Pietro Secchia, un altro punto di vista nel PCI. Nell’anniversario della sua nascita, uno scritto di Marco Rizzo.
TEORIE BORGHESI CONTRO IL PROLETARIATO. DAL SOVRANISMO AL ROSSOBRUNISMO.
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ATTENZIONE COMPAGNI!
ATTENZIONE COMPAGNI!
LE ISTITUZIONI BORGHESI IN FRANTUMI IN ITALIA PRIMA CHE ALTROVE, MA E’ CIO’ CHE K. MARX AVEVA AMPIAMENTE PREVISTO.
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BISOGNI REALI E RISPOSTE DEVIATE: TORNA IL MOVIMENTO DEI FORCONI.
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Il KKE compie 95 anni di instancabile lotta. Il messaggio al nostro partito fratello da Csp-Partito comunista.
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IL COMPAGNO NELSON MANDELA E’ MORTO. ONORE E GLORIA AL COMBATTENTE NERO!
NELSON MANDELA E’ MORTO. ONORE E GLORIA AL COMBATTENTE NERO!
Gli insegnamenti di Genova tra finta democrazia sindacale e potenzialità della lotta operaia
Chi è favorevole di qua, chi è contrario di là. Dividendo la sala in due gruppi di persone, in una procedura che ricordava Auschwitz e la sua inumana selezione (da una parte chi continuava a lavorare sotto schiavitù, dall’altra parte chi – inservibile – doveva essere diretto al gas), stimando ad occhio la loro consistenza numerica, senza controllare chi avesse diritto al voto, senza verificare chi si fosse magari unito illegittimamente alla votazione, magari venendo a decidere su un destino lavorativo che neppure l’avrebbe mai riguardato, senza nemmeno fare una reale conta delle persone che si erano messe da una parte e di quelle che si erano messe dall’altra: con questo tipo di sbrigativa finzione della democrazia sindacale si è svolta la tragica assemblea che ha condotto all’accordo proposto dal Comune di Genova che di fatto lascia invariate la scelta di privatizzare l’azienda. Un accordo che getta nel nulla i sacrifici duri compiuti dai lavoratori in quattro giorni di lotte.I tranvieri della città di San Giorgio hanno posto in essere uno sciopero duro, estremo ed efficace, nessun tram circolava, la città era paralizzata e – questo la dice lunga – la grande maggior parte dei cittadini non si è mai lamentata più di tanto, ritenendo giusta la protesta dei lavoratori, condividendo l’esigenza di non svendere ancora una volta ad un privato speculatore un bene comune della città ed un servizio pubblico fondamentale soprattutto per quella classe lavoratrice che dalle speculazioni ricava solo sfruttamento. I media prezzolati di regime hanno dovuto sforzarsi a trovare tre o quattro persone che si prestassero a palesare un disagio. Come sempre hanno proditoriamente dipinto tre persone come “i cittadini” di Genova. I peggiori criminali si mettono in azione ancor prima del reato. Sanzioni fortissime i lavoratori hanno ricevuto dalla prefettura: duecentocinquanta euro di multa a testa per ogni giorno di sciopero praticato, quasi mille euro è costato a ciascun resistente questo sciopero. Molto probabilmente la giustizia borghese aprirà anche un fascicolo di indagine penale per interruzione di pubblico servizio. I tranvieri genovesi hanno pagato con pezzi della loro vita una forma di lotta per la prima volta efficace ed in grado di trascinare la popolazione dalla loro parte. Qualcuno li ha divisi, qualcuno ha posto nel nulla il loro sforzo immane di resistenza ad un potere e a delle leggi che sono solamente l’immagine dello sfruttamento.
I responsabili di tale crimine contro il popolo sono e saranno via via chiari: in prima battuta ci sono, in flagranza, tutti quei sindacati che han contribuito a lanciare il sasso per poi condurre all’accettazione di una doppia sconfitta, doppia perché oltre all’osceno accordo si incassa una divisione dei lavoratori che non fa bene alla società intera.
