Relazione del Segretario Generale della FSM, George Mavrikos, nel tavolo del Simposio Sindacale Internazionale dedicato al 70° Anniversario della FSM.

Relazione del Segretario Generale della FSM, George Mavrikos, nel tavolo del Simposio Sindacale Internazionale dedicato al 70° Anniversario della FSM.

Classi sociali nel capitalismo, moderne forme di lotta di classe e il ruolo del movimento sindacale internazionale”

San Paolo – Brasile, 2 ottobre 2015

Cari amici e compagni,

In nome della Segreteria della FSM, salutiamo l’iniziativa della Centrale dei Lavoratori e Lavoratrici del Brasile (CTB), che, in coordinamento con i nostri affiliati in Brasile, CGTB UST e INTERSINDICAL ed organizzazioni amiche, ha preparato questi tavoli di dialogo su questioni critiche e opportune.

Questi eventi si stanno celebrando nel quadro della commemorazione del 70° anniversario della FSM, nel quadro delle risoluzioni del nostro Consiglio Presidenziale. Questo tipo di eventi si celebrano in vari paesi dei 5 continenti. Queste iniziative sono una opportunità affinché i giovani lavoratori si mettano in contatto e conoscano il movimento sindacale di classe e la sua storia. La storia della FSM, con i suoi aspetti positivi e i suoi aspetti negativi, deve esser approfondita, per il nostro presente e il nostro futuro, per rafforzare l’azione della classe operaia, fino alla sua vittoria finale.

Il sorgere delle classi sociali

Molti libri, molti documenti, innumerevoli articoli sono stati e si continuano a scrivere in tutto il mondo sul tema delle “classi” sociali. Durante gli ultimi secoli, la lotta ideologica sulla questione della struttura classista della società capitalista è intensa e duratura. Costantemente si sta acutizzando. Cosicché, come militanti del movimento popolare e come quadri della lotta di classe dobbiamo acquisire le conoscenze fondamentali su questi temi; dobbiamo conoscere la composizione di classe della società in cui viviamo, della società nella nostra regione o continente, e in tutto il mondo.

La conoscenza corretta e l’analisi scientifica della composizione di classe è un elemento necessario per lo sviluppo della strategia corretta e per l’adeguata tattica del movimento operaio. Permette la determinazione corretta dei motori e della politica delle alleanze necessarie della classe operaia con gli altri settori popolari. La conoscenza esatta degli elementi che compongono la classe operaia, inoltre, contribuisce alla comprensione delle priorità dell’orientamento organizzativo del Movimento Operaio, le necessità moderne per lo sviluppo delle misure organizzative e i suoi adeguamenti.

Una priorità, tra i doveri dei militanti del movimento popolare, è la spiegazione e il rifiuto delle teorie ascientifiche che senza sosta (già dall’inizio del XIX secolo, ma soprattutto durante il XX secolo) propagandano la limitazione quantitativa e qualitativa della classe operaia, limitandola solo ai “lavoratori manuali”, o, al contrario, coloro che estendono i limiti delle classi sociali e considerano quasi tutta la popolazione come quello che chiamano “popolo lavoratore”. A questi due punti di vista errati, dobbiamo aggiungere inoltre la – ugualmente – errata opinione ascientifica promossa di tanto in tanto da alcuni riformisti sul cosiddetto ruolo “leader” degli studenti, gli “indignados”, di elementi lumpen, di movimenti spontanei, ecc.

Nelle condizioni attuali della rivoluzione scientifica e tecnica, il tema della struttura di classe ritorna in modo ancora più complesso e pertinente. Insieme con l’altro tema centrale della “natura dello Stato”, che sono i due temi più importanti per il movimento operaio sindacale e i suoi dirigenti.

La società capitalista non è una società omogenea. Consiste in classi, gruppi sociali e strati sociali. Queste classi e gruppi non sono né statici, né eterni, ma stanno sempre in correlazione con il sistema di produzione sociale esistente in ogni momento storico.

Pertanto, nella società primitiva non esistevano classi, perché essenzialmente non c’era la proprietà privata. Con la decomposizione del sistema sociale primitivo e l’entrata nel sistema sociale schiavista la gente iniziò a produrre più beni di quelli che si consumavano. I prodotti si fecero eccessivi fuori dal suo uso per la soddisfazione delle necessità immediate dei suoi produttori, la gente li concentrava e cominciarono a venderli, a ricevere guadagni, a comprare proprietà, a sviluppare attività commerciali. Attraverso questo processo, alcuni accumularono profitti, acquisirono proprietà privata, si convertirono in proprietari di mezzi di produzione. Altri, che non erano in grado di avere mezzi di produzione sotto la loro proprietà privata, dovevano chiedere lavoro a coloro che erano proprietari di mezzi di produzione.

