Messaggio per il 60° anniversario della Rivoluzione Cubana

Messaggio per il 60° anniversario della Rivoluzione Cubana

All’attenzione dei compagni:  

Raúl Castro Ruz

Primo Segretario

del Partito Comunista di Cuba

 

Miguel Díaz-Canel Bermúdez

Presidente del Consiglio di Stato

e del Consiglio dei Ministri

della Repubblica di Cuba

 

José Carlos Rodríguez Ruiz

Ambasciatore della Repubblica di Cuba

presso la Repubblica Italiana

 

Mauricio Martínez Duque,

Primo Segretario Politico

dell’Ambasciata di Cuba in Italia

 

Cari compagni,

 a nome del Comitato Centrale e di tutti i militanti del Partito Comunista vi porgo i miei più sinceri e rivoluzionari auguri per il sessantesimo anniversario della vittoria della vostra Rivoluzione, riaffermando la piena solidarietà alla causa di Cuba Socialista.

In questi anni la resistenza cubana è stata per i comunisti di tutto il mondo fonte di orgoglio e elemento insostituibile di rafforzamento delle lotte. È stata la dimostrazione materiale della possibilità del socialismo, anche nelle condizioni più dure e difficili, di costruire un sistema sociale che assicura i diritti fondamentali dei lavoratori e delle classi popolari. La resistenza cubana agli eventi controrivoluzionari avvenuti in URSS e nei paesi del blocco socialista dell’Europa orientale ha contribuito a mantenere aperta la via per il socialismo e costituito un baluardo insostituibile nella lotta antimperialista, nel continente lationamericano e in tutto il mondo.

Compagni, la situazione dei paesi dell’Unione Europea e dell’Italia in modo particolare, sembra volgere verso una forte involuzione reazionaria, che si respira anche nel vostro continente. La crisi del sistema capitalistico ha acuito le disuguaglianze, concentrando le ricchezze nelle mani di pochi grandi gruppi monopolistici, e cancellando sistematicamente le conquiste del movimento operaio e delle lotte sociali del secolo scorso. Oggi che il capitalismo mostra la sua faccia più criminale, la forza delle organizzazioni comuniste è ancora troppo debole. Siamo convinti che la prima forma di solidarietà con Cuba sia il rafforzamento della lotta nel nostro Paese e nel continente europeo, per la comune causa del socialismo e della lotta all’imperialismo.

L’ondata reazionaria si volge anche contro Cuba e le esperienze progressiste dell’America Latina, come dimostra la vittoria di Trump negli USA e di Bolsonaro in Brasile. Il Partito Comunista, in questo momento complesso, riafferma la propria volontà di lottare al fianco di Cuba per la fine del criminale bloqueo imposto dagli USA, e per contrastare ogni forma di ingerenza, anche pacifica e sotto altre forme, che l’imperialismo può utilizzare per perseguire l’obiettivo del rovesciamento del sistema socialista a Cuba.

Crediamo che il rafforzamento delle relazioni tra i comunisti di tutto il mondo sia elemento necessario in questa fase e per questo ci impegniamo a rafforzare la nostra cooperazione con il Vs. Partito e con l’Ambasciata cubana in Italia.

Siamo e saremo sempre al fianco di Cuba socialista, convinti che il socialismo sia il futuro dell’umanità, che solo il socialismo possa mettere fine alla barbarie a cui assistiamo quotidianamente, all’ineguale sviluppo delle nazioni del mondo, alla diseguaglianza e all’oppressione delle classi popolari. Le recenti dichiarazioni sul carattere irreversibile del socialismo a Cuba hanno chiarito ancora una volta la fermezza, la solidità e continuità tra le generazioni degli ideali della Rivoluzione Cubana.

Sappiate che in Italia potrete sempre contare su sinceri compagni di lotta, che non vi lasceranno soli e che sosterranno sempre gli ideali rivoluzionari del socialismo, fino alla vittoria definitiva.

Roma, 14 gennaio 2019

f.to Marco Rizzo

Segretario generale del Partito Comunista

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LIBERTÀ PER IL PARTITO COMUNISTA IN POLONIA. (dichiarazione di Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista in Italia).

LIBERTÀ PER IL PARTITO COMUNISTA IN POLONIA. (dichiarazione di Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista in Italia).

Il governo della Polonia, “euroscettico”, ma che gode della appoggio della UE, della Nato e  degli Usa, sta praticando una drastica riduzione dei diritti e delle garanzie in ogni  settore della società. Ma, in primo luogo nei confronti del  Partito Comunista Polacco, sta armando una vera e propria persecuzione con l’obiettivo finale di arrivare alla dichiarazione di illegalità, come esito del processo che si tiene oggi 7 Dicembre 2018. Qualcuno giustamente si può chiedere come mai proprio un partito comunista di non grandi dimensioni come quello polacco possa dare così fastidio da esser messo fuorilegge? In una Europa dove si sta estendendo la grande miseria che le riforme della globalizzazione capitalistica hanno determinato, i gruppi dominanti sanno che la crisi non sarà risolta dal sovranismo populista e quindi avvertono il rischio, per loro esiziale, di chi potrebbe davvero proporre l’unica soluzione sistemica di cambiamento: i comunisti. Questo il motivo della “caccia” ai comunisti. Oggi in Polonia, domani altrove. Ai dirigenti e ai militanti comunisti polacchi manifestiamo la nostra concreta solidarietà militante in questa lotta che estendiamo nella nostra coerente e quotidiana opposizione alla UE, alla Nato e alla globalizzazione capitalistica.

