RIZZO (PC). «EMENDAMENTO SACCONI INACCETTABILE. RISPONDIAMO CON LA LOTTA».

RIZZO (PC). «EMENDAMENTO SACCONI INACCETTABILE. RISPONDIAMO CON LA LOTTA».

«Il senatore Sacconi ha presentato un emendamento alla finanziaria con cui si riduce ulteriormente il diritto di sciopero, chiedendo ai lavoratori di comunicare la propria adesione 7 giorni prima. Una legge che lascerebbe alle imprese uno strumento di pressione fortissimo sui lavoratori». Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. «L’attacco al diritto di sciopero, diritto già fortemente colpito in questi anni, va di pari passo all’attacco ai diritti, ai salari e alle pensioni dei lavoratori. E’ su queste politiche che si fonda la cosiddetta “ripresa”, che fa ripartire l’economia dei profitti privati sulle spalle della condizione dei lavoratori. Oggi si cerca di dare il colpo finale allo strumento più potente nelle mani della classe lavoratrice, come le lotte degli operai della logistica hanno recentemente dimostrato in occasione del “black friday”. Scioperare non è andare in vacanza, non è un divertimento, nè sinonimo di assenteismo, come i media cercano di far passare le proteste. Con lo sciopero i lavoratori perdono il loro salario, cosa che in tempo di crisi non è poco. Il Partito Comunista – conclude la nota – invita i lavoratori a non lasciare passare questo emendamento senza lottare, a difendere un diritto che è strumentale a difendere tutti i loro diritti».

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La ricostruzione comunista avanza in Italia. Lavoriamo per unità senza arretrare.

La ricostruzione comunista avanza in Italia. Lavoriamo per unità senza arretrare.

L’ufficio politico del Partito Comunista saluta il risultato della grande mobilitazione di sabato 11 novembre che ha visto cinquemila tra lavoratori, giovani, pensionati e disoccupati partecipare al corteo indetto dal FGC. Un risultato non scontato di questi tempi, che ha visto tornare in piazza una manifestazione comunista, di lotta contro le politiche del governo, contro la permanenza dell’Italia nell’Unione Europea e nella Nato, ribadendo la prospettiva della rivoluzione socialista, nel centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Ringraziamo tutte le organizzazioni regionali e la federazione romana, per l’organizzazione della manifestazione e lo sforzo sostenuto. A nome del Partito svolgiamo alcune brevi considerazioni su questa giornata, che segna un importante avanzamento sulla strada della ricostruzione comunista, processo che non riteniamo assolutamente concluso, ma appena iniziato.

1. Il corteo è stato la migliore risposta a quanti bei giorni precedenti avevano chiesto di opporre un divieto alla manifestazione e l’approvazione di leggi sull’apologia di comunismo. Da giorni settori della stampa reazionaria hanno condotto una campagna di propaganda anticomunista contro il corteo; preoccupanti segnali sono venuti da comuni del centro-nord Italia dove sono in discussione o addirittura approvate mozioni anticomuniste. La grande mobilitazione di sabato 11 novembre, successiva a quella di Soragna e Reggio Emilia è un segnale chiaro contro queste politiche;

2. È necessario che la protesta sociale si riappropri dell’orizzonte strategico del cambiamento rivoluzionario dei rapporti sociali e del sistema politico che riflette tali rapporti. Per questa ragione, manifestare in occasione del centenario della Rivoluzione d’Ottobre, non significa fare semplici commemorazioni, ma rivendicare la prospettiva finale della nostra lotta: il rovesciamento del capitalismo e la costruzione del socialismo, unica alternativa reale per i lavoratori e le masse popolari. Questo è il compito principale dei comunisti oggi: non arretrare su semplici rivendicazioni intermedie, ma collegare obiettivi immediati e mediati in una strategia di accumulazione di forze per il rovesciamento del sistema. La lotta ideologica non è nostalgia, ma parte integrante dei nostri compiti. Rispondere alle calunnie del revisionismo e della propaganda borghese, difendendo l’esperienza storica del socialismo reale dalla sua criminalizzazione, significa introdurre antidoti nella classe operaia e nelle masse popolari, indispensabili per poter aspirare a dirigere un movimento rivoluzionario dei lavoratori che lotti realmente per l’emancipazione dallo sfruttamento capitalistico;

