CSP – Parlamento dei lavoratori, intervento del compagno operaio Martinelli.

CSP – Parlamento dei lavoratori, intervento del compagno operaio Martinelli.

Compagne e compagni!

Sono molto felice  qui insieme a tutti voi. Ringrazio vivamente il compagno Segretario ,Marco Rizzo, per l’invito a partecipare a questo Comitato Centrale.

Mi chiamo Luca Martinelli e sono un giovane operaio della provincia di Bergamo.

Ho  aderito convintamente a Comunisti-Sinistra popolare perché  ritengo che sia sempre più urgente per il proletariato italiano la costruzione di un Partito Comunista  degno di questo nome.

Le difficoltà, è inutile che lo diciamo , ci sono e sono molte. Partiamo dalla sensazione di isolamento  ,comune a tanti compagni, che deriva non tanto dal fatto di essere numericamente in pochi nelle proprie realtà di lavoro,studio, ma dalla mancanza di coscienza generalizzata, dall’accettazione diffusa di idee già confezionate da parte di chi ci circonda. E’ il moderno conformismo che consiste nel lasciarci penetrare in modo superficiale dalle opinioni dominanti, nel divenire lo strumento passivo di forze ideologicamente preponderanti , nell’essere continuamente a rimorchio da tutte le situazioni alle quali i conformisti non sono in grado di opporre la forza centralizzante ed organizzatrice della razionalità umana.

Compito del comunista è quello di battersi  contro l’immensa forza d’inerzia del conformismo sociale, traendo forza proprio dalla consapevolezza di dover remare contro corrente e proporre una nuova concezione sociale, nuove attitudini  morali,  nuovi comportamenti intellettuali , incompatibili e disfunzionali rispetto al sistema  dominante. Il sistema capitalista fa sentire anche sui comunisti la pressione e l’oppressione di cui è portatore, li condiziona ma non li determina : il comunista è determinato solo nel caso in cui accetta di non avere iniziative, cioè rinuncia ad essere libero , ad agire da comunista!

Il comunista non vive in una sfera di cristallo, vive un conflitto lo stesso conflitto che vivono quotidianamente gli sfruttati, i proletari, tutti gli appartenenti alla classe operaia. Per resistere al peso dell’ideologia capitalistica, diffusa  ed amplificata da tutti i mezzi moderni di trasmissione, occorre una vera e propria volontà fondata sulla certezza rivoluzionaria che la realtà possa e debba essere molto diversa da come ci appare nelle false certezze garantite dal senso comune borghese.

Noi dobbiamo essere coloro i quali anticipano la società futura,  prefigurano una società completamente diversa da quella attuale, essere rappresentanti del futuro, di un futuro reale  descrivibile attraverso la negazione delle caratteristiche di questa società in profonda crisi.

Non dobbiamo piangerci addosso , rassegnandoci a sopravvivere rimuginando sul passato ma raccogliendo il patrimonio di un lavoro teorico sviluppatosi nell’arco di un secolo e mezzo .

Perché non riusciamo ad avere consensi di “massa” tra i proletari? Questa è una domanda importante a cui noi tutti dobbiamo cercare di dare una risposta. Per anni  è stato l’opportunismo politico-sindacale a portare in piazza milioni di operai, di lavoratori, di studenti su obiettivi che si ponevano entro un quadro di salvaguardia del capitalismo. Nella coscienza di questi proletari si è consolidata ,per decenni, la convinzione dell’intangibilità del capitalismo e che le risposte ai problemi concreti andavano cercate entro esso.

“ Nei periodi normali, pacifici– ci avvertiva intelligentemente Leninl’operaio porta il suo giogo senza parlare, non contraria il padrone, non discute sulla propria condizione “. Per molti proletari che sono andati in pensione il sistema capitalistico ha significato garanzia di condizioni di stabilitĂ  sconosciute alle generazioni passate pur nella continuitĂ  dello sfruttamento e di tutti i tratti  fondamentali della societĂ  capitalistica: se da un lato vi erano i mutui,  l’instabilitĂ  del posto di lavoro, l’assenza di certezza sui risparmi, dall’altro veniva garantito la soluzione di alcuni problemi fondamentali come la casa, l’automobile, un trattamento pensionistico accettabile, la scolarizzazione  per i figli.