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Appello del 20° Incontro internazionale dei partiti comunisti e operai 

Appello del 20° Incontro internazionale dei partiti comunisti e operai 

Il 20° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IMCWP) si è svolto dal 23 al 25 novembre 2018 ad Atene, ospitato dal KKE, che celebra i suoi 100 anni di storia.

All’incontro, dal titolo “La classe lavoratrice contemporanea e le sue alleanze. I compiti dell’avanguardia politica – i partiti comunisti e operai – nella lotta contro lo sfruttamento e le guerre imperialiste, per i diritti dei lavoratori e dei popoli, per la pace, per il socialismo“, hanno partecipato 90 partiti comunisti e operai di 73 paesi, rappresentativi di tutti i continenti.

I delegati dei partiti hanno esaminato gli sviluppi a livello internazionale, regionale e nazionale, hanno scambiato opinioni sull’esperienza acquisita dalla lotta dei partiti comunisti e operai nei rispettivi paesi, le azioni comuni e convergenti sviluppate nel periodo precedente, le lotte di classe nei loro paesi per promuovere l’alleanza della classe operaia con altri strati popolari e antimonopolistici. Hanno discusso sui compiti per il rafforzamento della lotta dei comunisti, lo sviluppo delle lotte della classe operaia e degli altri strati popolari per i diritti dei lavoratori, dei popoli, della gioventù, in conflitto con i monopoli, il potere del capitale, lo sfruttamento e l’oppressione capitalista.

I contributi dei partiti comunisti e operai hanno messo in evidenza la natura sfruttatrice, predatoria e disumana del capitalismo. È stato osservato che sul terreno della crisi e dello sviluppo capitalistico si acuiscono in tutti gli aspetti le contraddizioni e la competizione di stati e alleanze capitaliste; che avanza il processo di riordinamento di forze a livello internazionale. Gli interventi imperialisti, i blocchi e le ingerenze continuano. Ci sono ancora guerre in corso, come in Siria, Yemen, Libia e Azerbaijan. La guerra fratricida in Ucraina continua sotto la responsabilità del regime antipopolare di Kiev. Gli armamenti militari e i preparativi di guerra stanno aumentando.

I partiti comunisti e operai salutano le lotte degli operai e dei popoli di tutto il mondo contro l’offensiva imperialista, contro l’occupazione, contro ogni minaccia ai diritti sovrani e all’indipendenza nazionale, per la pace, la difesa e l’espansione dei diritti sociali e democratici. L’esperienza acquisita in molti paesi nelle lotte contro i piani imperialisti e la linea politica degli USA, della NATO, dell’UE e dei loro alleati è preziosa.

L’acuirsi delle contraddizioni comporta il pericolo di nuove guerre imperialiste, per il controllo delle fonti di ricchezza, dei mercati e dei gasdotti energetici; questo rischio pone compiti importanti per il movimento operaio e i comunisti per il rafforzamento di un’ampia lotta antimperialista per la pace e il disarmo, l’intensificazione della lotta contro la linea politica dei governi borghesi al servizio della redditività del grande capitale, l’aggressione imperialista e la guerra.

Questi sviluppi evidenziano che la lotta per la pace, il disarmo, il rispetto della sovranità popolare, la soluzione dei problemi del popolo e la soddisfazione dei bisogni popolari, è indissolubilmente vincolata alla lotta per il rovesciamento della barbarie capitalista, per il socialismo.

I partiti comunisti e operai hanno apprezzato positivamente le iniziative prese nel 2017, in occasione del 100° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre e nel 2018 per il 200° anniversario della nascita di Karl Marx, contribuendo alla difesa del contributo dell’Unione Sovietica, del socialismo, che è l’unica strada per abbattere lo sfruttamento capitalistico.

Hanno riaffermato la loro solidarietà internazionalista con i popoli siriano, palestinese cipriota; con i popoli del Libano, del Sudan, di Cuba socialista, del Venezuela, del Brasile, dell’Iran, con tutti i popoli che affrontano le minacce e gli attacchi imperialisti. Hanno condannato l’anticomunismo e l’attacco ai diritti e libertà democratiche e hanno espresso il totale appoggio ai comunisti perseguitati in Polonia, Ucraina, Sudan, Kazakistan, Pakistan e ai comunisti che affrontano persecuzioni legali e politiche in Russia, Transnistria e altrove.

È stato osservato che nel 2019 ci sono diversi anniversari importanti come il centenario della fondazione dell’Internazionale Comunista, i 70 anni della Rivoluzione Cinese e i 60 anni della Rivoluzione Cubana. È importante utilizzare questi anniversari per rafforzare l’internazionalismo proletario; difendere la storia e il contributo del movimento comunista, per le conquiste popolari, nella lotta per il progresso, l’emancipazione sociale dei lavoratori e dei popoli, contro la falsificazione e la distorsione della verità storica e l’identificazione del comunismo con le atrocità fasciste.

I partiti comunisti e operai hanno espresso solidarietà ai rifugiati e immigrati. Hanno condannato il razzismo, le pericolose forze fasciste, di estrema destra che nascono dal sistema di sfruttamento e sono dirette contro i popoli.

Durante il 20° IMCWP, sono state emesse una serie di dichiarazioni di solidarietà con la lotta dei popoli in molte parti del mondo.

I partiti comunisti e operai chiedono lo sviluppo di azioni comuni e convergenti nel prossimo periodo sui seguenti assi principali:

Contro la guerra imperialista, gli interventi e la militarizzazione.

