La PRAVDA: “Successo dei comunisti italiani”

La PRAVDA: “Successo dei comunisti italiani”

Mosca. La PRAVDA, organo del Partito Comunista della Repubblica Federativa Russa con segretario Zuganov, a pagina 3 (il titolo pagina dice: “Fratellanza comunista del pianeta”) in basso a destra c’è l’articolo sulla manifestazione del 30 ottobre contro il governo Draghi: “Successo dei comunisti italiani”.

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LA CISL TRUFFA L’INPS

LA CISL TRUFFA L’INPS

– Sequestrati 600 mila euro ai sindacalisti in azienda
Come?
Si facevano assumere formalmente da società compiacenti, “sfruttando la legge sull’aspettativa sindacale non retribuita, maturando i contributi senza che nessuno avesse fatto i versamenti”.
C’era un tempo in cui combattere le condizioni della manodopera a basso costo e del lavoro sfruttatore era prerogativa dei “grandi sindacati”.
Oggi, dopo decenni di trasformismo e collaborazionismo con i padroni, siamo arrivati addirittura a questo.
Stando alla prima fase di un’inchiesta della Procura di Milano, paradossalmente proprio alcune sigle di un sindacato, la Cisl, l’avrebbero a volte risolto sfruttando in maniera illecita una facoltà ammessa dallo Statuto dei Lavoratori: e cioè ricorrendo all’istituto dell’«aspettativa sindacale non retribuita», ma con fittizie assunzioni di lavoratori (poi in distacco sindacale) presso aziende compiacenti.
Oggi più che mai, con davanti un governo come quello del banchiere Draghi, fautore di un attacco pesantissimo alle condizioni già precarie di noi lavoratori e lavoratrici, occorre distinguere chi sta dalla nostra parte e chi dalla loro.
Questi non sono i nostri ne vi vostri rappresentanti.
Non potrebbero e non potranno mai esserlo.
Serve un sindacato vero.
Un sindacato forte.
Un sindacato di classe e di massa le cui decisioni siano rappresentate dalla volontà veramente dai lavoratori.

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DRAGHI E TUTTO IL GOVERNO SONO CONTRO LO SCIOPERO E CONTRO I LAVORATORI

DRAGHI E TUTTO IL GOVERNO SONO CONTRO LO SCIOPERO E CONTRO I LAVORATORI

NOI SIAMO CONTRO DRAGHI AL FIANCO DEI LAVORATORI.

Draghi: “Sciopero incomprensibile”
Letta, PD: “Non me l’aspettavo”
Orlando, PD: “Sorpreso dalla decisione di CGIL e UIL”
Salvini, Lega: “È inspiegabile e irresponsabile”
Tajani, Forza Italia: “un errore, soprattutto un danno per la ripresa economica
Rosato, Italia Viva “Non si capisce come si possa proclamare ora uno sciopero generale”.
Landini, CGIL: “Non è uno sciopero contro Draghi”
Tutti sono contro i lavoratori, la CGIL ha dovuto, sotto spinta che veniva dai lavoratori chiamare uno sciopero generale, tardivo, con poco impegno, tante sono le voci di lavoratori di aziende sindacalizzate dove non è stata minimamente accennato della partecipazione allo sciopero.
Uno sciopero monco senza interi settori come scuola e sanità e altri ancora.
Uno sciopero fatto proprio perché andava fatto e controvoglia, proprio per questo la nostra presenza in piazza è fondamentale, per essere vicini alla rabbia dei lavoratori, per sostenerli, per alzare l’asticella del conflitto.
Perché questo non è un semplice sciopero contro la rimodulazione dell’IRPEF. Ma uno sciopero contro DRAGHI e contro tutto il suo governo (PD, Lega, M5S, Forza Italia e LEU)

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Gli 8 miliardi della manovra che vanno ai ricchi dovrebbero andare alle famiglie povere!
E poi di cosa parliamo? Sono Briciole: per finanziare le guerre americane quest’anno c’è un AUMENTO di 7 MILIARDI!

