Sul NO-TAV Rizzo e Castellucci

Sul NO-TAV Rizzo e Castellucci

Tav: Rizzo, mi interessano ragioni del no e non dibattito politico a sinistra

Roma, 5 lug. (Adnkronos) – “Ci sono delle ragioni di fondo che fanno dire che la Tav e’ profondamente sbagliata. Punto e basta. Di tutto il resto, del dibattito politico a sinistra, non me ne frega niente”. Marco Rizzo non usa mezzi termini. La polemica scoppiata a sinistra all’indomani degli scontri in val di Susa non scalda piu’ di tanto il segretario dei Comunisti sinistra popolare. “Ci sono delle motivazioni precise, nodali, che fanno dire no alla Tav: per andare 20 minuti prima in Francia, tra 20 anni, si paghera’ 6 volte di piu’ e intanto si distrugge una valle. Quindi mi sembra una cosa profondamentre sbagliata -spiega Rizzo all’Adnkronos-. Ma il capitalismo ha bisogno di grandi opere perche’ e’ in crisi e se no non non va avanti”. Tutto il resto, per Rizzo, non conta: “Le polemiche, gli appelli e i contro appelli, fanno parte delle dinamiche del quadro politico attuale”. “Perche’ se la sinistra non denuncia la violenza non fa l’accordo e se non fa l’accordo non supera il 4% e non elegge nessuno -spiega ancora Rizzo-. Ma a me non me ne frega niente. Noi siamo contrari alla Tav punto e basta. Il resto sono frattaglie del dibattito politico italiano. E’ la stesso di quello che accade per la politica estera, di cui a nessuno frega niente. A nessuno interessa che la gente muore, pero’ la politica estera si usa a scopo della politica interna. Lo stesso e’ per la Tav: il dibattito sulla violenza e’ a uso e consumo del dibattito politico interno. Ma me non interessa”.

(05 luglio 2011 ore 19.04)

Val di Susa: la lotta di un popolo per la salvaguardia del proprio territorio

La realizzazione del collegamento TAV interessa una realtà territoriale che da due millenni esprime una perfetta simbiosi tra la “strada” e la Valle, un rapporto che ha legato l’ambiente con l’infrastruttura sin dai tempi preistorici.

 L’ambiente della Val di Susa, nella sua strutturazione territoriale ed insediativa, è stato modellato dalla strada, che ha rappresentato per la Valle il mezzo che ha  favorito i commerci e le relazioni umane facendone il passaggio obbligato dei traffici internazionali.

 E’ con l’inizio del Medioevo che la grande viabilità romana e tutto il sistema insediativo ad essa rapportato viene a scomparire, in questo periodo quello che resta dell’impronta stradale elaborata dai romani viene a subire notevoli modificazioni, ciò favorisce l’assunzione di un carattere organico da parte della strada in rapporto al territorio ed ai centri abitati.

Questa organicità è data dal fatto che l’integrazione della strada con il territorio avviene sempre cercando i tratti più brevi e che risultano più facili  da realizzare adattandosi alla morfologia del terreno e privilegiando percorsi  che evitino eventuali attraversamenti della Dora.

 La strada non incide sul territorio imponendosi ad esso, anzi lo subisce adattandosi.

Dalla metà ottocento la struttura territoriale ed insediativa della Valle di Susa è interessata da due elementi di grande novità: i rettifili stradali e  la ferrovia, attorno a cui si concentra l’assetto territoriale della Valle.

 Infatti l’avvento di Napoleone le strade vengono poste al centro di una politica di dominio, è la logica dei “rettifili” che impone capacità progettuali e di intervento diverse da quelle fino ad allora sviluppate e che cambierà la viabilità della Valle, la stessa logica che porterà alla realizzazione della ferrovia innestando nel territorio nuovi problemi di assetto.

 Rispetto alla strada la ferrovia permetteva il raggiungimento di obiettivi come: velocità, sicurezza, basso costo, trasporto sia di persone che di merci; inoltre essa rappresentava uno dei perni dello sviluppo economico facendo affidamento al binomio carbone/acciaio.

 I rettifili da elemento di ordine diventano motivo di disordine territoriale   provocando la formazione di agglomerati abitativi, privi di qualsiasi disegno urbanistico, attorno alle stazioni e una disordinata conurbazione a nastro lungo le direttrici.

 Al paesaggio organico e curvilineo di fine settecento si contrappone la rigidezza del disegno ottocentesco, che sembra dettato da un attento progetto pianificatorio, ma in realtà la pianificazione riguarda soltanto le grandi opere e non è in grado di interessare le espansioni urbane.

 Nel dopoguerra c’è una crescente importanza del collegamento stradale, sia per il trasporto di persone che di merci e la rete stradale diviene un’evidente espressione del disordine territoriale ed urbanistico e risulta spesso non adatta alle nuove caratteristiche del traffico stradale.

 Pertanto prende corpo l’esigenza di un nuovo sistema di comunicazioni, che si esprime attraverso l’esigenza di una rete autostradale che, come era avvenuto per la ferrovia, venisse a realizzare in modo autonomo gli attraversamenti delle Alpi.

 E’ la politica delle infrastrutture ad ogni costo, che continua ancora oggi, la legge di chi vuol fare gli affari sulla salute della gente, dei cittadini, la politica di chi vuole fare sistema, ecco, la parola d’ordine, che cavalcano il centro destra ed i riformisti di sinistra, FARE SISTEMA.

 Il sistema economico che si impone contro gli interessi della popolazione, dei cittadini che vivono la Val di Susa, compromettendo le relazioni e la salute di chi vive la Valle ed il suo intorno.

 Il paesaggio armonico, organico della Val di Susa già compromesso dalla costruzione dell’autostrada rischia di essere definitivamente stravolto dalla irresponsabile politica economica dell’Europa e delle sue regole del capitale che fa gli affari sulla pelle dei cittadini.

 A questa Europa, a questo Governo e a questa opposizione supina ai dettami di una Europa che ha rinnegato la Carta di Altiero Spinelli i Comunisti per la Sinistra Popolare dicono NO.

 Siamo e restiamo convinti delle ragioni di chi lotta per la salvaguardia del proprio territorio, contro la realizzazione della TAV, contro la miopia del Governo Berlusconi e del Centro sinistra di Fassino e Mercedes Bresso, contro la militarizzazione della Valle e lo stato di Polizia da parte di chi i cittadini deve difenderli e non aggredirli.

 Edoardo Castellucci

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