3. La manifestazione di sabato 11 novembre dimostra che i comunisti non devono aspettare e rincorrere forze opportuniste, improbabili coalizioni di soggetti, appelli di decine di vuote sigle firmatarie, per convocare una manifestazione di lotta. Ogni accusa di marginalità cade di fronte all’evidenza dei numeri visti ieri in piazza, che non hanno di certo sfigurato rispetto alle consuete manifestazioni in cui varie forze comuniste finiscono per accodarsi. La strategia di chi guarda al lavoro diretto verso la classe lavoratrice e la gioventù paga più di mille tavoli inconcludenti e lavorio tra strutture auto-rappresentative;

4. La responsabilità che ci consegna la giornata di sabato, chiama il Partito a rinnovare nuovamente la proposta già avanzata da quest’ufficio politico sulla strada dell’unità comunista. La manifestazione di ieri avrebbe potuto essere un primo passo in questa direzione, ma non è andata così. Esprimiamo rammarico per la scelta delle altre forze comuniste di ignorare l’appello effettuato dal FGC nello scorso giugno, e di ritrovarsi in una contro-manifestazione nello stesso giorno  – convocata, a data del corteo comunista già annunciata –  ma rinnoviamo la nostra volontà di confronto. Una proposta che oggi è più attuale che mai di fronte allo scenario politico, che chiama i comunisti a non attendere le scelte delle forze opportuniste e socialdemocratiche ma a assumere un ruolo protagonista, finalizzato alla costruzione di un campo autonomo dei comunisti, dalle forze socialdemocratiche, opportuniste, inconcludenti. Siamo convinti con Lenin che l’unità che vada ricercata è quella dei comunisti con i comunisti e non quella tra comunisti e opportunisti o socialdemocratici. Su questa strada continuiamo a muoverci, in linea con le nostre tesi congressuali e rinnovando il nostro appello alle forze comuniste per aprire un serio dibattito sull’unità comunista;

5. Facciamo un appello ai compagni senza partito, ai delusi dal tradimento delle dirigenze opportuniste: è tempo di mettersi in gioco. Non si può più restare alla finestra ad attendere che i comunisti tornino ad essere presenti ovunque c’è bisogno di loro, senza un sostegno attivo e cosciente, senza un contributo attivo, secondo le possibilità di ciascuno, al processo di ricostruzione comunista. L’impegno di tutti è un indispensabile fattore di accelerazione, senza il quale la ricostruzione comunista procederà più lentamente, in un quadro di repentino peggioramento dello scenario politico e sociale;

6. L’entusiasmo riportato in piazza dalla manifestazione deve essere tradotto in lavoro politico, di costruzione e rafforzamento delle lotte, costruzione e rafforzamento delle organizzazioni locali del partito ad ogni livello. Non è facendo arretrare le proprie posizioni politiche che i comunisti riconquisteranno la fiducia delle classi popolari, ma con un incessante lavoro politico di lotta, radicamento,  capacità di direzione. Un vero Partito Comunista costruisce la sua ossatura nelle organizzazioni di fabbrica e dei luoghi di lavoro, nel centro del conflitto di classe. Tutto il lavoro del partito è orientato in questa direzione;

7. Anche in questa occasione il fattore determinante per la positiva riuscita della mobilitazione è stata la gioventù. La gioventù è la fiamma più viva della Rivoluzione, con migliaia di giovani che stanno riportando vittorie nelle scuole, nelle università, che fanno avanzare le lotte e costruiscono radicamento nei quartieri popolari e nei luoghi di lavoro. I giovani sanno bene che Il capitalismo ha prodotto precarietà, disoccupazione, lavoro gratuito, impossibilità ad avere una casa e diritti sociali che solo venti anni fa ero scontanti. I giovani di oggi, non hanno più nulla da perdere, per questo in tanti nonostante anni di diffamazione ideologica diventano comunisti e prendono parte attiva nelle lotte e nella loro organizzazione E’ nostro compito sostenere lo sforzo della gioventù comunista e costruire insieme alle nuove generazioni un forte, coerente, radicato, Partito Comunista.

Ufficio Politico
Partito Comunista
Roma, 12/11/17

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11 Novembre. Rispondiamo compatti agli attacchi con una grande mobilitazione dei comunisti.

