+++ L’UNIONE EUROPEA PER LA MESSA AL BANDO DEI SIMBOLI COMUNISTI+++

+++ L’UNIONE EUROPEA PER LA MESSA AL BANDO DEI SIMBOLI COMUNISTI+++

Il Partito Comunista denuncia il nuovo tentativo dell’Unione Europea di messa al bando dei simboli comunisti. Domani, 19 settembre, in Parlamento Europeo sarà discussa e approvata una risoluzione di condanna del comunismo che prevede la totale equiparazione al nazi-fascismo e la richiesta agli Stati membri di limitare l’utilizzo dei simboli comunisti nei luoghi pubblici, e rimuovere le intitolazioni a strade, parchi e località.

Una distorsione della verità storica, sostituita con falsità e menzogne, professata con spudorata ipocrisia dai promotori che, criminalizzando l’URSS e l’Armata Rossa, omettono in modo ipocrita il fatto che questo paese ha pagato il più alto tributo di sangue alla sconfitta del nazifascismo, insieme con i movimenti partigiani di tutto il continente, guidati e composti in maggioranza proprio dalle forze comuniste. Nessun cenno invece alle profonde corresponsabilità delle “democrazie liberali” nell’affermazione del fascismo, dell’aperto sostegno in chiave anticomunista che allora ricevettero i movimenti nazi-fascisti, ai numerosi accordi e patti tra i paesi occidentali e la Germania nazista, anche a danno della sovranità di stati oggi membri della UE. Nessun riferimento allo spudorato utilizzo di personalità apertamente legate ai regimi nazi-fascisti in chiave anticomunista da parte degli apparati politici e militati all’indomani della fine della guerra.

Le risoluzioni anticomuniste della UE sono già state utilizzate per mettere fuori legge i Partiti Comunisti in molti paesi dell’est europeo, e ben presto potrebbero essere utilizzate in tutti i paesi dell’Unione per limitare la libertà democratica di azione delle forze comuniste e anticapitaliste, gli spazi per la propaganda e la diffusione delle nostre idee su piattaforme pubbliche e private.
In un momento di profonda crisi economica, con l’acuirsi dell’attacco ai diritti e alle condizioni di vita dei lavoratori e delle classi popolari, l’anticomunismo di Bruxelles risponde alla strategia delle classi dominanti, di indebolire ogni capacità di resistenza e riorganizzazione della lotta di classe.

Combatteremo questa ennesima provocazione in ogni luogo di lavoro e specialmente tra le nuove generazioni, verso le quali la propaganda anticomunista mira a criminalizzare la più grande esperienza di liberazione dei popoli del mondo. Il capitalismo non è e non sarà mai l’unico orizzonte possibile di costruzione della società umana.

Ci associamo e sosteniamo i deputati comunisti che domani a Bruxelles si opporranno a questo scempio e inviamo la nostra solidarietà a tutti i compagni che nei paesi dell’est Europa lottano in condizioni di illegalità a causa delle misure liberticide dell’Unione Europea e dei loro Paesi.

Il voto favorevole del gruppo dei socialisti e democratici, tra i cui banchi siedono anche i deputati del PD, dimostrerà ancora una volta agli occhi di tutti la reale natura di questo partito che mentre tenta di recuperare per fini elettorali il legame con la propria storia pregressa, vota in Europa le peggiori leggi anticomuniste proposte dai settori più retrivi e reazionari delle forze politiche europee. L’ennesima prova del reale carattere del PD e dell’irreversibilità totale della scelta di campo operata a partire dalla Bolognina e che la distinzione con le forze della destra reazionaria è solo una mera questione di formalismo e non di sostanza.

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Il governo si piega alla UE: prima manovra da 1,5 miliardi e nuovi tagli alla spesa sociale.

Il governo si piega alla UE: prima manovra da 1,5 miliardi e nuovi tagli alla spesa sociale.

Per giorni i ministri del governo gialloverde ci hanno fatto credere che avrebbero battuto i pugni in Europa per evitare la manovra correttiva e redistribuire alle famiglie i risparmi provenienti dalle minori richieste per quota 100 e reddito di cittadinanza. E invece, come già in occasione della manovra economica dell’anno scorso, il governo si è piegato ai diktat della commissione europea concedendo una correzione di bilancio di 1,5 miliardi di euro sotto la minaccia della procedura di infrazione. 1,5 di miliardi che invece di essere redistribuiti come prometteva la cosiddetta “manovra del popolo”, saranno destinati alla riduzione del deficit, in piena osservanza delle politiche di austerità imposte dall’UE e a dispetto delle fanfare di chi solo pochi mesi fa strombazzava ai quattro venti di aver “sconfitto la povertà”.

Per finanziare reddito di cittadinanza e quota cento il governo ha già incrementato i prelievi sulle pensioni, tagliate per circa 6 milioni di pensionati italiani, e oggi si prepara a una nuova stretta di tagli alla spesa pubblica che significano riduzione dei servizi sociali. Con una mano concede il reddito di cittadinanza e quota 100, con l’altra prende, sempre dalle classi popolari, mentre nessuna norma va a toccare la grande concentrazione della ricchezza e la rendita, che mantengono inalterati i propri profitti.

Nello specifico nel triennio 2019-2021 la spesa per l’istruzione subirà un taglio di 4 miliardi di euro (circa il 10%), passando 48,3 a 44,4 miliardi, con una riduzione delle risorse sia per l’istruzione primaria (da 29,4 a 27,1 miliardi di euro) che per quella secondaria (da 15,3 a 14,1 miliardi). Nella sanità una clausola inserita nel Patto della Salute autorizza il taglio di 2 miliardi di euro al fondo sanitario nazionale, erogando dei finanziamenti «salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e a variazioni del quadro macro economico» poste in relazione al «conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica» tra i quali come noto ci sono il pareggio di bilancio e i parametri su deficit/pil e debito/pil dei trattati europei. Un taglio mascherato, con clausole automatiche, proprio come insegnato dai governi tecnici.