In questo modo, si è andata a creare passo dopo passo la divisione della società in classi sociali, gruppi e strati sociali. Da un lato, i proprietari dei mezzi di produzione e, dall’altro lato, quelli che dispongono solo delle loro mani e delle loro capacità mentali. In questo modo, poco a poco, ma in forma costante la posizione antagonistica di queste due classi fondamentali iniziò ad apparire. I conflitti di classe cominciarono. Considerata come il primo grande scontro di classe nella storia è stata la rivolta di Spartaco nel primo secolo A.C., che contò sulla partecipazione di centinaia di migliaia di schiavi. Su questo caso, Karl Marx in una delle sue lettere a Friedrich Engels nel 1861 scrive: “Spartaco è l’uomo più folgorante della storia antica. Un grande generale […] veramente rappresentativo del proletariato dell’antichità”.

Signori feudali, aristocratici, proprietari terrieri, imperatori, papi, cardinali e re accumularono terre e risorse economiche nelle loro proprietà e controllarono il commercio. Si convertirono nei primi capitalisti nella loro epoca, nel dato – in quell’epoca – sistema di produzione sociale. Dall’altro lato, i poveri schiavi, gli altri produttori indipendenti e i lavoratori manuali si videro obbligati – per sopravvivere – a offrire o vendere la loro forza lavoro in cambio di una remunerazione. Si convertirono così, nella loro epoca, nei precursori dell’attuale classe operaia.

Più tardi, quando la proprietà della terra venne accumulata in meno mani, gli agricoltori e le loro famiglie persero il loro lavoro e in generale abbandonarono la campagna verso la città in cerca di lavoro. Dall’altra parte, nel continente americano, la vendita e trasporto di schiavi alle economie capitaliste in sviluppo accumulò una grande riserva di potenziali lavoratori vicino le grandi industrie, vicino i grandi centri industriali. In queste aree, dove c’era una concentrazione della classe operaia, cominciarono ad apparire i primi sforzi per l’azione di classe collettiva, per l’unità dei lavoratori contro lo sfruttamento dei capitalisti.

Classi fondamentali e non fondamentali

Nelle società classiste, possiamo distinguere tra le classi fondamentali, che hanno un ruolo centrale nella produzione e quelle non fondamentali, diversi strati sociali che non hanno connessione diretta con il modo di produzione dominante. La lotta di classe nella società capitalista si sviluppa principalmente tra le due classi fondamentali e ognuna delle classi fondamentali, antagoniste, cerca di attrarre al suo fianco, cerca di guadagnare alleati dalle classi non fondamentali e gli altri strati sociali.

Le due classi fondamentali nel capitalismo sono la borghesia, la classe dei capitalisti, da un lato, e la classe operaia nel lato opposto.

Un capitalista è: l’imprenditore, commerciante, banchiere che possiede capitale e fa uso di questo, attraverso la contrattazione di lavoratori e l’utilizzo della loro forza lavoro per aumentare le dimensioni del suo capitale. Coloro che prendono parte nel processo di produzione come capi, che ricevono i loro redditi dai profitti della vendita delle merci prodotte dai lavoratori che lavorano per essi, che sfruttano e approfittano dello sfruttamento dei lavoratori, del plusvalore prodotto dai lavoratori, quelli il cui reddito è grande e assicura per essi una vita comoda e accumulazione di ricchezza.

Operai – proletari: Sono quelli che non hanno i mezzi di produzione sotto la loro proprietà. Sono quelli che vendono la loro forza lavoro fisica o mentale e ricevono i loro redditi nella forma di stipendio, salario, per ora o pagamento settimanale. Sono quelli i cui redditi sono piccoli e hanno difficoltà a sopravvivere. Sono quelli il cui lavoro è principalmente la mera esecuzione delle istruzioni e indicazioni dei suoi superiori. Sono quelli che ricevono l’oppressione nel sistema capitalista.

In poche parole, le classi fondamentali sono: da un lato la classe che possiede i mezzi di produzione e, nel lato opposto, gli sfruttati, la classe oppressa.

Nel corso dei secoli le classi fondamentali sono state:

  • Nella società schiavista, i padroni, da un lato, gli schiavi nell’altro lato.
  • Nel feudalismo, i signori feudali, da un lato, i servi e i contadini nell’altro lato.
  • Nel capitalismo, da un lato, la borghesia e dall’altro il proletariato.

Nel proletariato si includono non solo i lavoratori dell’industria, ma anche i lavoratori del commercio e gli impiegati di banca.

La classe operaia ha anche degli strati, ad esempio:

  • Il proletariato di fabbrica, che lavora nelle grandi fabbriche, è concentrato ed è il cuore della classe operaia.
  • Il proletariato industriale, che include operai di fabbrica, ma anche lavoratori in altre, più piccole industrie e officine.
  • I disoccupati, che sono l’esercito di riserva di manodopera

Classi non fondamentali

  • Classi medie: Sono il settore della popolazione economicamente attivo che ha alcuni degli attributi della borghesia e, allo stesso tempo, alcuni degli attributi della classe operaia. Per esempio i lavoratori per conto proprio, che sono possessori di alcuni mezzi di produzione, ma non contrattano alcuna forza lavoro e lavorano per sé stessi. Pertanto, hanno sia una funzione amministrativa che esecutiva. Questi strati hanno grande fluidità e mobilità. Alcuni di essi passano alla borghesia, mentre altri perdono tutto e passano alla classe operaia.
  • Contadini: Nella classe contadina, possiamo distinguere varie categorie con caratteristiche molto differenti: ci sono agricoltori che sono proprietari di grandi terreni, sono ricchi, che appartengono alla borghesia. Altri agricoltori, poveri, braccianti, o alcuni che incluso possiedono molta poca terra, che hanno difficoltà per sopravvivere, che sono la grande maggioranza, e sono i più vicini alleati della classe operaia essendo a loro volta una forza motrice per il progresso sociale. La classe contadina, i contadini poveri, erano una classe fondamentale ai tempi del feudalismo.

