VIVA LA RIVOLUZIONE SOVIETICA! Intervento di ALEXANDER CHEREPANOV   Segretario del CC del Partito Comunista Operaio Russo

VIVA LA RIVOLUZIONE SOVIETICA! Intervento di ALEXANDER CHEREPANOV Segretario del CC del Partito Comunista Operaio Russo

8 novembre 2014 Roma

Continuare la causa di Lenin e del Grande Ottobre nelle condizioni odierne

Cari compagni!

A nome del CC del Partito Comunista Operaio Russo, permettetemi di salutare gli

organizzatori, il CC del Partito Comunista d’Italia e tutti i partecipanti a questa manifestazione, dedicata al 97° anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre e, al tempo stesso, di porgere un saluto a tutti i compagni di lotta italiani in occasione della ricorrenza del più grande evento della storia umana, della principale festa dei lavoratoriditutto il mondo: il giorno della vittoria della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre! 

La Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre e i successivi eventi storici hanno completamente confermato la giustezza della teoria marxista­leninista sull’ineluttabilità del rovesciamento rivoluzionario della dittatura della borghesia e dell’instaurazione della dittatura proletaria. La dittatura del proletariato è necessaria per la sua vittoria nella lotta di classe contro il capitale, per il successo della costruzione e dello sviluppo del socialismo come prima fase del comunismo, al fine dell’ulteriore, completa eliminazione della divisione in classi della società, dell’assicurazione del pieno benessere e del libero e multilaterale sviluppo di tutti i membri della società. La lotta per le riforme sociali nel capitalismo e la lotta parlamentare sono forme subordinate della lotta di classe per l’instaurazione rivoluzionaria della dittatura proletaria e, di per sé stesse, non conducono alla trasformazione dell’ordinamento economico­sociale.

Nell’Ottobre del 1917, i nostri nonni e bisnonni, operai rivoluzionari, contadini poveri, soldati e marinai, hanno compiuto questo storico balzo nel futuro, hanno rovesciato l’odiato potere degli sfruttatori e instaurato il proprio potere, il potere sovietico. Superando enormi difficoltà, hanno iniziato la costruzione di una società nuova, socialista. Era il potere più democratico del mondo, il potere dei lavoratori per i lavoratori. Era la società più democratica e libera, dove l’uomo del lavoro era padrone dellavita. Le grandi realizzazioni dell’URSS hanno confermato la giustezza della via scelta dal popolo lavoratore.

L’esperienza dell’URSS ha dimostrato il ruolo insostituibile dell’avanguardia rivoluzionaria, del partito della classe operaia come forza dirigente nella costruzione e nello sviluppo della nuova società. E’ stata confermata la posizione di Lenin, secondo la quale non vi può essere movimento rivoluzionario senza partito rivoluzionario. La teoria leniniana del partito conserva piena validità anche ai giorni nostri. Questo partito è il partito bolscevico, il partito di Lenin.

Sotto la sua direzione, in URSS sono state risolte tante questioni fondamentali di importanza cruciale, quante nessun paese capitalistico è mai stato, né potrà mai essere, in grado di risolvere. E’ un dato di fatto, confermato anche dall’esperienza dei partiti fratelli dei paesi della comunità socialista. Più precisamente, avevano trovato suluzione i problemi della piena occupazione, della gratuità dell’assistenza medico­sanitaria, dell’istruzione, della fruibilità delle conquiste scientifiche e culturali.

In URSS erano praticamente accessibili a tutti e quasi gratuiti la casa d’abitazione con i servizi comuni connessi, il trasporto pubblico e molti altri bisogni vitali di ciascuno. Non solo era realmente garantito il soddisfacimento dei fondamentali bisogni materiali e spirituali di tutti i membri della società, ma venivano create le condizioni per lo sviluppo multilaterale e il miglioramento della personalità umana. Anche la stessa sicurezza della vita delle persone in nessun paese capitalistico è mai stata così alta, come lo era nell’Unione Sovietica socialista.

