Presentazione della relazione del Comitato Centrale del KKE nel 19° Congresso.

Presentazione della relazione del Comitato Centrale del KKE nel 19° Congresso.

L’11 aprile il Comitato Centrale ha aperto il 19° Congresso del Partito Comunista di Grecia.

Messaggi di saluto sono arrivati al 19° Congresso del KKE da parte di 97 partiti di tutto il mondo (inter.kke.gr/Documents/19congress/2013-greetings-19congress).
I lavori sono iniziati con la presentazione della relazione del Comitato Centrale da parte della Segretaria Generale del CC del KKE, Aleka Papariga.
Presentazione della relazione del Comitato Centrale del KKE nel 19° Congresso
11-14 aprile, 2013
Giungiamo a questo momento dopo un processo precongressuale di quattro mesi dove si sono tenute le assemblee delle organizzazioni di base del Partito (OBP) e conferenze locali, di prefetture e regioni.
Le assemblee si sono realizzate in due turni di discussione nel 98,5% delle OBP. La partecipazione dei membri del Partito è stata del 77,8%, gli assenti giustificati hanno rappresentato il 14,9% e gli assenti ingiustificati il 7,35%.
Per quanto riguarda le Tesi e il progetto del Programma del Partito ha votato a favore il 96,80% dei membri del Partito, contro l’1,65% e l’1,55% di astensioni.
Nel voto per il progetto di Statuto nelle OBP il 97,30% ha votato a favore, l’1,21% ha votato contro e l’1,49% si è astenuto.
I risultati della discussione in seno alla KNE sono i seguenti: 98,9% ha votato a favore, l’1,1% ha votato contro o in bianco.
Per ragioni esclusivamente finanziarie, questa volta non abbiamo invitato le delegazioni dei Partiti Comunisti e Operai ad assistere ai lavori del 19° Congresso. Abbiamo inviato le Tesi e, naturalmente, come sempre, siamo aperti a osservazioni, suggerimenti e daremo informazione sulle risoluzioni.
Abbiamo ricevuto decine di messaggi di saluto che saranno inseriti nella pubblicazione del materiale del Congresso.
Confermiamo che la nostra solidarietà internazionalista rimane alta, sentiamo che dobbiamo accresce il nostro impegno nonostante ci troviamo in Grecia ad affrontare ogni giorno grandi eventi e il peggioramento della situazione del popolo. Crediamo nell’internazionalismo proletario e nella necessità urgente dell’incontro di quanti più popoli possibile, contro i centri e le potenze imperialiste, contro il capitalismo. Quindi per noi l’unica via è l’impegno per il coordinamento e l’attività comune dei movimenti popolari nei paesi in cui i popoli soffrono a causa della crisi economica, la guerra imperialista, l’interventismo, l’occupazione militare, che soffrono povertà e fame, repressione, torture, persecuzioni, tutte le forme di ingiustizia e di abusi che genera e riproduce lo sfruttamento capitalista e l’antagonismo interimperialista.
Siamo coscienti che per fare un passo avanti significativo nell’attività comune dei popoli, dobbiamo affrontare i problemi di fondo, purtroppo duraturi. Tali questioni sono: la prosecuzione degli sforzi per la costruzione del Polo Comunista, utilizzando i progressi realizzati con la Rivista Comunista Internazionale; lo sforzo instancabile per salvaguardare le caratteristiche comuniste degli Incontri Internazionali contro i piani di espansione delle cosiddette forze di sinistra.
Il nodo più importante rispetto l’elaborazione del Programma del Partito Comunista, la questione strategica centrale, riguarda quale contraddizione risolverà la rivoluzione sociale, quale classe prenderà il potere. Questo tema fondamentale è stato risolto nel 15° Congresso che per questa ragione costituisce uno dei congressi più importanti nella storia contemporanea del Partito. Il 15° Congresso ha definito che nell’epoca della transizione dal capitalismo al socialismo, la lotta di classe si dirige verso la risoluzione della contraddizione fondamentale tra capitale e lavoro. Il cambiamento rivoluzionario in Grecia sarà socialista. Le forze motrici della rivoluzione saranno la classe operaia come forza dirigente, i semiproletari, i contadini poveri e i settori oppressi degli strati medi urbani.
Allo stesso tempo il 19° Congresso risponde alla domanda impellente di come si organizzerà la lotta per respingere le brutali misure classiste antipopolari, attuate da qualsiasi governo di gestione della crisi e degli interessi dei monopoli, che abbia al suo nucleo ND o SYRIZA, o il cosiddetto governo dell’arco anti-memorandum che va dalla destra popolare fino alla sinistra extra-parlamentare.
Dobbiamo opporci a ogni spirito di pragmatismo, di lassismo, d’improvvisazione, per far si che tutti puntino allo stesso obiettivo: raggruppare le forze antimonopoliste anticapitaliste sulla base di un’azione comune e con propri compiti specifici per settore e centro di lavoro.
Ogni organo, dal Comitato Centrale fino alle OBP, ogni quadro e membro, tutti dobbiamo sentirci come un cuneo di lotta e allo stesso tempo parte inseparabile del movimento operaio e popolare. Inoltre, dobbiamo acquisire la capacità di specializzazione e adattamento e di unificazione dei focolai e delle correnti di lotta alla loro radice. Bisogna formare una forte corrente nazionale unica che sia ben definita in ogni città, con particolare attenzione nei gruppi monopolistici, le fabbriche, i centri commerciali, gli ospedali, i centri sanitari, le centrali elettriche, le telecomunicazioni, i servizi di trasporto, tutti i settori tradizionali e moderni, i lavoratori della città, i contadini poveri, i villaggi e, naturalmente, i centri di studio, in cui si concentra la gioventù che soffre.
La questione dell’organizzazione dei disoccupati, dei lavoratori dipendenti e degli autonomi, dei piccoli commercianti e degli immigrati e rifugiati politici, è cruciale per l’aggregazione del movimento operaio e l’Alleanza Sociale. Non è perdonabile alcun ritardo.
Non dobbiamo permettere che i disoccupati e i poveri si convertano, in nome della carità, in persone passive che vivono di assistenzialismo, sostegno alimentare e sanitario, elargito peraltro dai responsabili principali di questa tragedia, da parte dei gruppi monopolistici. Non sottovalutiamo assolutamente che la fame richiede di sfamarsi ma la solidarietà che diamo noi deve portare a chi soffre il fatto di sentirsi appoggiato, per prendere parte alla lotta, per vivere sulla base del proprio lavoro, del proprio reddito, per non dipendere dalla compassione che ha acquisito un carattere di manipolazione e integrazione in cambio di un piatto di lenticchie.
