Storia del Partito Comunista di Grecia

Storia del Partito Comunista di Grecia

Storia del Partito Comunista di Grecia

Il Partito Comunista di Grecia è stato fondato nel novembre 1918 a seguito della maturazione di una coscienza di classe tra gli operai del nostro paese e del diffondersi delle teorie rivoluzionarie del marxismo-leninismo.

 

A parte alcuni brevi intervalli di legalità, il PC di Grecia [KKE] è stato sin dal suo inizio e fino al 1974 costretto ad agire in condizioni di clandestinità. Il KKE, quale espressione dei compiti storici della classe operaia e degli altri lavoratori, ha come fine ultimo la trasformazione rivoluzionaria della società greca attraverso l’eliminazione del capitalismo e l’edificazione del socialismo e del comunismo.

 

Accogliendo, nelle nuove condizioni via via affermatesi, gli obiettivi della rivoluzione nazionale greca del 1821 e del movimento democratico progressista del ventesimo secolo, il KKE si è trovato all’avanguardia nelle lotte per la democrazia, l’indipendenza nazionale, la pace e il progresso sociale. Sin dalla sua fondazione, il KKE è stato espressione degli ideali della classe operaia, delle aspirazioni e degli interessi di tutti i lavoratori, organizzando e guidando le lotte per l’affermazione delle libertà democratiche e la liberazione da qualsiasi forma di sfruttamento e oppressione.

 

Con l’instaurazione della dittatura fascista nel 1936 a opera del generale Metaxas, i comunisti greci furono imprigionati, esiliati o mandati al confino su isole desolate; quando Mussolini attaccò il paese nel 1940 i comunisti, con il popolo greco, contrapposero un secco «NO» agli invasori e combatterono in prima linea per fermarli. La Grecia fu poi occupata dalle truppe naziste di Hitler nella primavera del 1941, e il KKE divenne il pilastro della resistenza nazionale, organizzando e guidando EAM [Fronte di Liberazione Nazionale] e ELAS [Esercito Popolare di Liberazione Nazionale], che rappresentavano per la stragrande maggioranza del popolo greco, la speranza di un migliore e più giusto futuro.

 

La fine della seconda guerra mondiale significava ulteriori turbolenze e conflitti per la Grecia, a causa della reazione interna, dell’intervento militare inglese seguito da quello dell’imperialismo statunitense (1946-1949). Migliaia di combattenti rifugiavano in montagna perseguitati dall’esercito e da bande formate da collaborazionisti e da altri elementi anticomunisti.

 

Il 28 ottobre 1946 nasceva [dalla riorganizzazione di ELAS] l’Esercito Democratico della Grecia [DSE]. La lotta del DSE emergeva e progrediva in seguito al riacutizzarsi della lotta di classe in Grecia: si è trattato di uno legittimo scontro antimperialista e internazionalista che esprimeva la completa frustrazione delle aspirazioni popolari e la risposta all’attacco dei partiti borghesi contro il movimento del Fronte di Liberazione Nazionale [EAM] e il KKE. Si è trattato di una lotta per il potere: indubbiamente il momento più alto della lotta di classe in Grecia contro gli alleati della borghesia nazionale, il potere economico, politico e militare anglo-americano, e la guerra fredda del “piano Marshal” e della “dottrina Truman”.

 

Dopo aver segnato una vittoria importante nel dicembre del 1944, i rapporti di forza venutisi a creare non erano ritenuti soddisfacenti da parte della borghesia nonostante l’accordo di Varkiza che aveva portato al disarmo di ELAS. Il KKE e l’EAM diventavano quindi bersaglio dell’assalto terroristico dell’accresciuta repressione borghese finanziata dagli Stati Uniti.

 

Il DSE è stato sotto ogni aspetto un esercito democratico popolare. Si tenevano assemblee al livello di singolo plotone. Veniva impartita sistematicamente un’educazione politica dai funzionari assegnati ad ogni unità. Le donne hanno svolto un ruolo significativo nella lotta, costituendo all’incirca il 30% della forza combattente nel DSE e il 70% del personale medico e di sostegno. L’assistenza medica comprendeva anche la formazione tanto che sono stati formati 125 unità sanitarie e strutture ospedaliere.