In seconda battuta vi saranno quelli che da questa esperienza proveranno a tirare i fili per cercare di raccontare che lo sciopero non serve a nulla e danneggia “i cittadini” e conviene dare consenso elettorale a forze più o meno nuove che si muovano nel teatrino delle istituzioni cercando un nuovo equilibrio di interessi tra capitale sempre meno controllabile e lavoro sempre più schiavo. Quelli che diranno che il sindacato non serve a nulla, prendendo a modello la degenerazione collusiva dei sindacati esistenti, per buttare insieme all’acqua sporca il bambino. Invece si dovrebbe trarre la consapevolezza che i sindacati esistenti non rappresentano più nessuno e pertanto diventa urgente costituire direttamente un fronte unito di lavoratori in lotta, indipendente da loro, che porti avanti iniziative di resistenza come questa, senza cercare di disarmare il conflitto.
In questi giorni a Genova si è sperimentato, al contrario, che la lotta può avere potenziale enorme quando condotta pervicacemente, contro un sistema le cui leggi garantiscono rapporti di sfruttamento e chiama con l’epiteto borghese terrorista chiunque si alzi a dire ed a pensare di non voler essere più schiavo. In questi giorni si è sperimentato a Genova che una fortissima parte della popolazione che subisce gli stessi rapporti di sfruttamento simpatizza e se ne infischia del disagio, compiacendosi del fatto che un gruppo di produttori provi per la prima volta a riprendersi il potere popolare, con la lotta di classe.
Sulle manovre poste in essere da ogni forza che reprime o anestetizza la lotta, merita leggere parte del contributo del Partito Comunista di Grecia all’ultimo Incontro internazionale dei Partiti Comunisti ed Operai di Lisbona:
“In Grecia i governi borghesi, liberali e socialdemocratici, con la partecipazione della sinistra governativa, hanno imposto dure misure antipopolari. Hanno siglato memorandum e accordi di finanziamento con l’Unione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale, ma l’attacco ai diritti dei lavoratori e del popolo non è esclusivamente legato ai memorandum, come sostengono il Partito della Sinistra Europea e altre forze opportuniste per appoggiare la ‘linea anti-memorandum’ e scagionare, in generale, la strategia del capitale.
La verità è che le misure adottate fanno parte della strategia dell’Unione europea, la strategia dei monopoli, che utilizza le ristrutturazioni capitalistiche dall’inizio degli anni 1990. L’obiettivo di tale strategia è l’abbattimento del costo della forza lavoro, il rafforzamento della competitività dei monopoli europei nei confronti dei loro concorrenti, in particolare i grandi gruppi economici delle potenze capitalistiche emergenti di Cina, India e Brasile, dove il prezzo della forza lavoro è a livelli molto bassi.
In Grecia si sono formati due blocchi di forze economiche e politiche. Un blocco ha nel proprio nucleo il governo ND-PASOK a fianco all’UE, a favore di una politica fiscale dura; l’altro blocco ha nel proprio nucleo SYRIZA, il FMI e gli USA, che appoggiano una politica fiscale più blanda con lo scopo di aumentare il finanziamento statale dei monopoli. Queste proposte di gestione rispondono alle esigenze di settori specifici del capitale e rientrano in più ampie dinamiche di concorrenza inter-imperialistica.
In conclusione, possiamo affermare che ogni forma di gestione borghese serve il profitto dei monopoli attraverso l’imposizione di misure antipopolari, l’intensificazione dello sfruttamento della classe operaia, il deterioramento della condizione dei settori popolari.
Sulla base delle diverse forme di gestione borghese del sistema (liberista o keynesiano), si promuove la riforma dello scenario politico greco affinché la borghesia controlli i futuri sviluppi, impedisca la lotta di classe, ostacoli in qualsiasi modo la lotta del KKE e del movimento di classe. Questa riforma si esprime attraverso la creazione di un polo di centrodestra che ha come suo asse il partito liberale ND e un polo del centrosinistra con SYRIZA.