L’esperienza dell’URSS ha anche dimostrato in modo convincente che la base economica per l’attuazione, il rafforzamento e lo sviluppo del potere sovietico come forma organizzativa della dittatura proletaria è la proprietà sociale dei mezzi di produzione con l’organizzazione pianificata della produzione direttamente sociale, finalizzata a garantire il pieno benessere e il libero, multilaterale sviluppo di tutti i membri della società.

23 anni fa, con la restaurazione (indubbiamente temporanea) del sistema dello sfruttamento, tutto è cambiato nel nostro paese. Oggi, nella Russia capitalistica, il popolo lavoratore piega nuovamente la schiena per i padroni, mentre lor signori si appropriano del suo lavoro, vivono in un lusso sfacciato e si proclamano élite della nazione.

Il nostro Partito ha da tempo e sotto ogni aspetto analizzato le cause, gli errori commessi e le condizioni che hanno reso possibile la deviazione dai principi fondamentali della costruzione del socialismo, la svolta verso le riforme di mercato e, in ultima istanza, la restaurazione del capitalismo nel nostro paese.

La sconfitta del socialismo in URSS e nei paesi dell’Europa Orientale ha avuto un forte impatto sulla situazione mondiale. In primo luogo, il capitale è passato all’attacco dei diritti dei lavoratori. In secondo luogo, nell’ambito della politica internazionale, l’imperialismo mondiale e, prima di tutti, il suo reparto d’assalto, gli USA e i paesi NATO, ha incominciato ad agire in modo più sfrenato, più aggressivo, senza curarsi delle norme del diritto internazionale né, tanto meno,  dell’opinione della comunità internazionale. Chiaro esempio ne sono le aggressioni alla Jugoslavia, all’Iraq, alla Libia e, oggi, alla Siria e all’Ucraina, le minacce all’indirizzo della RPD di Corea e dell’Iran.

La profondissima crisi economica mondiale del capitalismo, acutizzatasi a partire dal 2008, ha spinto l’imperialismo a cercare una via d’uscita lungo i binari dell’escalation dell’aggressione esterna e dell’uso della forza per risolvere le questioni dell’allargamento dei mercati e del rafforzamento della propria influenza nelle regioni strategicamente importanti.

Oggi l’aggressività imperialista cresce sempre più in relazione con l’acutizzarsi delle contraddizioni interimperialistiche per il controllo delle risorse naturali, dell’energia e delle vie di comunicazione. L’imperialismo scatena guerre tra stati e passa ad applicare il metodo fascista del terrore contro i popoli dei propri e degli altri paesi.

Il Partito Comunista Operaio Russo, nella sua analisi dell’attuale politica dell’imperialismo, si basa sulla definizione di fascismo, data dall’Internazionale Comunista:

«Il fascismo è la dittatura terroristica conclamata delle componenti più reazionarie, più scioviniste,piùimperialistedelcapitalefinanziario,unaformaparticolaredeldominiodi classe della borghesia».

Il Comintern ha correttamente individuato l’essenza del fascismo, dando una definizione del fascismo in quanto tale, non di un particolare fascismo di quel tempo. La natura dell’imperialismo e l’essenza del capitale finanziario rimangono oggi le stesse del XX secolo, pertanto possono essere diverse le manifestazioni del fascismo, ma la sua sostanza non varia e, quindi, quella definizione del fascismo è valida anche oggi e consente di valutare correttamente gli eventi politici più attuali.

Dopo la caduta dell’URSS, l’imperialismo mondiale, primi fra tutti gli Stati Uniti, non ha soltanto accresciuto la propria aggressività, ma ha cominciato a calpestare apertamente le norme del diritto internazionale e ad ignorare persino la legalità borghese. Il nucleo centrale delle forze dell’imperialismo oggi è appunto il capitale finanziario, che ha acquisito tra l’altro un peso specifico di gran lunga superiore a quello che aveva fino alla metà del XX secolo. Il fascismo è una delle possibili reazioni dell’imperialismo per salvare il sistema capitalistico dal rischio delle rivoluzioni socialiste, soprattutto nei periodi di crisi. Perciò l’anticomunismo esasperato e la conseguente politica antioperaia sono intrinseci al fascismo.