Riflettere scientificamente sul proletariato, la classe che vogliamo rappresentare, significa avere la capacità di cogliere i tratti specifici, gli elementi particolari che formano il proletariato. La classe operaia posta sotto la direzione del riformismo, si è troppo spesso affidata per risolvere i suoi problemi non alla lotta ma al paternalismo della triade sindacato-governo-padrone. Le nuove leve proletarie che vivono sulla propria pelle una crisi devastante, che cominciano ad essere consapevoli di non poter minimamente ambire alle condizioni di relativo benessere della generazioni che ci ha preceduti, non per questo sono ( salvo poche eccezioni) orientate a percepire la crisi del capitalismo nel suo insieme.

Non ci meravigliamo quindi se ancora oggi la pulsione verso l’immediatezza sindacale è più potente di quella verso il Comunismo. Eppure sotto tanta cenere cova molta brace. I segnali sono molteplici e la crisi lavora per noi. La rabbia operaia continua ad aumentare

Non è la classe operaia in sé l’antitesi al capitalismo, bensì il Comunismo. E’ dall’incontro tra la classe operaia e il comunismo, concretizzata nella struttura organizzata, il Partito Comunista, che si apre la prospettiva di negare il dominio di classe della borghesia, di schiudere la via per la conquista del potere politico, di rivoluzionare l’intera società.

In assenza del Partito Comunista l’ideologia borghese ,per dirla con Lenin “ resta pur sempre l’ideologia che, spontaneamente, soprattutto s’impone all’operaio” perché “ è meglio elaborata in tutti suoi aspetti “ cioè è strumento elaborato e perfezionato di dominio e di egemonia della classe dominante. Strumento di dominio sulla realtà ma non di esatta conoscenza della realtà: su questo terreno è il marxismo-leninismo la scienza che ha dimostrato  la sua insostituibilità, che ha consentito l’avvento dei partiti rivoluzionari, che ha condotto la battaglia contro lo spontaneismo e l’opportunismo.

Solo il Partito Comunista può opporsi in modo efficace e vincente al predominio dell’ideologia borghese e può farlo solo sul terreno della sua classe. Cioè  sull’unico terreno sociale in cui esiste una contraddizione tra struttura ( il rapporto sociale di produzione fondato sullo sfruttamento della forza-lavoro) e sovrastruttura  ( ideologia borghese), sull’unico terreno sociale in cui esiste una contraddizione insanabile tra il venditore della forza lavoro e l’ideologia che non gli è propria in quanto ideologia dell’acquirente della forza-lavoro , del parassita sfruttatore che vede aumentare i suoi profitti, il suo potere a scapito della condizione sociale degli operai.

Noi non dobbiamo mai essere rinunciatari, non si può restare nell’attesa messianica del giorno X in cui si fonderà il partito, ma dobbiamo  operare con tutte le nostre forze per il rafforzamento costante e quotidiano della presenza attiva del nostro patrimonio teorico-pratico ,che deve diventare  attraverso le lotte che portiamo avanti, il consapevole strumento che guida il proletariato nella strada per l’emancipazione.

Questa situazione ci deve spingere a non abdicare al nostro ruolo di rivoluzionari ,ma a contrastare con rinnovata vigoria l’azione anticomunista prodotta dalla borghesia e dal pantano revisionista ed opportunista.  Lo dobbiamo a noi stessi e al proletariato che rappresentiamo!

I padroni e il loro governo stanno scaricando tutta la crisi e i debiti del capitalismo  sulle spalle della classe operaia e delle masse popolari. Licenziamenti, aumento dello  sfruttamento, cancellazione dei diritti, compresi quelli di manifestazione e di sciopero:  la brutale offensiva capitalista  costringe  gli sfruttati alla  resistenza  più  energica.  La lotta degli operai Fiat e Fincantieri è un esempio importante, è la lotta di tutti i proletari.

La splendida giornata di oggi è emblematica della reale volontà di CSP di costruire il Partito Comunista e dare voce agli operai più avanzati delle tante fabbriche in lotta è il modo giusto: dobbiamo partire da qui.

A tal proposito voglio soffermarmi brevemente su alcuni aspetti decisivi.