 

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AMAZON: MENTRE IL PADRONE BEZOS SI DIVERTIVA I SUOI OPERAI MORIVANO SCHIACCHIATI

AMAZON: MENTRE IL PADRONE BEZOS SI DIVERTIVA I SUOI OPERAI MORIVANO SCHIACCHIATI

Mentre infuriava la tempesta di tornado, gli operai non sono stati mandati a casa, perché la produzione doveva andare avanti e il capannone in Illinois dove lavoravano 110 di operai è collassato e 6 lavoratori sono morti.
Jeff Bezos il multimiliardario padrone di Amazon era a ridere con gli astronauti assegnati all’ultima missione spaziale della sua altra azienda, il gruppo aerospaziale Blue Origin.
A niente vale il twit di condoglianze mandato in ritardo. Capannoni costruiti senza le adeguate misure di sicurezza e la solita arroganza padronale per cui la vita di un lavoratore non vale niente, valgono solo i propri profitti.

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L’ITALIA VUOLE ESSERE IL PARADISO DEI PAPERONI

L’ITALIA VUOLE ESSERE IL PARADISO DEI PAPERONI

L’Italia diventa ogni anno sempre di più un Paese che tutela e privilegia solamente i ricchissimi, dimenticandosi completamente di chi vive del proprio lavoro
Con l’approvazione dell’imposta sostitutiva per i nuovi residenti, dal 2017 l’Italia ha visto aumentare le richieste dei paperoni provenienti dall’estero. Il regime fiscale speciale prevede un forfait di 100 mila euro fino a un massimo di 15 anni, a prescindere dall’importo dei redditi esteri percepiti. Un sistema disegnato non solo per i ricchi stranieri, ma anche italiani che hanno spostato la residenza fiscale all’estero. L’opzione si può estendere anche ai loro familiari, che possono godere di un’imposta fissa di 25 mila euro.
In questo modo il nostro Paese non solo penalizza chi ha sempre pagato le tasse nel nostro Paese, quindi tutta la classe lavoratrice, ma va anche contro l’articolo 53 della nostra Costituzione che sancisce il principio per cui ogni cittadino paga le tasse in base a quanto guadagna.
Questo sistema attira e favorisce solo i grandi industriali e i grandi gruppi capitalistici che portano pochi spiccioli (rispetto a quanto guadagnano) nelle casse dello Stato e penalizza ulteriormente tutta la classe lavoratrice che si vede ogni anno, sempre di più, aumentare le tasse, il costo della vita, le bollette a fronte di stipendi sempre più bassi.
Questo governo ODIA chi vive del proprio lavoro e vorrebbe uno stato di soli milionari.

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CONTRO DRAGHI. VIVA LO SCIOPERO GENERALE DEI LAVORATORI

CONTRO DRAGHI. VIVA LO SCIOPERO GENERALE DEI LAVORATORI

E’ stato proclamato lo sciopero generale di 8 ore per il prossimo 16 dicembre, con manifestazione nazionale a Roma e con il contemporaneo svolgimento di analoghe iniziative interregionali in altre 4 città d’Italia (Milano, Bari, Palermo e Cagliari).

MEGLIO TARDI CHE MAI

CGIL e UIL hanno deciso, dopo una lunga è colpevole attesa di scendere in piazza e protestare contro le nuove manovre varate dal governo Draghi, che vanno a colpire tutti i cittadini, i lavoratori e i pensionati peggiorando la loro situazione sociale ed economica.