Azioni contro la NATO – che compie il suo 70° anniversario il 4 aprile 2019 – e l’Unione europea, che si militarizzata ulteriormente con la PESCO [Cooperazione strutturata permanente europea in materia di difesa, NdT] e altri meccanismi. Contro le armi nucleari e le basi militari straniere, in occasione dell’anniversario dell’olocausto nucleare a Hiroshima – Nagasaki (6 e 9 agosto) e degli 80 anni dall’inizio della seconda guerra mondiale (1° settembre).

Per la difesa della storia del movimento comunista e dei valori dell’internazionalismo proletario.

Vari eventi per il 100° anniversario dell’Internazionale Comunista (il 2 marzo), azioni contro l’anticomunismo, le persecuzioni e i divieti per i partiti comunisti e operai. Utilizzare il 102° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre per evidenziare le conquiste del socialismo e approfondire il dibattito teorico e l’azione pratica contro il capitalismo e la sua natura sfruttatrice, oppressiva, aggressiva, predatoria e disumana.

Per rafforzare la solidarietà internazionalista coi popoli in lotta, che affrontano l’occupazione, le minacce e gli interventi imperialisti.

Rafforzare la solidarietà e lotta internazionalista chiedendo la fine del blocco degli USA contro Cuba e gli interventi e le minacce contro il Venezuela bolivariano. Sostenere il diritto del popolo palestinese alla fine dell’occupazione e all’autodeterminazione stabilendo uno stato nazionale e indipendente palestinese, con la sua capitale a Gerusalemme Est, in applicazione delle relative risoluzioni delle Nazioni Unite, appoggiando la resistenza del popolo palestinese e condannando la criminale politica di Israele. Denunciare gli interventi imperialisti nella Penisola Coreana e solidarietà con il popolo coreano per una riunificazione indipendente e pacifica. Solidarietà con i rifugiati e con tutti i popoli che affrontano l’occupazione, l’intervento e i blocchi dell’imperialismo.

Solidarietà di classe a tutto tondo con le lotte dei lavoratori per i diritti lavorativi, sociali e sindacali, contro l’offensiva capitalista.

Sviluppare azioni militanti nei luoghi di lavoro, in particolare nella Giornata internazionale dei lavoratori del 1° maggio, evidenziando il ruolo di avanguardia dei comunisti.

Per i diritti e l’emancipazione delle donne.

Sviluppare azioni di lotta l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, per difendere i diritti delle donne e la loro piena eguaglianza nel lavoro e nella vita.

Lotta per le libertà politiche e sindacali, per i diritti democratici contro le forze fasciste, i regimi reazionari, il razzismo e la xenofobia, il fanatismo religioso e l’oppressione sociale.

Sviluppo di azioni militanti nel Giorno della Vittoria dei Popoli sul nazifascismo.

Sviluppo di azioni per la protezione dell’ambiente.

I partecipanti hanno ringraziato il Partito Comunista di Grecia (KKE) per aver ospitato con successo questo incontro. 

Lista dei partecipanti

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Intervento al XX incontro internazionale dei Partiti Comunisti

Intervento al XX incontro internazionale dei Partiti Comunisti

Intervento di Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista

Cari compagni,

Il Partito Comunista (Italia) saluta i delegati dei partiti fratelli presenti a questo incontro internazionale e ringrazia, in particolare, il Partito Comunista di Grecia – KKE per l’organizzazione di questo importante evento.
Il tema in discussione è molto impegnativo e richiede uno sforzo analitico che non può certo esaurirsi in questa sede. Crediamo che i Partiti debbano approfondire in modo scientifico e sistematico l’analisi di ciò che è oggi la classe operaia e di quale sia la sua reale situazione nel capitalismo monopolistico. Troppo spesso se ne sente parlare in un modo astratto, puramente referenziale, che non tiene conto delle trasformazioni che la classe ha subito, non solo in termini quantitativi, ma anche dal punto di vista della coscienza di classe. Altre volte, soprattutto da parte opportunista, se ne sente parlare in modo liquidatorio, come di una specie in via di estinzione, a fronte del presunto emergere di “nuovi soggetti”, individuati in base al genere o all’orientamento sessuale, senza alcun approccio di classe.

L’analisi scientifica della realtà operaia richiede che venga affrontato, con uno sforzo di studio collettivo, il problema della difficoltà a quantificare le categorie marxiste utilizzando i dati ufficiali della contabilità nazionale e degli istituti di statistica, che utilizzano criteri non marxisti di classificazione ed elaborazione dati.
 Nonostante la sostituzione tecnologica e le delocalizzazioni all’estero della produzione, la classe operaia in Italia (quasi 9.000.000 di salariati ufficialmente censiti in tutti i tre macro-settori) rimane la classe sociale relativamente più consistente, costituendo quasi il 50% dei lavoratori dipendenti e, dal 2011, presenta una stabile tendenza alla crescita (+11,43% rispetto al 2011). La potenziale forza costituita dal numero è, tuttavia, compensata dalla bassa concentrazione, che rappresenta un serio fattore di debolezza. Solo il 22,06% della forza-lavoro è impiegato in aziende con più di 250 dipendenti, mentre il 45,35% è disperso in piccole e micro- imprese con meno di 10 dipendenti. Questo è, purtroppo, un grave fattore di debolezza. La dispersione rende i lavoratori più deboli nei confronti del padronato e più facilmente ricattabili, anche tenuto conto del fatto che, nelle aziende con meno di 15 dipendenti, viene meno la tutela giuridica dello Statuto dei Lavoratori. Inoltre, la bassa concentrazione della forza lavoro tende a sostituire il senso di appartenenza alla classe con il senso di appartenenza al territorio (come dimostrato dal voto popolare alla Lega Nord e da episodi di contrapposizione localistica tra lavoratori dello stesso settore o addirittura di stabilimenti diversi della stessa azienda). La frammentazione e la dispersione territoriale generano serie difficoltà nell’organizzazione dell’attività del Partito all’interno della classe operaia e nella costruzione di un combattivo sindacato di classe. Il nostro Partito, comunque, ritiene indispensabile costituire cellule comuniste innanzitutto nelle fabbriche, ma più generale, nei luoghi di lavoro, operando per la ricomposizione e il rafforzamento della coscienza di classe, per l’intensificazione della conflittualità e l’innalzamento del livello politico delle lotte.