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Abbiamo accumulato una preziosa esperienza sulle conseguenze della separazione tra strategia e tattica, con un impatto grave finanche drammatico nel movimento comunista e operaio. Questo si deduce dall’esperienza di un certo numero di paesi europei in cui si è costruito il socialismo. Dal fatto che, mentre la guerra mondiale formò condizioni di grande acutizzazione delle contraddizioni di classe all’interno di molti paesi, tuttavia, la lotta antifascista ha portato al rovesciamento del potere borghese solo nei paesi dell’Europa centrale e orientale, con l’appoggio determinante dell’Armata Rossa ai movimenti popolari. Negli Stati capitalisti che svolgono un ruolo di primo piano a livello mondiale, la borghesia è stata in grado rapidamente, con l’aiuto del riformismo e dell’opportunismo, di assestare un attacco prolungato fino ai giorni nostri. Pensiamo a come sarebbe la situazione se ci fosse un movimento operaio forte con orientamento di classe negli USA, Germania, Gran Bretagna, Francia, e in generale nell’Europa settentrionale e occidentale. Non possiamo ignorare il fatto che in questi paesi i Partiti Comunisti che avevano raggiunto posizioni di forza nel movimento, che si riflettevano nei parlamenti, si sono assimilati e sono mutati sempre nel quadro della percezione strategica dominante, la quale prevede che esista la possibilità di un programma politico antimonopolista-democratico di transizione sul terreno del dominio capitalista, il quale senza essere socialista possa difendere i bisogni operai e popolari e aprire il cammino per il socialismo.
Un problema di fondo della strategia è individuare il nesso fondamentale nella catena degli eventi e il groviglio di contraddizioni della società capitalista. La politica delle alleanze, le parole d’ordine, le forme di lotta sono gli elementi relativamente più flessibili della strategia, dato che si va a colpire l’anello della catena che risulta – in ogni fase – importante o fondamentale per i rapporti di forza, lo sviluppo dei rapporti di forza, il livello della lotta di classe e della coscienza politica della classe operaia e dei suoi alleati. In breve, i limiti della flessibilità sono determinati dall’obiettivo strategico.
Come collegare la catena?
Qual è il collante oggi, in condizioni non-rivoluzionarie, per l’aggregazione del movimento operaio, per la costruzione di una forte Alleanza Popolare? Forse la lotta contro il memorandum, il taglio e il prolungamento del debito, l’espansione dell’intervento dello Stato, l’uscita dalla crisi mediante il recupero della redditività capitalista con i capitalisti, quelli buoni, in testa, e non i pirati, come dice SYRIZA? Sta nella gestione keynesiana che propongono i riformisti e gli opportunisti? Sta nella cooperazione con un settore della borghesia? Certo che no.
L’uscita dalla crisi non costituisce di per sé un elemento aggregativo per il recupero del movimento e questo è dimostrato dal fatto che non solo i partiti di governo, ma anche i partiti dell’opposizione rifiutano di riconoscere la natura della crisi come crisi di sovrapproduzione , sovraccumulazione di capitale, come un fenomeno che proviene dal carattere del sistema capitalistico. Attribuiscono la crisi a una cattiva gestione delle entrate finanziarie dello Stato, al fatto che le spese del popolo greco sono state maggiori delle entrate e questo ha portato all’indebitamento pubblico e privato. Oppure che è dovuta unicamente all’evasione fiscale, ai privilegi dei partiti e dei politici, ai guadagni esorbitanti di alcuni imprenditori. O al fatto che in Grecia le ristrutturazioni previste dal Trattato di Maastricht sono state attuate in ritardo. Tutti i partiti parlano di ladri, corrotti e, anzi, SYRIZA, mentre considera che esiste la possibilità di governare, parla di “cleptocrazia”, di imprenditori cattivi e buoni, di un governo di corrotti, tutto per sbarazzarsi degli impegni che ha preso alle ultime elezioni, ossia, che avrebbe agito contro gli interessi dei grandi imprenditori.
La lotta contro le conseguenze della crisi, la protezione del popolo da un ulteriore crollo, l’uscita dalla crisi a favore del popolo possono costituire, a determinate condizioni, un collegamento per l’organizzazione del contrattacco operaio e popolare, un punto di partenza per il massiccio sostegno della lotta per il rovesciamento del potere dei monopoli, in combinazione con la lotta contro la guerra imperialista e qualsiasi forma di partecipazione della borghesia greca ad essa.
La politica delle alleanze del KKE si basa sulla necessità oggettiva di promuovere l’unità d’azione della classe operaia e la sua azione comune con i semiproletari, i lavoratori autonomi e commercianti poveri e i contadini poveri, prestando particolare attenzione alla necessità di attrarre i più giovani e le donne che, per vari e noti motivi affrontano difficoltà e ostacoli aggiuntivi rispetto alla loro stabile partecipazione e all’organizzazione e alla lotta.
Il KKE, in quanto settore organizzato e avanzato della classe operaia, non nasconde che il suo obiettivo strategico è il socialismo-comunismo, il rovesciamento del potere borghese e la conquista del potere politico da parte della classe operaia. Attraverso la sua proposta dell’Alleanza Popolare, esso compie i necessari compromessi, dato che non può si chiedere che l’Alleanza Sociale sia d’accordo con il suo programma.
La classe operaia ha un interesse oggettivo ad abolire tutte le forme di proprietà sui mezzi di produzione, grandi e concentrati, medi e piccoli, perché da ciò deriva lo sfruttamento dei lavoratori, l’alienazione del lavoratore dalla ricchezza che produce. I lavoratori autonomi, a causa della loro posizione intermedia, hanno interesse nella lotta contro i monopoli, ma gli è difficile porsi contro lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo.
Il compromesso che propone il KKE non punta ad abolire le differenze tra loro. Nelle file dell’Alleanza Popolare ci si adopererà per mantenere sempre più l’azione comune, ci saranno riallineamenti; la stessa Alleanza si ristrutturerà senza perdere il suo carattere, a seconda dell’evoluzione della correlazione di forze, dei progressi della lotta di classe.