Il KKE intende informare i partiti comunisti che il Partito della Sinistra Europea e le altre forze opportuniste tentano sistematicamente di distorcere la realtà presentando SYRIZA come una forza popolare, che si batte per gli interessi dei lavoratori e contro il capitale. La verità è che SYRIZA, una formazione opportunista convertita in pilastro della gestione socialdemocratica, conta sull’appoggio di settori della borghesia, difende il capitalismo e l’Unione europea. E’ il partito che ha celebrato la politica di Obama come progressista e che ha alimentato il mito secondo il quale con l’elezione di Hollande in Francia sarebbe soffiato un vento nuovo per i lavoratori di tutta Europa.” (www.resistenze.org, incontro di Lisbona, Contributo del Partito Comunista di Grecia KKE)
E’ indubbio che dinamiche di questo tipo sono in atto anche in Italia, sono state presenti anche a Genova. Il Partito Democratico è oggi il perno e l’architrave della politica di austerità dell’Unione Europea. Persegue tale via in sede nazionale attraverso il governo di larghe intese, in sedi locali nelle varie giunte di centrosinistra. Parte di questa politica di austerità è rappresentata altresì dalla privatizzazione dei beni pubblici, a prezzi e condizioni estremamente vantaggiose per il capitale privato, in nome della riduzione del debito aderendo senza condizioni al diktat “ce lo chiede l’Europa”.
D’altro canto, un ruolo di anestetizzazione delle lotte sembra essere svolto anche dalle opposizioni, ancorate in ogni caso ad una visione favorevole al mantenimento dei rapporti di produzione capitalistici. A Genova il partito di opposizione SEL si è diviso in Consiglio Comunale: un consigliere ha votato a favore, l’altro contro la delibera di privatizzazione dell’azienda tranviaria AMT. Discussa anche la posizione del Movimento Cinque Stelle che a Genova ha spesso cercato di cavalcare a modo proprio la protesta dei lavoratori. Il suo leader è sceso tra i tranvieri in lotta, ma è stato anche contestato, per l’ambiguità della posizione del movimento. Invero, nella città di Parma, ove governa il sindaco pentastellato Pizzarotti, già da molti mesi la giunta cercherebbe un socio privato per la municipalizzata dei pubblici trasporti della città emiliana. D’altra parte, in alcune occasioni precedenti, lavoratori dei trasporti aderenti al sindacato vicino al M5S avrebbero sostenuto di non privilegiare lo sciopero come mezzo di lotta, ritenendolo contrario all’interesse dei cittadini.
La situazione presenta dunque un terreno di ambiguità non accettabile all’interno di una lotta di tale importanza. Le parole d’ordine devono essere invece chiare e perentorie. Oggi e domani sarebbe un ulteriore crimine dimenticare che la lotta paga ed annacquare tutto in questioni elettorali, compromessi, divisioni tra resistenti. L’assemblea di ieri è stata una farsa che non convalida nulla, non vincola nessuno, nemmeno giuridicamente. Nessuno può vincolare con una conta dei voti che non si fa neppure in condominio. Nessuno può imbrigliare la forza della resistenza se non i resistenti stessi. Continuare la lotta significa scoprire un avvenire senza catene. Anestetizzarla significa sperare in catene più o meno dorate. E l’oro di questi tempi è molto scarso…..
Genova, i soliti sindacati fregano i lavoratori.
Dichiarazione di Marco Rizzo, segretario di Csp-Partito Comunista. Genova: grazie ad un colpo di mano dei sindacalisti concertativi il risultato dell’assemblea dei lavoratori dell’AMT risulta alterato a favore di un accordo che “maschera” la privatizzazione. Il prodotto di questo voluto e irresponsabile comportamento ha provocato divisione e forte tensione tra i lavoratori interrompendo momentaneamente la lotta. Ma l’opposizione contro la falsa sinistra del Sindaco Doria riprende dalla denuncia di queste manovre e dalla ricostruzione del fronte unitario di lotta con la richiesta di una consultazione vera per tutti i lavoratori. Guarda il video:
http://video.repubblica.it/edizione/genova/genova-i-tranvieri-contestano-la-votazione-e-assaltano-il-palco/147693/146208
Contributo del Partito Comunista di Grecia (KKE).Giorgos Marinos, Ufficio politico del C.C. del KKE
“L’aggravamento della crisi del capitalismo, il ruolo della classe operaia e i compiti dei comunisti nella lotta per i diritti dei lavoratori e dei popoli. L’offensiva dell’imperialismo, il riallineamento delle forze sul piano internazionale, la questione nazionale, l’emancipazione di classe e la lotta per il socialismo”.