 

Tra il 1946 e il 1949 il terrore si intensificò, culminando il 17 giugno, quando il parlamento greco, approvando le “misure di emergenza”, aboliva di fatto i diritti individuali e politici e istituiva la legge marziale.

 

La campagna mirava a sottrarre sostegno e reclute al DSE: si stima che 700.000 persone furono ridotte alla condizione di profughi. La rete carceraria delle isole e dei campi di concentramento si estese e inghiottiva tutti coloro che erano sospettati di idee comuniste, le loro famiglie e i soldati di sinistra (si calcola che tra il 1947-50 furono 28.800 i soldati incarcerati). Nelle famigerate carceri di Makronissos, Yioura, ecc, è stata inflitta ogni forma di tortura e degrado della persona umana.

 

Quando gli Stati Uniti, ispirati dalla Dottrina Truman, subentrarono agli inglesi nella responsabilità di gestire la Grecia, la quantità e varietà di aiuti militare per il governo greco aumentarono a dismisura. Non è noto per esempio che il napalm, usato in modo devastante in Vietnam, venne utilizzato per la prima volta in Grecia: nelle battaglie sui monti Grammos-Vitsi nel 1949, sono state sganciate ben 388 bombe al napalm.

 

Il numero di persone uccise nella guerra civile si approssima a 150.000. Secondo i dati ufficiali dello stato maggiore dell’esercito greco, sono stati uccisi o feriti 38.839 partigiani, e fatti 20.128 prigionieri. Le vittime complessive dell’esercito governativo ammontano a 55.528, secondo i dati ufficiali.

 

Oltre 65.000 comunisti e altri combattenti e sostenitori del Fronte o dell’Esercito di Liberazione, EAM e DSE, sono stati costretti a lasciare la Grecia e cercare rifugio nei paesi socialisti (circa 20.000 di loro sono stati privati della cittadinanza); oltre 40.000 sono stati spediti in prigionia o nei campi di concentramento come Makronnissos. Le esecuzioni dei combattenti della resistenza continuarono fino al 1955 (se ne contano almeno 5.000, tra cui quella di Nikos Belogiannis, membro dell’Ufficio Politico del KKE). La monarchia venne restaurata con un regime reazionario i cui tratti caratteristici erano la sottomissione all’imperialismo anglo-americano, la repressione della sinistra, la cattiva gestione economica, il fallimento politico e culturale.

 

In tutto il mondo cresceva la solidarietà delle forze progressiste di fronte a questa campagna di sterminio di massa, come nel noto caso di Nikos Belogiannis, leader del KKE, arrestato e giustiziato nel 1952. Il KKE si schierò contro la trasformazione del paese in una base militare degli Stati Uniti e della NATO, contro l’invio di truppe greche in Corea e contro le armi nucleari. Era a favore della cooperazione nei Balcani, ma contro l’adesione della Grecia alla Comunità Economica Europea (oggi Unione Europea).

 

Il KKE era in prima linea nella lotta contro la giunta dei colonnelli, imposta dagli USA e ascesa al potere con il colpo di Stato del 21 aprile 1967. Nello stesso periodo il Partito si occupava con successo della fazione revisionista, che fuoriuscendo nel 1968 dava vita al Partito Comunista dell’Interno. Durante questo periodo di resistenza alla dittatura militare (1967-1974), il KKE ha svolto un ruolo determinante nella mobilitazione delle persone, dei giovani e degli studenti che culminò con la rivolta di novembre 1973 al Politecnico di Atene, evento che accelerava la caduta della giunta del luglio 1974.

 

Nel periodo post-dittatura è stato il ripristinato il sistema parlamentare borghese e il KKE ha svolto un ruolo di avanguardia per stabilire l’indipendenza nazionale, la democrazia e la giustizia sociale.