Chi ci accusa di rimandare tutto al socialismo e di ritirarci dalla lotta per i gravi problemi dei lavoratori, fa finta di non vedere, di non capire che il KKE e coloro che cooperano con il KKE si sono caricati sulle spalle il peso maggiore delle mobilitazioni e delle lotte, che abbiamo intrapreso iniziative dirette a sviluppare i fronti di lotta sui problemi concreti e immediati: dalle pesanti tasse e pedaggi stradali, alle mobilitazioni e scioperi per i contratti collettivi, contro le misure dei Memorandum, per la sicurezza sociale e la salute, i problemi dei contadini, le grandi necessità dei lavoratori autonomi, i giovani, le donne.
Stiamo parlando del duro lavoro dentro e fuori le fabbriche, sulle rampe delle navi, nelle strade nazionali, nei quartieri poveri, nelle scuole, negli istituti tecnici e università, nelle zone rurali.
Per quanto riguarda la questione della linea delle alleanze del 15° e 19° Congresso, essa è la stessa alleanza delle forze sociali il cui interesse è l’abolizione del potere dei monopoli. Infatti, in condizioni di crisi, maggiori settori degli strati medi si avvicinano alla classe operaia, passano alla categoria degli strati medi poveri, aumentano i semiproletari. Rispetto al periodo del 15° Congresso, è aumentato il ruolo dei lavoratori immigrati e dei rifugiati politici, nonostante che una parte di loro lasci la Grecia in particolare a causa della disoccupazione.
Nel 15° Congresso si sottolineava che la costruzione delle alleanze parte dal basso verso l’alto, che l’arena fondamentale è quella sociale, mentre veniva acclarato che la contraddizione con l’imperialismo e i monopoli era radicalmente anticapitalista. Si menzionava che nel caso in cui la lotta di classe culmini a livelli straordinari e i partiti borghesi si indeboliscano, potrebbe presentarsi la possibilità della formazione di un governo con settori delle forze antimonopoliste e antimperialiste attraverso le elezioni. Si riferiva chiaramente non a un’aspirazione del KKE o a un obiettivo politico, ma a una possibilità che l’improvviso cambiamento dei rapporti di forza potesse esprimersi momentaneamente in questo modo e inoltre si sottolineava che ciò non poteva durare a lungo, che o sarebbe apertamente esplosa una situazione rivoluzionaria oppure ci si sarebbe avviati verso una battuta d’arresto.
Si parlava di un governo di forze antimonopoliste e antimperialiste, non di un governo del Fronte Democratico Antimperialista Antimonopolista, non si menzionava né la partecipazione del KKE, né il coinvolgimento del KKE in questo governo. Lo studio della rivoluzione socialista del XX secolo, la maturazione del Partito, il 18° Congresso hanno segnalato la necessità di chiarire nel Programma la posizione del KKE riguardo la questione delle alleanze, il rapporto tra il Partito e l’Alleanza Popolare, la posizione del Partito contro un governo sul terreno del capitalismo, la trasformazione dell’Alleanza in situazione rivoluzionaria. Naturalmente, non è possibile predeterminare i “momenti”, attraverso i quali si esprimono i rapporti di forza nella fase in cui matura la situazione rivoluzionaria, lo scontro per la transizione al socialismo. Questi “momenti”, in seguito, possono essere valutati per quanto riguarda la loro forma, contenuto e così via.
L’Alleanza Popolare è sociale in quanto le forze sociali devono unirsi nella lotta, che ha caratteristiche di movimento su una linea di contrattacco, rottura e rovesciamento. Ha una proposta di governo-potere chiaramente distinta dal governo borghese o dal governo di gestione borghese, vale a dire dal potere politico dei monopoli, in quanto dirige la sua attività verso il cambiamento della classe e delle forze sociali che sono al potere.
Oggi in Grecia vanno formandosi i germi di questa alleanza, nelle forma di PAME-PASEVE-PASY-OGE-MAS [rispettivamente: Fronte militante di tutti i lavoratori; Movimento dei lavoratori autonomi e dei piccoli commercianti contro i monopoli; Movimento dei contadini; Federazione delle donne greche; Fronte militante studentesco], un movimento organizzato nei luoghi di lavoro e nei quartieri dove vivono gli operai e i settori popolari. Naturalmente, la forma che assume questa alleanza e il suo ambito riflettono una correlazione di forze concreta in un momento specifico, non è statica. L’Alleanza Popolare sarà rafforzata attraverso la modificazione dei rapporti di forza a livello delle organizzazioni del movimento, dal basso verso l’alto. Lo sviluppo le darà nuove forme, specialmente dal basso verso l’alto; nuovi riallineamenti, che oggi non si possono predeterminare, emergeranno al suo interno e sotto l’impatto del cambiamento generale dei rapporti di forza,
La questione non è se il movimento promuoverà rivendicazioni immediate, questo problema è stato risolto, ma se la linea politica risponde ai pressanti e crescenti problemi del popolo. Con i monopoli o contro il loro dominio? Con il potere dei monopoli o con il potere del popolo lavoratore?
Il carattere dell’Alleanza Popolare come alleanza sociale la cui prospettiva politica è il potere operario-popolare, non si può conciliare con la partecipazione di partiti, incluso, naturalmente, il KKE.
Nella misura in cui, attraverso lo sviluppo della lotta di classe si formano anche forze politiche di carattere piccolo-borghese che adottano nel loro programma una direzione di lotta che porta al potere popolare, allora il KKE coopererà con esse, mentre che in realtà ci sarà uno scontro con queste forze riguardo il carattere e la prospettive dell’Alleanza Popolare. L’attività comune del KKE con tali forze politiche sarà espressa nelle file e negli organi di lotta dell’Alleanza Popolare, che avrà come base i centri di lavoro e i quartieri popolari, con il sindacato, l’Assemblea Generale, i comitati di lotta, come forme di organizzazione.
Con queste forze non costruiremo una formazione politica unificata, né una formazione elettorale unitaria né un gruppo parlamentare, proprio perché non è possibile avere un programma di potere unico e una visione unica per la sua conquista. Altrimenti, si perderebbe l’indipendenza e la ragione di esistere del KKE.