Lisbona, 8-10 novembre 2013
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Stimati Compagni,
Ringraziamo il Partito Comunista Portoghese per l’ospitalità e salutiamo i rappresentanti dei partiti comunisti che partecipano al 15° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai.
Il KKE rende omaggio al comunista Álvaro Cunhal, Segretario generale del Partito Comunista Portoghese, illustre figura del movimento comunista, in occasione, quest’anno, del 100° anniversario della sua nascita.
Álvaro Cunhal dedicò la sua vita alla lotta per gli interessi della sua classe, per la causa del socialismo; fu un incrollabile difensore del principio dell’internazionalismo proletario.
Le lotte di quella generazione di comunisti sono d’ispirazione affinché noi proseguiamo la nostra lotta con più decisione per assolvere il nostro compito, per il rovesciamento del superato sistema capitalista.
Stimati compagni,
Gli eventi di cui siamo testimoni confermano la valutazione che il capitalismo sta diventando sempre più reazionario e pericoloso, che esso genera crisi e guerre. Il capitalismo condanna milioni di lavoratori alla disoccupazione, alla povertà, non può far fronte alle accresciute necessità delle persone.
Questa situazione si manifesta in tutto il mondo e il movimento comunista è obbligato a fare il maggior sforzo possibile per la propria lotta ideologica, politica e di massa, per realizzare una strategia rivoluzionaria unitaria.
Riteniamo, appunto, che questo fatto debba occupare la giusta posizione in tutte le discussioni dei Partiti comunisti, congiuntamente all’attività coordinata sui problemi del popolo in conflitto con le forze del capitale.
E’ necessario che il movimento comunista risponda alla domanda fondamentale, ovvero con quale strategia acquisirà una base solida e potrà esprimere nel miglior modo possibile gli interessi della classe operaia, dei settori popolari in linea di conflitto con la barbarie capitalista; tutto ciò, trattando il socialismo non come un obiettivo del futuro lontano, bensì come una questione di azione quotidiana giacché la sua attualità si fa evidente nei problemi che i popoli patiscono.
Da questo punto di vista, vorremmo concentrare la nostra attenzione su questioni sulle quali si esprimono diverse opinioni, disaccordi all’interno del movimento comunista, tenendo presente che sostenere che si possa procedere “sulla base di ciò su cui siamo d’accordo” porta a compiacenza, non permette un esame più approfondito delle debolezze e l’adozione di misure per affrontare questioni d’importanza strategica, necessarie per l’unificazione dei partiti comunisti, necessarie affinché possano svolgere il loro ruolo di avanguardia della classe operaia.
In primo luogo, il problema della crisi, che abbiamo già affrontato durante precedenti incontri internazionali ma di cui purtroppo osserviamo ancora l’esistenza di approcci che parlano di “crisi del neoliberalismo”, di “crisi finanziaria”. Questi approcci si limitano a incolpare una forma di gestione del capitalismo, assolvendo la gestione socialdemocratica, neo-keynesiana ed il sistema capitalista in sé. Questi approcci assolutizzano il ruolo del capitale bancario, sottovalutano il ruolo degli altri settori del capitale, ignorando la realtà della fusione del capitale industriale con il capitale bancario, il ruolo del capitale finanziario che è un tratto caratteristico del capitalismo nella sua attuale fase suprema imperialista.
Il problema è più profondo ed è legato alle leggi del funzionamento del sistema. La crisi si manifesta periodicamente negli stati capitalisti, quale che ne sia la forma di gestione borghese.
I popoli si stanno scontrando con la crisi capitalista di sovrapproduzione e sovraccumulazione di capitale, i cui presupposti si sono creati in condizioni di crescita dell’economia capitalista.