Friedrich Engels nella sua opera 1894 “La questione contadina in Francia e in Germania” divide i contadini in: braccianti, piccoli contadini, contadini medi e grandi contadini. Inoltre sottolineava che ci sono anche latifondisti e proprietari terrieri, che costituiscono attività apertamente capitalista.

  • L’intellettualità: E’ uno strato sociale speciale. Nelle condizioni della rivoluzione scientifica e tecnologica, la sua presenza quantitativa e qualitativa sta crescendo ed è eterogenea come classe. Per esempio, ci sono medici che lavorano nel proprio consultorio, altri medici lavorano in ospedali e il loro unico reddito è il suo salario e nell’altro lato ci sono medici che possiedono ospedali, Centri di Salute e grandi consultori e contrattano altri medici che lavorano per essi. Lo stesso vale per gli avvocati, ingegneri, architetti, ecc.
  • Studenti: Nemmeno gli studenti sono una categoria omogenea. Nel periodo dei loro studi, continuano ad appartenere alla classe o strato sociale da dove provengono, quello delle loro famiglie. Al termine dei loro studi e all’inizio della loro vita dopo gli studi, o ritornano alla classe o strato da dove provengono, o cambiano la loro classe, quando entrano nella vita lavorativa.

Criteri e limiti della Classe Operaia

La definizione di classe fu preparata dai grandi pensatori K.Marx e F.Engels con le loro opere classiche e, infine, fu formulata da V.I. Lenin nella sua opera “Una grande iniziativa”. Secondo la definizione di Lenin:

Si chiamano classi quei grandi gruppi di persone che si differenziano per il posto che occupano nel sistema storicamente determinato (per lo più sanzionati e fissati da leggi) con i mezzi di produzione, per la loro funzione nell’organizzazione sociale del lavoro, e, quindi per il modo e la misura in cui godono della parte di ricchezza sociale di cui dispongono”.

Secondo la visione marxista dominante, i criteri devono esser presi in considerazione in modo uniforme, in congiunto, e non individualmente o per gruppi. Se fossimo obbligati a dare priorità a uno per il suo peso speciale, questo sarebbe il criterio “per la sua relazione con i mezzi di produzione”, ma senza accettare che questo criterio sia l’unico che classifica qualcuno come appartenente alla classe operaia o no.

Alcuni esempi:

  1. Il direttore di una impresa transnazionale lavora ogni giorno, forse non possiede azioni, né mezzi di produzione, ma:

– E’ ricompensato con una parte dei profitti

– E’ remunerato con somme di denaro 5 o 10 volte maggiori che un semplice lavoratore

– Ha un ruolo amministrativo – direttivo e non esegue nel processo di produzione. Questa persona può lavorare molte ore al giorno, può anche lavorare più ore che il portiere della stessa impresa, ma il direttore non appartiene alla classe operaia, ma alla borghesia.

  1. Un professore universitario, che riceve un salario alto, ha un ruolo decisivo, come direttore nel piano di studi e il funzionamento del dipartimento o l’università in generale, ha aiutanti sotto i suoi ordini, ecc., appartiene alla classe media alta o anche alla borghesia. Mentre un professore di scuola primaria o secondaria, che riceve un salario, esegue il piano di studi deciso da altri, appartiene alla classe operaia.
  2. Un educatore che è proprietario della propria scuola privata e contratta altri maestri salariati, professori, portieri, ecc., anche sé – come capo – lavora più ore che tutti i suoi impiegati, anche sé il funzionamento della scuola privata ha una perdita economica e non un lucro, non appartiene alla classe operaia, ma alla borghesia.
  3. Un giocatore di alto livello, un generale dell’esercito, un cardinale, senza importare il numero di ore che possono lavorare per giorno, senza importare la forma in cui ricevono la loro remunerazione, appartengono alla borghesia e ai meccanismi dello Stato borghese. Sono uno strumento basilare dell’apparato borghese.

Il ruolo della classe operaia

La classe operaia ha alcuni attributi che la convertano nella classe di avanguardia per il progresso sociale, che gli danno il ruolo principale nel cammino verso la democrazia e il socialismo.