 

Nel 1989, il KKE prese l’iniziativa di istituire un’alleanza tra partiti politici e personaggi pubblici sotto il nome di «coalizione di sinistra e progresso» (Synaspismos). Ma il KKE si ritirò ben presto da questa alleanza, dopo il tentativo compiuto da una fazione dei gruppi dirigenti, di sciogliere il partito in seguito al rovesciamento del sistema socialista in Europa. Questi ex dirigenti sono attivi oggi in un nuovo partito denominato «coalizione» (Synaspismos), un titolo usurpato all’originale «coalizione» sciolta nel 1991.

 

Il Partito ha affrontato con successo il tentativo di sciogliersi dall’interno e oggi la sua posizione è salda e forte, un punto di riferimento per tutte le persone progressiste del nostro paese. Mantiene una significativa presenza nei governi locali, nei sindacati, nelle associazioni agricole, nei movimenti studenteschi delle scuole secondarie, negli istituti tecnici e nelle università e, in generale, nel movimento giovanile, attraverso l’attività della Gioventù Comunista di Grecia (KNE).

 

Il KKE è l’unico partito in Grecia che si è opposto al Trattato di Maastricht e all’allargamento dell’Unione Europea, che considera alla stregua di una mera unione di capitale europeo sotto l’influenza di tre o quattro grandi potenze, con la Germania in un ruolo di primo piano. Il Partito è radicalmente contrario alla politica attuata per anni dai due partiti di governo (PASOK e ND), che comporta lo smantellamento della base produttiva, austerità e disoccupazione.

 

Il KKE è solidale con il popolo cipriota nella lotta per una equa e praticabile soluzione al problema di Cipro. La questione cipriota ha rilevanza internazionale, poiché una parte del paese, indipendente e Stato membro delle Nazioni Unite (Cipro), è invasa e occupata da un altro stato (la Turchia). Il problema deve, quindi, essere affrontato nel contesto del diritto internazionale e delle risoluzioni pertinenti dell’ONU, piuttosto che in quello della cosiddetta politica estera «comune» dell’Unione Europea o del «Nuovo Ordine Mondiale» degli Stati Uniti. Il KKE appoggia l’intrattenimento di rapporti equi e reciprocamente vantaggiosi con tutti i paesi. Per quanto riguarda i Balcani e il Mediterraneo, in particolare, il Partito rivendica la fine dell’intervento imperialista e dell’espansione della NATO.

 

Il KKE è a favore di un dialogo diretto con tutti i paesi vicini in cui sono sorti problemi, come l’Albania, la Repubblica Ex Jugoslava di Macedonia e la Turchia (tra i quali la maggior parte delle differenze è riconducibile a problemi intra-NATO), all’interno del quadro delle Nazioni Unite. Il Partito chiede che il governo greco annulli la partecipazione del nostro Paese nella forza multinazionale NATO in Bosnia-Erzegovina, chiuda le basi USA-NATO in Grecia – in particolare la base AWACS ad Aktion e che interrompa i piani per creare il nuovo quartier generale della NATO sul territorio greco e che prenda stanza nel nostro paese una forza di intervento rapido.

 

Attraverso la sua presenza e l’azione politica, il KKE si adopera per far capire al popolo greco che il percorso seguito dal nostro paese ad oggi è reversibile, che è possibile trovare e attuare una soluzione politica positiva per i lavoratori della Grecia. Il KKE ritiene che il processo di mobilitazione delle forze più all’avanguardia del popolo possa e debba continuare. Attraverso la politica del KKE e l’azione di massa, i comunisti della Grecia sono al lavoro per consolidare un movimento antimperialista e anti-monopolista guidato dalla classe operaia, cosciente della sua missione di portare un cambiamento radicale a tutti i livelli.

 

Nel maggio 1996, il KKE ha tenuto il suo 15° Congresso, in cui è stato approvato il nuovo programma del Partito e il nuovo statuto.

 

Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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