Il sistema capitalista in Grecia e in altri paesi, non crollerà da solo, a causa delle sue contraddizioni. La grande intensificazione delle contraddizioni sociali porterà a condizioni di situazione rivoluzionaria, a condizioni di inasprimento della lotta di classe, mentre attraverso le lotte quotidiane sarà maturato e emerso un movimento operaio poderoso in alleanza con i settori popolari che soffrono. Nelle condizioni di situazione rivoluzionaria, con la scelta appropriata delle parole d’ordine e di tutte le forme di lotta, ciò che sarà giudicata è la volontà e la decisione del popolo di rompere e abolire le catene dello sfruttamento classista, dell’oppressione, dell’implicazione nella guerra imperialista.
Le ricette per la gestione della crisi
E’ un dato di fatto che la borghesia del nostro paese, come la borghesia europea e mondiale, non è allineata sulla ricetta da utilizzare per affrontare la crisi economica capitalista. Attorno a queste ricette e loro varianti si manifesta l’intrico delle contraddizioni interimperialiste, con assi e contro-assi che cambiano abbastanza frequentemente, mentre si è capito che nel sistema capitalista, in particolare nel mondo capitalista più vecchio in Europa, non è possibile utilizzare allo stesso modo i mezzi d’uscita, né di gestione della povertà e della disoccupazione con benefici parziali e concessioni analoghe.
Sullo stesso terreno e con lo stesso obiettivo classista, si confrontano le ricette del modello di gestione keynesiano e liberale che si sono alternate nel XX secolo e che non hanno impedito i cicli delle crisi economiche. Hanno portato due guerre mondiali e decine di guerre locali per la redistribuzione dei mercati e produrre cambiamenti nelle posizioni di vertice della piramide imperialista.
Nella storia dei partiti borghesi, sia di ideologia liberale che di quella ben nota socialdemocratica, vi è mobilità. Il nazionalsocialismo-fascismo e la socialdemocrazia contemporanea, che dal punto di vista organizzativo costituisce una corrente opportunista che proviene dal movimento comunista, appartengono all’ideologia borghese e al sistema politico borghese.
I primi anni dopo la caduta della dittatura vi erano due poli, ND e PASOK, che oggi sono diventati ND e SYRIZA, mentre nelle ultime elezioni (a parte lo smantellamento della socialdemocrazia) si sono prodotte scissioni sia di ND e che di SYRIZA. Inoltre, è apparso con forza e influenza elettorale la nazionalsocialista-fascista Alba Dorata.
I cambiamenti nella disposizione delle forze politiche che supportano in uno o nell’altro modo il sistema capitalista (e di conseguenza la sua sovrastruttura politica, la composizione del Parlamento e la formazione del governo) esprimono i bisogni generali e specifici dello sviluppo capitalistico in questa fase concreta. In ogni caso, sia ND che PASOK hanno seguito nel nostro paese una politica liberale e keynesiana.
La riforma del sistema politico ha avuto luogo negli Stati dell’Unione Europea prima dello scoppio della crisi attuale. Il miglior esempio di questo è il paese nostro vicino, l’Italia. Prima della crisi, in molti Stati capitalisti europei è stata testata un’alternanza della gestione, provate di ricette di centrodestra e centrosinistra con la partecipazione di partiti comunisti e di partiti opportunisti, o rinnovatori come si autoproclamano, sorti da scissioni dei partiti comunisti. Abbiamo visto governi, anche di durata relativamente breve, con la partecipazione di partiti di estrema destra, come in Austria, Paesi Bassi, Norvegia, ecc. Abbiamo visto l’alternarsi di partiti con diverse ricette di gestione borghesi in paesi dell’America Latina. Inoltre, traiamo esperienza dalla partecipazione di AKEL al governo.
Alcuni falsi amici ci criticano oggi perché non promuoviamo la cooperazione con partiti politici o con alcuni settori di essi, al fine di impedire la caduta del tenore di vita del popolo. Cioè, ci propongono di ignorare il rapporto tra la politica e l’economia.
Ci dicono che dobbiamo dimenticare che nell’economia e nella sovrastruttura predominano in tutto i monopoli e che si rafforzano attraverso la centralizzazione, che l’inclusione della Grecia nell’Unione Europea impone in realtà maggiori compromessi e dipendenze, nuove limitazioni e concessioni di diritti e autorità.
Ci dicono che dovremmo ignorare che i rapporti capitalistici si sono espansi alla produzione agricola, all’istruzione, salute, cultura, sport, mezzi di comunicazione. Che si è prodotta una maggiore concentrazione nella manifattura, nel commercio, nell’edilizia, nel turismo. Che attraverso l’abolizione del monopolio statale nelle telecomunicazioni e in settori monopolizzati dell’energia e dei trasporti si sono sviluppate imprese e si svilupperanno soprattutto quelle di capitale privato.
Ci dicono di dimenticare che per quanti cambiamenti di governo si sono realizzati per riattivare il sistema politico, il protagonista rimane sempre il monopolio.
Il governo tripartito ha tracciato una linea in relazione alla Zona Economica Esclusiva e la piattaforma marina, con il fine di base di liberare le mani ai gruppi monopolistici che si incaricheranno dell’esplorazione fino allo sfruttamento degli idrocarburi, mettendo in secondo piano e ignorando i diritti di sovranità nel Mar Egeo e in qualsiasi altro sito riguarderà in futuro. Il groviglio è così confuso per quanto riguarda la zona sia dell’Egeo che del Mar Ionio a il nord di Creta, a causa delle contraddizioni inter-imperialiste e la linea politica del governo, che bisogna seguire con più attenzione gli sviluppi ed essere vigile.
SYRIZA, dopo aver tolto forze al PASOK, interi settori del loro apparato, dopo aver aggiunto alla sua forza elettorale una parte di voti comunisti, rapidamente ha abbandonato le promesse e gli slogan radicali, che l’hanno resa popolare tra le masse della sinistra radicale.
Oggi, la Grecia ha un grande potenziale produttivo non utilizzato che può essere liberato solamente attraverso la socializzazione dei mezzi di produzione con il potere operaio e popolare, e la pianificazione centrale scientifica della produzione.
La questione che abbiamo sollevato è che esistono le condizioni per soddisfare le necessità popolari contemporanee, non semplicemente i bisogni popolari in generale, per eliminare la disoccupazione, ridurre l’orario di lavoro, aumentare il tempo libero, per garantire un futuro sicuro ai figli dei lavoratori, per migliorare in modo costante e sostanziale il livello di vita del popolo, in modo che lo sviluppo non debba pregiudicare l’ambiente, che la salute si basi sulla prevenzione, su una rete ampia di sanità pubblica e di altre questioni che solleviamo nella Tesi. Le famiglie e soprattutto le donne devono liberarsi di una parte dei compiti domestici in modo da avere più tempo libero per le attività culturali e sociali e per la loro partecipazione al controllo operaio.
