I titoli Piaggio hanno segnato un aumento alla Borsa italiana di quasi il 10 % , che significa un utile netto del 21,9%, pari a ben 18 milioni di euro. Questi enormi profitti stridono con il dato occupazionale, una crisi dichiarata, ma non di fatto, che ha cancellato migliaia di posti di lavoro e che ora quindi anche l’indotto. Piaggio non è, quindi, un’azienda decotta o in crisi di sovrapproduzione: nel primo semestre 2015 ha venduto ben 269.600 veicoli, solo nel primo semestre 2016 un quarto degli scooter venduti sono a marchio Piaggio. Il fatturato cresce e i titoli in borsa vanno a gonfie vele, ma gli stabilimenti italiani continuano a perdere migliaia di operai.
Ma allora gli investimenti, intanto cresciuti del 50%, dove sono finiti ?
Dovremmo tutti prendere atto che da anni ormai si continua a lottare solo contro gli effetti, e non contro le cause che creano la disoccupazione, la precarietà, l’aumento dei ritmi di lavoro, le delocalizzazioni produttive, gli appalti al ribasso. Limitarsi ad una lotta per una limitazione del danno, ottenendo al massimo l’attivazione degli ammortizzatori sociali ancora in essere (cig, mobilità, prepensionamenti) in questi anni non ha prodotto grandi risultati, incamminandoci tutti su una strada senza uscita. Emblematico è il caso della Carlo Colombo, che dopo 5 anni di agonia ha inviato le lettere di licenziamento a tutti dipendenti del sito pisano.
Compromessi travestiti da vittorie di Pirro con il risultato di essere più ricattati e sfruttati.
Del resto l’arrendevolezza dei sindacati e delle istituzioni locali verso la Piaggio non ha impedito né le delocalizzazioni, né ha bloccato il disimpegno crescente sulle produzioni 3\4 ruote. Non lottare contro le vere cause che portano alla chiusura o al ridimensionamento delle fabbriche, accontentarsi solo di ottenere briciole di ammortizzatori sociali, significa ridurre la lotta operaia a semplici e provvisori palliativi, che non curano la malattia, ma al massimo ne rallentano l’esito mortale. Con la scusa del mercato i padroni, a cominciare da Colaninno, conducono una incessante guerriglia contro gli operai, applicando solo loro una genuina “lotta di classe”, avendo i sindacati collaborazionisti, cgil e fiom compresi, disarmato completamente la classe operaia.
E’ allora giusto condurre anche delle lotte difensive, ma oggi è più che mai necessario comprendere che è il sistema capitalista in sé che non funziona, e che quindi va rotto. Sono ormai mature le condizioni necessarie per una rottura politica, sindacale e sociale con il padronato e i sindacati della riduzione del danno, per una rivolgimento economico della società . Un obiettivo concreto e praticabile è, dunque, la requisizione senza indennizzo della Piaggio: anche a voler seguire la cosiddetta legalità borghese, vogliamo calcolare quanti quattrini hanno ricevuto dallo Stato italiano i vari padroni che si sono succeduti nella proprietà della Piaggio ?
Continuare ad accettare, noi lavoratori, di essere considerati una variabile dipendente dai mercati ci porta solo verso la rovina, cambiare direzione è possibile e necessario, basta prendere atto che questa società capitalista non è più una società possibile.