Dal punto di vista retributivo, i salari hanno subito una sensibile riduzione, aggravata dalla crisi, ma dovuta sostanzialmente alla tendenza, endemica al capitalismo, alla compressione del salario. La debolezza politica e organizzativa della classe operaia e la collusione dei sindacati riformisti con il padronato spiegano la diminuzione, pari a 1,42% secondo i dati OCSE, addirittura dei salari nominali nel periodo 2005 – 2017. Più forte ancora è stata la diminuzione dei salari reali, la cui variazione annua si è costantemente mantenuta al di sotto del tasso d’inflazione reale, ad esclusione del periodo 2014 – 2016. Anche il salario relativo è diminuito nello stesso periodo, come dimostrano le nostre elaborazioni delle statistiche ufficiali. Infatti, il capitale ha risposto alla crisi incrementando la produttività, cioè lo sfruttamento della forza lavoro. Del valore aggiunto (categoria dell’economia borghese che più si avvicina a quella di plusvalore) prodotto dall’aumento di produttività si è appropriato quasi interamente il capitale. Infatti, nel periodo 2005 – 2017, la quota di valore aggiunto destinata ai salari ha subito una diminuzione pari a -4,44%, mentre quella destinata ai profitti è aumentata dell’8,36%. Possiamo dire, quindi, che si è accresciuto il divario sociale tra la classe operaia, che si è impoverita e i capitalisti, che si sono arricchiti nonostante la crisi.
La crisi capitalistica, tuttavia, ha colpito in modo ancora più duro, in proporzione, ampi settori di piccola borghesia: i dati confermano una caduta verticale delle retribuzioni di impiegati, quadri e dirigenti, dei redditi di artigiani, piccoli imprenditori e di alcune categorie di liberi professionisti, confermando la previsione scientifica marxiana circa la proletarizzazione dei ceti medi.
 La devastazione sociale, creata dal capitalismo in decadenza, apre spazi immensi al lavoro dei Comunisti per l’aggregazione intorno alla classe operaia di un blocco sociale alternativo a quello oggi dominante, che si prefigga l’obbiettivo dell’abbattimento rivoluzionario degli attuali assetti del potere della borghesia e del modo di produzione capitalistico.

Il nostro Partito deve saper parlare anche agli strati popolari, non proletari o in via di proletarizzazione, vittime non solo della crisi capitalistica, ma anche della ristrutturazione e della “ripresina” capitalistica. Come avanguardia della classe operaia dobbiamo essere capaci di formulare linee politiche e proposte che siano in grado di organizzare e aggregare questi ceti, conquistandone il consenso, facendo loro capire l’universalità degli interessi della classe operaia, trasformandoli in suoi alleati nel processo rivoluzionario di abbattimento del capitalismo e di successiva costruzione del nuovo stato proletario e dell’economia socialista. In questo senso il nostro Partito contribuisce alla creazione di organizzazioni di massa, orientate in senso anticapitalistico, che possano raggruppare questi strati sociali, sottraendoli alla nefasta influenza della destra razzista, xenofoba e fascista.

Teniamo a precisare che parliamo qui delle alleanze sociali della classe operaia, mentre respingiamo con estrema fermezza qualsiasi ipotesi di alleanze politiche tra partiti, sia a fini elettorali, che – peggio ancora -, a sostegno di governi sedicenti di “sinistra”, ma pur sempre borghesi. Il movimento operaio italiano ha pagato duramente queste linee di collaborazione e compromesso con i partiti riformisti, di orientamento cristiano o socialdemocratico che fossero. L’eurocomunismo, che nella sua variante italica potremmo definire come “berlinguerismo”, una degenerazione revisionista e opportunista, basata su stravolgimenti e falsificazioni del pensiero di Gramsci, rinnegando il marxismo-leninismo, ha sancito lo snaturamento del PCI, portandolo prima all’aperto sostegno del governo borghese con l’unità nazionale degli anni ‘70, poi all’accettazione della NATO e della nascente CEE, alla rottura con il Movimento Comunista Internazionale e, infine, alla sua autodissoluzione. La fine ingloriosa di quello che era stato il più forte partito comunista del mondo capitalistico dovrebbe fare riflettere tutti, anche quei partiti che, nel nostro paese, hanno cercato di raccogliere formalmente l’eredità del PCI, senza la debita analisi critica e autocritica dei danni del compromesso eurocomunista con lo stato borghese. Anche nel loro caso, la partecipazione, interna ed esterna, ai governi borghesi e alle coalizioni di centro-sinistra, li ha resi complici dell’approvazione delle peggiori misure antipopolari, invisi alle masse e, infine, privati da anni del loro consenso e, quindi, della rappresentanza parlamentare. Là, dove l’eurocomunismo aveva attecchito, i pur forti partiti comunisti sono scomparsi o quasi. A risultati simili hanno portato i tentativi di altri partiti comunisti di creare coalizioni “di sinistra”, in nome di questo o quell’obiettivo contingente, o della “emergenza nazionale”. Crediamo che queste posizioni siano una manifestazione della teoria opportunista delle “tappe graduali”, intermedie tra il capitalismo e il socialismo e che, comunque, conducano alla sconfitta e alla scomparsa dei partiti proletari dalla scena politica.