I più fondamentali di questi attributi sono:

  • Essa è connessa con la produzione su grande scala della ricchezza, e cresce sempre di più con la concentrazione e la centralizzazione che si realizza come un processo costante.
  • E’ la principale forza produttiva nella società capitalista, giacché produce tutti i prodotti fondamentali.
  • Si concentra nei grandi centri urbani, le grandi città, si concentra nei grandi centri industriali e nelle grandi fabbriche.
  • Costantemente sta migliorando – come classe – il suo livello di studi, le sue conoscenze tecniche, la sua esperienza e abilità.
  • E’ la classe che possiede la maggiore disciplina e disposizione combattiva, la stabilità e la coerenza militante.
  • E’ la classe che è meglio organizzata, ora che possiede i suoi sindacati e un’ampia esperienza storicamente accumulata della lotta di classe e del conflitto.
  • Come classe, può esprimere gli interessi economici e politici fondamentali di tutto il popolo lavoratore e unire intorno a sé i contadini poveri, i lavoratori autonomi, gli intellettuali progressisti, ecc.
  • E’ la classe che, con il rovesciamento del sistema capitalista, sarà liberata visto che “non ha nulla da perdere all’infuori delle loro catene”.

Queste caratteristiche evidenziano il ruolo di avanguardia della classe operaia nella lotta per il cambiamento sociale.

Nel mondo moderno, questi attributi si acutizzano e rendono la classe operaia ancora più importante, ora che ha un maggiore livello d’istruzione, conosce e fa uso della nuova tecnologia, conosce – attraverso l’internazionalizzazione – le notizie da tutti gli angoli del mondo. Questa internazionalizzazione facilita la conoscenza dei lavoratori, l’espansione dell’esperienza e l’espressione della solidarietà e l’internazionalismo. L’internazionalizzazione delle lotte di classe, dà maggiore forza alla classe operaia, e gli dà la possibilità di intervenire a livello economico, politico e ideologico.

Dall’altra parte, gli avvenimenti controrivoluzionari che hanno avuto luogo dal 1989 al 1991 nell’ex Unione Sovietica e altri paesi socialisti, permettono al Movimento Operaio Internazionale di studiare gli errori, debolezze, omissioni, che hanno portato al rovesciamento del sistema socialista, e apprendere dall’esperienza negativa.

La crisi profonda e prolungata del sistema capitalista, i problemi complessi e grandi generati da questa crisi, obbliga i lavoratori d’avanguardia a studiare tutti questi progressi e pertanto ottenere nuove conoscenze, nuove abilità.

Tutte queste sono le ragioni principali per cui la classe operaia oggi è al centro, il cuore del processo produttivo e possiede le leve della produzione.

Attraverso la comprensione del suo ruolo e della sua missione storica, la costruzione della sua unità e l’attrazione dei suoi alleati naturali, in un’ampia alleanza sociale, può cambiare lo sviluppo delle cose a tutti i livelli.

Come Karl Marx disse: “La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi”. Le lotte di classe hanno rovesciato il regime schiavista, poi il feudalismo e domani porterà il rovesciamento del regime capitalista.

Le tre forme fondamentali della lotta di classe

Le forme fondamentali con le quali appare la lotta di classe e si sviluppa sono la lotta economica, ideologica e politica.

La lotta economica è il primo passo per un lavoratore, per un sindacalista. E’ la scuola primaria, l’ABC della lotta di classe.

E’ la forma più semplice che è intesa da qualsiasi lavoratore, incluso dai lavoratori con il livello più basso di coscienza. Anche questo lavoratore sentirà la necessità di: esigere un salario migliore, migliori condizioni di lavoro, i diritti di reclamazione della sicurezza sociale, meno ore di lavoro, migliori contratti collettivi, migliore copertura durante i periodi di disoccupazione e licenziamenti.

Tutte queste richieste economiche spingono i lavoratori a costituire sindacati, partecipare alle iniziative dei sindacati che promuovono questo tipo di richieste economiche. Attraverso la partecipazione, apprendono sugli scioperi, sulle manifestazioni, sulle diverse forme di protesta sindacale. Si mettono in contatto con la ricca esperienza accumulata dal movimento operaio mondiale.

Attraverso la lotta economica, la classe operaia può migliorare la sua condizione economica sotto il capitalismo, anche se si deve tenere conto che i margini per questo miglioramento sono ogni volta più stretti nelle condizioni di una profonda crisi economica e di deterioramento crescente del sistema di sfruttamento.

Allo stesso tempo, la lotta per il miglioramento della situazione economica mette in movimento, attiva ampie masse popolari, educa e le prepara per le forme superiori della lotta di classe.

E’ di grande importanza evidenziare che la lotta economica ha sempre margini stretti, che non sempre conta su risultati permanenti e costanti, giacché i capitalisti possiedono molti metodi a loro disposizione per tornare a rubare i benefici economici che si sono visti obbligati a concedere ai loro lavoratori come risultato della lotta di classe. Prendono con una mano, quello che hanno dato con l’altra.

A causa del fatto che la lotta economica non tocca le cause profonde che generano e riproducono lo sfruttamento capitalista, non può liberare i lavoratori dalla barbarie capitalista.