Troppo tardi, troppo poco, rivendicazioni minime, ma il posto dei comunisti è accanto ai lavoratori a prescindere dalle dirigenze dei sindacati concertativi.
Quindi saremo presenti, con le nostre parole d’ordine in queste piazze al fianco di chi vive del proprio lavoro, in una situazione di accentuata normalizzazione col protrarsi dello stato di emergenza di altri tre mesi.
E per dare più forza ai lavoratori per renderli protagonisti. Per fargli capire che se vogliono possono conquistare TUTTO.
Questo governo è attento solamente ai bisogni delle multinazionali, dei grandi industriali, di Confindustria, delle banche e della finanza.
Sempre pronto, inoltre, a soddisfare ogni diktat che arriva dall’Unione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dalla NATO.
Noi sappiamo da che parte stare, la parte opposta a quella per cui opera Draghi. Sempre dalla parte dei lavoratori e contro il governo dei banchieri.
Per un sindacato conflittuale, di classe e non concertativo.

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DRAGHI TOGLIE I SOLDI AI DISABILI!

DRAGHI TOGLIE I SOLDI AI DISABILI!

Il governo Draghi preferisce togliere fondi ai disabili da destinare al fondo caro bollette invece di andare a toccare i redditi dei più ricchi.
La parola d’ordine di questo governo è “Non pagano mai i Ricchi!”, così 200 milioni di Euro verranno sottratti al fondo dei disabili da utilizzare per combattere il caro-bollette.
L’impiego di questo denaro comunque non andrebbe a combattere l’innalzamento di quasi il 40% di acqua luce e gas che andrà a pesare come un macigno sulle finanze già esigue delle famiglie italiane, dato che per il momento sono stati stanziati solamente meno di 3 Miliardi di Euro a fronte degli almeno 7 miliardi necessari.
La decisione del governo di non andare a toccare i redditi dei ricchi, ma di andare nuovamente a sacrificare le categorie più colpite dimostra quanto a questi politici importi veramente poco del popolo italiano, così poco da dover andare a saccheggiare 200 Milioni che sarebbero dovuti essere destinati al fondi disabili.
Ancora una volta preferiscono rubare ai poveri per far finta di destinare ai poveri. Basta non andare a disturbare le grandi multinazionali, Confindustria e i grandi imprenditori del nostro Paese

 

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ITALIANI EURO-MIRACOLATI !?

ITALIANI EURO-MIRACOLATI !?

Secondo Milano Finanza, l’Italia sarebbe un popolo di “Euromiracolati”
Cosa rispondiamo?

Vogliamo ricordare giusto un paio di dati:

  • Da quando siamo entrati nell’Unione Europea (1992) e nell’Eurozona (1997 col rientro nello SME) l’Italia è stata la nazione con più privatizzazioni rispetto agli altri Paesi. Ben il 10% di PIL, corrispondente a più di 100 miliardi di euro.
  • Veniamo da quasi 30 anni di tagli alla spesa pubblica: 900 miliardi di euro in meno dal 1992 a oggi.
  • La domanda interna è crollata dell’8,6%. La produzione industriale è crollata del 25,4%.
  • Le retribuzioni lorde sono state tagliate del 7%. Il reddito delle famiglie è sceso del 5,4%.
  • Il tasso di risparmio è passato dal 28% degli anni 80 all’attuale 3%.
Mentre il numero di poveri assoluti è triplicato, passando da 1,9 milioni (3,3%) del 2005 ai 5,6 (9,4%) del 2020.
Dal 1992, abbiamo dato più di 200miliardi di euro alla UE, essendo noi contribuenti netti.
Gli unici “euromiracolati” sono quelli che da 30 anni si arricchiscono a nostre spese, così come i servi pagati per diffondere queste notizie liberal-europeiste.

FUORI DALL’UNIONE EUROPEA DELLE BANCHE E DELLE ÉLITE E LA FREGATURA DELL’EURO!