Con altrettanta fermezza, sempre sulla base dell’esperienza storica, respingiamo le teorie del “socialismo di mercato”, ricordando come la parabola discendente che ha portato alla temporanea vittoria della controrivoluzione in URSS e nei paesi socialisti sia stata determinata dall’introduzione di elementi di capitalismo, che hanno restituito al mercato la funzione di regolatore dell’economia a scapito della pianificazione centralizzata. Parliamo della privatizzazione dei mezzi di produzione in agricoltura, ceduti dallo stato ai kolkhoz nel 1958, della concessione di autonomia a regioni e aziende, dell’introduzione del concetto di redditività (profitto) basato sullo scambio anziché sull’uso, del ripotenziamento dello scambio mercantile-monetario. Parliamo, in sostanza, delle riforme controrivoluzionarie, avviate da Khrusciov al XX° Congresso del PCUS e proseguite da Kosygin negli anni a venire. “A cosa ha portato questa inversione di tendenza?” -, dovrebbero chiedersi quei partiti che oggi guardano con favore il “socialismo di mercato”. Ha portato alla restaurazione del capitalismo, alla controrivoluzione, ad un peggioramento netto delle condizioni di vita delle masse lavoratrici.

Il Partito Comunista (Italia), basandosi sull’analisi delle esperienze negative di cui sopra, esclude con fermezza qualsiasi alleanza partitica, qualsiasi partecipazione a coalizioni elettorali di “sinistra”, qualsiasi sostegno a governi borghesi, comunque definiti e, mentre opera per sviluppare al massimo le alleanze sociali della classe operaia di cui è avanguardia, innalza orgoglioso la bandiera rossa con la falce e il martello, sotto la quale chiama a raccolta e alla lotta tutti i comunisti italiani, per l’abbattimento del capitalismo nel nostro paese, l’instaurazione della dittatura proletaria, la costruzione del socialismo-comunismo.

VIVA IL MOVIMENTO COMUNISTA INTERNAZIONALE!

PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!

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Il PC al XX Incontro internazionale dei Partiti Comunisti

Il PC al XX Incontro internazionale dei Partiti Comunisti

Una delegazione del Partito Comunista parteciperà in questi giorni al XX Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai organizzato nell’ambito della rete Solidnet. L’incontro si terrà ad Atene, in contemporanea con le manifestazioni per il centenario dalla nascita del KKE. Tema dell’incontro è: «La classe lavoratrice contemporanea e le sue alleanze. I compiti dell’avanguardia politica – i partiti comunisti e operai – nella lotta contro lo sfruttamento e le guerre imperialiste, per i diritti dei lavoratori e dei popoli, per la pace, per il socialismo “. All’icontro parteciperanno 91 partiti comunisti provenienti da 73 paesi di tutto il mondo.

Il rafforzamento di momenti di confronto e discussione dei partiti comunisti a livello internazionale rappresenta un passo in avanti nella direzione di un maggior coordinamento e unità della lotta politica nei rispettivi paesi. Il Partito Comunista è convinto sostenitore di questa necessità, insieme al necessario rafforzamento delle posizioni marxiste-leniniste a livello internazionale.

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L’Iniziativa Comunista Europea sul 101° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre 

L’Iniziativa Comunista Europea sul 101° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre 

L’Iniziativa dei Partiti Comunisti e Operai d’Europa, in merito al 101° anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, afferma quanto segue:

La Rivoluzione d’Ottobre è stato il più grande evento che si è svolto nel 20° secolo. Gli effetti che la presa del potere da parte della classe operaia hanno avuto per i lavoratori e i popoli del mondo sono stati visibili per decenni e hanno modellato gli sviluppi della storia umana.

I sistemi pubblici di sicurezza sociale, istruzione pubblica, sistema sanitario pubblico, sono tutti esistiti nei paesi capitalistici perché furono creati per la prima volta nell’URSS. La classe operaia nei paesi capitalisti era più forte grazie all’esistenza dei paesi socialisti. La sola esistenza dei paesi socialisti era abbastanza forte da indebolire i capitalisti e dare più forza al movimento operaio in tutto il mondo.

Ai giorni nostri, anni dopo il trionfo della controrivoluzione in URSS e nei paesi socialisti europei, i capitalisti mirano ancora a distruggere tutte le conquiste ottenute grazie all’eroica lotta della classe operaia e dei popoli, ispirata all’esempio dei paesi che stavano costruendo il socialismo-comunismo.

L’importanza della Rivoluzione d’Ottobre e le sue conseguenze non devono esser dimenticate o manipolate. La Rivoluzione d’Ottobre, il movimento e la storia comunista non possono esser equiparati al nazifascismo. Non dimentichiamo che fu l’Unione Sovietica a sconfiggere il nazifascismo e liberare i paesi dell’Europa orientale!

L’esempio della Rivoluzione d’Ottobre è fonte di ispirazione per le nuove generazioni di comunisti in Europa, che combattono in condizioni molto difficili contro la borghesia e i suoi meccanismi e alleanze statali e inter-statali come l’Unione Europea e la NATO, che alimentano il pericolo di nuove guerre imperialiste e dispute.

L’esempio della Rivoluzione d’Ottobre è pieno di lezioni per il movimento operaio, che sviluppa una lotta di lunga durata contro i padroni e loro governi che vogliono distruggere i diritti sociali, i diritti dei lavoratori, gli accordi collettivi, i sistemi di sicurezza sociale e sanitari, che vogliono ritardare l’età pensionabile e ostacolare l’accesso alle pensioni pubbliche per i lavoratori.