11 Novembre. Rispondiamo compatti agli attacchi con una grande mobilitazione dei comunisti.

Alla vigilia della manifestazione di domani al Colosseo, convocata in occasione del centenario della Rivoluzione Sovietica per protestare contro le politiche del governo e chiedere l’uscita dell’Italia dalle UE e dalla Nato, la prima pagina di “Libero” ci attacca, così come nei giorni scorsi era stato fatto dai quotidiani di destra il Giornale e il Tempo. I media di sinistra e del M5S invece ci ignorano o deridono. Strategie diverse che denotano la paura del Comunismo, unica vera alternativa al capitalismo.
Le classi dominanti sanno che il loro modello di sistema è responsabile della disoccupazione di massa, della compressione dei salari e dei diritti sociali, del peggioramento della condizione di vita di milioni di persone e che tutto ciò è funzionale alla concentrazione della ricchezza in poche mani. Sanno che, nonostante ogni tentativo dei media, il capitalismo è responsabile dell’immigrazione, della guerra della distruzione dell’ambiente.
Per questo si usa il pretesto dei “morti del comunismo”. Cosa significa affermare che il comunismo ha prodotto 100 se non addirittura 120 milioni di morti? Nulla. Si tratta di numeri gonfiati e privi di riscontro storiografico attendibile. In secondo luogo perché nessuno si interroga in Italia, e nei paesi capitalistici, su quanti morti abbia fatto il capitalismo, e i criteri di imputazione al sistema sociale sono opinabili. Se ragionassimo con gli stessi criteri che si vogliono applicare ai “morti del comunismo” non c’è alcun dubbio, tra guerre, carestie, disoccupazione, mancanza di cure sanitarie, schiavismo, politiche coloniali e imperialiste il capitalismo è il sistema più criminale della storia.
Domani saremo in piazza a Roma alle 16,00 al Colosseo. La migliore risposta a questi attacchi è una grande manifestazione comunista domani. Per dire che i comunisti ci sono e non hanno paura, che le loro idee sono giuste e attuali, che chi vuole criminalizzare il movimento comunista troverà l’ostacolo di migliaia di militanti determinati e organizzati. Non un passo indietro!

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Il Partito Comunista in Russia nel centenario della Rivoluzione.

Il Partito Comunista in Russia nel centenario della Rivoluzione.

Una delegazione del Partito Comunista, guidata dal responsabile esteri Guido Ricci è in Russia per le celebrazioni del centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Il Partito Comunista partecipa per la prima volta come membro effettivo, all’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai giunto alla sua XIX edizione. L’incontro vede la partecipazione di 103 partiti comunisti sotto lo slogan «Cento anni dalla Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre: le idee del movimento comunista rafforzano la lotta contro le guerre imperialiste, per la pace e il socialismo».
La partecipazione del Partito Comunista all’incontro e la sua piena ammissione alla rete internazionale Solidnet sono un passo in avanti nel rafforzamento delle nostre relazioni internazionali e nella lotta contro le concezioni opportuniste presenti nel nostro paese. Riteniamo estremamente positivo che a cento anni dalla Rivoluzione, in un contesto internazionale difficile per il movimento comunista internazionale, cento partiti si ritrovino a Leningrado a discutere apertamente della strategia per il rilancio della lotta di classe nella direzione della costruzione del socialismo-comunismo. Il PC rafforzerà con la sua partecipazione e il suo lavoro la lotta contro l’opportunismo, la ricerca di una maggiore unità dei comunisti nel mondo, nella direzione tracciata dal marxismo-leninismo e dall’esperienza della III internazionale. Di fronte alle sfide di un mondo sempre più interconnesso, all’emergere di nuovi scontri imperialistici, ad un attacco globale alle condizioni dei lavoratori a fronte di una sempre maggiore concentrazione della ricchezza, il marxismo-leninismo è la guida attuale della nostra azione per un cambiamento rivoluzionario della società.
Nei giorni seguenti è prevista la partecipazione del segretario generale Marco Rizzo alle celebrazioni e alle manifestazioni che si terranno a Mosca. L’impegno del PC nel centenario proseguirà con iniziative in Italia e con la grande manifestazione dell’11 novembre che partirà dal Colosseo a Roma

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Referendum Autonomia. Il PC invita all’astensione

Referendum Autonomia. Il PC invita all’astensione

La posizione del Partito Comunista per il Referendum Regionale lombardo del 22 Ottobre sull’autonomia è netta: astensione.

