MEGLIO UN PARLAMENTO DEI NOMINATI O DEI LAVORATORI?

MEGLIO UN PARLAMENTO DEI NOMINATI O DEI LAVORATORI?

MEGLIO UN PARLAMENTO DEI NOMINATI O DEI LAVORATORI?

Intervista a Marco Rizzo, segretario nazionale di Comunisti Sinistra Popolare:

“Proponiamo un Parlamento dei lavoratori, meglio di questo Parlamento di nominati o delle arlecchinate dei leghisti”.

La proposta verrà avanzata durante il Comitato Centrale del 29 ottobre 2011, con operai Fiat, Fincantieri, Eutelia, Irisbus  e molti altri…

 

In questi anni abbiamo assistito a un progressivo svuotamento del rapporto tra popolo e Parlamento. Lacredibilità delle istituzioni è davvero al lumicino…

 

La democrazia è ridotta a un simulacro: siamo di fronte a un Parlamento di nominati da quattro o cinque monarchi di partito. Sono gruppi di potere che non hanno più nemmeno la parvenza dei partiti della Prima Repubblica: con tutti i loro limiti quelle esperienze coinvolgevano comunque milioni di persone nella vita civile del Paese. Oggi la selezione dei gruppi dirigenti ha come parametro più la mediocrità e la subalternità al “capo” che non la competenza e la passione politica; ammesso che questa posta ancora esistere in un sistema bipolare, dove la lotta per l’alternanza è asperrima, ma non per gli ideali, bensì per arrivare alla gestione di un potere che soggiace ai voleri del capitalismo e della BCE:

Democrazia borghese e libero mercato formano un binomio inscindibile che relega i rapporti tra il popolo e i governanti a una pura finzione. Non a caso aumenta sempre di più l’astensione elettorale e sono sempre di meno coloro che contano su questo sistema per essere rappresentati e  poter magari cambiare davvero anche le cose.

A più di vent’anni della caduta del muro di Berlino, ci ricordiamo i discorsi di coloro che ci avevano promesso che, con “la fine della Storia”, il capitalismo avrebbe portato al trionfo della democrazia. Invece eccoci alle prese con la crisi economica strutturale, con la guerra imperialista permanente, con le leve in mano a pochi gruppi di potere, e sempre di più contro i lavoratori.

 

In effetti, dal 1989 in poi, sembra che i lavoratori abbiano non solo smarrito la possibilità di trovare una voce in Parlamento ma anche un vero protagonismo nella vita politica del Paese…

 

È proprio questo protagonismo che noi vogliamo recuperare. Ci avevano detto che la classe operaia era scomparsa e che non ha più senso rifarsi a certi ideali, che al massimo dovevamo considerarli “tendenze culturali”. Balle. C’è invece una proletarizzazione generalizzata delle classi del nostro Paese, con un ceto medio schiacciato verso il basso. È un fenomeno che riguarda ormai la maggior parte della popolazione italiana, che si ritrova non solo senza rappresentanza, ma anche priva di protagonismo nella società. La panacea non possono certo essere le primarie, un meccanismo per cui vieni convocato una volta ogni cinque anni per esprimerti su un nome già deciso dai potentati economici e finanziari tramite i loro mass media. La stessa formula del referendum ha mostrato alcuni partiti politici – che  nel merito si erano mossi a favore delle privatizzazioni e del nucleare – impossessarsi della sacrosanta lotta per l’acqua pubblica e contro l’energia atomica, con un formidabile scippo mediatico. I lavoratori devono ricominciare a poter difendere i loro interessi.

 

Perché  parli di interessi e non semplicemente di diritti?

 

Di un certo diritto è titolare tanto il figlio di Agnelli quanto il precario della scuola. Ma nella realtà concreta, come vengono esercitati questi diritti? Chi difende gli interessi concreti dei lavoratori? Noi proponiamo di dare un contenuto vero a delle formule che altrimenti rischiano di apparire vuote. Proponiamo di partire dal pieno rispetto e dal completo dispiegamento della nostra Costituzione che, in più passaggi, assegna ai lavoratori un ruolo ben più ampio di quello che viene loro ritagliato nella vita politica attuale, per arrivare poi al Socialismo/Comunismo come obiettivo strategico.

