavoro, o per meglio dire, i grandi padroni.


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LA CGIL VA A CONGRESSO, TRA DUE PESI E DUE MISURE!

Si stanno svolgendo questi giorni le assemblee congressuali per eleggere i rappresentanti che andranno al congresso CGIL di Dicembre.
Le dinamiche contorte e politiche della CGIL, presentano davanti ai lavoratori in votazione due mozioni, la 1 quella della maggioranza e la 2 quella della minoranza.
È qui che entra in gioco la logica dei due pesi e delle due misure, che caratterizza da troppo tempo ormai le stanze del potere, politico, sociale, economico a anche sindacale.
Nelle Marche in provincia di Ancona, al Segretario regionale del Partito Comunista Marche, iscritto con la CGIL nella categoria della FILT, viene in ultimo impedita la candidatura sulla base di un regolamento statutario che prevede l’insindacabilità qualora si ricopra un ruolo dirigenziale politico, oppure per ovviare ad una possibile candidatura con la mozione 2.
Ora se è vero il rispetto dello statuto, è altrettanto vero chiedersi se questo scrupolo nell’applicazione del regolamento, questo spulciare le liste, sia stato fatto in passato o nel presente, in altre circostanze, con altre figure o magari per qualche candidato politicamente impegnato nelle fila del Partito Democratico o di un’altra organizzazione politica congeniale per linea politica alla stessa CGIL.
Qualcuno l’ha definita “una porcata”, noi diremo niente di nuovo sul fronte occidentale, consci della crisi irreversibile in cui versa quello che nacque come il sindacato dei “cafoni” ma che sempre di più preferisce i datori di lavoro, o per meglio dire, i grandi padroni.

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LODI – Via Fanfulla 3, Caffè Letterario Martedì 15 Novembre ore 21 Incontro pubblico, lancio della Federazione di Pavia Per rafforzare il Partito, per l’Unità Comunista all’interno di un Fronte Ampio Con Alessandro PASCALE


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LODI – Via Fanfulla 3, Caffè Letterario
Martedì 15 Novembre ore 21
Incontro pubblico, lancio della Federazione di Pavia
Per rafforzare il Partito, per l’Unità Comunista all’interno di un Fronte Ampio
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NAZIONALIZZARE LE TELECOMUNICAZIONI Tim, ex Telecom non riesce a stare al passo coi tempi e con gli sviluppi di piani industriali come gli altri Paesi perché i nostri governi hanno deciso, in passato, di privatizzare l’azienda e vendere grosse quote a multinazionali straniere a cui non interessa lo sviluppo dell’azienda, il destino dei lavoratori né tantomeno potenziare i servizi al cittadino. Paesi come Francia e Germania con Orange e Deutsche Telekom dove lo Stato svolge un ruolo attivo e principale all’interno dell’azienda, rappresentano il perno intorno al quale si muove tutto il sistema, con la garanzia data dalla presenza dello stato che ne orienta scelte e politiche di sviluppo. Nel nostro Paese invece la totale assenza di un progetto di industrializzazione per questo settore non produce i suoi effetti negativi solo sui conti delle imprese di tlc, ma danneggia gravemente gli interessi generali del Paese. Un modello che brucia 14 mld di ricavi tra il 2010 e il 2021 (-3,7% medio annuo, con il mobile a -5,0%, il fisso a -2,5% e una flessione confermata anche nel primo semestre 2022 dai ricavi domestici dei principali operatori italiani) oltre a non fare gli interessi del settore e, conseguentemente dei lavoratori impiegati – che pagano per questo un prezzo altissimo – è in controtendenza rispetto a quanto accade nel resto d’Europa e del mondo, dove i margini di redditività continuano ad aumentare progressivamente. E con essi, investimenti e sviluppo. La prosecuzione con la linea di spacchettare e continuare a (s)vendere la ex compagnia nazionale delle telecomunicazione porterà il nostro Paese ad essere solo un mercato da conquistare, tutto questo a discapito dei lavoratori ancora presenti nell’azienda e dei cittadini a cui viene emesso un servizio sempre peggiore e non di qualità. Per questo Tim deve essere nazionalizzata.


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NAZIONALIZZARE LE TELECOMUNICAZIONI

Tim, ex Telecom non riesce a stare al passo coi tempi e con gli sviluppi di piani industriali come gli altri Paesi perché i nostri governi hanno deciso, in passato, di privatizzare l’azienda e vendere grosse quote a multinazionali straniere a cui non interessa lo sviluppo dell’azienda, il destino dei lavoratori né tantomeno potenziare i servizi al cittadino.

Paesi come Francia e Germania con Orange e Deutsche Telekom dove lo Stato svolge un ruolo attivo e principale all’interno dell’azienda, rappresentano il perno intorno al quale si muove tutto il sistema, con la garanzia data dalla presenza dello stato che ne orienta scelte e politiche di sviluppo.
Nel nostro Paese invece la totale assenza di un progetto di industrializzazione per questo settore non produce i suoi effetti negativi solo sui conti delle imprese di tlc, ma danneggia gravemente gli interessi generali del Paese.
Un modello che brucia 14 mld di ricavi tra il 2010 e il 2021 (-3,7% medio annuo, con il mobile a -5,0%, il fisso a -2,5% e una flessione confermata anche nel primo semestre 2022 dai ricavi domestici dei principali operatori italiani) oltre a non fare gli interessi del settore e, conseguentemente dei lavoratori impiegati – che pagano per questo un prezzo altissimo – è in controtendenza rispetto a quanto accade nel resto d’Europa e del mondo, dove i margini di redditività continuano ad aumentare progressivamente. E con essi, investimenti e sviluppo.

La prosecuzione con la linea di spacchettare e continuare a (s)vendere la ex compagnia nazionale delle telecomunicazione porterà il nostro Paese ad essere solo un mercato da conquistare, tutto questo a discapito dei lavoratori ancora presenti nell’azienda e dei cittadini a cui viene emesso un servizio sempre peggiore e non di qualità.
Per questo Tim deve essere nazionalizzata.

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