L’esempio della Rivoluzione d’Ottobre e della costruzione socialista è una potente arma nelle mani delle donne lavoratrici e degli strati popolari, che possono trovare molti esempi di come la loro liberazione possa avvenire solo insieme alla liberazione dell’intera classe lavoratrice, di come l’uguaglianza tra uomini e donne possa esser raggiunta solo in un sistema sociale ed economico che metta fine alle radici economiche della disuguaglianza.

La Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre 1917 ha segnato la strada da seguire: distruggere i rapporti di produzione capitalistici e lo stato capitalista attraverso la Rivoluzione Socialista; socializzare i mezzi di produzione concentrati per far posto ad una economia pianificata centralmente sotto il controllo operaio della produzione e della distribuzione del prodotto sociale; far sorgere la democrazia socialista-comunista dai centri di lavoro, costruendo un nuovo tipo di Stato che porti alla completa estinzione di ogni traccia di rapporti di produzione mercantili, qualsiasi traccia di sfruttamento e oppressione di alcuni esseri umani da parte di altri, fino al trionfo completo del comunismo.

Per molti decenni, l’Unione Sovietica e il resto dei paesi socialisti hanno dimostrato la superiorità del socialismo-comunismo sul capitalismo. È un fatto che, per la prima volta nella storia, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è stato superato e che, nell’URSS e nel resto dei paesi socialisti, sono state poste le basi per la formazione di una società superiore, libera dallo sfruttamento e da ogni forma di oppressione.

Questo è il motivo per cui siamo pienamente impegnati a difendere e diffondere la conoscenza dei progressi della costruzione socialista nel passato, apprendendo dalle debolezze e dagli errori ma anche, e soprattutto, impegnandoci a riprendere il percorso segnato dalla Rivoluzione d’Ottobre di 101 anni fa, a organizzare e sviluppare nuove rivoluzioni che portino la classe operaia dei nostri paesi a un nuovo percorso di sviluppo libero da sfruttamento e guerra, sulla base di relazioni tra paesi basate sulla cooperazione reciproca e non sulla depredazione e il saccheggio.

Bruxelles, 7 Novembre 2018

Iniziativa Comunista Europea

 

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RIZZO (PC): «4 NOVEMBRE RICORDA INUTILE MASSACRO. NULLA DA FESTEGGIARE»

RIZZO (PC): «4 NOVEMBRE RICORDA INUTILE MASSACRO. NULLA DA FESTEGGIARE»

«Non c’è nulla da festeggiare nell’anniversario del 4 novembre. Un inutile massacro in cui morirono milioni di giovani e lavoratori non potrà mai essere una vittoria». Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. «Seicentomila morti e oltre un milione di feriti e mutilati, mandati al massacro dal capitalismo in nome del Re e di una Patria mai così distante dagli interessi concreti del popolo italiano. La guerra fu voluta da una minoritaria casta parassitaria che nelle mani di quindici famiglie accumulava il reddito del 70% della popolazione italiana e che ha obbligato con la forza milioni di connazionali poveri e analfabeti ad imbracciare il fucile per massacrare i propri simili, poveri e analfabeti anche loro, solo perché si trovava al di là di un confine. Oggi come cento anni fa si cerca di diffondere una retorica dell’unità nazionale finalizzata a mettere i lavoratori alla coda degli interessi del capitale. L’unità nazionale è sempre nemica dei lavoratori. Ricordiamo quelle centinaia di migliaia di vite sacrificate sull’altare degli interessi dei grandi gruppi capitalistici, assumendo la promessa di lottare affinché quel massacro non si ripeta. Oggi come cento anni fa – la guerra imperialista mai più!»

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RIZZO (PC): «CON LANDINI NON CI SARÀ NESSUN CAMBIO POSITIVO NELLA CGIL»

RIZZO (PC): «CON LANDINI NON CI SARÀ NESSUN CAMBIO POSITIVO NELLA CGIL»

«Se il buon giorno si vede dal mattino le dichiarazioni di Landini sul sindacato unico con CISL e UIL sono un pessimo presagio. Ricercare l’unità dei lavoratori nella lotta per far avanzare le loro rivendicazioni è cosa auspicabile e necessaria. Ma il sindacato unico subalterno agli interessi della Confindustria è l’esatto opposto: è il modo migliore per spegnere qualsiasi possibilità di lotta». Così Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista. «Agnelli diceva che per fare politiche di destra servono uomini di sinistra, e aveva ragione. Vale anche per la politica sindacale. Una CGIL in crisi verticale di iscritti, ricorre a una figura “di sinistra” come Landini per legittimarsi. Ma la linea sindacale resta la stessa, arrendevole e spesso di totale collaborazione con gli interessi padronali. I lavoratori non hanno bisogno di volti accattivanti ma di un sindacato che ne difenda realmente gli interessi, che li guidi nelle lotte. Da tempo purtroppo la CGIL non è più questo. Nessuna illusione da Landini segretario»

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L’ONU CONDANNA IL “BLOQUEO” CONTRO CUBA.

L’ONU CONDANNA IL “BLOQUEO” CONTRO CUBA.