Astensione perché tutte le rivendicazioni a sostegno del referendum portate dalle forze politiche che lo promuovono, oltre a fondarsi su una retorica sterile e di bassissima caratura, non avrebbero le gambe per camminare da sole.

Astensione perché la partecipazione, anche solo per votare no, a questo tipo di referendum, legittimerebbe di fatto un dibattito e uno stato delle cose che non hanno ragione di esistere.

Per noi Comunisti, l’autonomia di governo locale e la riorganizzazione dello Stato centrale non sono feticci da preservare. Al contrario, le strutture amministrative, specie nel nostro paese, denunciano quotidianamente un bisogno estremo di rimodulazione, che tuttavia, entro i canoni del sistema economico sul quale sono state calibrate, sarebbe inutile oltreché impossibile. Lo stesso dibattito, seppur in un contesto differente, si sviluppò all’interno del PCI negli anni della Costituente: riguardo alle autonomie locali, la preoccupazione principale era quella di non replicare le strutture amministrative del fascismo, sebbene esistesse una preferenza di fondo per una certa de-centralizzazione. Tuttavia, la considerazione strategica fece prevalere la preferenza per una forma accentrata di potere amministrativo, nella convinzione (giusta) che un PCI forte avrebbe costituito un bastione contro le derive fascistoidi (prima) e capitaliste (poi) che inevitabilmente si sarebbero presentate, per compiere il traghettamento verso una società di unità di classe (lavoratrice), e non di capitali.

Proviamo a ragionare. Se la Lombardia, o il Veneto, chiedessero e ottenessero dallo Stato Centrale maggiori autonomie per quanto riguarda le materie elencate al comma 3 dell’art 117 Cost. ad esse sarebbero automaticamente trasferiti anche i vincoli che restringono la capacità di manovra dell’autorità centrale per quel che riguarda la capacità e la possibilità di spesa e ripartizione delle risorse. Il cavallo di battaglia degli ‘autonomisti’, incredibilmente non tiene in conto le limitazioni che già oggi vengono imposte dal Patto di Stabilità e Crescita. O, più probabilmente, lo tengono in conto ma stanno giocando in cattiva, cattivissima fede. E’ fortemente dubbio che le risorse addizionali che la Lombardia otterrebbe verrebbero impiegate per l’edilizia scolastica fatiscente, per il miglioramento delle condizioni lavorative e dei livelli di servizio nella sanità pubblica, per il lancio di un grande piano di edilizia residenziale pubblica, per la ristrutturazione profonda del tessuto industriale lombardo e per la bonifica ambientale di una regione, come la Lombardia, massacrata da decenni di speculazioni economiche condotte a danno del suolo e dell’acqua.

Pur essendo la regione più ricca d’Italia, la Lombardia è la regione con uno dei più alti tassi di sperequazione sociale del paese. Il 6,4% della popolazione lombarda, secondo una stima prudenziale, vive in stato di severa deprivazione materiale. Tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, il 18,6% non studia e non lavora, e il tasso di occupazione tra i giovani 15-24 è in calo lento ma costante (vuol dire che aumenta la disoccupazione, anche quella nascosta dalle statistiche ufficiali).

Dal punto di vista finanziario, in Lombardia si concentra il 29,7% della ricchezza finanziaria italiana, per un ammontare di 267 miliardi di € (su quasi 900 miliardi di €, dati 2013). Nella sola Città Metropolitana di Milano, circa 71.000 famiglie detengono 148 miliardi di €. Se dovesse vincere il SI al referendum consultivo, si adotterebbero programmi politici finalizzati a redistribuire questa ricchezza la cui fonte principale sono le rendite finanziarie e immobiliari? O, al contrario, con questa nuova disponibilità finanziaria, i governi regionali avrebbero l’opportunità per esacerbare ancora di più il divario socio-economico adottando politiche collocate nel solco del liberismo capitalista e secondo i dettami del Patto di Stabilità e Crescita?