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“L’URLO”: IL FILM SULLA LIBIA CHE NON AVETE MAI VISTO E CHE NESSUNO OSA TRASMETTERE

“L’URLO”: IL FILM SULLA LIBIA CHE NON AVETE MAI VISTO E CHE NESSUNO OSA TRASMETTERE

Migranti-schiavi in Libia che implorano di tornare a casa, narrazioni fiabesche del politicamente corretto che inducono giovani africani a consegnarsi alla tratta di esseri umani, petrolio libico venduto illegalmente all’Italia attraverso quelle stesse milizie che noi pensiamo di pagare per fermare i migranti.
Venerdì 17 dicembre alle ore 18 al teatro Flavio di Roma verrà proiettato il film “L’Urlo” (80’, 2021), in una serata aperta al pubblico per quella che sarà un’occasione più unica che rara, a una settimana esatta dalle elezioni in Libia ([email protected] per prenotare posti in sala).
Il film infatti è stato fin qui escluso dai festival e dai palinsesti televisivi, i cui direttori hanno preferito non dar spazio a una verità così scomoda.
Proprio per questo motivo un appello è stato firmato da decine di personalità italiane della cultura, della politica e del giornalismo (vedere qui sotto), al fine di sollecitare una distribuzione idonea del film.
<<Non credo di essere eccessivo – dichiara il regista Michelangelo Severgnini – se affermo che il potenziale delle cose mostrate e raccontate nel film può riscrivere da solo 10 anni di narrazione sulla migrazione dall’Africa. Non per merito mio, ma per merito di chi in questo film parla.
Se vogliamo il segreto è stato molto semplice – continua Severgnini-: rendere i migranti-schiavi soggetto politico, lasciare che fossero loro a definire la propria condizione e a determinarla attraverso il linguaggio anzitutto e attraverso le soluzioni da prendere poi>>.

Nel frattempo, il rischio di una nuova guerra devastante in Libia si fa sempre più concreto, qualora ancora una volta sarà impedito militarmente ai vincitori delle prossime imminenti elezioni di assumere le cariche istituzionali.

GUARDA IL TRAILER:

*Appello al Parlamento, alla televisione pubblica,
agli organi di stampa e ai cittadini italiani

Per il film “L’Urlo” di Michelangelo Severgnini.

L’Europa non è più una destinazione per gli Africani, ma si è trasformata in esca, in strumento di raggiro, in miraggio mortale. Soltanto 2 su 70 dei migranti-schiavi presenti in Libia ogni anno raggiungono l’Europa via mare. Gli altri 68 rimangono schiavi in Libia e chiedono di tornare a casa, ma sono in trappola: 700.000 migranti-schiavi nelle mani delle milizie di Tripoli come forza lavoro non retribuita, ossia sottoposti a regime di schiavitù, scambiati con petrolio illegale.

Questa è l’orribile verità che emerge dal film “L’Urlo” di Michelangelo Severgnini, realizzato con i messaggi vocali inviati da centinaia di migranti-schiavi intrappolati in Libia e con i video che gli stessi hanno girato con il loro telefonino nei centri di detenzione e in ogni altra parte della Libia. Ma non solo.

Costruire una narrazione basata sulla speranza e la solidarietà qui in Europa ha spostato il fulcro del discorso, impedendo di vedere come l’impunità di cui godono le milizie di Tripoli sul terreno non miri solamente allo sfruttamento dei lavoratori africani, ma soprattutto al saccheggio del petrolio libico.

E’ infatti questo petrolio venduto illegalmente a Italia e Turchia a tenere in piedi il sistema di potere responsabile della migrazione dall’Africa. Il 40% del petrolio libico viene venduto all’estero illegalmente ogni anno (fonte: National Oil Corporation della Libia) e l’Italia è in prima fila nell’acquisire e immettere sul mercato questo petrolio, a partire dalle privatizzazioni nel settore degli idrocarburi varate dal governo Monti nel 2012 (fonte: indagine “Dirty Oil” della procura di Catania).