Per la ventisettesima volta consecutiva l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha condannato il blocco economico imposto unilateralmente dagli Stati Uniti nei confronti di Cuba. Con 189 paesi a favore, due contrati (USA e Israele) e un non partecipante alla votazione (Ucraina), la stragrande maggioranza dei rappresentanti degli Stati ha respinto le proposte di modifica della risoluzione depositate dagli USA e condannato fermamente il blocco economico contro l’isola socialista.
Il Partito Comunista saluta questo risultato, che evidenzia ancora una volta l’ingiustizia del blocco economico a cui è sottoposto da oltre cinquant’anni il popolo cubano, ingiustizia riconosciuta a livello globale. L’Assemblea delle Nazioni Unite, sebbene con posizioni differenti tra i diversi paesi, ha condannato l’utilizzo di questa misura unilaterale, chiedendone l’immediata cessazione.
Sappiamo bene che l’imperialismo riconosce la legittimità degli organismi internazionali e del diritto internazionale solo quando rispecchiano e forniscono valida copertura agli interessi effettivi dei grandi monopoli e ai propri piani. Non ci facciamo nessuna illusione, circa l’impatto effettivo di questo voto, sapendo bene che in tutti questi ventisette anni gli Stati Uniti hanno continuato a ignorare ogni risoluzione delle Nazioni Unite e che nulla cambierà. Sappiamo anche che il bloqueo è solo una delle forme con cui l’imperialismo ha tentato e tenta di rovesciare il sistema socialista a Cuba, e che anche qualora questa misura ingiusta e criminale venisse tolta, gli Stati Uniti e i paesi imperialisti non rinunceranno al proprio obiettivo, utilizzando solamente nuove e più sofisticate armi per giungere al risultato del rovesciamento del socialismo a Cuba.
La verità è che l’imperialismo non può tollerare la presenza di Cuba socialista. Nessuno avrebbe scommesso che a oltre vent’anni dalla controrivoluzione in URSS e alla fine del blocco socialista nei paesi orientali, un’isola sotto blocco economico, a poche centinaia di chilometri dalla costa USA mantenesse il proprio modello socialista. Cuba è un esempio di libertà per tutti i popoli del mondo. I lavoratori e le classi popolari, i rivoluzionari di tutto il mondo non saranno mai abbastanza grati a quest’isola, al suo popolo e ai suoi dirigenti per aver saputo mantenere in questi anni un esempio di modello alternativo di società. Nonostante difficoltà, mancanze, di cui il bloqueo è spesso causa, a Cuba ogni persona ha assicurati i diritti fondamentali che nei paesi a capitalismo avanzato non sono alla portata dei lavoratori e delle classi popolari.
Per questo, il voto alle Nazioni Unite, anche se avrà uno scarso valore pratico per spingere gli USA a cancellare il bloqueo, è istruttivo per il resto del mondo e per tutti i lavoratori. È la dimostrazione che l’imperialismo non conosce regole, morale, principi, e che ogni volta che fa appello alla giustizia internazionale, la utilizza come mera copertura per i propri piani. Quante volte i paesi della Nato, Stati Uniti e paesi europei in testa, si sono arrogati il diritto di “far rispettare”risoluzioni delle Nazioni Unite con la forza, invadendo paesi e sovvertendone i governi? Questa doppia morale dell’imperialismo deve essere sempre ricordata, per non cadere in inganno.
Il Partito Comunista riafferma il proprio compromesso con gli ideali della rivoluzione socialista cubana, il supporto al PCC e alla resistenza del popolo cubano all’imperialismo; riafferma il proprio impegno concreto nella solidarietà internazionale con Cuba mediante azioni e informazione ad ogni livello del partito e della gioventù. Continueremo a lottare e esercitare la nostra pressione, contro il bloqueo e ogni misura imperialista che miri al sovvertimento del socialismo a Cuba, attaccando l’autodeterminazione del popolo cubano e il suo diritto al pieno sviluppo.

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SOLIDARIETÀ CON IL PCV PER L’ASSASSINIO DEL COMPAGNO LUIS FAJARDO.

SOLIDARIETÀ CON IL PCV PER L’ASSASSINIO DEL COMPAGNO LUIS FAJARDO.

Il Partito Comunista invia dall’Italia la propria solidarietà ai compagni del Partito Comunista del Venezuela (PCV) per il barbaro assassinio del compagno Luis Fajardo avvenuto lo scorso 31 ottobre. Luis Fajardo, membro del comitato centrale del PCV e dirigente contadino del Paese, è stato assassinato mentre rientrava in moto nella sua abitazione con una raffica di mitra proveniente da un veicolo in marcia. Insieme con lui è stato assassinato Javier Aldana, anche lui esponente dei movimenti condadini. Il PCV, nelle settimane precedenti, aveva più volte denunciato i rischi per il compagno Fajardo, chiedendo al governo venezuelano di assicurare adeguate misure di protezione, senza tuttavia che questa accortezza fosse messa in atto.
Il Partito Comunista si stringe attorno ai militanti comunisti venezuelani, alla famiglia del compagno assassinato, associandosi alla richiesta di giustizia e verità su questo assassinio politico. Il PC riafferma, anche in questa occasione, il proprio sostegno al PCV per la difesa e l’approfondimento del processo boliviano, nella direzione della costruzione di un Venezuela socialista, contro ogni tentativo di ingerenza imperialista nel cammino del popolo venezuelano.

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LVA: CON ACCORDO DI MAIO 2.586 LAVORATORI IN CASSA INTEGRAZIONE. IMMUNITA’ PENALE FINO AL 2023.

LVA: CON ACCORDO DI MAIO 2.586 LAVORATORI IN CASSA INTEGRAZIONE. IMMUNITA’ PENALE FINO AL 2023.