Tutte queste difficoltà non devono condurre all’abbandono della lotta economica. La lotta per le richieste economiche è necessaria per le masse popolari di tutti i paesi del mondo e apre nuovi orizzonti per i sindacati e i suoi leader. Allo stesso tempo, tuttavia, deve esser enfatizzato che, affinché la lotta per migliori risultati e vittorie più importanti, sia utile per la classe operaia bisogna andare al di là dell’economicismo e superare i suoi limiti.

Un livello superiore a quello della lotta economica è quello della lotta ideologica.

La lotta di classe si realizza secondo gli interessi di ogni classe. La borghesia cerca di mantenere e modernizzare il sistema capitalista con il fine di guadagnare più e più profitti, mentre l’interesse della classe operaia e i suoi alleati è rendersi conto che il rovesciamento dello sfruttamento e la costruzione del socialismo sarà la sua unica vera liberazione.

Esistono interessi di classe oggettivamente, ossia che ognuno li comprenda o no. Il punto cruciale per il movimento sindacale di classe è che la classe operaia deve avere coscienza dei suoi interessi. L’apparizione di questa coscienza non è automatica, ma attraverso un processo complesso, multiforme e difficile. Attraverso un processo continuo di evoluzione.

Nei suoi primi passi, i lavoratori osservano ingiustizie e diseguaglianze che gli fanno sentire rabbia, indignazione e li spingono ad avere esplosioni di rabbia spontanei. Un esempio di tali esplosioni spontanee fu la distruzione delle macchine nel XVIII secolo, perché i lavoratori videro che l’uso delle macchine peggiorò le loro vite percependole come il loro nemico, non i capitalisti che erano i proprietari delle macchine, i proprietari dei mezzi di produzione, ma le macchine stesse.

Dall’altra parte, non è evidente per sé stesso che ogni lavoratore possa percepire automaticamente che è parte integrante di una sola, e uniforme classe, dove tutti i salariati condividono gli stessi interessi di classe. La frammentazione, la divisione, le tattiche distruttive della borghesia, il ruolo reazionario delle religioni e i pregiudizi ostacolano l’autocoscienza dei lavoratori.

Studiando la storia del movimento sindacale nei differenti paesi, troviamo che durante le sue tappe infantili, furono formati sindacati congiunti di lavoratori e imprenditori. Dopo di questo, troviamo associazioni comuni di mutua assistenza, e più tardi, e fino ad oggi abbiamo vari sindacati nello stesso luogo, per esempio, in un ospedale, sindacati differenti per medici, autisti, infermieri, ecc. Nella stessa città, nel settore della costruzione, per esempio, possono esistere differenti sindacati per i muratori, imbianchini, altre specialità, ecc. Attraverso questa frammentazione, in alcuni si crea una falsa illusione, quella che sono essi stessi in grado di ottenere migliori soluzioni rispetto agli altri e incluso – in alcuni casi – a spese degli altri.

Ci sono anche dei casi in cui alcuni lavoratori individuali credono che i suoi problemi sono generati dalla mala sorte o perché hanno un cattivo capo o per altri motivi totalmente personali.

Pertanto, affinché la classe operaia sia capace di interpretare correttamente gli avvenimenti, è necessario che si riesca a diffondere e assorbire ampiamente la teoria scientifica che gli mostra il cammino per la sua reale liberazione. Attraverso questa teoria scientifica, la classe operaia può convertirsi in una classe “per sé stessa” e comprendere la sua missione storica.

La teoria scientifica creata da Marx e Engels non è un indice di soluzioni già fatte per ogni situazione in particolare. Le norme generali, i principi generali che hanno applicazione generale devono arricchirsi con le caratteristiche specifiche. Ma si richiede una grande attenzione e cura, perché l’esperienza storica del movimento operaio mondiale ci insegna che nel nome delle peculiarità di questa o quella situazione, di questo o quel paese, e attraverso il suo ampliamento, le leggi generali sono state trascurate e si è aperta la strada a posizioni opportuniste e riformiste, con l’intento finale di convertire la teoria marxista da un’arma a uno strumento sicuro per la borghesia.

Questi rischi esistenti obbligano il movimento sindacale di classe, al fianco della lotta continua per l’acquisizione dell’arsenale ideologico necessario per tutta la classe e in primo luogo per la sua avanguardia, a proteggere la sua retroguardia dagli opportunisti e le loro teorie, agenti e sforzi sovversivi.

La lotta politica è la forma più elevata di lotta

La lotta economica e ideologica sono importanti e il loro ruolo non deve esser sottovalutato. Ma, le lotte economiche e ideologiche non sono un fine in sé stesse, ma sono subordinate a obiettivi politici più alti, la lotta politica della classe operaia. La lotta politica è quella che può liberare la classe operaia contro lo sfruttamento e così risolvere definitivamente anche i problemi dell’economia. La lotta politica è l’unica che può risolvere il problema del potere politico.

Per realizzare la sua lotta politica, la classe operaia utilizza – a seconda delle necessità e della situazione – diverse forme e metodi, come manifestazioni, scioperi politici, occupazioni, processi elettorali, la lotta parlamentare fino alla ribellione armata.

Agli effetti della lotta politica, la classe operaia necessita forme superiori di organizzazione e – in modo imperativo – deve avere un partito politico.