La crisi capitalista che blocca la riproduzione allargata del capitale sociale ha il proprio fondamento nella contraddizione di base del sistema, nel carattere sociale della produzione e l’appropriazione privata dei suoi risultati a causa della proprietà capitalistica dei mezzi di produzione. E’ proprio questa l’origine del plusvalore e dello sfruttamento, l’origine dello sviluppo anarchico e diseguale che caratterizza questo sistema.
Il rafforzamento dei monopoli, l’internazionalizzazione dell’economia capitalista accentuano l’anarchia dello sviluppo, intensificano le contraddizioni e conducono a crisi più profonde, ad una sempre più agguerrita concorrenza tra i grandi gruppi imprenditoriali e gli stati capitalisti, avvicinano le guerre imperialiste.
Durante la crisi sono emersi problemi che riguardano la lotta dei partiti comunisti e del movimento operaio e popolare. Ci sia consentito di portare alcuni esempi.
In Grecia i governi borghesi, liberali e socialdemocratici, con la partecipazione della sinistra governativa, hanno imposto dure misure antipopolari. Hanno siglato memorandum e accordi di finanziamento con l’Unione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale, ma l’attacco ai diritti dei lavoratori e del popolo non è esclusivamente legato ai memorandum, come sostengono il Partito della Sinistra Europea e altre forze opportuniste per appoggiare la “linea anti-memorandum” e scagionare, in generale, la strategia del capitale.
La verità è che le misure adottate fanno parte della strategia dell’Unione europea, la strategia dei monopoli, che utilizza le ristrutturazioni capitalistiche dall’inizio degli anni 1990. L’obiettivo di tale strategia è l’abbattimento del costo della forza lavoro, il rafforzamento della competitività dei monopoli europei nei confronti dei loro concorrenti, in particolare i grandi gruppi economici delle potenze capitalistiche emergenti di Cina, India e Brasile, dove il prezzo della forza lavoro è a livelli molto bassi.
In questo quadro, le misure antipopolari non si applicano solamente negli stati che hanno firmato un memorandum, ma anche in molti altri stati capitalisti, in Europa e nel mondo.
Durante la crisi s’intensifica il dibattito sulle diverse forme di gestione dell’economia capitalista.
In Grecia si sono formati due blocchi di forze economiche e politiche. Un blocco ha nel proprio nucleo il governo ND-PASOK a fianco all’UE, a favore di una politica fiscale dura; l’altro blocco ha nel proprio nucleo SYRIZA, il FMI e gli USA, che appoggiano una politica fiscale più blanda con lo scopo di aumentare il finanziamento statale dei monopoli. Queste proposte di gestione rispondono alle esigenze di settori specifici del capitale e rientrano in più ampie dinamiche di concorrenza inter-imperialistica.
In conclusione, possiamo affermare che ogni forma di gestione borghese serve il profitto dei monopoli attraverso l’imposizione di misure antipopolari, l’intensificazione dello sfruttamento della classe operaia, il deterioramento della condizione dei settori popolari.
Sulla base delle diverse forme di gestione borghese del sistema (liberista o keynesiano), si promuove la riforma dello scenario politico greco affinché la borghesia controlli i futuri sviluppi, impedisca la lotta di classe, ostacoli in qualsiasi modo la lotta del KKE e del movimento di classe. Questa riforma si esprime attraverso la creazione di un polo di centrodestra che ha come suo asse il partito liberale ND e un polo del centrosinistra con SYRIZA.
Il KKE intende informare i partiti comunisti che il Partito della Sinistra Europea e le altre forze opportuniste tentano sistematicamente di distorcere la realtà presentando SYRIZA come una forza popolare, che si batte per gli interessi dei lavoratori e contro il capitale. La verità è che SYRIZA, una formazione opportunista convertita in pilastro della gestione socialdemocratica, conta sull’appoggio di settori della borghesia, difende il capitalismo e l’Unione europea. E’ il partito che ha celebrato la politica di Obama come progressista e che ha alimentato il mito secondo il quale con l’elezione di Hollande in Francia sarebbe soffiato un vento nuovo per i lavoratori di tutta Europa.
