COMUNICATO DELL’UFFICIO POLITICO

COMUNICATO DELL’UFFICIO POLITICO


Nei giorni di sabato 27 e domenica 28 gennaio si è svolto a Roma il Congresso di Democrazia Sovrana e Popolare, che ha visto una partecipazione di circa duemila persone.
Hanno assistito al congresso le rappresentanze delle ambasciate di: Repubblica Popolare Cinese, Repubblica di Cuba, Repubblica Democratica Popolare di Corea, Repubblica Bolivariana del Venezuela, Repubblica della Federazione Russa. Tutte accolte da fragorosi applausi.
È stato distribuito il Programma politico e sono stati eletti il Presidente, Francesco Toscano, e il Coordinatore Nazionale, Marco Rizzo.
Diversi membri del nostro partito sono stati coinvolti in prima persona nell’organizzazione. Il Segretario Generale è stato presente sabato in prima fila.
La configurazione che ha preso DSP non è più quella di sommatoria di varie sigle, ma di un movimento in cui gli aderenti partecipano a titolo individuale. Ciò rende l’azione del nostro partito ancora più favorevole in quanto non si deve “mediare”, né a livello centrale né periferico, con sigle o gruppi, ma consente ai nostri militanti di svolgere la propria attività in modo più fluido, facendosi valere in tutti i luoghi dove interverranno per le proprie capacità politiche e organizzative.
Ciò naturalmente ha comportato la necessità di autorizzare i nostri militanti a prendere la tessera di DSP in aggiunta a quella del partito. Come ha deliberato l’ultima sessione del Comitato Centrale del 21 gennaio, tale adesione aggiuntiva è autorizzata per il 2024 e non necessita di alcuna modifica statutaria. Come per altre organizzazioni, quali sindacati e movimenti di massa, statutariamente per aderire basta il deliberato del CC.
Seppure il lavoro di massa svolto in DSP è stato riconosciuto dal nostro partito come estremamente utile per allargare la nostra capacità di far giungere le nostre idee a una platea la più vasta possibile, l’adesione a DSP non è obbligatoria per quei compagni che, in accordo con le organizzazioni del partito periferiche, decideranno di dedicarsi esclusivamente alla vita interna del Partito. Il cosiddetto “doppio lavoro” interno ed esterno è sempre stato una caratteristica dei partiti comunisti non sclerotizzati, che hanno coniugato l’attività di formazione interna col lavoro di massa nei sindacati e nelle altre organizzazioni, ovunque fosse possibile e più favorevole estendere l’azione politica.
Com’è stato ricordato nella celebrazione del 21 gennaio del centenario della morte di Lenin, il nostro Maestro ci insegna che:
«Chi si aspetta una rivoluzione sociale “pura” non vivrà mai abbastanza per vederla. Una persona del genere aderisce formalmente alla rivoluzione senza capire cosa sia la rivoluzione.
La rivoluzione socialista in Europa non può essere altro che lo scoppio della lotta di massa da parte di tutti gli elementi oppressi e scontenti. Inevitabilmente vi parteciperanno settori della piccola borghesia e degli operai arretrati – senza tale partecipazione la lotta di massa è impossibile, senza di essa non è possibile alcuna rivoluzione – e altrettanto inevitabilmente porteranno nel movimento i loro pregiudizi, le loro fantasie reazionarie, le loro debolezze hanno fatto scivolare gli errori. Ma oggettivamente attaccheranno il capitale, e l’avanguardia cosciente della rivoluzione, il proletariato avanzato, esprimendo questa verità oggettiva di una lotta di massa variegata e discordante, eterogenea ed esteriormente frammentata, sarà in grado di unirla e dirigerla, di conquistare il potere, sequestrare le banche, espropriare i trust che tutti odiano (anche se per ragioni difficili!), e introdurre altre misure dittatoriali che nel loro insieme equivarranno al rovesciamento della borghesia e alla vittoria del socialismo, che però non porterà in alcun modo “purgarsi” immediatamente dalle scorie piccolo-borghesi.
Saremmo dei pessimi rivoluzionari se, nella grande guerra di liberazione del proletariato per il socialismo, non sapessimo utilizzare ogni movimento popolare contro ogni disastro provocato dall’imperialismo per intensificare ed estendere la crisi.» (Lenin, La discussione sull’autodeterminazione in sintesi, luglio 1916)

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