Paolo Maddalena presidente

La nostra indicazione, come comunisti, come lavoratori per l’elezione per il Quirinale. “Dentro e fuori la Duma”.
Nelle piazze, nelle lotte ma anche nelle contraddizioni del Palazzo.
Avevamo detto che avremmo lavorato per una candidatura di difesa e rilancio della Costituzione, oggi calpestata da Draghi ed i sacerdoti della grande finanza. Abbiamo contribuito quindi ad un percorso realmente unitario dentro il Parlamento ed il Gruppo Misto, grazie al lavoro certosino del nostro senatore Emanuele Dessì, ed oggi possiamo indicare un nome adeguato al livello di scontro: PAOLO MADDALENA, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, difensore infaticabile della Carta e del popolo contro la grande finanza, le privatizzazioni e per il bene comune e pubblico.
Una candidatura da cui il Presidente Maddalena si è schermito come è di prassi in chi lotta per grandi ideali e non per interesse personale.
Un buon segno per il nostro lavoro, un ottimo impegno parlamentare.

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Mentre parlano solo di COVID la metà delle famiglie rinuncia a curarsi!

Il Paese è allo sbando. Metà delle famiglie italiane rinunciano alle cure mediche.
Mentre le direttive del ministero dell’interno, mirano ad impiegare massicce risorse delle forze dell’ordine nella ricerca di chi non ha il Super #GreenPass, la Cerved conferma che nel 2021 LA METÀ DELLE FAMIGLIE italiane ha rinunciato alle cure mediche (in tutto o in parte).
Problemi economici, mancanza di soldi, problemi logistici, inadeguatezza e indisponibilità dei vari servizi.
Chi di voi non si è trovato neanche una volta in queste condizioni?
E mentre il governo Draghi, per stessa ammissione del premier, scarica tutte le responsabilità della distruzione dell’Italia su chi non ha effettuato la terza dose (purtroppo non è una barzelletta), è sempre più evidente cosa anni di politiche europee abbiano lasciato al nostro Paese:
LA ROVINA.
Bisogna mandarli tutti a casa, a partire da Draghi, altro che presidente della Repubblica.

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CON IL PNRR L’UNIONE EUROPEA METTE IL CAPPIO ALL’ITALIA

Nonostante l’Italia abbia il governo più filo-europeo del continente, con un Presidente del Consiglio imposto da Bruxelles e dalla BCE, l’EUROPA impone altre restrizioni per il nostro Paese.
L’augurio da parte di tutti gli economisti, analisti e agenzie di rating è che Mario Draghi non lasci la carica di Presidente del Consiglio, in modo da portare avanti i “100 traguardi” che l’Europa richiede per sbloccare i fondi del Recovery Fund.
Il nostro Paese, infatti, per avere i soldi tanto promessi dall’Europa durante la pandemia, dovrà fare delle grosse riforme, tutte ovviamente a scapito dei lavoratori. Solamente quest’anno, appunto, dovranno essere 100: dalla Pubblica Amministrazione al fisco, passando per la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e la nuova spending review.
Il Documento di economia e finanza di aprile andrà a fissare gli obiettivi di spending review per i successivi tre anni, in attesa della Relazione della Ragioneria generale sull’efficacia dei piani di risparmio delle amministrazioni. Prima dell’estate dovrà essere mandata in porto l’ennesima riforma dell’amministrazione fiscale, arricchita di un tassello importantissimo, le norme e procedure amministrative per “incoraggiare il rispetto degli obblighi fiscali” e migliorare audit e controlli compresi le multe per chi non accetta il pagamento con il pos (ovviamente, nessuna modifica alle commissioni bancarie che esso comporta). Il Ministro della Sanità deve definire il nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza sanitaria territoriale, grande assente nelle fasi peggiori della pandemia e punto con il budget più basso nel PNRR; entro fine anno, infine, andrà approvata in via definitiva la legge sulla concorrenza approvata in CdM lo scorso novembre.
Queste sono solo alcune delle misure che andranno a colpire principalmente i lavoratori che il governo Draghi dovrà attuare entro la fine dell’anno per avere i soldi promessi dall’Europa, sempre che Draghi rimanga stabile alla guida del Governo.

