NOTA DEL PC SULL’ARRESTO SEGRETARIO SI-COBAS.

NOTA DEL PC SULL’ARRESTO SEGRETARIO SI-COBAS.

Il Partito Comunista esprime solidarietà ai compagni lavoratori del Si-Cobas per l’arresto del loro Coordinatore Nazionale, avvenuto nella giornata di ieri. Le circostanze dell’arresto e le spiegazioni addotte dall’autorità giudiziaria, così come il video diffuso dalle stesse autorità, non appaiono in linea con le accuse, lasciando interrogativi sulle motivazioni di questa misura, anche in relazione con i palesi interessi delle aziende interessate da settimane di lotte.

È cosa nota a tutti che nella logistica, oggi settore fondamentale dell’economia capitalista, dove è particolarmente impegnato il Si Cobas, si concentrano rapporti di lavoro di tipo schiavistico che coinvolgono migliaia di lavoratori delle cosiddette cooperative. L’utilizzo del caso da parte dei media ha il sapore di un tentativo di vasta delegittimazione del sindacalismo conflittuale, che oggi si oppone alla deriva collaborazionista dei sindacati confederali. Il risultato ultimo di queste misure è di piegare la resistenza dei lavoratori della logistica, favorendo una soluzione dei conflitti in atto nella direzione più vantaggiosa alla classe padronale.

Il Partito Comunista invia la propria solidarietà ai lavoratori in sciopero, e a quanti in queste ore stanno continuando a lottare e resistere. Solo l’organizzazione può dare ai lavoratori la forza per cambiare, in meglio, non solo il proprio posto di lavoro ma anche la società in cui viviamo.

 

 

 

 

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Ancora morti sul lavoro. Un operaio muore alla FCA di Termoli.

Ancora morti sul lavoro. Un operaio muore alla FCA di Termoli.

Ad una settimana dalla morte sul lavoro del giovane operaio di una fabbrica torinese, ancora una morte, e ancora durante il turno di notte: questa volta alla F.C.A (ex FIAT) di Termoli. Si trattava di un operaio con problemi di salute che aveva chiesto e non ottenuto l’esonero dal turno di notte di otto ore. Il Partito Comunista esprime il proprio cordoglio alla famiglia e la propria solidarietà ai colleghi dell’operaio rimasto ucciso dall’estenuante ed inumana continua ricerca del massimo profitto che il capitalismo esercita sulle spalle della classe lavoratrice.Il Partito Comunista condanna i padroni, i sindacati collaborazionisti e i partiti di governo corresponsabili di questa ennesima tragedia e chiama alla lotta e alla organizzazione i lavoratori.

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PC Messina: cordoglio per le vittime dell’ennesima strage sul lavoro

PC Messina: cordoglio per le vittime dell’ennesima strage sul lavoro

La classe lavoratrice del nostro paese si trova ancora una volta costretta a piangere i suoi morti sul lavoro e ancora una volta sono marittimi nello Stretto. L’ennesima strage di lavoratori – che arriva poco dopo la morte di un marmista a Carrara e di un altro operaio al Porto di Salerno – è avvenuta nel primo pomeriggio del 29 novembre, con la morte di 3 lavoratori e 6 feriti, di cui 1 gravissimo, al Molo Norimberga del porto di Messina sulla Nave Sansovino – Siremar, che dopo 27 anni di vita, appartiene adesso al gruppo monopolistico privato “Società di Navigazione Siciliana”, holding posseduta al 50% rispettivamente dalle società armatrici Liberty Lines (ex Ustica Lines) e Caronte&Tourist, delle famiglie Morace, Franza, Matacena e Francantonio Genovese.

Il Partito Comunista di Messina, nell’attesa di apprendere ulteriori informazioni sulla dinamica dei fatti, esprime il proprio profondo dolore e cordoglio ai familiari, amici e colleghi dei marittimi che hanno perso la vita nel corso delle loro funzioni in una delicata operazione d’intervento in una cisterna di gas che richiede misure di sicurezza e di prevenzione di alto livello. E’ evidente che così non è stato, come è altrettanto chiaro che la dinamica è simile ad altri “incidenti” avvenuti durante la manutenzione di serbatoi in cui i lavoratori operano in ambienti pericolosi senza essere spesso messi nelle condizioni per farlo in sicurezza. Invitiamo pertanto alla più alta vigilanza i lavoratori e le organizzazioni sindacali affinché venga appurata la verità e, a tal proposito, denunciamo la propensione che si intravede nelle prime dichiarazioni rilasciate da esponenti del gruppo Caronte&Tourist che tende a scaricare, come spesso accade, le responsabilità sui lavoratori stessi.

