Il massacro sociale della legge di stabilità del governo Renzi.

Il massacro sociale della legge di stabilità del governo Renzi.

Il massacro sociale arriva con le cifre ufficiali, dopo tanti annunci, riguardanti la Legge di stabilità (una volta si chiamava “manovra finanziaria”) inviata alla Camera dopo il vaglio della Ragioneria generale dello Stato.

I numeri a saldo per il 2015 sono i seguenti (in milioni di euro):

 

Nuove o maggiori spese correnti:

24.365

Nuove o maggiori entrate:

14.780

Minori entrate:

6.293

Riduzione spese correnti

5.739

Altro:

270

Altro:

39

Totale

30.928

Totale:

20.557

Differenza:

-10.371

 

Significa che la manovra “sfora” di oltre dieci miliardi, aumentando così il deficit dello Stato. Oltre un miliardo in meno rispetto agli oltre 11 presentati fino a pochi giorni fa nelle slides di Renzi.

La reazione della Commissione europea non si è fatta attendere e la lettera del commissario uscente, ma riconfermato nella nuova Commissione, Katainen, mette l’Italia di fronte alla necessità di rientrare. Renzi spavaldamente ha dichiarato che un paio di miliardi si trovano dalla sera alla mattina. Purtroppo non è così e ce ne rendiamo conto se andiamo a vedere i 20 miliardi di risparmi previsti come sono stati accumulati.

 

Revisione della spesa dei Ministeri

 

Prima si annunciava di oltre 6 miliardi, ora si ferma a 4,8 miliardi. La ripartizione dovrebbe intaccare principalmente il Ministero del Lavoro per oltre 2,2 miliardi, grazie anche al nuovo ISEE (ossia al metodo per calcolare l’ammissibilità alle agevolazioni e agli assegni sociali), e la riduzione della dote per gli anticipi di pensionamento dei lavori usuranti. Anche il Ministero dell’Istruzione subirà pesanti tagli pari a 55 milioni all’istruzione secondaria di primo grado, 36 milioni per quella primaria e 30 per la prescolastica; inoltre l’abolizione delle supplenze brevi, oltre a scompaginare l’andamento ordinato delle lezioni, provocherà una espulsione di massa dei precari che non troveranno posto nella stabilizzazione prevista. Anche la riforma della composizione degli esami di maturità va nel senso del risparmio a tutti i costi a scapito della qualità dell’insegnamento: altro che “buona scuola”! Colpito anche il Ministero della Difesa, ma chiaramente, non saranno le superdotazioni militari a essere coinvolte, bensì il personale e soprattutto la svendita del patrimonio demaniale della Difesa. Questa è una misura a cui nessun governo può resistere dal mettere in bilancio, così come la lotta all’evasione fiscale. Sono misure che si sono sempre rivelate di difficile attuazione, se addirittura se non di segno negativo. Infatti, non riuscendo mai a colpire i grandi evasori ed elusori fiscali, alla fine ci si riduce a perseguitare i poveri cristi che non riescono ad arrivare a fine mese. D’altro canto la svendita – perché di questo si tratterà – di pezzi del demanio, della difesa ma anche di qualunque altro ministero, non utilizzati si rivelerà certamente un flop in una situazione di mercato immobiliare assolutamente asfittico e anzi in discesa verticale come quello degli ultimi anni. In tal senso avrà buon gioco il Commissario europeo a dire che queste cifre sono del tutto ipotetiche e quindi c’è da tenere che alla fine si dovranno rifare i conti ancora al ribasso. Particolarmente odioso il taglio degli sconti sul gasolio per agricoltura, che frutterà una misera cifra pari a 53 milioni, ma si abbatterà ancora su un’agricoltura allo stremo.

 

Lacrime e sangue si prevedono inoltre per i mancati trasferimenti agli Enti locali: 4 miliardi in meno alle Regioni, che graveranno prevalentemente sulla sanità, e 1,2 miliardi a Comuni e un miliardo alle Province (che se ne vanno a circa 1,5 tenendo conto dei tagli IRPEF) che si scaricheranno sui servizi che questi enti erogano.