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LETTERA APERTA: “ORA L’UNITÀ. PER IL PARTITO COMUNISTA IN ITALIA”

Lettera aperta “Ora l’unità. Per il Partito Comunista in Italia”.
Dichiarazione di Marco Rizzo, segretario generale Partito Comunista (Italia).
Abbiamo ricevuto in questi giorni, come tutti gli altri partiti comunisti in Italia, una Lettera Aperta inviataci – a nome dei circa 1.000 aderenti all’Appello “Ora l’unità. Per il Partito Comunista in Italia” – da un gruppo di quadri operai delle grandi fabbriche italiane, da giovani, studenti, lavoratori e lavoratrici, da intellettuali marxisti e dirigenti comunisti di diverse organizzazioni.
Questa Lettera chiede a tutti noi, ai partiti comunisti italiani, ai loro gruppi dirigenti, alle loro basi militanti, di avviare un processo di unità dei comunisti, a partire dalla messa in campo di immediate lotte comuni.
Il Partito Comunista, apprezzando lo spirito e le parole della Lettera Aperta, risponde positivamente alla sua richiesta unitaria e si dichiara disponibile ad un primo ed immediato confronto con i gruppi dirigenti degli altri partiti comunisti e delle altre esperienze comuniste italiane.
Che cosa, di questa Lettera Aperta, ci ha convinti a questo nostro approccio unitario?
La sincerità, lo slancio ed insieme la “ratio” delle sue parole.
Siamo certi che la sincerità e lo slancio che segnano fortemente di sé questa Lettera provengano dai tanti giovani che hanno aderito all’Appello “Ora l’unità. Per il Partito comunista in Italia” e che poi ne hanno inviato ai partiti comunisti una sintesi nella forma della Lettera Aperta.
Come siamo certi che la “ratio” politica della Lettera sia il frutto della vasta e prestigiosa presenza di intellettuali e dirigenti comunisti che, dopo aver aderito all’Appello, l’hanno sottoscritta e a tutti noi inviata.
Ed è questa motivazione, questa ragione politica a convincerci della bontà della proposta unitaria.
I compagni e le compagne che hanno sottoscritto la Lettera Aperta hanno con forza e lucidità rimarcato quanto sta quotidianamente sotto i nostri occhi ma che spesso sfugge alla vista di troppi, a volte persino alla vista di alcune aree comuniste:
– il pericolo incombente di una guerra mondiale scientemente organizzata e sospinta dagli USA, dalla NATO, dall’UE e dal fronte imperialista internazionale;
– una nuova ed estremamente acutizzata aggressività politica e militare imperialista contro la Russia e la Repubblica Popolare Cinese che è alla base della spinta a questo progetto di guerra mondiale;
– una nuova e socialmente drammatica, per la classe operaia e i popoli del nostro continente, torsione imperialista delle politiche dell’Ue e antipopolari;
– una spinta oggettiva che attraversa l’intero arco delle forze partitiche parlamentari e le sospinge a farsi “il partito unico” degli USA, della NATO e dell’UE in Italia e che si fa materia politica per la costituzione del governo Draghi, l’Esecutivo che sta svendendo a Bruxelles il futuro delle prossime generazioni italiane per ottenere quel cappio monetario che continuano a chiamare “prestiti” o “aiuti” dall’UE;