Il colpo di stato anticostituzionale, attuato in Ucraina nel febbraio di quest’anno con il sostegno del capitale americano ed europeo, la cosiddetta operazione antiterroristica, condotta dalle nuove forze al potere contro i lavoratori delle Repubbliche Popolari di

Donetsk e di Lugansk nell’Ucraina Sud­Orientale, ripropongono in modo inequivocabile i tratti distintivi del fascismo. Il potere fascista in Ucraina ha scatenato un’operazione punitiva su larga scala per reprimere i lavoratori delle regioni ribelli che avevano apertamente proclamato la propria opposizione alla politica nazista della giunta di Kiev e la volontà di staccarsi dall’Ucraina fascista.

Contro la popolazione del Donbass è stata scatenata una vera e propria guerra, con l’impiego da parte dell’Ucraina delle forze armate, di aerei ed elicotteri da combattimento, di mezzi corazzati e artiglieria pesante. I bombardamenti e l’artiglieria colpiscono abitazioni, scuole, asili, ospedali. E’ in atto un autentico annientamento della popolazione del paese, dei russi e degli ucraini che non accettano il dominio della giunta fascista. I morti nel Donbass si contano a centinaia.

Solo dopo che i combattenti della resistenza antifascista sono riusciti a scacciare i reparti punitivi fascisti dalle rispettive capitali, passando alla controffensiva, sono stati avviati i negoziati di Minsk ed è stato siglato un accordo di pace. Durante questa cosiddetta tregua, le truppe punitive continuano a colpire e bombardare impietosamente i quartieri delle città del Donbass. L’esercito del regime fascista viene riarmato a tappe forzate, anche con forniture dall’estero, dispiegato lungo la prima linea e rimpolpato di forze fresche. I difensori delle Repubbliche Popolari sono condannati all’annientamento per la mancanza di munizioni e materiali bellici, sufficienti, secondo le dichiarazioni dei comandanti della Milizia Popolare, solo per 2 ore di fuoco.

Il Partito Comunista Operaio Russo fornisce tutto l’aiuto possibile ai nostri compagni comunisti, ai Fronti Operai delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk incluso il sostegno organizzativo, ideologico, politico, materiale ed economico. A questo scopo, dal 13 al 18 ottobre 2014, è stata organizzata la visita nel Donbass dei segretari del CC del

PCOR Cherepanov A.K., Turulo V.N., Batov A.S. e del membro dell’Ufficio Politico del

CC del partito, Malentsov S.S..

Sui risultati della nostra visita, nella seduta dell’Ufficio Politico del 19 ottobre, è stata approvata una risoluzione per l’ulteriore coordinamento del lavoro comune e diffusa la Dichiarazione dell’Ufficio Politico del CC del PCOR «La tragedia del Donbass: aiuto a parole, tradimento nei fatti», che condanna le forze al potere in Russia per avere tradito i lavoratori combattenti delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk.

Dalla liquidazione dell’URSS, la borghesia di tutti i paesi, nel tentativo di aumentare i propri profitti, intensifica l’offensiva contro la classe operaia e gli strati poveri del popolo.

Come arma ideologica vengono usate le teorie neoliberistiche e socialdemocratiche del partenariato sociale, della collaborazione di classe, della pace sociale e dell’esaurimento degli spazi rivoluzionari. Questo arsenale di argomentazioni borghesi è fornito e arricchito dal revisionismo e dall’opportunismo, coltivati ad arte dagli imperialisti e infiltrati nel movimento comunista internazionale.

Nell’opera «L’estremismo, malattia infantile del comunismo», alla domanda, nella lotta contro quali nemici interni al movimento operaio fosse cresciuto, si fosse rafforzato tempratoilbolscevismo, Lenin risponde: «Inprimoluogoesoprattutto,nellalotta control’opportunismo,chenel1914sieradefinitivamentetrasformatoin social­sciovinismoederapassatocompletamentedallapartedellaborghesia,controil proletariato.Questoeranaturalmenteilprincipalenemicodelbolscevismoall’interno delmovimentooperaioerimaneilprincipalenemicosuscalainternazionale». (Opere Complete, v.41, p.14)

Questo giudizio di Lenin sull’opportunismo come nemico principale del movimento operaio non solo ha conservato tutta la sua attualità, ma è oggi ancora più importante perché la moderna borghesia ha trasformato l’opportunismo da semplice collaborazionismoinun’arma,daessacontrollata,tendenteadiventareaperta apostasiaerevisionismonellateoria. L’obbligo di una lotta implacabile contro l’opportunismo ci viene posto dalla seguente affermazione di Lenin: «Inquestosensoipiù pericolosisonocolorochenonvoglionocapirechelalottacontrol’imperialismo,senon èindissolubilmentecollegataallalottacontrol’opportunismo,èunafrasevuotaefalsa».