Nei suoi due primi Congressi (1919, 1920) l’Internazionale fissò con estrema chiarezza le discriminanti fondamentali che contrapponevano nettamente i nuovi partiti comunisti alla vecchia socialdemocrazia e ad alcune tendenze anarco-sindacaliste ed estremiste su alcuni problemi di importanza cruciale: il ruolo del partito nella rivoluzione proletaria; il suo rapporto con i Soviet e con i Consigli di fabbrica; la questione del parlamentarismo.

«Il partito comunista è una parte della classe operaia e precisamente la parte più avanzata, più cosciente e più rivoluzionaria. [ …] I concetti di partito e di massa debbono essere tenuti rigorosamente separati…. In certe circostanze storiche è senz’altro possibile che la classe operaia sia formata da numerosi strati reazionari. Il compito del comunismo non consiste nell’adeguarsi a queste parti arretrate della classe operaia, ma nell’innalzare l’intera classe operaia al livello della sua avanguardia comunista. La confusione di questi due concetti – partito e classe  – può condurre ai più gravi errori»

«I partiti comunisti debbono avanzare rivendicazioni il cui soddisfacimento costituisce  un bisogno immediato e improrogabile per la classe operaia, debbono propugnare tali rivendicazioni nella lotta delle masse, indipendentemente dalla loro conciliabilità o meno con l’economia di profitto della classe capitalistica. […] Nella misura in cui questa lotta contrapporrà le necessità di vita delle masse alle necessità di vita della società capitalistica, la classe operaia acquisterà la consapevolezza che perché essa possa vivere il capitalismo deve perire; questa consapevolezza costituirà il fondamento della volontà di combattere per la dittatura» (3° Congresso, Tesi sulla tattica, 12 luglio 1921).

La storia dimostra la necessità inderogabile della formazione e del rafforzamento di un centro di direzione delle forze rivoluzionarie del proletariato, potente fattore di stimolo alla scissione con l’opportunismo e alla costituzione di partiti comunisti nei singoli paesi, al loro efficace funzionamento nella lotta per il potere e al loro coordinamento sul piano internazionale. Conformemente, possono considerarsi comunisti soltanto quei partiti e quelle organizzazioni che concepiscono la propria attività in stretta connessione con la lotta e con gli sforzi del movimento marxista-leninista internazionale

Per quanto riguarda, poi, la tenuta dell’attuale compagine governativa non dimentichiamoci mai che, dopola folgorante vittoria dell’Armata Rossa a Stalingrado nel gennaio 1943, furono i grandi scioperi operai del marzo 1943, guidati dalle organizzazioni clandestine del Partito Comunista d’Italia, che scossero e misero in crisi il regime fascista nel nostro paese. Lo sciopero si estese per tutto il mese di marzo in molte cittĂ , con una partecipazione di decine di migliaia di lavoratori. Molte rivendicazioni di carattere economico, soprattutto quelle relative all’indennitĂ  di carovita, dovettero essere accolte a denti stretti dalle autoritĂ  fasciste.  Ma lo sciopero ebbe anche, e soprattutto, un contenuto politico: «Esigiamo la cacciata di Mussolini dal potere!», era la parola d’ordine che i lavoratori accoglievano e per la quale si battevano con la piĂą grande determinazione sotto la guida dei comunisti.  Dobbiamo saper imparare da quella grande esperienza. Oggi, per la cacciata di Berlusconi dal potere, è sulla forza e la combattivitĂ  di noi lavoratori, di noi operai, che dobbiamo contare, sulla nostra capacitĂ  di unirci e di compattarci in un unico fronte di lotta, basato sulle nostre forze e non sui tutt’altro che «invisibili» Montezemolo, Profumo e soci come vorrebbero il PD e i suoi servi alla Diliberto e company.

 

Care compagne e compagni!

Concludo citando le bellissime parole di un lavoratore italiano tratto dal Compendio del Capitale scritto da Carlo Cafiero nel 1879, Lo faccio da operaio in onore di tutti le operaie e gli operai che stanno subendo i vili attacchi dei padroni.

“ L’operaio ha fatto tutto;

e l’operaio può distruggere tutto,

perché tutto può rifare”

 

Tornare dalla gente, ripartire dalle lotte!!

W Comunisti-Sinistra popolare!

 

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