Il punto più alto della lotta di classe è la rivoluzione della classe operaia e i suoi alleati per conformare il potere operaio, il quale metterà fine allo sfruttamento capitalista e condurrà, attraverso lo Stato dei lavoratori, all’abolizione delle classi.

Il movimento sindacale internazionale    

Dopo la creazione dei primi sindacati in alcuni rami, paesi o regioni, l’internazionalizzazione dell’azione, il coordinamento e la solidarietà tra i lavoratori di differenti paesi ebbe inizio.

Il primo impegno di questo tipo fu la creazione dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori di Marx e Engels. Il secondo si realizzò nel 1919 con lo stabilimento della Federazione Sindacale Internazionale ad Amsterdam, e fu cosciuta come Internazionale di Amsterdam o Internazionale Gialla.

L’anno seguente fu celebrato a Mosca, il Primo Congresso Mondiale dei Sindacati Rivoluzionari, che decise la creazione dell’Internazionale Sindacale Rossa, una organizzazione che svolse un ruolo importante nel movimento anticoloniale, e che appoggiò i movimenti di liberazione nazionale nei paesi del 3° mondo.

L’Internazionale Sindacale Rossa fu dissolta nel 1943. Già aveva avuto inizio il dibattito circa lo stabilimento di una nuova organizzazione sindacale per i cinque continenti. La sconfitta del fascismo, il vento antifascista, l’ottimismo e la speranza che era apparsa con la sconfitta del Nazismo diedero un impulso a questo processo. Nell’Ottobre del 1945, a Parigi – Francia, un grande Congresso Mondiale venne celebrato, con la partecipazione di 346 delegati sindacali, di 56 paesi, rappresentando 67 milioni di lavoratori organizzati.

Il 3 ottobre, la creazione della Federazione Sindacale Mondiale fu decisa con la partecipazione di tutti i sindacati esistenti, di tutti i paesi.

Fino al 1949, la FSM era l’unica Organizzazione Sindacale Internazionale. Nel 1949 i sindacati di destra e reazionari, guidati dai sindacati degli Stati Uniti, Regno Unito, Paesi Bassi e altri si separarono dalla FSM e nel dicembre del 1949 stabilirono la Confederazione Internazionale delle Organizzazioni Sindacali Libere (CIOSL). Le due organizzazioni continuano ad esistere ai giorni nostri. La CIOSL nel 2006 ha cambiato il suo nome ed è stata chiamata Confederazione Sindacale Internazionale (CSI).

Tra le due organizzazioni sindacali internazionali, esistono grandi differenze ideologiche, politiche e sindacali. La FSM si basa sui principi della lotta di classe, l’internazionalismo proletario, antimperialismo e l’abolizione dello sfruttamento capitalista. Al contrario, la CSI ha adottato la posizione della collaborazione di classe, della modernizzazione e longevità del sistema capitalista, e di appoggio agli interventi imperialisti.

Queste due internazionali sindacali rappresentano 2 differenti linee, 2 differenti percezioni del ruolo della classe operaia, della missione della classe operaia e della prospettiva socialista della società.

Internazionalismo: un fonte di forza

Nei tempi passati, il livello della produzione sociale e le condizioni storiche generali rendevano più difficile lo sviluppo dell’internazionalismo.

Con la formazione graduale dell’Economia Mondiale quando le relazioni finanziarie iniziarono ad avere un carattere globale, la classe operaia si convertì nella prima cosciente classe internazionalista.

La Classe Operaia è l’autentica classe internazionalista, visto che:

  1. I lavoratori non hanno proprietà individuale che divide la gente, non hanno interessi che generano competizioni e rivalità con i lavoratori e i popoli degli altri paesi.
  2. I lavoratori e il popolo lavoratore in tutti i paesi hanno interessi comuni per l’abolizione dello sfruttamento e barbarie capitalista.

L’internazionalismo è apparso negli sforzi militanti dei lavoratori in molti paesi del mondo e si è espresso con varie forme. Ma, l’apparizione e la diffusione della filosofia Marxista di K. Marx e F. Engels cambiarono per sempre la coscienza dei lavoratori in tutto il mondo e furono cristallizzati nell’immortale motto “Proletari di tutti i paesi, Unitevi!”

Qui una lista degli elementi di base dell’internazionalismo Proletario, secondo quanto insegna il Marxismo:

  1. E’ l’ideologia che scientificamente dimostra gli interessi COMUNI dei lavoratori in tutti i paesi. Non hanno nulla da perdere, al contrario hanno molte cose che li uniscono.
  2. E’ la SOLIDARIETA’, il mutuo appoggio, la cooperazione fraterna con i suoi fratelli di classe.
  3. E’ la RECIPROCITA’, l’uguaglianza, il mutuo rispetto.
  4. E’ la base volontaria dell’internazionalismo, che richiede capire che l’internazionalismo risponde agli interessi fondamentali dei lavoratori del mondo.

L’Internazionalismo del movimento sindacale di classe non nega le particolarità, l’autonomia, il diritto dei sindacati nazionali a risolvere a proprio modo le proprie questioni, senza che questo indebolisca l’unità della classe operaia mondiale.