Il potere e, in questo caso, i soldi, vengono gestiti nell’interesse di chi è sufficientemente organizzato e coeso per poterlo fare. La favola della politica come gestore del bene collettivo, che agisce nell’interesse comune è, appunto, una bella favoletta, quando viene raccontata nelle nostre democrazie liberali rappresentative. La cruda realtà è che, oggi, ad essere organizzati sono i padroni, non i lavoratori, che riescono a coordinarsi non solo per mandare al potere i loro lacchè (e la Lega Nord, così come i neo-fascisti, sono oggi la classe politica che si sta accreditando sempre più verso questi poteri) ma anche per convincere i lavoratori di essere dalla stessa parte della barricata.

Ecco qual è il senso della nostra astensione: andare a votare, per esprimere un NO, legittimerebbe di fatto una struttura politica concepita per soddisfare e asservita agli interessi della classe padronale.

 

 

 

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L’alternanza scuola-lavoro è sfruttamento, sostegno alle mobilitazioni studentesche

L’alternanza scuola-lavoro è sfruttamento, sostegno alle mobilitazioni studentesche

Il Partito Comunista sostiene le mobilitazioni studentesche che oggi, con la parola d’ordine dello sciopero dell’alternanza hanno portato in piazza migliaia di studenti. In particolare il PC appoggia la piattaforma rivendicativa promossa dal Fronte della Gioventù Comunista, che ha avuto il merito di coinvolgere decine di migliaia di studenti delle classi popolari, degli istituti tecnici e professionali e delle scuole di periferia delle grandi città.
Il progetto dell’alternanza scuola-lavoro promossa dai governi Renzi-Gentiloni non rappresenta un percorso formativo per gli studenti, ma uno strumento per lo sfruttamento di manodopera gratuita. Si insegna agli studenti ad essere futuri lavoratori sfruttati e privi di diritti, perché ciò risponde alle esigenze della società capitalistica oggi. Non è un caso che Confindustria abbia applaudito a un tale scempio, né che le principali aziende italiane e internazionali siano corse ad accaparrarsi con protocolli migliaia di lavoratori gratuiti nelle scuole per i prossimi anni.
Bene hanno fatto gli studenti a scendere in piazza oggi per richiedere salario e diritti in alternanza. Una richiesta che mira a spezzare ogni ricorso all’alternanza come strumento di competizione con i lavoratori e come forma per abbattere il costo del lavoro a vantaggio delle imprese.
Il PC si associa alle loro richieste e invita a proseguire nella lotta per una scuola realmente formativa, in cui le scelte di indirizzo siano determinate dalle capacità e dalle attitudini degli studenti e non dalla condizione economica delle famiglie di provenienza. Una scuola del genere potrà esserci solo in una società in cui il potere sia nelle mani dei lavoratori e non dei grandi monopoli; in cui l’istruzione sia concepita come fattore di inclusione e progresso sociale, e non come strumento di divisione di classe e oppressione; in cui il rapporto tra scuola e lavoro sia visto nell’interesse generale della società e specialmente nell’interesse dello studente, futuro lavoratore e non come strumento per garantire ulteriori margini di profitto al capitale. Per questo invitiamo gli studenti – conclude la nota – a legare le proprie giuste rivendicazioni con quelle dei lavoratori, a lottare fianco a fianco, a partire dal prossimo sciopero generale del 27 ottobre.

Uff. Politico
Partito Comunista

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RIZZO (PC): «ILVA. I COMUNISTI APPOGGIANO LO SCIOPERO AD OLTRANZA».

RIZZO (PC): «ILVA. I COMUNISTI APPOGGIANO LO SCIOPERO AD OLTRANZA».

«Serve il blocco degli stabilimenti» Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista in appoggio alla lotta dei lavoratori. «Purtroppo era facile prevedere l’esito del piano industriale “lacrime e sangue” dei nuovi padroni di Arcellor Mittal tanto quanto del piano ambientale promulgato dal Governo. Siamo di fronte a licenziamenti veri e propri per migliaia di lavoratori nonché ad un disastro ambientale e sanitario di un’intera popolazione a partire da Taranto. Di fronte a tale arroganza, che arriva fino a rimandare l’incontro con le parti sociali, il Partito Comunista appoggia la lotta dei lavoratori e le indicazioni dell’unico sindacato di classe, la FLMUniti CUB, che a Taranto sin dall’inizio aveva respinto qualunque licenziamento, richiesto il fermo degli impianti inquinanti, la bonifica immediata dei siti a fronte di nessuna diminuzione del salario. L’unica modalità per avere un risultato è quello di unire le istanze dei lavoratori con quelle della popolazione. Il Governo ed i sindacati concertativi cercheranno invece di lavorare al ribasso nella difesa di solo qualche posto di lavoro e di qualche mancia da barattare per la resa totale al padronato. L’appoggio dei comunisti   – conclude la nota – va alla lotta che blocca lo stabilimento e istituisce presidi permanenti fino al raggiungimento dell’obiettivo di lavoro e salute per tutti.