La Grecia possiede notevoli risorse energetiche nazionali, importanti risorse minerarie, produzione industriale, artigianale e agricola, in grado di soddisfare la maggior parte delle necessità del popolo, come l’alimentazione e l’approvvigionamento energetico, i trasporti, la costruzione di opere di infrastruttura pubblica e abitazioni popolari. La produzione agricola è in grado di supportare i vari settori dell’industria.
La posizione che sia necessario un nuovo taglio, sostenuta da SYRIZA e da altri partiti, che adottano la posizione del FMI, è altra cosa rispetto a quella del KKE. Il KKE reclama la cancellazione unilaterale di tutto il e non una sua riduzione, con nuove misure, nuovi memorandum, con privatizzazioni di settori di importanza strategica, dei beni immobili migliori, ecc., come contropartita.
Una cosa è il ritiro dalla zona euro proposta da alcuni, o l’opinione che l’euro non è un feticcio e altra cosa è la posizione del KKE di disimpegno dall’Unione Europea.
La posizione del KKE, che è contro ogni partecipazione alle unioni imperialiste, ciò che è garantito con il potere operaio, è una cosa. Diverso è invece il ritiro dall’Unione Europea al fine di migliorare la partecipazione ad altri centri come ad esempio USA-Gran Bretagna, Cina, Russia, Brasile.
La proposta del KKE che si rivolge al popolo che non ha nulla a che fare con il cambio della moneta, né con la connessione della dracma con il dollaro, la sterlina, lo yen o qualsiasi altra valuta. Noi non scegliamo tra l’incudine e il martello.
E’ possibile che un partito scelga di ritirarsi dalla zona euro quando stima che settori significativi della borghesia possano trarre beneficio dalla moneta nazionale e da una svalutazione.
La proposta del KKE per un governo del potere operaio e popolare è differente dalla proposta di SYRIZA di un governo di sinistra o la cui spina dorsale è la sinistra. Nel primo caso parliamo di un cambiamento radicale del potere politico e nel secondo di un cambio di governo che seguirà la stessa linea del precedente, dal momento che a dirigere le decisioni e le opzioni per la ripresa saranno i monopoli, il capitale.
Naturalmente la Grecia occupa una posizione inferiore nelle alleanze imperialiste stabilite alle quali partecipa (Unione Europea, NATO, FMI, ecc.). Tuttavia, questa posizione deriva dalla sua forza economico-politica e militare come Stato capitalista. Da esso derivano i rapporti ineguali che predominano tra gli Stati capitalisti alleati. Si tratta di rapporti antagonistici finanche all’odio tra quelli che, tuttavia, non negano i loro interessi strategici comuni.
La questione se un governo parlamentare sia in grado di spianare il cammino per la situazione rivoluzionaria è infondata e utopica in base all’esperienza del XX secolo e dell’inizio del XXI secolo.
L’autocompiacimento è costato un caro prezzo
Dobbiamo prendere in seria considerazione la valutazione delle Tesi secondo cui non abbiamo evitato, a cominciare dal Comitato Centrale uscente fino alla base del Partito, uno spirito di compiacimento per avere una linea politica corretta. Questo non è sufficiente, anche se è una condizione essenziale per un partito comunista. In conseguenza di ciò non abbiamo preso in tempo tutte le misure necessarie per conquistare la relativa capacità nel promuovere la nostra strategia in pratica riguardo il fronte principale che è la classe operaia e la costruzione del partito, l’assistenza alla KNE, lo sviluppo dei legami con i giovani.
In una particolare fase (la cui durata non può essere predeterminata) la correlazione di forze è determinata indipendentemente dalla volontà del Partito in quanto è un prodotto dell’attività delle classi e dei partiti. Questo non significa che si mantiene intatta e inalterabile. In determinate condizioni può cambiare positivamente, così come peggiorare dato che la realtà capitalista in sé non è statica.
In questo punto interviene il fattore soggettivo. L’attività del Partito e della classe operaia deve avere una direzione che faciliti, contribuisca al cambiamento dei rapporti di forza, in base alle possibilità esistenti. Naturalmente, il risultato del cambiamento è determinato anche dalla correlazione di forze nel suo insieme.
Il Comitato Centrale è responsabile del ritardo nella riorganizzazione delle forze del Partito nella classe operaia dal 16° Congresso in avanti. Inoltre, è responsabile anche in quanto avrebbe dovuto costituire un piano per promuovere un dispiegamento delle forze più sistematico e soprattutto con una guida politica più efficace, un piano che avrebbe dovuto giungere fino al livello delle organizzazioni di base del partito, in combinazione con la loro attività in modo che tutte le forze fossero puntate verso lo stesso obiettivo, in appoggio alle necessarie iniziative centrali e in modo che l’esperienza dal basso arricchisse la guida politica centrale rendendola più precisa ed efficace. Allo stesso tempo, il lavoro con le donne non è stato sistematico, non è stato strettamente legato a questo compito. La costruzione dell’Alleanza Sociale Popolare nei vari settori e nei quartieri, non è stata incorporata come modello di lavoro.
Senza rafforzare la nostra attività nella classe operaia e nel suo movimento, senza l’attività tra i lavoratori autonomi che inoltre esercitano influenza sugli orientamenti della classe operaia, non è possibile la crescita e la politicizzazione del movimento, anche nei luoghi di residenza.
In condizioni di una situazione rivoluzionaria aumenta notevolmente la lotta di classe, entrano nella lotta forze decise a prendere il loro futuro nelle proprie mani, grandi masse operaie e popolari oppresse determinate a entrare in conflitto. Si crea l’opportunità perché capiscano meglio che il loro interesse sta nella socializzazione e nella cooperativa agricola. Questo vale anche per le forze che non sono passate attraverso la prova di una lotta prolungata. Tuttavia, il nucleo rivoluzionario cosciente dei ribelli deve essere forte e sperimentato, avere una solida base tra i lavoratori organizzati nel settore industriale, nei centri commerciali e del trasporto, nei centri di telecomunicazioni e dell’energia per ottenere la mobilitazione del popolo, inattivare i meccanismi del potere borghese e neutralizzarli.