Troviamo ipocrite le lacrime dell’armatore privato, di Renzi, del Ministro Poletti e del Presidente Mattarella. Le tante morti sul lavoro a livello nazionale rendono ormai sempre più evidente come non possono esser derubricate ad “incidenti” e al “destino”. All’elevato sviluppato tecnologico e scientifico dovrebbe corrispondere un sempre maggiore livello di sicurezza nei posti di lavoro ma così non è a causa della logica del profitto che è più importante della sicurezza e prevenzione della salute e vita dei lavoratori, considerati dei costi improduttivi per il padronato supportato dal governo che depenalizza e deregolamenta costantemente le norme sulla sicurezza con la complicità in alcuni casi anche dei sindacati collaborazionisti e dell’inesistente controllo degli apparati statali preposti, che si associa a sempre più insistenti pressioni, ricatti e ritmi-turni di lavoro elevati con l’applicazione del Jobs Act.

Per questo società armatrice e governo sono responsabili di queste morti al di là degli aspetti penali del caso, essendo fautori delle politiche di cancellazione delle protezioni, taglio delle risorse e dei diritti che i lavoratori pagano con le loro vite. Nelle stesse ore in cui morivano i marittimi a Messina arrivava la notizia del ridimensionamento dell’accusa nei confronti del padrone di Eternit e la prescrizione di molte morti di cittadini e lavoratori per amianto. La realtà è quindi che si continua a morire sul lavoro nell’indifferenza e complicità di padroni, istituzioni e mass-media. Non è sufficiente reclamare adeguamenti legislativi delle norme sulla sicurezza nelle navi e porti come stanno facendo i sindacati dei trasporti di CGIL-CISL-UIL ma è una necessità urgente la mobilitazione dei marittimi e l’unità e la lotta dell’intera classe lavoratrice per rompere la gabbia padronale e conquistare persino il diritto a vivere e non morire sul posto di lavoro, per condizioni di sicurezza e salute sul lavoro adeguate con il controllo operaio e la cancellazione del Jobs Act.

Partito Comunista, Messina, 29/11/2016

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RIZZO (PC): « I PADRONI FANNO AMMAZZARE I LAVORATORI».

RIZZO (PC): « I PADRONI FANNO AMMAZZARE I LAVORATORI».

«Per chi ancora creda che in Italia non esiste il conflitto di classe, questa notte un lavoratore è morto a Piacenza, ammazzato da un camion utilizzato per sfondare il picchetto ai cancelli e far desistere i lavoratori dalla lotta.» così Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista. « Il PC ha già inviato la propria solidarietà alla famiglia del lavoratore e ai compagni del sindacato e a tutti i lavoratori invitando a proseguire la lotta con la massima fermezza. Come in Grecia anche in Italia c’è una lotta mortale: da una parte le grandi multinazionali che speculano sulla pelle dei lavoratori in nome del loro profitto, dall’altra milioni di lavoratori sempre più sfruttati. Per me – conclude la nota – i responsabili sono i padroni, i partiti e quei settori sindacali che hanno svenduto gli interessi dei lavoratori.»

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Comunicato del PC sull’assassinio di un lavoratore in lotta a Piacenza

Comunicato del PC sull’assassinio di un lavoratore in lotta a Piacenza

« Il Partito Comunista, appresa la notizia dell’uccisione di un lavoratore durante un picchetto a Piacenza, nel manifestare la propria solidarietà alla famiglia ai colleghi e ai compagni, si unisce ai sindacati nella denuncia di quanto accaduto, ribadendo la propria incondizionata solidarietà e vicinanza alle ragioni dei lavoratori in lotta.

A prescindere dalle responsabilità giudiziarie su cui siamo certi penderà la scure dei tribunali che ne limiteranno la portata, esistono precise responsabilità in capo alle aziende. Sono le responsabilità di chi specula sulla pelle dei lavoratori, delle grandi aziende multinazionali, come la GLS, che con la logica della compressione dei costi del lavoro e degli appalti attaccano i diritti dei lavoratori per i loro profitti. Sono le responsabilità di chi punta a dividere la classe operaia a premiare l’azione dei crumiri, ad aizzare i lavoratori gli uni contro gli altri fino alle estreme conseguenze a cui abbiamo assistito questa notte. Sono le responsabilità di una classe politica asservita agli interessi dei grandi monopoli e di quei settori sindacali che ancora oggi ritengono che possano esistere spazi per la concertazione con governo e padroni, svendendo ancora una volta gli interessi reali dei lavoratori.