Dall’apparizione dei primi elementi di internazionalismo fino ai tempi moderni, l’internazionalismo ha compiuto grandi e importanti passi. Una di queste misure è la creazione della Federazione Sindacale Mondiale nel 1945, che celebra quest’anno i suoi 70 anni di vita e azione. La fondazione della Federazione Sindacale Mondiale ha aperto nuovi percorsi di internazionalismo e solidarietà tra i lavoratori di tutti i paesi e ha dato nuove possibilità per i sindacati nazionali per scambiare esperienze.

I 70 anni di Azione della FSM con il suo grande contributo alla lotta anticoloniale dei popoli, la lotta antimperialista, le lotte con orientamento di classe negli stati capitalisti sviluppati, la difesa multiforme dei movimenti di liberazione nazionale in tutti gli angoli del pianeta, la lotta per le libertà democratiche e sindacali, il conflitto pratico con regimi dittatoriali, autoritari e antidemocratici, ha aiutato gran parte dei lavoratori di tutti i paesi a rendersi conto del valore dell’internazionalismo.

La vita stessa ha aiutato la classe operaia a intendere che non può esser indifferente di fronte agli attacchi capitalisti contro i diritti dei lavoratori in qualsiasi paese o settore, che deve preoccuparsi quando gli imperialisti lanciano un’aggressione anche nell’angolo più lontano del mondo. In tutte le occasioni, la classe operaia internazionale deve solidarizzarsi e capire che la sua posizione di fronte all’imperialismo deve esser unificata. La sua posizione unificata è la sua tremenda forza, la sua arma invincibile.

I nemici della classe operaia internazionale, i teorici del modo di produzione capitalista, ma anche alcuni riformisti nel movimento sindacale, nel loro sforzo per attaccare l’unità dei lavoratori e servire in questo modo il capitale mondiale, o per giustificare le sue concessioni e compromessi, sviluppano teorie e propagandano che l’internazionalismo elimina la personalità e le caratteristiche nazionali di un movimento. Tutti questi nemici della classe operaia dicono che c’è una contraddizione per il popolo tra l’interesse internazionale e l’interesse nazionale, e propongono contro il nostro motto “Proletari di tutti i paesi, unitevi!” la frase del proprio motto: “Ognuno per sé e Dio per tutti”.

Queste teorie non solo sono sbagliate, ma anche pericolose e ascientifiche. Sono pericolose perché dividono l’unità della classe operaia, perché pongono barriere nell’unità del movimento operaio internazionale, perché lavorano per prolungare lo sfruttamento capitalista, Sono poco scientifiche perché chiudono gli occhi alla realtà, al fatto che le leggi dello sviluppo di una società sono le LEGGI GENERALI vigenti in tutti i continenti e in tutti i paesi.

Noi marxisti crediamo che le leggi generali non necessariamente significano uniformità, ma la multiformità e le peculiarità locali non possono interrompere l’unità nelle fondamenta, l’unità nella questione principale. Non deve debilitare il fronte principale, e non deve condurre a una battaglia sbagliata tra il livello nazionale e quello internazionale.

Il carattere internazionale del movimento sindacale

Ogni sindacato deve lottare per i diritti dei lavoratori nel suo paese. Prima e soprattutto nel proprio paese. Mentre aiuta le lotte a livello nazionale e mentre impulsa la prospettiva di classe nel suo paese, oggettivamente aiuterà al rafforzamento del movimento operaio internazionale.

Allo stesso tempo, si richiede attenzione e cura in modo che le masse non si ingannino pensando che le condizioni in un solo paese siano assolutamente uniche e che condizioni simili non esistano in altri paesi. Questo limiterà la sua azione e impedirà di approfittare dell’esperienza accumulata dal movimento sindacale internazionale.

L’utilizzo dell’esperienza internazionale collettiva, l’assimilazione creativa – e non meccanica – di questa esperienza è un elemento di progresso.

La tattica del Movimento Sindacale Internazionale si definisce per molti fattori che non si devono abbandonare. Alcuni di questi sono il luogo e il momento in cui si produce l’azione, l’altro il rapporto di forze. Se uno perde di vista queste condizioni particolari del luogo e momento in particolare, e fa solo una trasmissione meccanica della sua esperienza, sarà molto più probabile che quello che ha avuto uno sviluppo positivo in un caso avrà un’evoluzione negativa nell’altro caso.

In ogni caso, lo scambio di esperienze, l’utilizzo delle conclusioni positive e negative tra i movimento militanti, è necessario e si suppone che deve realizzarsi attraverso le relazioni bilaterali, ossia in forum sindacali e operai, o attraverso conferenze tematiche e Congressi internazionali, regionali o settoriali.

Il rafforzamento delle relazioni tra le organizzazioni e movimenti sindacali deve puntare al rafforzamento delle relazioni e l’amicizia tra i lavoratori e i popoli, per arricchire la coscienza dei dirigenti sindacali e rafforzarsi con i principi dell’internazionalismo proletario.

