E’ morto ARMANDO COSSUTTA, dirigente Comunista e Partigiano. (un ricordo di Marco Rizzo)

E’ morto ARMANDO COSSUTTA, dirigente Comunista e Partigiano. (un ricordo di Marco Rizzo)

Oggettivamente, senza Armando Cossutta, la questione comunista in Italia non esisterebbe più da tempo.

La biografia del compagno Armando Cossutta è certo nota e non intendo qui ripeterla perché dovrà esser motivo di ulteriore analisi e studio da parte dei Comunisti. Mi permetto di tratteggiare un breve ricordo politico e personale,  certo limitato alla mia personale esperienza, vissuta per oltre vent’anni accanto a questo grande dirigente politico.

“…c’è il compagno Cossutta che ti vorrebbe conoscere…domani mattina a Roma”. Presi il treno della notte da Torino, arrivando al sobrio ufficio del Senato in cui lavorava, quello che per noi –giovanissimi oppositori alla linea eurocomunista- era “l’uomo del Cremlino in Italia”.

Era il 1981 e certo l’URSS di Breznev non era quella di Lenin e Stalin, ma era pur sempre un bastione contro l’imperialismo e la nascente opposizione del filosovietico Cossutta era quanto di più appetibile si presentava per un giovane che sognava la Rivoluzione e si trovava invece a militare nel PCI dei Fassino, D’Alema, Veltroni; tutti ‘figli’ scelti da Berlinguer, l’uomo del ‘compromesso storico’, ‘dell’ombrello della Nato’, della scelta per ‘l’Unione Europea’, della ‘fine della spinta propulsiva della Rivoluzione Sovietica’.

La rivoluzione non arrivò,  ma con Cossutta imparammo a valutare i rapporti di forza (quelli veri) tra le classi ed il potere, tra le grandi idee e le debolezze degli uomini.

Probabilmente il Presidente (come cominciammo a chiamarlo) era certo meno filosovietico di quanto apparisse e questo fu anche uno dei motivi di discordia che avemmo in futuro, ma una cosa è certa: oggettivamente (forse al di là della sua stessa volontà), senza Armando Cossutta, la questione comunista in Italia si sarebbe chiusa definitivamente con la vergognosa abiura di Occhetto e company che misero la parola ‘fine’ sulla gloriosa storia del Partito Comunista più grande del’Occidente, minato ormai da anni dal germe della socialdemocrazia tanto da indurlo ad un profondo processo di ‘mutazione genetica’.

Vorremmo ricordare che l’esperienza politica che stiamo vivendo oggi arriva proprio da lì, da quel ceppo, da quel filone. Lo diciamo senza spocchia, consci dei nostri profondi limiti, avendo la piena percezione di esser “nani seduti sulle spalle di giganti”. Se andiamo a ritroso,  la nostra recentissima storia nell’intrapresa di ricostruire il Partito Comunista in Italia, nasce nel 2009 (con Comunisti-Sinistra Popolare) , ma arriva direttamente dalla storia di Interstampa, dei Centri Culturali Marxisti e della cosiddetta corrente filosovietica del PCI di Armando Cossutta che, nel complesso incontro con quei prestigiosi dirigenti “secchiani” (Alberganti, Vaia, Bera ed altri) costituì negli anni ‘80 le fondamenta del tentativo poi fallito di Rifondazione e del Pdci.

Dedicheremo ben più profonda riflessione su questa storia, che vide in Armando Cossutta un protagonista certo controverso ( nel 2008 dichiarò -da “comunista” disse- pubblicamente il suo voto per il PD) ma anche un uomo di un altro tempo, certo migliore di questo in cui viviamo.

La terra ti sia lieve, Presidente Cossutta, le nostre condoglianze alla Tua famiglia.

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