E lanciamo anche la proposta di contrapporre a un insopportabile Parlamento di nominati, un’assise nazionale dei lavoratori. Chi è più titolato a rappresentare il nostro Paese? Scilipoti o un operaio della Fincantieri? È più democratico far scegliere il futuro dell’economia ai vari parlamentari espressione di centri di potere o non sarebbe molto meglio una rappresentanza di lavoratori di una qualsiasi azienda?

Lanciamo quindi la proposta di un protagonismo diretto di chi produce la ricchezza e cioè la moderna classe operaia, fatta dai lavoratori dipendenti ma anche dal lavoro precario, manuale e intellettuale di milioni di persone.

 

È una provocazione o una proposta? Qualcuno potrebbe parlare di Soviet.

 

È tutt’e due le cose assieme. Prendiamo, ad esempio, quel che ha fatto la Lega: dall’arlecchinata del cosiddetto Parlamento del Nord, al Senato delle Regioni. Non è molto più seria la nostra proposta di un Parlamento dei lavoratori?

Siamo convinti della superiorità con cui i lavoratori possono guardare ai manager falliti e ai politicanti da strapazzo. I lavoratori sono molto meglio di questa gente che ci sta portando sul lastrico. E c’è un fatto non secondario: solo i lavoratori, guardando al proprio interesse, costruiscono in realtà un futuro nell’interesse della nazione. Chi lo salverà questo Paese? Marchionne e i sindacati concertativi? Noi non ci crediamo affatto. Solo i lavoratori in senso lato, coloro che creano la vera ricchezza del Paese,  coloro che mantengono tutta la società, possono farlo. Ci accuseranno di proporre i Soviet. Non ci nascondiamo dietro un dito, certo sarebbero,  in forma originale, dei moderni Soviet.

 

Parli di protagonismo della classe operaia, ma intanto, nella pratica quotidiana, che ruolo hanno i lavoratori nella vostra azione politica e nella vostra organizzazione?

Negli anni abbiamo assistito alle disastrose pratiche dei partiti della finta sinistra: i lavoratori (uno o poco più) nominati ed eletti tutt’al più come fiore all’occhiello, per ottenere voti, ma senza un reale potere decisionale. In Comunisti Sinistra Popolare i lavoratori sono larga parte del gruppo dirigente centrale e saranno sempre di più protagonisti. Lo saranno anche questo sabato 29 ottobre, quando, in occasione della riunione del nostro Comitato Centrale, presenteremo la proposta del Parlamento dei lavoratori con operai Fiat, Fincantieri, Eutelia, Irisbus  e molti altri… Ad ogni livello i nostri dirigenti sono spesso lavoratori che dedicano quel poco che resta del loro tempo alla politica, sottraendolo alla famiglia e agli svaghi. È in questo modo che intendiamo contribuire alla ricostruzione del Partito Comunista, in una critica della politica di mestiere che negli ultimi vent’anni ha distrutto le nostre radici .

 

Concretamente, oltre al protagonismo politico, cosa fornirete ai lavoratori?

 

Intanto una linea politica che, partendo dal riconoscimento di  ogni scelta sindacale di appartenenza (dalla Fiom alla Usb, dalla sinistra Cgil ai Cobas e all’autorganizzazione), consenta un progetto/programma minimo per alcune proposte di azione sindacale unificante. Insomma un fronte unito del lavoro (FUL) che assomigli all’interessante esperienza del PAME in Grecia.  Questo, sommato ad un vero e proprio punto di raccordo delle esperienze di lotta con il rinnovato sito di Proletaria.it che riprenderà a brevissimo al sua attività, saranno per davvero un nuovo inizio.                                                           (a cura della redazione romana di Csp)

 

 

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