Un ulteriore elemento della riforma del sistema politico borghese in Grecia è l’organizzazione criminale fascista “Alba Dorata”.
“Alba Dorata” è una creazione del capitalismo e conta sull’appoggio dello stato borghese e dei suoi organismi. Si è sviluppata con la tolleranza dei partiti borghesi al fine di operare come forza di repressione del capitale contro il movimento operaio e popolare, contro i comunisti.
Il nostro partito sostiene che isolare, schiacciare Alba Dorata è una questione che riguarda la lotta organizzata della classe operaia, dell’alleanza popolare. Questa lotta non può essere condotta attraverso i cosiddetti fronti antifascisti, secondo quanto proposto da alcune forze borghesi ed opportuniste, bensì attraverso la lotta che ha come obiettivo l’eliminazione delle cause che danno origine al fascismo, il rovesciamento dello sfruttamento capitalista, il conflitto con la UE la cui ideologia ufficiale è l’anticomunismo e che professa l’equiparazione anti-storica del fascismo e del comunismo.
In secondo luogo, i fatti dimostrano che in condizioni di crisi del capitalismo si stanno accentuando le contraddizioni inter-imperialistiche, gli antagonismi per la conquista di nuovi spazi d’investimento dei capitali accumulati, il controllo delle risorse naturali. In questo terreno si sviluppano le cause dei conflitti militari, dei molteplici interventi, cosa che stiamo sperimentando nella regione del Mediterraneo orientale, del Medio oriente, del Golfo persico, del Mar Caspio e in molte altre regioni del globo.
Il KKE si oppone alle guerre imperialiste, lotta contro il coinvolgimento della Grecia e ha chiarito che in qualunque circostanza, quale che sia la forma di partecipazione della Grecia in una guerra imperialista, il KKE deve essere pronto a dirigere l’organizzazione indipendente della resistenza operaia e popolare e unirla alla lotta per la sconfitta della borghesia nazionale e straniera come invasore.
Il KKE deve prendere l’iniziativa, in linea con le condizioni specifiche, per la formazione di un fronte operaio e popolare le cui parole d’ordine siano: “Il popolo sarà artefice della liberazione e dell’uscita dal sistema capitalista che, finché dominerà, porterà la guerra e una ‘pace’ con la pistola alla tempia del popolo”.
Questa posizione assume particolare importanza per il movimento comunista internazionale e protegge i popoli dall’asservimento a l’uno o l’altro settore della borghesia, a l’una o l’altra alleanza imperialista.
Questo è ancor più importante poiché, durante gli ultimi anni, si sta cercando di imporre la percezione del cosiddetto “mondo multipolare” e di falsi dilemmi che mirano alla manipolazione dei popoli e ad intrappolarli all’interno della competizione inter-imperialistica.
Terzo, la presa di posizione dei comunisti e dei popoli contro il sistema imperialista e le unioni imperialiste è di grande importanza.
Nel parlare dell’imperialismo come fase suprema del capitalismo, Lenin alludeva innanzitutto alla base economica del sistema, al dominio dei monopoli. Nella sua opera L’imperialismo come fase suprema del capitalismo, affermava che:
“Se non si comprendono le radici economiche del fenomeno, se non se ne valuta l’importanza politica e sociale, non è possibile fare nemmeno un passo verso la soluzione dei problemi pratici del movimento comunista e della futura rivoluzione sociale” [1].
Questa posizione è di grandissima importanza per la nostra analisi.
L’Unione europea non è pericolosa solamente per via del suo processo di “unificazione” (integrazione), ma anche in quanto unione interstatale imperialista dei monopoli. Tanto l’Unione europea quanto le altre unioni che si sono formate in Asia o America Latina, così come i BRICS, hanno una base economica specifica, sono sostenute dalla cooperazione e dalla fusione della forza dei grandi gruppi economici monopolisti e nonostante le contraddizioni che si manifestano nelle loro fila, il criterio di base è il proprio interesse, il controllo dei mercati e, di conseguenza, essi sono contro i popoli ed i loro bisogni.