Quando il movimento operaio e i settori popolari poveri hanno sentimenti che mostrano di poter andare oltre l’esercitare pressione su un governo, e ancora di più quando iniziano a rendersi conto, in un modo o nell’altro, della necessità di un cambiamento più sostanziale, allora è sicuro che si attiveranno le forze in modo organizzato e pianificato per cercare di mantenere il movimento nel quadro del sistema, deviarlo o utilizzarlo per i propri interessi settoriali ristretti.
Ci sono esempi molto recenti di paesi in cui, quando le persone hanno iniziato a mobilitarsi, si sono poste alla testa forze col fine di fermarle e contrastarle, forze che volevano diventare “califfo al posto del califfo”. Degli esempi sono la “primavera” egiziana e tunisina, che hanno portato gli opportunisti e i riformisti a provare ammirazione tale da affermare che la Grecia del “memorandum” ha bisogno di una piazza Tahrir. Abbiamo molti esempi di Stati membri dell’UE dove appaiono partiti e politici – stelle fugaci – suppostamente a carattere anti-sistema – che intrappolano i settori operai e popolari nella logica dell’alternanza dei governi, al di là della lotta di classe, dell’Alleanza Sociale, della prospettiva del socialismo-comunismo.
Tali movimenti esistevano anche negli anni 1960 e 1970. Furono chiamati nuovi movimenti sociali e si supponeva portassero il cambiamento desiderato relegando nell’archivio della storia la lotta di classe e la lotta per la soluzione della questione del potere. Si tratta di movimenti che si identificarono con l’alternanza di partiti liberali e socialdemocratici al governo, di centro-destra e centro-sinistra, movimenti che furono guidati da leader stravaganti che affascinavano le masse.
I cosiddetti partiti alternativi del governo borghese, i presunti movimenti alternativi alla lotta di classe si creano o si rafforzano dopo la loro comparsa in quanto vi è una base, e questa è l’aristocrazia operaia, una parte dei funzionari pubblici e degli stradi medi che agiscono come alleati e periferia dei monopoli. Questi movimenti convincono perché disorientano col parlare di rottura senza una linea di rottura, di rovesciamento senza rovesciamento, della rivoluzione senza rivoluzione, e inoltre godono del favore di settori della borghesia così come di cellule e meccanismi del sistema, inclusi i collegamenti internazionali.
Inoltre, traiamo grande esperienza dalla partecipazione di AKEL al governo, così come dalla posizione dei partiti che vi cooperano, in condizioni di adesione all’UE, mentre la questione cipriota resta irrisolta, non solo a causa dell’intransigenza della Turchia che insiste nell’occupazione, ma anche a causa degli interessi degli imperialisti e dei loro speciali antagonismi in una regione di grande importanza per gli idrocarburi e le rotte di trasporto.
Non abbiamo acquisito come partito la capacità necessaria per lavorare tra le masse, che siano operai o che provengano dai settori popolari e piccolo-borghesi con un livello di organizzazione e esperienza molto basso.
Questa valutazione non ha nulla a che fare con l’accusa calunniosa che il KKE partecipi attivamente solo alle attività del movimento da esso dirette e controllate. E’ una falsità. Il fatto che dovremmo essere in ogni luogo in cui scoppiano lotte, dove si mobilitano le masse popolari, il fatto che il criterio non deve essere se sono d’accordo con noi o se adottano tutte le richieste che proponiamo, questo non significa che si debba esercitare la critica o anche il rifiuto di partecipare alle attività che si organizzano nella complessità dei vari gruppi e forze al fine di ottenere il consenso del popolo, anche con slogan del tipo “bruciare il parlamento” o “fuori i ladri, tutti al plotone d’esecuzione”. Lo stesso vale per i quadri di partito che appaiono sotto l’etichetta dell’indipendente e autonomo, mentre promuovono la posizione del “fuori i partiti e le organizzazioni di massa”.
Dobbiamo tenere in conto molto seriamente, che il Partito e la KNE in particolare, si rivolgono soprattutto ai giovani di età compresa tra 15-25 anni nei centri di lavoro, nei vari settori, ai giovani disoccupati, licenziati o per la prima volta alla ricerca del lavoro che non trovano, a centinaia di migliaia di giovani nelle scuole, nelle università e nelle scuole di formazione. Non dobbiamo dimenticare ma tenere presente in ogni passaggio, in ogni momento che la classe operaia ha dei figli, così l’attività tra i più giovani ha a che fare con tutti i luoghi di lavoro, e non importa se lì il numero dei giovani lavoratori è piccolo. In diversi casi, i giovani hanno due “caratteristiche”, cioè studiano e lavorano allo stesso momento, sia nel quadro del loro apprendistato o che in quello della ricerca di reddito dal momento che appartengono a famiglie povere. Ad esempio, sono aumentati i lavoratori nei programmi comunali di cinque mesi. Questi programmi vengono presentati come settori della “economia sociale” che si amplieranno, in modo da assorbire, nei prossimi anni, laureati e diplomati degli istituti tecnici, come estensione della cosiddetta istituzione dell’ “apprendistato” e dell’ “esperienza lavorativa”.
Si noti che l’attività nelle scuole, negli istituti di formazione professionale, in tutta la rete dei centri formativi, fondati da imprenditori e liberi professionisti, ha più particolarità dato che forniscono manodopera a basso costo e più facile da manipolare, con meno diritti economici e istituzionali. Inoltre è possibile osservare una particolarità simile nell’attività di università e istituti tecnici.
Sorge un tipo di contraddizione, in pratica, sui criteri utilizzati per avvicinarci a loro, se predomina l’elemento dell’occupazione o del processo educativo. E’ evidente che si deve tener conto di entrambi gli elementi con un’analisi unificata, concentrandosi in particolare sulla formazione in loro di un orientamento di classe, sul coordinamento con i sindacati dei lavoratori, in ogni settore, ecc.