Ne consegue un fenomeno migratorio tutt’altro che spontaneo, perché, come raccontato nel film, chi si trova in Libia oggi è in gran maggioranza un giovane africano che ha lasciato ignaro il proprio Paese adescato dalle mafie africane che poi lo hanno rivenduto ai libici. E ora vuole tornare a casa, ma non può. E nessuno lo deve sapere.

Il segreto che viene svelato da questo film e che diventa un obiettivo è dunque molto semplice: rendere i migranti-schiavi soggetto politico, lasciando che siano loro a definire e a determinare la propria condizione, attraverso il linguaggio anzitutto e attraverso le soluzioni da prendere poi.

Il prossimo 24 dicembre si dovrebbero tenere nuove elezioni in Libia, a 7 anni di distanza dalle ultime del 2014. Il potere insediato a Tripoli, riconosciuto dalla NATO e dall’UE ma privo del voto di fiducia del Parlamento libico e povero del consenso della gente, vacilla. In tutti i modi i Fratelli Musulmani, sostenuti dall’occupazione militare turca della Tripolitania, stanno cercando di annullare le elezioni o almeno di pilotarle, mentre d’altro canto minacciano di difendere Tripoli con le armi qualora il vincitore delle elezioni sia un candidato estraneo al loro potere.

Per questo motivo crediamo che il momento della denuncia sia adesso.

Nel corso della realizzazione del film l’autore e regista Michelangelo Severgnini ha ricevuto pressioni e minacce perché fossero tagliate alcune parti del film. Da oltre due anni diverse circostanze ostacolano la diffusione del film che si è visto chiudere senza appello tutte le porte di festival e televisioni. La verità che emerge da questo film è davvero così scomoda?

Chiediamo dunque che il film “L’Urlo” sia fatto circolare il prima possibile e nel migliore dei modi presso i canali disponibili e che i racconti di chi vive la Libia in questo stesso momento siano messi al centro del tavolo di discussione.

Pretendiamo che un nuovo orizzonte politico si affermi nel Mediterraneo dopo un decennio di politiche predatorie, convinti che l’Italia, se vuole essere un Paese democratico e realmente antifascista, non possa farsi strumento dell’oppressione di altri popoli.

Chiediamo infine che sia riaffermato il principio di realtà fattuale sulla narrazione emotiva e fuorviante che ha guidato la costruzione del consenso negli ultimi anni, funzionale all’interesse di pochi e alle disgrazie di molti.

Seguono primi firmatari (in ordine alfabetico):
Luisa Angrisani, senatrice L’Alternativa c’è
Laura Baldelli, docente e critica cinematografica
Pino Cabras, deputato L’Alternativa c’è
Igor Camilli, segretario Patria Socialista
Emanuela Corda, deputata L’Alternativa c’è
Stefano D’Andrea, docente universitario e presidente di Riconquistare l’Italia
Emanuele Dessì, senatore Partito Comunista
Manlio Dinucci, giornalista e geografo
Thomas Fazi, economista e saggista
Carlo Formenti, già docente Università di Lecce
Carlo Freccero, regista
Fosco Giannini, direttore Cumpanis e già senatore della Repubblica
Fabrizio Marchi, docente e saggista
Dario Leone, sociologo saggista
Alberto Lombardo, docente Università Palermo e responsabile internazionale Partito Comunista
Francesco Magris, docente Università Trieste
Marco Pondrelli, saggista e direttore di Marx 21
Marco Rizzo, segretario Partito Comunista
Arianna Spessotto, deputata L’Alternativa c’è

Alessandro Testa, compositore e membro della redazione di “Cumpanis”

L’URLO
2021, 80’
Un film di Michelangelo Severgnini
Kama productions
Scritto con Piero Messina
Girato da Waddah Al Fayed
Montato da Claudio D’Elia

Prodotto da Riccardo Biadene

Sinossi:

700mila migranti-schiavi bloccati da anni in Libia, senza poter andare avanti, senza poter tornare indietro, se non poche migliaia di loro ogni anno. E’ questo lo scenario raccontato dalle centinaia di persone in Libia con cui Michelangelo è potuto entrare in contatto attraverso un metodo basato sulla geolocalizzazione, a partire dall’estate 2018.