– un uso spregiudicato e discriminatorio della pandemia da parte del Governo Draghi, con una evidente prova generale di limitazioni serie delle libertà costituzionali per qualunque vera opposizione nel Paese;
– la drammatica contraddizione tra tutto ciò e l’assenza pressoché totale di un’opposizione di classe e di massa;
– la contraddizione tra il vasto dominio capitalista e la crisi profonda e la polverizzazione del movimento comunista in Italia.
Come ci convincono pienamente le parole d’ordine, che sono nostre, che facciamo totalmente nostre, che la Lettera Aperta fa conseguire a tutto ciò: fuori l’Italia dalla NATO! Fuori la NATO dall’Italia! Fuori l’Italia dall’Euro e dall’UE!
È a partire da queste, cogenti, questioni che il PC accoglie la proposta del progetto di unità dei comunisti su basi politiche e teoriche affini, quale prerequisito essenziale, come asserisce la stessa Lettera Aperta, per l’avvio di un processo unitario e la costruzione di un Partito Comunista in Italia all’altezza dei tempi e dello scontro di classe.
Il movimento comunista mondiale, guidando circa un quinto dell’intera umanità, vive oggi una grande e fulgida fase di rilancio e la vive al cospetto di una crisi storica profondissima, sia di progetto politico ed economico che di prestigio, del capitalismo mondiale.
Ciò ci conforta e da ancor più senso alla nostra battaglia politica in Italia.
Ma non rimuove il fatto che il movimento comunista italiano versi, per sue colpe lontane e vicine, in una crisi profonda.
Una crisi dalla quale i comunisti potranno uscire solo con la ricollocazione al centro delle cose, sia sul piano teorico che della prassi, del conflitto di classe e della ricostruzione dei legami di massa. E per questi obiettivi, l’unità dei comunisti su basi politico-teoriche affini è fattore decisivo.
Molto, tutti noi, possiamo aver sbagliato, nelle nostre, diverse esperienze da comunisti. Ma per la passione e il tempo di vita che tutti abbiamo messo nel difficile obiettivo di ricostruire, in Italia, un movimento comunista degno di questo nome, possiamo anche sperare che “la storia ci assolverà”.
E ancor più ci assolverà se saremo capaci, oggi, di riunire le fila, di unirci, di dare una speranza e un nuovo punto di riferimento organizzato all’ancora vasta diaspora comunista italiana priva di tessera e partito, di riconsegnare alla “classe” un unico, più forte, coeso, partito comunista!
Scriveva nel 1957 il grande poeta comunista Nazim Hikmet, nella sua splendida poesia intitolata “Della Vita”: “Dovunque tu sia/ in qualunque circostanza tu sia/ devi vivere come se mai tu dovessi morire”.
E, parafrasando Hikmet, noi che oggi vogliamo unirci per ricostruire un più forte partito comunista in Italia, dobbiamo batterci, sinceramente impegnarci, come se questo grande obiettivo fosse possibile, vicino ad essere conquistato!