Lo Stato borghese e il suo personale politico, in particolare l’apparato ideologico statale dell’istruzione, i meccanismi multi-tentacolari statali e aziendali dell’educazione, propaganda, cultura e sport, organizzano il loro intervento ideologico e politico nelle fasce di età più giovani, dalla scuola materna, primaria e secondaria, vale a dire nei gruppi d’età che non hanno acquisito esperienza di attività militante collettiva. Questi gruppi non possono acquisire il pensiero critico e l’attività collettiva, data l’assimilazione ideologica e politica che passa attraverso i programmi scolastici e nello stesso modo in cui si realizza il relativo conflitto nel movimento degli insegnanti e della gioventù. Naturalmente, i genitori e gli insegnanti dovrebbero essere in prima linea nella lotta contro il reclutamento dei bambini che organizza Alba Dorata al fine di educare i più giovani – e per questo molto sensibili – alle visioni e pratiche naziste, nella persecuzione delle idee comuniste e degli stessi comunisti.
Il corso degli eventi – Il Partito che deve adattarsi a qualsiasi situazione
L’anti-comunismo è la prima fase del nuovo attacco globale contro il popolo.
Gli sviluppi lasciano presagire che la violenza e la repressione statale, la restrizione delle libertà politiche e sindacali riconosciute dalla legge, segneranno una revisione costituzionale reazionaria che incorporerà le leggi e le restrizioni dell’Unione Europea. La borghesia e i suoi partiti non sono soddisfatti neppure con la democrazia borghese che essi stessi hanno stabilito, né con la limitata legittimità borghese. L’opzione di spaccare il movimento operaio, di impedire la radicalizzazione dei settori popolari poveri è inestricabilmente legata con la restrizione dell’attività del KKE e la dichiarazione dell’anticomunismo, della teoria nota dei due estremismi, come ideologia ufficiale dello Stato.
Nel caso di una partecipazione attiva più diretta nella guerra imperialista, le prime misure a svilupparsi avranno a che fare con il movimento e il Partito. Quindi, il nostro dovere è che il Partito raggiunga una piena preparazione, con l’obiettivo principale di sviluppare i legami più essenziali con la maggiore parte possibile della classe operaia, di affrontare le debolezze di orientamento o prendere misure pratiche per rafforzare l’Alleanza Popolare, per far si che la direzione anticapitalistica e antimonopolista di lotta che protegga il popolo contro ogni forma di attacco si converta per il popolo stesso in convincimento.
Stando ai dati attuali non è facile prevedere se sia svanita la possibilità di una bancarotta incontrollata dello Stato insieme con l’uscita della zona euro o di una sua divisione a causa dell’uscita di una potenza più forte come è l’Italia. Tali previsioni e paure esistono tra i funzionari regionali e mondiali dell’imperialismo, in particolare di quelli impegnati nella valutazione degli sviluppi economici. Non è un caso che il governo, in particolare il Primo ministro, parli della possibilità di un incidente.
E’ possibile mantenere la zona euro così come è oggi, ma riconoscendo e stabilendo differenti zone. Inoltre, è anche possibile optare per una nuova svalutazione interna con un nuovo “taglio”, richiesta condivisa anche da SYRIZA e sostenendo la posizione del FMI, che da molto tempo la considerava una pecora nera in relazione all’Unione Europea.
E’ indiscutibile che, nonostante i diversi scenari che tuttavia non si sono ancora concretizzati, si intensificherà il processo di centralizzazione del capitale accumulato nelle mani di un ristretto numero di grandi gruppi monopolistici.
Abbiamo concentrato la nostra attenzione sugli sviluppi a Cipro ed è necessario monitorare da vicino i possibili impatti in Grecia. La svalutazione dei capitali accumulati delle banche cipriote è un punto di partenza per la promozione di molteplici obiettivi e porta alla trasformazione di Cipro in un anello debole all’interno della zona euro.
Siamo preoccupati per la situazione generale nel Mediterraneo orientale, perché si fa ancora più complessa e avrà un impatto negativo sulla questione cipriota, come problema di invasione e occupazione, tenendo conto dell’avvicinamento di Turchia e Israele, le aspirazioni dell’Egitto per la revisione dell’accordo con Cipro riguardo la delimitazione della ZEE [Zona di esclusione economica] sullo sfondo delle aspirazioni turche.
I recenti avvenimenti con gli sforzi codardi e ambigui del governo – in termini di obiettivi – di affrontare la questione della ZEE, ha portato più chiaramente alla ribalta la guerra furiosa che imperversa fra le potenze imperialiste, vecchie e nuove, che aumenta ulteriormente il pericolo di partecipazione del paese alla guerra imperialista dal lato di una o dell’altra alleanza imperialista.
Le contraddizioni con Turchia e Albania, come con l’Egitto, si esprimeranno di maniera ancor più intensa nel territorio greco e più oltre in generale, così che tutto è possibile, inclusa la guerra. Il KKE ritiene che la classe operaia del paese ed i suoi alleati nella lotta antimonopolista devono prepararsi ideologicamente e politicamente in primo luogo su quella che deve essere la linea di confronto di tale sviluppo. In questa direzione, il KKE deve enfatizzare non solo l’aspetto della preparazione ideologico-politica in generale, ma la ricomposizione del movimento operaio, il rafforzamento dell’Alleanza Popolare, la costruzione di organizzazioni del partito in settori di importanza strategica.
La posizione del KKE è chiara: non è possibile limitarsi solamente alla nostra antica e preziosa esperienza. Non si può escludere, a differenza del periodo della II Guerra mondiale quando il settore liberale della borghesia lasciò il paese, che questa volta la borghesia del paese, una parte dei loro rappresentanti politici, cercherà di partecipare attivamente al fianco di una o un’altra potenza imperialista in caso di attacco al suo territorio da parte di un paese vicino o di un altro paese nella regione e di convertire la guerra di difesa in guerra di aggressione. Non dimentichiamo che la borghesia non aveva abbandonato il tentativo di rompere dall’interno il movimento dell’EAM [Fronte di Liberazione Nazionale], creando l’EDES [Lega Nazionale Repubblicana Greca] e altri battaglioni di sicurezza prima della partenza, al fine di schiacciare il vigoroso movimento della Resistenza e, in particolare, il KKE. L’appetito della borghesia a partecipare attivamente alla distribuzione del mercato attraverso la guerra sarà ulteriormente legato alla propaganda ingannevole e nazionalista che utilizzerà vari pretesti, che cercherà di convincere il popolo greco dell’interesse materiale a partecipare ad una guerra espansionistica, di cercare annessioni o nell’accettare nuovi compromessi e dipendenze. In ogni caso, qualunque sia la forma assunta dalla partecipazione della Grecia ad una guerra imperialista, il Partito deve guidare l’organizzazione indipendente della resistenza operaia e popolare e collegarla con la lotta per la completa sconfitta della borghesia, nazionale e straniera, come un invasore.