(Opere Complete, v.27, p. 424, «L’imperialismo, fase suprema del capitalismo»).

Tratti caratteristici del moderno opportunismo nel movimento comunista sono l’adesione alla teoria del socialismo di mercato in economia e il riconoscimento dei parlamenti come forme di potere popolare in politica. Molti partiti comunisti europei vedono come principale obiettivo unicamente l’elezione dei dirigenti di partito al parlamento, europeo o nazionale. I dirigenti di questi partiti partecipano alle elezioni presidenziali. I dirigenti dei partiti della Moldavia e di Cipro sono stati eletti presidenti dei rispettivi paesi. Una volta insediatisi, hanno attuato una politica borghese, con il solo risultato di avere discreditato l’autorevolezza del partito comunista, di avere creato disorientamento teorico e di avere perso le successive elezioni. Tutta la strategia di tali partiti opportunisti si limita a promettere ai lavoratori il successo alle elezioni di turno e a limitare la loro lotta alla sola lotta per elezioni corrette. Grazie alla loro limitatezza parlamentaristica, questi partiti ricevono ingenti finanziamenti dal bilancio dello stato. In Russia il finanziamento dei partiti parlamentari è aumentato di 220 volte in 11 anni, dal 2003. Magari avessero aumentato in egual misura i salari dei lavoratori! Questi partiti non riconoscono o riconoscono solo a parole le altre forme di lotta di classe extraparlamentari.
In Russia, il ruolo di continuatore della linea opportunista gorbacioviana è ricoperto, a nostro parere, dal Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR), guidato da G.A. Zyuganov.

I suoi tratti caratteristici sono:

­ l’affermazione dell’esaurimento degli spazi rivoluzionari;

­ l’abbandono della dittatura del proletariato;

­ l’abbandono della parola d’ordine «Proletari di tutti i paesi, unitevi!»

­ l’errata concezione del parlamento come organo del potere popolare;

­ l’inerzia di fatto nella direzione e organizzazione della lotta operaia;

­ l’adesione al modello del socialismo di mercato.

Inseritasi nel sistema capitalistico come opposizione parlamentare, il PCFR punta a vincere elezioni oneste, avanzando l’obiettivo di un governo di centro­sinistra «di fiducia popolare».

Ci si domanda perché sia così difficile la lotta contro l’opportunismo, quando sul piano teorico tutto sembrerebbe chiaro o già chiarito dai classici. Il fatto è che l’opportunismo non è un tradimento diretto. Gli opportunisti non si esprimono contro il comunismo, Marx o Lenin, al contrario, si coprono con i loro nomi. Lenin sottolineava, come l’opportunista non tradisca, non abbandoni il proprio partito, come egli creda di servirlo fedelmente. Il guaio è che l’opportunista, sotto la pressione delle circostanze contingenti e in nome di un vantaggio immediato, sacrifica gli interessi di fondo del movimento. Lenin sottolineava che la borghesia sostiene sempre quel partito opportunista che, per denominazione e fraseologia, assomiglia di più a un vero partito rivoluzionario. Inoltre, la borghesia non consente agli opportunisti definitive sterzate a destra, perché in tal caso al loro posto potrebbe sorgere un’organizzazione autenticamente pericolosa per la borghesia.
Per questo motivo, il nostro Partito dedica estrema attenzione alla lotta contro il revisionismo e l’opportunismo, all’esterno e all’interno del Partito, ritenendola condizione importante per la vittoria nella lotta di classe, nella formazione della coscienza di classe degli operai, nella creazione di sindacati di classe e di altre organizzazioni di massa dei lavoratori, capaci, in condizioni rivoluzionarie, di trasformarsi nei Soviet.