Il movimento sindacale può approfittare della nuova tecnologia, dell’uso di internet, della distribuzione rapida di notizie e informazioni, in modo che la sua azione possa esser più immediata e ampia.

Iniziative internazionaliste

Nel motto del 1847, “Proletari di tutti i paesi, unitevi!”, Marx e Engels cristallizzarono tutta l’essenza e il contenuto dell’internazionalismo e la solidarietà operaia. L’internazionalismo proletario è una necessità urgente per la classe operaia e contiene logica rivoluzionaria. Come fratelli, i lavoratori del mondo, devono appoggiarsi gli uni agli altri, cooperare e coordinare per promuovere il suo obiettivo comune: il rovesciamento del sistema capitalista.

Indipendentemente da nazionalità, razza, lingua, religione, l’espressione citata, con tutte le forme della solidarietà internazionale, è la base del movimento sindacale di classe. Tuttavia, un elemento dell’internazionalismo, non è solamente l’appoggio morale e pratico, ma anche i commenti, proposte, la critica tra compagni a movimenti e sindacati quando seguono tattiche e opzioni errate. Perché possa aiutare e non minare, questa critica deve esser espressa in maniera tale da non dare “armi” agli avversari, non violare l’autonomia di nessuno, e tenere in conto l’interesse generale del movimento popolare.

Nel corso del suo percorso, la FSM può dimostrare grandi elementi di internazionalismo e solidarietà. Dalle più semplici forme di appoggio alle forme più evolute della lotta di classe. Questa solidarietà è ampiamente conosciuta nei paesi e movimenti che vivevano sotto dittature, in altri movimenti che hanno organizzato lotte armate, e tra i combattenti e militanti che furono incarcerati nelle condizioni più dure della lotta di classe nei paesi capitalisti.

Oggi, nel periodo della globalizzazione capitalista e l’attività spietata delle multinazionali e i gruppi monopolisti, la cui principale caratteristica è l’attacco generalizzato contro la classe operaia internazionale, il coordinamento internazionale, la solidarietà internazionale e le conclusioni comuni sono sempre più necessari. Dall’altra parte, l’aggressività imperialista che organizza guerre come quelle contro la Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, contro il popolo di Siria, Libia, Mali, contro la Somalia e in altri luoghi, può esser affrontata solo con un ondata internazionale generalizzata di internazionalismo tra i popoli. Allo stesso tempo, il miglioramento delle caratteristiche internazionali della Federazione Sindacale Mondiale, è stata una risposta alla tattica della CSI, che ha cercato di presentare un profilo indipendente, mentre allo stesso tempo appoggiava l’essenza delle politiche imperialiste.

In queste condizioni, il ruolo della FSM è ogni giorno più importante. Hanno ragione quelli che dicono che il coordinamento internazionale, l’unità proletaria e il mutuo appoggio oggi sono una questione di vita o di morte per molti movimenti. Per questo, la Federazione Sindacale Mondiale nel suo nuovo corso dopo il 15° Congresso arricchendo il suo ruolo internazionalista, ha dato grande importanza e ha sviluppato un’azione specifica e multiforme. Con una serie di atti e lettere che sono state dirette a organizzazioni internazionali e l’organizzazione di conferenze internazionali contro l’attacco di Israele al Libano, la FSM ha organizzato simposi internazionali in solidarietà con il popolo di Cuba, Siria, Iran, Bielorussia, Palestina, Sudan, la Repubblica Popolare Democratica di Corea, una campagna mondiale di solidarietà con la grande lotta dei lavoratori dell’acciaio in Perù, un grande sciopero mondiale in tutti i porti del mondo contro il carico e scarico delle navi commerciali di Israele in solidarietà con il popolo palestinese, una conferenza mondiale della solidarietà con questa lotta, una Conferenza Internazionale di solidarietà con gli immigrati economici. La FSM appoggia con tutte le forme possibili i sindacalisti in Colombia, nelle Filippine, i semplici lavoratori in Kazakistan, negli USA, in Canada, nelle monarchie arabe del Golfo e in ogni parte del mondo. La FSM ha sviluppato una campagna internazionale per la libertà dei cinque eroi cubani prigionieri nelle carceri degli USA a Miami. La FSM ha organizzato proteste di fronte agli Uffici delle Nazioni Unite per l’eliminazione dei debiti dei paesi del Terzo Mondo, ha fatto comunicati, risoluzioni e memoranda alle ambasciate di molti paesi, esigendo la soddisfazione delle richieste lavorative. Queste e molte altre sono le azioni concrete della FSM. Queste non sono solo parole, frasi o documenti senza contenuto, qualcosa che fanno gli opportunisti, fingendo preoccupazione.

L’internazionalismo di fatto è uno e soltanto uno: è il lavoro pieno di abnegazione per lo sviluppo del movimento rivoluzionario e della lotta rivoluzionaria nel proprio paese, è l’appoggio (mediante la propaganda, la simpatia, l’aiuto materiale) a questa stessa lotta, a questa linea, e solo a questa, in tutti i paesi senza eccezione”.

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