Il PC fa appello alla massima mobilitazione per una reazione al barbaro assassinio, associandosi alle richieste provenienti dai sindacati che stanno promuovendo le lotte dei lavoratori della SEAM di Piacenza. La repressione in ogni sua forma non può far arretrare dalle posizioni di lotta. Il livello del conflitto che oggi si raggiunge è la prova per tutti i lavoratori della necessità di organizzarsi, di ripudiare ogni illusione e ogni tentennamento. O chi lavora o chi sfrutta. O noi o loro. Non c’è possibilità di mediazione.»

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La posizione del PC per la nazionalizzazione della Piaggio.

La posizione del PC per la nazionalizzazione della Piaggio.

I titoli Piaggio hanno segnato un aumento alla Borsa italiana di quasi il 10 % , che  significa un utile netto del 21,9%, pari a ben 18 milioni di euro. Questi enormi profitti stridono con il dato occupazionale, una crisi dichiarata, ma non di fatto, che ha cancellato migliaia di posti di lavoro e che ora quindi anche l’indotto. Piaggio non è, quindi, un’azienda decotta o in crisi di sovrapproduzione: nel primo semestre 2015 ha venduto ben 269.600 veicoli, solo nel primo semestre 2016  un quarto degli scooter venduti sono a marchio Piaggio. Il fatturato cresce e i titoli in borsa vanno a gonfie vele, ma gli stabilimenti italiani continuano a perdere migliaia di operai.

Ma  allora  gli  investimenti,  intanto  cresciuti  del  50%,  dove  sono  finiti ?

Dovremmo tutti prendere atto che da anni ormai si continua a lottare solo contro gli effetti, e non contro le cause che creano la disoccupazione, la precarietà, l’aumento dei ritmi di lavoro, le delocalizzazioni produttive, gli appalti al ribasso. Limitarsi ad una lotta per una limitazione del danno, ottenendo al massimo l’attivazione degli ammortizzatori sociali ancora in essere (cig, mobilità, prepensionamenti) in questi anni non ha prodotto grandi risultati, incamminandoci tutti su una strada senza uscita.  Emblematico è il caso della Carlo Colombo, che dopo 5 anni di agonia ha inviato le lettere di licenziamento a tutti dipendenti del sito pisano.

Compromessi travestiti da vittorie di Pirro con il risultato di essere più ricattati e sfruttati.

Del resto l’arrendevolezza dei sindacati e delle istituzioni locali verso la Piaggio non ha impedito né le delocalizzazioni, né ha bloccato il disimpegno crescente sulle produzioni 3\4 ruote. Non lottare contro le vere cause che portano alla chiusura o al ridimensionamento delle fabbriche, accontentarsi solo di ottenere briciole di ammortizzatori sociali, significa ridurre la lotta operaia a semplici e provvisori palliativi, che non curano la malattia, ma al massimo ne rallentano l’esito mortale. Con la scusa del mercato i padroni, a cominciare da Colaninno, conducono una incessante guerriglia contro gli operai, applicando solo loro una genuina “lotta di classe”, avendo i sindacati collaborazionisti,  cgil  e  fiom  compresi,  disarmato  completamente  la  classe  operaia.

E’ allora giusto condurre anche delle lotte difensive, ma oggi è più che mai necessario comprendere che è il sistema capitalista in sé che non funziona, e che quindi va rotto. Sono ormai mature le condizioni necessarie per una rottura politica, sindacale e sociale con il padronato e i sindacati della riduzione del danno, per una rivolgimento economico della società . Un obiettivo concreto e praticabile è, dunque, la requisizione senza indennizzo della Piaggio: anche a voler seguire la cosiddetta legalità borghese, vogliamo calcolare quanti quattrini hanno ricevuto dallo Stato italiano i vari padroni che si sono succeduti nella proprietà della Piaggio ?

Continuare ad accettare, noi lavoratori, di essere considerati una variabile dipendente dai mercati ci porta solo verso la rovina, cambiare direzione è possibile e necessario, basta prendere  atto  che questa  società  capitalista  non  è  più  una  società  possibile.

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