Sappiamo perfettamente che in questo o in quel paese è possibile temporaneamente volgere indietro la ruota della storia, ma fermarla del tutto è impossibile. Il carattere sociale della produzione, che sempre maggiormente si rafforza e si approfondisce, entra in contraddizione sempre più acuta con la forma capitalistica, privata, di appropriazione del prodotto e, in conseguenza di questa contraddizione fondamentale, si acutizzano tutte le altre contraddizioni, economiche e politiche, proprie del capitalismo. Per questo i comunisti a ragion veduta proclamano che la rivoluzione non si può fermare, alla controrivoluzione succederà necessariamente la rivoluzione! 

E’ impossibile impedire ai popoli di sognare una vita giusta e libera. I Bolscevichi hanno insegnato a tutto il mondo come questo sogno possa diventare realtà. Nell condizioni attuali il movimento comunista cresce nella lotta, rafforza il suo carattere rivoluzionario. Smascherando la falsità dello slogan borghese della «democrazia mondiale», i comunisti proclamano al mondo intero: solo la lotta contro l’imperialismo con la prospettiva della costruzione del socialismo e del suo sviluppo nel comunismo realizzato, solo il cammino, iniziato dalla Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, sono la strada maestra verso la liquidazione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e verso il soddisfacimento dei moderni bisogni dei popoli.

Le rivoluzioni non subiscono contingentamenti, non avvengono per volontà di dirigenti e partiti, ma perché in esse si manifesta l’incontenibile volontà della classe d’avanguardia, degli sfruttati, dei popoli oppressi di volgere a proprio beneficio il frutto del proprio lavoro, teso allo sviluppo delle forze produttive della società, alla creazione di valori materiali e spirituali per il libero sviluppo di tutti.

Siamo coscienti di cosa significhi la rivoluzione per la Russia di oggi? Significa il rovesciamento del potere disumano del «vitello d’oro», del potere dei capitalisti e dei funzionari statali. Significa la restituzione di tutte le ricchezze rubate dai borghesi alla proprietà sociale. Significa nuovamente dire che “la sentinella è stanca” e mandare al diavolo tutti i signori, i deputati e i senatori, i sindaci, i prefetti e i governatori, che hanno arrogantemente schiacciato sotto il loro tallone tutto il popolo lavoratore. Significa restituire il potere a chi, col proprio lavoro e la propria intelligenza, crea tutti i beni materiali e spirituali, cioè ristabilire il potere sovietico. Solo la rivoluzione potrà fermare i fiumi di sangue del popolo che vengono versati nelle innumerabili guerre e conflitti fratricidi, ponendo fine alle sofferenze dei popoli sotto il giogo degli sfruttatori.

La storia non conosce nessun esaurimento degli spazi rivoluzionari. La rivoluzione è sempre stata e sempre sarà un qualcosa di giovane e allegro, perché spazza via ciò che è vecchio, arretrato, di impedimento allo sviluppo, con un balzo verso ciò che è nuovo, più elevato e avanzato, sia nella scienza, nella tecnica, nella cultura, sia nella vita della società umana.

Nessuno può fermare lo sviluppo storico della società, nessuno può farlo marciare al contrario. La lotta continuerà. Come diceva Lenin: «Che ci sia o non ci sia la rivoluzione è cosa che non dipende solo da noi, ma noi faremo la nostra parte e questa non scompariràmai». Perciò anche il Partito Comunista Operaio Russo fa la sua parte per avvicinare la nuova rivoluzione socialista.

Vi auguro una buona festa, cari compagni!

Celebriamo il 97° Anniversario della Rivoluzione con nuove lotte e rinnovata energia.

 Che vivano nei secoli le idee e la causa del Grande Ottobre! 

 Abbasso il potere del capitale! 

 Viva la rivoluzione socialista che libera l’uomo del lavoro!

 Proletari di tutti i paesi, unitevi!

A.K. CHEREPANOV

Segretario del CC del PCOR ­PCUS per l’organizzazione

 

 

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