L’imperialismo non è soltanto una politica estera aggressiva, è il capitalismo nella sua ultima fase, nella sua fase suprema; è il sistema nel quale sono integrati gli stati capitalisti e nel quale prendono posizione in base alla propria forza economica, militare e politica.
In queste condizioni è molto importante trattare i temi della “dipendenza” e della “sovranità” con connotazione di classe. Bisogna iniziare a discutere questo tema, dobbiamo occuparcene poiché ha gravi conseguenze politiche; trattarlo in maniera sbagliata può portare a dare appoggio a soluzioni di gestione e ad una politica di alleanze con settori della borghesia, con forze politiche che difendono il sistema di sfruttamento.
Il 19° Congresso del KKE considera che, nel quadro dello sviluppo disuguale, “il capitalismo in Grecia si trova nella sua fase di sviluppo imperialista in una posizione intermedia nel sistema imperialista internazionale, con forti ed inique dipendenze dagli USA e dalla UE”.
La questione fondamentale è lo sviluppo disuguale del capitalismo che crea relazioni di dipendenza e interdipendenza disuguali e per questo motivo le posizioni che descrivono la Grecia e altri stati situati in basso nella piramide imperialista come stati occupati, come colonie, sono infondate.
Ovviamente, finché la borghesia detiene le redini del potere, costruisce relazioni internazionali secondo il proprio interesse di classe e su questa base cede diritti di sovranità. I concetti di “indipendenza” e “sovranità” hanno un contenuto di classe e devono essere trattati in modo da far emergere che la classe operaia con la sua forza può ergersi a padrona del proprio paese, può scegliere il percorso di sviluppo e costruire relazioni internazionali che corrispondano ai propri interessi, ritirandosi dalla UE, dalla NATO e dalle altre unioni imperialiste.
Inoltre vogliamo sottolineare che le colonie, come elemento del corso storico del capitalismo, sono scomparse. Questa è una realtà innegabile. Il colonialismo è stato rovesciato dalla lotta dei popoli e con il contributo fondamentale del socialismo. Nonostante sia stata voltata questa pagina, sfortunatamente oggi stanno tornando in auge posizioni che presentano le relazioni disuguali degli stati capitalisti nel sistema imperialista come un fenomeno di neo-colonialismo. I paesi con un capitalismo monopolista sviluppato, con una borghesia e uno stato borghese forti, vengono caratterizzati come nuove colonie; di conseguenza, viene proposta, per la risoluzione di questi problemi, una tappa intermedia di qualche forma di gestione borghese.
Quarto, capire la natura della nostra epoca è una questione chiave per l’elaborazione della strategia rivoluzionaria. I fatti oggettivi dimostrano che, indipendentemente dal rovesciamento controrivoluzionario del socialismo in Unione Sovietica e negli altri paesi socialisti, la nostra epoca continua ad essere l’epoca della transizione dal capitalismo al socialismo.
Perché? Perché il capitalismo è putrefatto, soffre di contraddizioni insanabili, ha superato i suoi limiti storici. L’apparizione e lo sviluppo dei monopoli, delle grandi società anonime, la nascita e lo sviluppo della classe operaia, l’entrata del capitalismo nella sua fase imperialista, sottolineano che sono maturate le condizioni materiali per la costruzione di una nuova società socialista-comunista. Questo è un elemento chiave dell’analisi marxista-leninista degli avvenimenti poiché mostra la direzione di lotta dei partiti comunisti, che hanno l’obbligo di prepararsi su tutti i fronti per servire la lotta per il socialismo-comunismo. Per contribuire alla maturazione del fattore soggettivo, alla preparazione della classe operaia come classe d’avanguardia nella società capitalista, per svolgere un ruolo di spicco nell’alleanza con i settori popolari e reclamare il loro potere.