 

Ma il cuore della riforma è legata alla riforma del mercato del lavoro, il famigerato “jobs act”, di cui si parla ma che deve ancora essere calendarizzato in Commissione lavoro. Tuttavia le cifre coinvolte sono già note, a meno di ulteriori modifiche richieste dai padroni di Bruxelles.

 

Assunzioni agevolate

 

Il governo con le misure nella Legge di Stabilità intende generare almeno 800 mila posti di lavoro, attraverso le nuove misure per la decontribuzione sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato, interessando nuovi assunti che non sono stati lavoratori a tempo indeterminato nei mesi precedenti. Queste misure però vanno a cancellare gli attuali sgravi contributivi, in quanto abrogano gli incentivi alle imprese sui contratti ad apprendisti e disoccupati. Fino ad oggi infatti era possibile procedere con assunzioni agevolate a tempo indeterminato, di lavoratori disoccupati da oltre 24 mesi o sospesi dal lavoro e in cassa integrazione, o apprendisti da stabilizzare. Inoltre gli sgravi riguardano esclusivamente i contributi previdenziali, e non i contributi dovuti all’INAIL.

Si taglia il cuneo fiscale molto di più per le imprese che per i lavoratori. Infatti il limite annuo per i nuovi incentivi è pari a 8.060 euro per l’azienda e l’incentivo potrà essere fruito una sola volta per ciascun lavoratore, mentre si calcola (Sole24Ore del 16 ottobre) che per il lavoratore ci sarà al massimo un risparmio di 1.434 euro l’anno. A questa misura viene destinato un miliardo l’anno (2015-2017). Calcolando anche i 900 milioni che derivano dalla soppressione di altri incentivi che abbiamo già illustrato, si arriva nel 2015 a 1,9 miliardi, che diviso per il tetto di contribuzione originariamente previsto pari a 6.200 per lavoratore (e successivamente portato a 8.060 euro) si tradurrebbe in circa 300 mila assunzioni agevolabili (meno di 250 mila con l’elevamento del tetto). Altro che 800 mila! Si rivela così che siamo di fronte alla solita politica degli annunci: si proclama l’attivazione di misure, ma quando si vanno a guardare i numeri si vede che lo spazio per quanto annunciato proprio non c’è.

Inoltre lo sgravio contributivo non è cumulabile con altre agevolazioni ed esclude dai benefici, come detto, i vecchi lavoratori che erano già a tempo indeterminato. Ora, ci domandiamo: chi potrà impedire a un padrone di licenziare un vecchio lavoratore (ormai l’art. 18 non ci sarà più!) per assumerne uno nuovo per godere di questi benefici fiscali? Attenzione che questo lavoratore non potrà essere lo stesso per i paletti che abbiamo evidenziato prima. Quindi le nuove assunzioni potrebbero rivelarsi un gioco di prestigio fatto sulla pelle dei lavoratori.

 

Aumento tasse retroattivo

 

Ulteriore presa in giro per i lavoratori che avevano abboccato alla previdenza integrativa; infatti è previsto un aumento retroattivo della tassazione sui proventi dei fondi pensione con aliquota dall’11,5 al 20%.

 

Messa in busta paga (volontaria) del TFR

 

Particolarmente antipopolare è l’introito per l’erario pari a 2,2 miliardi, previsto da questa possibilità, che verrà tassata all’imposta ordinaria (e quindi sullo scaglione massimo) e non a tassazione separata. Questa è un misura particolarmente odiosa perché taglieggia proprio quei lavoratori che non possono fare a meno di erodere la propria “buona uscita” futura.

 

Bonus figli

 

Si introduce un assegno mensile alle neo-mamme, concesso per 3 anni a partire dal 2015, a patto che il reddito ISEE non superi i 30.000 euro. Tuttavia questa elemosina non potrà assolutamente compensare l’ulteriore riduzione dei servizi sociali che gli Enti locali dovranno effettuare.

In sostanza, al contrario degli annunci, si tratta di una manovra che è in assoluta continuità, in quanto a tagli della qualità della vita del popolo, con le leggi finanziarie dei precedenti governi sia di centro-destra che di centro-sinistra. Con la Leopolda hanno provato a “coprire” mediaticamente questa realtà, ma “i fatti hanno la testa dura”.

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