Il KKE deve prendere iniziative, in base alle condizioni concrete, per la costruzione del fronte operaio-popolare con la parola d’ordine: il popolo darà la libertà e l’uscita dal sistema capitalistico che, finché predomina, porta la guerra e la “pace” con la pistola alla tempia del popolo.
Cosa ci si aspetta:
a) L’attuazione di leggi e meccanismi repressivi europei (simili alla legge marziale) recepiti nelle leggi del parlamento, e l’uso di alcuni di questi nella revisione della Costituzione.
b) L’uso della vigente Costituzione o della nuova Costituzione per dividere i partiti in quelli di arco costituzionale e in quelli che stanno al di fuori dell’arco costituzionale a seconda se il programma di ogni partito, elogia il sistema capitalista oppure no. In questo caso, l’obiettivo è esclusivamente il KKE, che fin dal primo momento della sua fondazione afferma chiaramente la lotta per il rovesciamento del capitalista e la vittoria del potere operaio socialista.
c) La limitazione fino alla proibizione del diritto allo sciopero, delle forme di lotta che corrispondono alle necessità della lotta di classe.
d) L’adozione di leggi che intervengono all’interno dei partiti, nel loro modo di funzionare, ecc, puntando ovviamente contro il KKE, contro tutte le forme di organizzazione che mettono in discussione il sistema capitalista e che mirano a proteggersi dalla violenza e dalla repressione statale.
Il sistema politico oggi ha trovato uno strumento per promuovere tali misure. Si tratti di Alba Dorata, una forza apertamente nazista, collegata alla malavita, che utilizza la violenza fisica e l’abuso e si sta trasformando in una organizzazione-battaglione d’assalto conforme alle SS.
Il popolo deve isolare Alba Dorata perché è un partito nazionalsocialista, perché è espressione estrema del capitale, vale a dire la voce estrema del sistema e non perché è qualcosa che sta al di fuori del sistema politico borghese e della democrazia borghese parlamentare, tra le fila del movimento e non fuori di esso. Alba Dorata non può essere affrontata e isolata con slogan del tipo “è fuori dell’arco costituzionale” o di difesa della democrazia borghese, ma con il raggruppamento e l’alleanza antimonopolista anti-capitalista, l’organizzazione del popolo sulla base dei centri di lavoro e di settore, con l’Alleanza Sociale organizzata inoltre su base territoriale.
Sul programma del Partito
Il materiale di base per l’elaborazione del Programma è stato il documento relativo del 18° Congresso il quale ha arricchito la nostra visione del socialismo.
Il nuovo Programma proposto ha alcune differenze da quello del 18° Congresso, che si devono a un ulteriore studio degli sviluppi nel sistema politico del socialismo, sulla questione della democrazia socialista, delle forme del potere operaio.
Ci sono o sorgeranno questioni che necessitano di maggiore studio per giungere ad una previsione e perfezionamento nel modo più tempestivo possibile.
Per esempio, oggi è necessario procedere ad uno studio più approfondito, scientifico, degli sviluppi nei settori medi urbani, i lavoratori autonomi, avere una visione migliore di come si svilupperà la stratificazione in condizioni di una nuova centralizzazione monopolista, in condizioni di piena liberalizzazione, ecc. Quindi, definiremo meglio le forze sociali antimonopoliste anticapitaliste che oggettivamente possono allearsi con la classe operaia, così come definiremo il ruolo dei lavoratori autonomi nel socialismo, in particolare quelli che non possono essere integrati nel settore socializzato e cooperativo dalla fase iniziale della sua costruzione, prevedere la loro posizione e sviluppo.
Nel Programma del Partito chiariamo che un gran numero dei lavoratori autonomi saranno incorporati nel settore socializzato, mentre un’altra parte resterà autonoma, senza l’utilizzo di manodopera salariata.
Le cooperative di produzione sono indicate per i piccoli agricoltori. Ulteriori lavoro sarà necessario per illuminare globalmente le politiche per lo sviluppo della produzione agricola, le cooperative di produttori agricoli.
Abbiamo elaborato l’organizzazione del nuovo potere per quanto riguarda l’intera classe operaia e su come garantire la partecipazione delle altre forze sociali. Abbiamo definito il ruolo del partito negli organi del potere dal basso verso l’alto, abbiamo definito i criteri che saranno utilizzati per la remunerazione, la distribuzione del prodotto sociale, come e su quali criteri si effettuerà la soddisfazione delle necessità sociali.
Un nuovo importante elemento è il capitolo circa la situazione rivoluzionaria, il conflitto tra il vecchio e il nuovo, l’eliminazione pianificata degli elementi di immaturità che hanno caratterizzato il socialismo come fase inferiore del comunismo. Evidenziamo il rapporto tra immaturità economica e disuguaglianze sociali, la stratificazione, così come la linea generale per la necessità di espansione dei nuovi rapporti socialisti, il loro approfondimento, per far si che si sviluppino a livello superiore le relazioni comuniste e l’uomo nuovo, per consolidare irreversibilmente il corso socialista in condizioni di abolizione dei rapporti capitalistici a livello mondiale o almeno nei paesi più sviluppati e di grande importanza nel sistema imperialista.
Le decisioni prese dal 19° Congresso, basate sulle opinioni della stragrande maggioranza dei membri del Partito e delle assemblee delle organizzazioni di base, le conferenze locali e delle organizzazioni regionali, le opinioni dei membri della KNE, degli amici ed elettori, obbligano l’intero Partito a essere più esigente verso il Comitato Centrale, a rispondere ai requisiti delle condizioni complesse, con tornanti e curve, su temi nuovi che potrebbero sorgere.
I lavori del Congresso cominciano ora. I delegati sono stati scelti per contribuire all’elaborazione delle decisioni, alla scelta del Comitato Centrale e del Comitato Centrale di Controllo, allo scopo di decidere in modo responsabile, in conformità con i processi realizzati fino ad oggi.
Il 15 aprile dobbiamo dare un passo in avanti. E’ nostro dovere. Le migliaia di militanti hanno diritto di esigere da noi una maggiore capacità e militanza, disponibilità, altruismo, l’unità di teoria e pratica, di parola e azione.
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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