All’inizio non si riusciva a capire come mai la FdS “taroccava” i dati delle elezioni, parlando di un 4% alle provinciali (peraltro col 4% si supererebbe lo sbarramento da soli-sic!) ed omettendo che a Torino e Bologna superava di poco l’1% o a Milano passava dal 6% al 3% e a Napoli dal 9% a poco più del 3% nonostante l’enorme traino mediatico di Pisapia e De Magistris, oppure non dicendo che appunto alle provinciali (escludendo Gorizia e Trieste dove non si possono fare paragoni col passato) in 9 delle 11 province più che dimezzava i voti e passava (aspettando il ballottaggio di Reggio Calabria) da 22 a 3 consiglieri, scomparendo in ben 7 province. Ma da qulache ora l’arcano è svelato: Ferrero oggi  a pag.9 di Repubblica “adesso un patto col PD” e su Il Fatto a pag.7 “Niki smettila di ignorarmi” e ancora Diliberto ad una agenzia “il centrosinistra vince se è unito” ci aiutano a capire. Il cercare di presentare i voti delle amministrative con improbabili confronti con altre elezioni serve a “pietire” di nuovo un accordo (per qualche strapuntino) cool PD. Altro giro, altra corsa, si sono di già dimenticati dei disastri della partecipazione all’ultimo Governo Prodi, dalla truffa del TFR al protocollo su welfare e pensioni, passando per i voti favorevoli alla guerra in Afghanistan. “Questa volta l’accordo sarà solo tecnico” vi diranno, già ma se si tratterà di votare ad esempio la guerra alla Siria, la privatizzazione delle acque, o la possibilità di licenziare i lavoratori Fiat se la sentiranno  di votare contro e di  far cadere il governo di centrosinistra? Le compagne ed i compagni a questo punto non si fidano più. Altro che lotta di classe, altro che ricostruire il Partito Comunista, la questione è di nuovo, e sempre, di qualche posticino per i vertici. Potevate dircelo prima…