Sono 2.586 i lavoratori dell’Ilva da ieri in cassa integrazione fino al 2023 per decisione della nuova proprietà che fa capo alla multinazionale Arcelor Mittal.  Nonostante i toni entusiastici del ministro del lavoro e dello sviluppo economico Di Maio, che annunciava che non ci sarebbero stati esuberi, si tratta di un epilogo annunciato già dal momento della sottoscrizione dell’accordo. Il testo infatti prevedeva l’impegno della società ad assumer 10.700 lavoratori a fronte degli oltre 13mila. Conti alla mano circa un quinto degli operai restava escluso, come il Partito Comunista e i sindacati non firmatari avevano dichiarato.
Nei fatti il Movimento Cinque Stelle ha proposto un accordo fotocopia rispetto a quello del PD, incassando i complimenti dell’ex ministro Calenda. Se Arcelor Mittal aveva indicato 3.000 esuberi ad agosto ne ha ottenuti 2.586 scaricando sullo stato tramite la cassa integrazione i costi degli esuberi (alcuni dei quali mascherati da uscite volontarie). Il piano Calenda prevedeva 10 mila assunzioni nella società principale e 1.500 in società esternalizzate. Di fatto un pareggio. La tanto decantata assunzione con articolo 18 era già prevista, dal momento che il riferimento era ai CCNL – che prevedono la tutela di cui al vecchio art. 18 –  tanto nel precedente quanto nell’attuale accordo.
Stesso risultato anche in termini ambientali. L’accordo Calenda prevedeva che i principali obiettivi di risanamento venissero realizzati entro il 2020. L’accordo Di Maio ne prevede metà nel 2019 e l’altra metà nel 2020, con completamento nel 2023. Nulla di particolarmente differente, e tutto da verificare nel futuro prossimo. Il dato che sa subito si apprezza invece è che per effetto del nuovo accordo, e del piano di risanamento contenuto nell’addendum, il limite dell’immunità penale e amministrativa per la società acquirente viene posticipato al 2023. A norma del decreto 98/2016: «Le condotte poste in essere in  attuazione del Piano di cui al periodo  precedente  non possono  dare  luogo a responsabilità penale o amministrativa del commissario straordinario,  dell’affittuario  o  acquirente e  dei soggetti  da  questi funzionalmente delegati,  in  quanto costituiscono adempimento delle migliori regole  preventive in materia ambientale, di tutela della salute e dell’incolumità pubblica e  di sicurezza sul lavoro» I Cinque Stelle non hanno cancellato questa norma, aderendo alle richieste di Arcelor Mittal.
Coincidenza apparente vuole che proprio il 2023 sarà il momento della fine del previsto risanamento ambientale, della fine dell’immunità penale e amministrativa e dell’impegno a riassumere una parte dei lavoratori in Cassa Integrazione. Siamo pronti a scommettere come finirà: ancora una volta l’arma di ulteriori licenziamenti e della mancata riassunzione dei lavoratori sarà utilizzata come ricatto per ottenere un allentamento degli obblighi ambientali, che sono anche tutela della salute dei lavoratori, e un ulteriore proroga dell’immunità. Ancora una volta un’azienda privata otterrà la possibilità di fare profitto licenziando, abbassando i diritti e i salari e peggiorando le condizioni ambientali. Le leggi capitalistiche d’altronde non lasciano scampo: l’acciaio prodotto in Italia può restare competitivo sul mercato internazionale solo mantenendo prezzi bassi e dunque a costo di abbassare i salari dei lavoratori e/o scaricare i costi di una produzione arretrata e priva di sicurezza e tutela ambientale sui lavoratori e sull’intera collettività.
Il Movimento Cinque Stelle si è reso complice di questo disegno che da sempre corrisponde agli interessi dei capitalisti del settore. Ieri i Riva oggi Arcelor Mittal a chiederlo, ieri il Partito Democratico, oggi il Movimento Cinque Stelle a consentirlo, anche a patto di tradire le promesse elettorali fatte ai lavoratori e ai cittadini di Taranto. Anche i sindacati firmatari, accettando questo accordo peggiorativo hanno tradito le ragioni dei lavoratori. Oggi si trovano a denunciare il ricorso da parte della proprietà a scelte discrezionali nell’assunzione dei lavoratori. Ma proprio l’accordo sottoscritto lo prevede, subordinando ogni criterio successivo all’arbitrio aziendale quando afferma che l’azienda terrà conto prioritariamente «delle esigenze del piano industriale, dei nuovi assetti organizzativi delineati da AM InvestCO e delle competenze professionali ritenute neessarie». Un assegno in bianco grazie al quale la nuova proprietà si sta liberando di molti operai che sono stati in prima fila nelle lotte di questi anni.
La soluzione per l’ILVA non è nella vendita a una multinazionale, ma nella nazionalizzazione e affidamento alla direzione dei lavoratori. L’Ilva deve essere riconvertita a una produzione compatibile con il diritto alla salute dei lavoratori e dei cittadini, oggi possibile con le moderne tecnologie e con i processi produttivi più avanzati a patto di incidere su quelli che oggi sono i margini di profitto del privato. Il profitto privato nella produzione industriale di larga scala è incompatibile con l’interesse della collettività.
Denunciamo la complicità dei Cinque Stelle e il loro esplicito tradimento degli impegni assunti. Invitiamo i lavoratori e i cittadini di Taranto a ribellarsi a questo governo, che come i precedenti è dalla parte di capitalisti criminali. Non basta sostituire un capitalista con un altro. Pretendiamo un futuro diverso per Taranto e per l’Ilva. Esigiamo che chi ha causato morte e disastro ambientale in questi anni paghi e sia impedito ad altri di proseguire sulla stessa strada. Il diritto alla salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto non può essere mercificato e oggetto di continui ricatti.
Un vero governo popolare avrebbe saputo conciliare il diritto alla salute e quello al lavoro, facendo pagare i capitalisti, non assecondandone i piani.

UP Partito Comunista

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