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1 GENNAIO 1959: TRIONFA LA RIVOLUZIONE!

Con il rovesciamento del regime del generale Batista grazie alla rivoluzione guidata da Fidel Castro e da Ernesto Che Guevara, nel 1959 Cuba entra in una nuova era.
I ricchi proprietari terrieri, i servi del dittatore filo USA e i potenti mafiosi italo-americani che fino ad allora avevano abusato della libertà del popolo cubano, scappano inseguiti dalle fucilate dei giovani rivoluzionari, che trasformeranno da lì a poco Cuba.
Non più “il bordello degli USA”, ma la patria di un popolo unito, compatto e fiero della propria storia.
Un popolo che ancora oggi resiste agli attentati e all’infame blocco economico che gli Stati Uniti continuano a perpetuare.
Con un saluto fraterno al popolo cubano, il Partito Comunista continua il suo percorso contro il governo Draghi, il governo delle banche, dell’Unione Europea, e degli sfruttatori di quelli che vivono del proprio lavoro e chiunque continui a voler imbavagliare la volontà del popolo.
BUON 2022, non un passo indietro!

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LE MULTINAZIONALI CI LICENZIERANNO TUTTI! ALTRI 620 LICENZIAMENTI ALLA BOSCH DI BARI

l’Italia è il Paese dei licenziamenti.
Dove grandi aziende e grandi multinazionali licenziano e delocalizzano a proprio piacere, senza dover rendere conto a nessuno e soprattutto senza che lo Stato abbia la minima intenzione di intervenire per arginare questa macelleria sociale. Gli emendamenti promossi dal governo nel DDL anti delocalizzazioni ne sono l’ennesima prova.
Una presa in giro.
Anche Bosch ha deciso, di ridurre la forza lavoro dello stabilimento di bari, di 620 unità. Su 1700 lavoratori quindi, ben 620 perderanno il proprio lavoro e verranno gettati su una strada (insieme alle loro famiglie) da un giorno all’altro.
Mentre da una parte, dopo lo sciopero generale del 16 dicembre, già tardivo e vago di suo, i vertici delle 3 più grandi organizzazioni sindacali sembrano tornati in letargo, il governo Draghi è quello che maggiormente trae beneficio da questo scenario, accreditandosi ancor più il favore del “Mostro Europeo”.
La disorganizzazione dei lavoratori é la loro forza. Al contrario la nostra organizzazione, può essere la loro debolezza.
Basta farvi ammaliare dalle menzogne dei macellai sociali al servizio del banchiere Draghi!

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UNA LEGGE DI BILANCIO SU MISURA…PER LORO

Pubblica amministrazione: Con questa nuova legge di bilancio voluta tanto da Draghi e dall’Unione Europea e sostenuta da tutti i partiti (PD, lega, M5S), salta il tetto dei 240mila euro annui per gli stipendi dei dirigenti (18500 euro lordi al mese).
Il tetto massimo, per i MASSIMI VERTICI della Pubblica Amministrazione ora potrà essere superato.
Nulla che riguardi i migliaia di impiegati e lavoratori della Pubblica Amministrazione.
I lavoratori pubblici e privati, operai che combattono con i licenziamenti sempre più in basso, mentre chi sta in alto passa il periodo natalizio coccolato dalla sicurezza che questo governo li tutelerà fino alla fine.
Questo è il governo delle banche, delle caste e dei privilegiati d’oro.
In una frase?
“Ci pisciano in testa, e ci dicono che sta piovendo oro.”

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DELOCALIZZI? PER IL GOVERNO NESSUN PROBLEMA!

Tutti i partiti che sostengono questo governo sono concordi nel salvaguardare gli interessi delle MULTINAZIONALI.
Dalla Lega ai 5 Stelle, passando dal miglior amico dei banchieri, IL PD, sono tutti d’accordo nel tutelare le multinazionali che decidono di delocalizzare e portare via la produzione e i posti di lavoro dall’Italia.
L’emendamento alla manovra arrivato in fondo a quattro mesi di promesse infatti prevede sanzioni irrisorie, da 3,4 milioni di euro nella peggiore delle ipotesi e intorno a 2,6 milioni nei casi meno “scabrosi”, a fronte di fatturati globali da decine di miliardi di euro. Ecco quanto costerà a una multinazionale chiudere uno stabilimento in Italia senza rispettare le nuove ridicole norme anti-delocalizzazioni.
Questa è l’ennesima vergogna targata Draghi e di tutti i partiti che lo sostengono. Prima fingono di interessarsi ai lavoratori, facendo persino passerelle all’interno delle fabbriche, alla fine però sono tutti d’accordo nel proteggere le varie multinazionali sotto dettato della gabbia Europea.

 

In Italia quindi si potrà ancora tranquillamente delocalizzare con il beneplacito di Draghi!