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Manifestazione a Soragna (PR). L’anticomunismo non passerà.

Manifestazione a Soragna (PR). L’anticomunismo non passerà.

Si è svolta oggi a Soragna (PR) la manifestazione promossa dal Partito Comunista per chiedere il ritiro dell’ordine del giorno per “la messa al bando dell’ideologia comunista” approvato dal consiglio comunale. Alcune centinaia di persone con bandiere rosse si sono radunate in piazza. Presente anche una folta rappresentanza giovanile del FGC e il segretario generale del PC Marco Rizzo, dietro lo striscione con lo slogan della manifestazione. Durante la manifestazione Rizzo ha dichiarato: «L’anticomunismo non passerà a Soragna come nel resto d’Italia. Chi vuole equiparare il comunismo con il nazifascismo compie un’operazione antistorica, che ha l’obiettivo di screditare l’unica alternativa al capitalismo che sia stata in grado di vincere. Contrapporre alla dittatura delle banche e dei padroni, un modello fondato sul potere ai lavoratori, un modello socialista è più attuale che mai. Di fronte alla crisi e all’aumento della disparità sociale, alle guerre, ad un sistema che non è sostenibile, che genera disoccupazione, assenza di diritti, immigrazione, il socialismo è l’unica soluzione. I fascisti ancora oggi soffiano sulla guerra tra poveri per dividere gli sfruttati e salvare questo sistema di sfruttamento. L’operazione del ddl Fiano, con un PD sempre più reazionario che gioca alla lotta al fascismo per riconquistare consensi a sinistra, porta purtroppo a queste forme di equiparazione che vedono corresponsabile l’intero sistema politico, compresi i cinque stelle, con il sostegno esplicito della UE, da sempre favorevole a forme di equiparazione, e corresponsabile della messa al bando di partiti comunisti nei paesi membri. Non cadremo nel gioco degli opposti estremismi, non accetteremo un’equiparazione antistorica, ma soprattutto – conclude la nota – a cento anni dalla Rivoluzione sovietica, continueremo a lottare per quegli obiettivi, che sono la giustizia sociale, la pace, il progresso dei popoli in un sistema che rifiuti lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo».

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GRAVE DECISIONE DEL GOVERNO DI NON ACCREDITARE NUOVO AMBASCIATORE COREA NORD

GRAVE DECISIONE DEL GOVERNO DI NON ACCREDITARE NUOVO AMBASCIATORE COREA NORD

Il Partito Comunista giudica negativamente la decisione di interrompere le pratiche di accreditamento dell’ambasciatore della Corea del Nord in Italia annunciata dal ministro Alfano. Non si tratta di una misura dettata dalla ricerca della pace, come sostenuto dal governo, ma della prova di una piena accondiscendenza del governo italiano alla politica degli Stati Uniti e della Nato e di quanti soffiano venti di guerra sulla penisola coreana e sul mondo intero. Interrompere i rapporti con la Corea del Nord è un segnale preoccupante di un’escalation che da diplomatica rischia di divenire armata. La RDPK non è una minaccia per la pace, il suo programma nucleare è la risposta al dislocamento di armi nucleari e convenzionali nel sud della penisola. La soluzione verso il disarmo nucleare – che tutti auspichiamo, e che da sempre è la posizione dei comunisti – non può che avvenire a piene condizioni di reciprocità, le stesse condizioni che sono negate dai paesi che chiedono alla Corea di interrompere il programma nucleare. Se la posizione del governo fosse realmente finalizzata al mantenimento della pace mondiale, ci aspetteremmo che venissero interrotti contestualmente i rapporti con tutti i paesi possessori della bomba nucleare, Stati Uniti, Israele, Francia in testa, che continuano imperterriti ad eseguire nuovi test e a creare armamenti più letali; il ritiro immediato di tutte le truppe italiane in missioni di guerra all’estero; il richiamo degli ambasciatori italiani presso le monarchie saudite che sostengono il terrorismo. Ovviamente il governo e tutte le forze politiche presenti nel parlamento, non sono intenzionate a fare questo, ma giocano a creare una copertura ideologica e mediatica al contributo che anche l’Italia sta dando all’accerchiamento imperialista della Corea. Chiediamo l’immediato ritiro del provvedimento, e l’accreditamento del nuovo ambasciatore.