La formazione di una coscienza politica di classe non può essere realizzata con i vecchi strumenti di gestione del sistema. Nell’epoca della transizione dal capitalismo al socialismo, non c’è posto per posizioni politiche che intrappolano la classe operaia in una gestione borghese attraverso forme intermedie tra il capitalismo e il socialismo, non c’è posto per le posizioni politiche che appoggiano la partecipazione a l’uno o l’altro governo di gestione borghese etichettato come di “sinistra” o “progressista”.
Il potere, o sarà nelle mani della classe borghese, vale a dire dei capitalisti, o in quelle della classe operaia. I mezzi di produzione, o saranno di proprietà capitalista o di proprietà sociale. Le soluzioni nel quadro del sistema, nonostante le intenzioni, non soltanto non costituiscono una forma di avvicinamento alla soluzione socialista, ma favorisco la perpetuazione del capitalismo, gli fanno guadagnare tempo e alimentano vane illusioni tra i lavoratori.
Il nostro partito non sottovaluta assolutamente l’esperienza storica. Prende seriamente in considerazione la complessità dei processi politici e sociali.
Studia gli avvenimenti in Cile, come i fatti del Portogallo degli anni 1970, studia la recente esperienza di Cipro e gli eventi dell’America Latina.
Sulla base a questo studio possiamo dire, in modo documentato e in base ai risultati, che nessuna soluzione di gestione si è confermata come un cammino di transizione verso il socialismo. E non avrebbe potuto essere diversamente, perché quel cammino perpetua la contraddizione tra capitale e lavoro; non può impedire le crisi capitaliste, la disoccupazione, lo sfruttamento, perché non rimuove le cause che li determinano, perché la logica di sviluppo resta il profitto capitalista.
L’opzione delle tappe intermedie viola una posizione condivisa: la certezza che tra il capitalismo ed il socialismo-comunismo non esiste un sistema economico-sociale intermedio, un potere politico intermedio.
Ovviamente, i comunisti lottano all’interno dei parlamenti borghesi per promuovere e difendere i diritti popolari in maniera congiunta e subordinata all’attività extraparlamentare, ma questo non ha nulla a che vedere con l’adozione della visione parlamentarista che semina l’illusione che una soluzione a favore del popolo possa emergere attraverso le istituzioni borghesi.
Il cammino parlamentare, storicamente esaltato dalle forze opportuniste, è uno dei fattori più significativi che portano all’assimilazione dei partiti comunisti forti, alla riduzione delle rivendicazioni dei lavoratori. Ce lo insegna la storia.
La logica delle riforme e il rifiuto del cammino rivoluzionario, il rifiuto della rivoluzione socialista è un doloroso passo indietro nonché la negazione dell’elemento più basilare che caratterizza un partito comunista.
La lotta di classe ha le proprie leggi fondate sulla contraddizione tra capitale e lavoro, che ha un carattere universale e riguarda tutti gli stati capitalisti. La lotta di classe non si limita a condurre battaglie per la determinazione delle condizioni di vendita della forza lavoro, ma è determinata dalla questione dell’abolizione dello sfruttamento capitalista, della lotta per la conquista del potere.
Il partito comunista in ogni paese ha l’obbligo di analizzare la situazione specifica, lo sviluppo del capitalismo, lo sviluppo dei settori e rami dell’economia, i cambiamenti nella sovrastruttura, la struttura di classe e sociale per tracciare la sua strategia rivoluzionaria. Ma questo è tutt’altra cosa rispetto alle posizioni che, in nome delle particolarità nazionali, rinnegano la strategia rivoluzionaria e sostituiscono la lotta per il socialismo con soluzioni governative ed una politica di alleanze che corrispondono ad una gestione borghese.
Trattare il socialismo solo come una dichiarazione d’intenti causa gravi danni: si sottostimano il proprio obiettivo strategico, l’obiettivo che determina la tattica, la posizione dei partiti comunisti nel loro complesso, il lavoro nel movimento operaio e popolare, la politica di alleanze.
L'”eurocomunismo” e le altre correnti opportuniste, nelle proprie dichiarazioni programmatiche, si riferivano al socialismo ma la loro linea politica negava il cammino rivoluzionario. In nome delle particolarità nazionali, lottavano contro le leggi della rivoluzione e della costruzione del socialismo. