LE PENSIONI NON SONO UN REGALO, MA SALARIO DIFFERITO. Il Segretario…


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LE PENSIONI NON SONO UN REGALO, MA SALARIO DIFFERITO.

Il Segretario Generale del Partito Comunista Alberto Lombardo introduce ed espone l’elaborazione del Dipartimento Lavoro del Partito:

Una parte rilevante dell’attacco di questo governo ai diritti dei lavoratori si e concentrato sulle pensioni. La spesa per le pensioni è cresciuta in termini nominali del 3,8%, «valore inferiore alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo».
In circa un decennio i lavoratori italiani si sono trovati ad avere l’età di pensionamento più alta d’Europa, con un incremento di più di dieci anni per le donne. Le riforme di centrosinistra e centrodestra, in ultima la legge Fornero, hanno condannato milioni di lavoratori a non vedere mai la pensione. Tutto questo a fronte di una elevata disoccupazione giovanile, del blocco delle assunzioni per lunghi anni praticato nelle pubbliche amministrazioni, ancora oggi tutte sotto organico.
Nel 2023 calano del 3,1% gli assegni liquidati con un miglioramento del saldo finanziario di competenza rispetto al 2021 che passa da 1,6 miliardi a 14,3 miliardi (Rendiconto sociale 2022 dell’Inps) rispetto a una costante tendenza alla crescita degli interventi di natura non previdenziale.
Serve una completa inversione delle politiche effettuate in questi anni in tema delle pensioni e dell’assistenza, sulla funzione e l’utilizzo del TFR, nella direzione di una reale equità e per l’abolizione dei privilegi.
Pensare di far cassa sulle pensioni è criminale, quando poi si dissangua il Paese partecipando alle guerre imperialiste a guida USA e buttando i soldi in opere inutili che non servono alla salvaguardia del territorio ma alla sua devastazione. La trappola dell’andamento demografico e dell’innalzamento della speranza di vita si supera beneficiando degli incrementi di produttività che lo sviluppo delle forze produttive oggi consente e che finora sono sempre andati a ingrossare i profitti e mai a beneficio di chi questa ricchezza la produce, ossia i lavoratori.

Per queste ragioni il Partito Comunista lotta per:
– abrogazione della riforma Fornero.
– Età pensionistica a 60 anni, con previsione di anticipo per lavori usuranti o 40 anni di contributi;
– istituzione presso l’INPS di un Fondo Pensionistico Nazionale, che sancisca la separazione tra previdenza e assistenza e si alimenti dalla fiscalità generale, ossia in funzione della capacità contributiva di ciascuno.
– restituzione del TFR alla piena disponibilità del lavoratore.
– calcolo della pensione con sistema retributivo e rivalutazione di tutte le pensioni in base agli aumenti della pensione sociale e minima.
– aumento delle pensioni annuale in base all’inflazione reale.
– innalzamento della pensione sociale a 1.200 euro netti mensili;
– equiparazione della pensione minima al salarlo minimo d’ingresso, innalzandola a 1.400 euro netti mensili;
– abolizione delle pensioni d’oro, fissando un tetto massimo per le pensioni.
– Risoluzione della condizione dei lavoratori esodati e dei lavoratori licenziati per non essersi sottoposti al ricatto del green pass e restituzione delle competenze pensionistiche che avrebbero dovuto ricevere negli anni, di cui sono stati ingiustamente privati dalla legge Fornero.

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