 

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2017/10/01/alfano-espulso-ambasciatore-corea-nord_765e5ebd-4385-4fa1-9365-9bc8e71f0d47.html

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VIA LA MOZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SORAGNA. L’ANTICOMUNISMO NON PASSERÀ!

VIA LA MOZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SORAGNA. L’ANTICOMUNISMO NON PASSERÀ!

Il Partito Comunista condanna duramente la mozione approvata dal Consiglio Comunale di Soragna, nella quale si richiede al governo di procedere alla “messa al bando del comunismo”, e si impegna a promuovere mobilitazioni popolari per ottenerne il ritiro, valutando anche possibili azioni legali.

La mozione, proposta dal gruppo consiliare della Lega, chiede una misura speculare alla legge Fiano che colpisca i comunisti, perché “il Partito Comunista ha cagionato oltre cento milioni di morti” ed “è sinonimo di feroci dittature”.

Il Partito Comunista ribadisce:

• la totale opposizione alla provocazione inaccettabile dell’equiparazione tra fascismo e comunismo, sottesa alla richiesta di un provvedimento “speculare” alla legge Fiano. Questa equiparazione è il totale sovvertimento della storia. La propaganda sugli “opposti estremismi” non fa altro che gettare fango sul comunismo mentre di fatto separa il fascismo dalla sua natura di dittatura aperta e sciovinista dei settori più reazionari del grande capitale. Cercare di imporre questa equazione significa riscrivere la storia, mettere sullo stesso piano chi ha lottato per la conquista del potere da parte dei lavoratori con chi ha difeso più conseguentemente il potere delle banche dei grandi gruppi industriali e agrari. Significa porre sullo stesso piano chi ha cercato di imporre l’oscurità su tutta l’Europa e chi invece ha distrutto storicamente quel tentativo, pagando il prezzo altissimo degli oltre 20 milioni di morti causati dall’aggressione nazista all’URSS e del sacrificio di centinaia di migliaia di militanti dei movimenti di liberazione in cui i comunisti hanno giocato un ruolo fondamentale, come sicuramente fatto dal Partito Comunista durante la Resistenza in Italia.
• l’ipocrisia del DDL Fiano e del PD. Ci troviamo davanti ad una legge spot che viene usata dal PD nell’ambito di una strategia complessiva per cercare di mantenere una presa sul suo elettorato. Mentre il PD e il suo governo portano avanti sempre nuove misure antipopolari e regalano miliardi alle banche,spostano a destra la posizione sull’immigrazione e vedono alcuni loro esponenti sostenere la necessità di una legge contro il diritto di sciopero, cercano di presentarsi comeuna forza antifascista per mantenere una qualche maschera di sinistra. Nella realtà però questa mossa da parte di un governo che viene avvertito sempre di più come antipopolare apre solamente alla possibilità che ci possa essere un’identificazione sempre maggiore da parte di settori popolari con quelli che il DP presenta come “nemici”, ed in questo caso quindi con i fascisti, anche grazie alla potente opera di revisionismo storico portata avanti in Italia anche con il contributo di settori del centrosinistra. Il fascismo non si sconfigge per decreto, in questo modo anzi lo si rinforza e si apre solamente ad operazioni di equiparazione e richiesta quindi di misure “speculari” orientate a colpire invece i comunisti e la lotta dei lavoratori.
• il profondo legame tra anticomunismo e imposizione di misure e leggi antipopolari. Non è un caso che proposte di questo tipo arrivino sempre di pari passo all’imposizione di misure di massacro sociale e volte ad imporre restrizioni alle possibilità di lotta dei lavoratori. È esattamente quello che sta succedendo con il pieno supporto dell’Unione Europea, sia dentro che fuori i suoi confini, in vari paesi dell’Est e del Baltico (Ucraina, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Estonia). In questa operazione PD e Lega mostrano strutturalmente di stare al servizio del grande capitale: esponenti di un partito impongono misure antipopolari e propongono di attaccare il diritto di sciopero, esponenti dell’altro propongono di mettere fuori legge le organizzazioni che si pongono l’obbiettivo di lottare contro le misure antipopolari e per il potere ai lavoratori e contro le idee che danno forza, coscienza ed organizzazione alle lotte dei lavoratori. La criminalizzazione delle esperienze socialiste del XX secolo è la criminalizzazione dell’idea che ci possa essere un’alternativa al capitalismo e serve ad imporre l’idea che l’unico orizzonte possibile per la grande maggioranza dell’umanità  siano fame, misera, sfruttamento, precarietà e guerra.