 

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ITA: ALTRI 8000 DIPENDENTI LASCIATI A TERRA

La nuova compagnia che ha preso il posto di Alitalia, la ITA Ariways, continua nel suo personale massacro sociale lasciando a terra 8000 dipendenti.
Complice il governo #Draghi, tarda pesantemente nell’erogazione della cassa integrazione.
I governi, dal 2006 fino al definitivo smantellamento della ormai ex compagnia di bandiera hanno intrapreso una serie di privatizzazioni.
Quando si privatizza, il privato cerca solamente di aumentare i propri profitti andando a risparmiare sulla qualità del servizio offerto, sulla sicurezza e sul personale.
Ciò è successo anche ad Alitalia con il passaggio a Cai del 2008.
Le persone impiegate in pianta organica nella compagnia, tra personale viaggiante e di terra, diminuirono da circa 20mila a 12mila. Almeno 8mila esuberi.
13 anni dopo, le cifre sono praticamente le stesse: con l’attivazione di Ita Airways, altre 8mila persone lasciate a casa. Un vero e proprio massacro sociale a cui i vari governi non hanno voluto interessarsi.
Adesso oltre al massacro sociale portato avanti da Draghi e dal governo dei migliori, si affianca anche il mancato pagamento dei contributi ai lavoratori e l’erogazione della cassa integrazione, dove Alitalia e Inps stanno giocando allo scarica barile, rilanciandosi la palla senza trovare una soluzione e lasciando così i lavoratori nel limbo.
La vostra elemosina non vale il nostro lavoro!
NESSUN LICENZIAMENTO, PER SALVAGUARDARE IL LORO PROFITTO PERSONALE!

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LA CASA

Il diritto ad abitare. A vivere. Ad avere un posto dove poter pianificare la propria vita. Un diritto che dovrebbe essere fondamentale ed inalienabile, ma che nella realtà dei fatti subisce ogni giorno pesanti attacchi dalle politiche dell’Unione Europea.
Mentre il Governo Draghi prepara l’attacco alla PRIMA CASA degli italiani, oggi nel nostro Paese ci sono già MIGLIAIA di persone senza casa e decine di MILIONI di alloggi sfitti o in disuso.

Il Partito Comunista non ci sta.

 

🔴Piano Straordinario di espansione e recupero edilizio popolare con affitti calmierati
🔴Utilizzo delle case/alloggi sfitti dei grandi gruppi immobiliari e bancari
🔴Pagamento dell’IMU da parte degli immobili del Vaticano
🔴Messa in atto della proposta di legge Dessì: MUTUO SOCIALE.

 

Leggi il programma completo del Partito Comunista, presentato in senato dal Segretario Marco Rizzo con il Senatore Dessì qui👇🏼

 

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L’ACQUA NON SARA’ PIU’ UN BENE PRIMARIO!

Il governo Draghi con un emendamento fatto la scorsa notte, pone definitivamente la parola fine sull’acqua pubblica.
Il governo ha così deciso che anche l’acqua potrà essere completamente privatizzata e data in mano ai privati e S.P.A. Così da poterci lucrare sopra.
Se fino ad oggi (nonostante i vari governi abbiano cercato di aggirare il referendum del 2011) l’acqua era “un bene primario per l’umanità ed è una risorsa rinnovabile per il nostro pianeta. La nostra vita è legata all’acqua ed ogni attività umana dipende dalla possibilità di accedervi”, dal prossimo anno i privati che gestiranno il servizio idrico nazionale potranno aumentare i costi a loro piacimento e terminare il servizio a chi non può permettersi di pagare.
L’acqua, grazie alle liberalizzazioni previste dal Draghi nel PNRR potrà diventare un bene di lusso usufruibile solo dalla parte più ricca della popolazione del nostro Stato.
Un vero schiaffo in faccia a tutte le famiglie e a tutti i lavoratori che a causa delle decisioni dei governi degli ultimi 30 anni si ritrovano sempre di più in difficoltà economiche e che a breve, oltre a doversi preoccupare dell’aumento vertiginoso del costo della vita e delle bollette, rischieranno di non potersi più permettere neanche l’acqua. L’acqua, che fino a prima del governo Draghi, ERA, nonostante tutto, ancora un bene primario.

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