Lo chiamano “assestamento di bilancio” invece che “manovra correttiva”, ma è l’ennesima prova che, a dispetto dei proclami e degli strilli propagandistici buoni solo ad adescare gonzi sui social, il governo gialloverde è in perfetta continuità con i governi precedenti di centro destra e centro sinistra nell’asservimento alle politiche antipopolari dettate dai monopoli finanziari che sono i veri padroni dell’UE.

I lavoratori e le classi popolari non devono credere alle bugie di questo governo, né seguire la falsa opposizione del PD e degli altri partiti che hanno governato in questi anni, ma prendere coscienza della necessità di lottare per difendere i propri diritti, unendosi ai settori sindacali più combattivi e sostenendo il processo di ricostruzione del Partito Comunista per la rottura del potere della finanza e la conquista del potere nelle mani dei lavoratori e delle classi popolari.

 

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IL PARTITO COMUNISTA IN CORSA PER LE ELEZIONI EUROPEE 2019.

IL PARTITO COMUNISTA IN CORSA PER LE ELEZIONI EUROPEE 2019.

Il Partito Comunista ha depositato questa mattina il contrassegno elettorale per la partecipazione alle elezioni europee 2019. Correremo in tutte le circoscrizioni senza necessità di raccogliere le firme in quanto membri dell’Iniziativa Comunista Europea, rappresentata al Parlamento Europeo da due deputati del KKE, e grazie al consenso apprestato dai compagni greci all’inserimento del loro simbolo nel nostro contrassegno elettorale al fine di rafforzare il presupposti stabiliti dalla legge italiana per il diritto a tale esonero. Il gesto del KKE è una testimonianza di vero internazionalismo, la prova della forza e della solidità dei legami internazionali che il Partito Comunista ha costruito in questi anni con i propri partiti fratelli.

La raccolta delle sottoscrizioni sarebbe stata uno scoglio impossibile da superare altrimenti. La legge richiede infatti 145.000 firme con quote regionali altissime (3.000 nella sola Valle d’Aosta), e dei costi ingenti necessari per le autenticazioni. Si tratta di una legge antidemocratica che ha come unico e chiaro scopo quello di favorire le forze politiche già presenti in Parlamento, spingere i partiti ad accordi forzati e innaturali, coalizzandosi con le forze maggioritarie, impedire la riorganizzazione di forze popolari alternative ai partiti esistenti.

La partecipazione alle elezioni europee non muta il nostro giudizio sulla natura irriformabile dell’Unione Europea, e delle sue istituzioni. Utilizzeremo queste settimane di campagna elettorale per denunciare la reale natura dell’Unione Europea, senza ipocrisie e opportunismi di sorta. Così come abbiamo già fatto nelle elezioni politiche del 2018, diremo chiaramente ai lavoratori e alle lavoratrici che il voto al Partito Comunista è un voto al rafforzamento della prospettiva storica di abbattimento della società capitalista e di accumulazione di forze nella direzione della costruzione di una società socialista.

L’Europa dei lavoratori e dei popoli che noi vogliamo realizzare, potrà essere costruita solo al di fuori dell’Unione Europea che è un’alleanze imperialista al cui timone ci sono le grandi società della finanza. L’Unione Europea è il principale promotore delle politiche di attacco ai diritti dei lavoratori e delle classi popolari, protagonista di guerre e responsabile della crisi. Non esiste spazio per la creazione di una società che metta in primo piano i diritti sociali nella gabbia dell’Unione Europea e dell’euro. Non esiste alcun futuro di progresso, di giustizia e di pace per le nuove generazioni in un sistema antidemocratico che mira a schiacciare i diritti e la condizione dei popoli in favore del profitto di pochi.

Crediamo sia necessario rafforzare il processo di ricostruzione comunista per dare ai lavoratori e alle classi popolari una reale alternativa alla falsa scelta tra le forze di governo e di opposizione, tra europeisti e nazionalisti, divisi nella propaganda ma sempre uniti nella difesa degli interessi della finanza e nell’approvazione di politiche antipopolari. Un’alternativa che non può essere rappresentata da liste elettorali di sinistra, prigioniere di contraddizioni politiche e prive di qualsiasi prospettiva, funzionali solo alla conservazione di vecchi gruppi dirigenti, che puntualmente si presentano a ogni elezione con nomi e simboli diversi, contribuendo solo a disorientare il proprio popolo.

Un’alternativa che dobbiamo realizzare prima di tutto nel nostro Paese, ma coordinandoci e unendoci a livello internazionale con i Partiti Comunisti per rendere più forte la nostra azione. Siamo consapevoli che la presenza del Partito Comunista alle elezioni europee è un importante segnale di rafforzamento dell’Iniziativa Comunista Europea e di tutti i partiti che, nelle difficili condizioni dell’Europa di oggi, stanno portando avanti il processo di ricostruzione comunista. Insieme con i nostri partiti fratelli e sulla base delle linee comuni che ci siamo dati affronteremo questa sfida.

Solo il rafforzamento dei comunisti può creare in Italia e in Europa i presupposti di una reale svolta politica. Per questa ragione invitiamo a votare il 26 maggio per il Partito Comunista e a prendere da subito contatto con le nostre federazioni e con i nuclei del Partito per sostenere la nostra azione.

Roma, 8 aprile 2019

Ufficio Politico
Partito Comunista

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