Inoltre invita il Consiglio Comunale di Soragna ad esprimersi con la stessa animosità contro le misure antipopolari che vengono approvate dal governo, e che sono stati approvate in passato da governi tanto di centrosinistra quanto di centrodestra. Chissà chela giunta sia pronta a dare battaglia contro il Patto di Stabilità imposto ai comuni su direttiva dell’Unione Europea, che è la causa di molti problemi e mancanze di servizi per i cittadini della loro cittadina ed essere conseguente nei confronti dei partiti di appartenenza.

Il Partito Comunista invita i lavoratori, la gioventù e tutti quanti si vogliano battere contro questa provocazione inaccettabile a mobilitarsi.

Non ci faremo piegare, l’anticomunismo non passerà!

 

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Le sanzioni ONU alla Corea del Nord sono un atto criminale di guerra economica

Le sanzioni ONU alla Corea del Nord sono un atto criminale di guerra economica

Le sanzioni ONU alla Corea del Nord hanno come unico obiettivo quello di colpire la popolazione coreana e lo sviluppo del paese. Sono un atto criminale, un vero e proprio atto di guerra economica, che vuole piegare la Corea socialista, privandola di qualsiasi rifornimento petrolifero e del commercio del settore tessile. Gli imperialisti sanno bene di non poter sconfiggere la Corea con una guerra aperta e attuano questa strategia che si ripercuoterà solamente sulla popolazione coreana. Si vuole vedere la Corea, paese che sta conoscendo in questi anni un forte avanzamento economico, e un miglioramento reale della vita dei propri cittadini, ridotta alla fame, prima di elettricità e impossibilitata a qualsiasi forma di commercio internazionale. Di fatto con le sanzioni di oggi si crea il blocco economico più forte e multilaterale che sia mai stato imposto ad un paese nel mondo.
Russia e Cina piegandosi alle pressioni americane hanno dimostrato ancora una volta di non svolgere alcuna funzione antimperialista, di volare insieme agli avvoltoi nordamericani sulla penisola coreana. Consentire un voto unanime del consiglio di sicurezza dell’ONU è un atto di una gravità inaudita, che non ha precedenti nella storia. L’URSS non avrebbe mai consentito un tale atto criminale.
Le sanzioni non c’entrano nulla con la ricerca della pace. I paesi responsabili di decine di conflitti negli ultimi anni, che hanno disseminato morte e distruzione per Africa, Medio Oriente e Sud America, non possono dare lezioni di pace a nessuno. Gli Stati Uniti, unica potenza ad aver utilizzato in conflitto l’arma nucleare non possono dettare condizioni di disarmo unilaterale.
La Corea del Nord ha più volte dichiarato di essere pronta a rinunciare al programma nucleare in cambio di una politica di disarmo a condizione di reciprocità. La Corea del Nord ha sottoscritto un trattato che la impegna a non utilizzare per prima le armi nucleari, ma solo in caso di attacco con armi atomiche, trattato mai sottoscritto dagli USA. Non sono i coreani ad aver introdotto per primi le armi nucleari nella penisola, ma l’esercito statunitense che da anni usa la Corea del Sud come piattaforma per i propri missili. L’unica via perseguibile per la pace resta il disarmo reciproco, opzione che è stata sempre e costantemente rifiutata dagli Stati Uniti, che rifiutano da anni persino di sottoscrivere un formale accordo di pace lasciando la situazione sulla penisola regolata da un semplice cessate il fuoco.

Ufficio Politico  Partito Comunista

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