“L’Urlo” è la storia di questa avventura, spesa tra il vano tentativo di rendere queste voci protagoniste in Europa e il desiderio di svelare, centimetro dopo centimetro, i misteri della Libia.

Ne esce un quadro sconvolgente: l’Europa appoggia e finanzia i governi illegittimi di Tripoli in cambio di petrolio libico trafugato sottobanco, 40% ogni anno. Un imponente saccheggio possibile grazie all’impunità di cui godono le milizie sul campo. Quelle stesse milizie che, con il miraggio dell’Europa, hanno attratto con l’inganno i cosiddetti “migranti” africani in Libia e ora, una volta convertiti in schiavi, ne dispongono a loro piacimento.

Le immagini girate dai telefonini dei ragazzi in Libia e i loro messaggi vocali si alternano con il viaggio dell’autore, verso il confine tra Tunisia e Libia, alla ricerca di una liberazione che tarda ad arrivare, nel silenzio complice del mondo.

Michelangelo Severgnini nasce a Crema (Italia) nel 1974 da padre lombardo e madre pugliese. Frequenta la facoltà di Filosofia presso la Statale di Milano e studia contrabbasso jazz. Nel corso degli anni si è espresso principalmente come musicista e filmmaker. Ha vissuto a Milano, Roma, Napoli, Istanbul e Berlino. Attualmente risiede a Palermo.

Realizza diversi documentari indipendenti a partire dai primi anni 2000: “Il ritorno degli Aarch – i villaggi della Cabilia scuotono l’Algeria”, (’60, 2003), “…e il Tigri placido scorre – istantanee dalla Baghdad occupata”, (’70, 2004), “Isti’mariyah – controvento tra Napoli e Baghdad” (’80, 2006) che ricevono diversi premi tra cui il CMCA di Marsiglia, il SoleLuna film festival di Palermo e vengono distribuiti in Italia con le riviste Carta e Peacereporter.

Nel 2007 vince il premio della critica “Ilaria Alpi” con il documentario “Stato di paura”, prodotto dall’agenzia H24 per LA7, per la quale lavora 4 anni producendo documentari nel frattempo anche per Rai3.

Nel 2012 viene presentato al festival di Roma il documentario “L’uomo con il megafono”, (’60) girato a Napoli.

In seguito realizza “Il ritmo di Gezi”, (’45, 2014), “Linea de fuga – il circolo di Podemos a Berlino” (’90, 2017) e “Schiavi di riserva” (’35, 2018).

Dal settembre 2018 anima il progetto “Exodus – fuga dalla Libia”.

Nell’ottobre 2021 pubblica con l’AntiDiplomatico l’instant book “Simposio afgano”, che raccoglie le conversazioni in rete avute con decine di cittadini afgani in Afghanistan all’indomani della nuova presa del potere da parte dei Talebani.
Nel dicembre 2021 presenta il film “L’urlo”, con materiale girato dai migranti-schiavi in Libia.

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MENTONO SEMPRE SU TUTTO

  • I nostri politici dicono da mesi che l’economia del nostro Paese si sta riprendendo dopo la crisi dovuta alla pandemia da Covid-19.
    E’ tutto falso, negli ultimi mesi abbiamo assistito a migliaia di licenziamenti da parte di aziende che sempre più spesso delocalizzano e portano soldi e lavoro all’estero, all’aumento esponenziale dei prezzi di materie di prima necessità e a quelli di acqua, luce, gas e benzina e alla chiusura di migliaia di piccole attività che sono fallite durante questi due anni.
    La ripresa c’è, ma è solo per le multinazionali, non per tutti quelli che vivono del proprio lavoro.

 

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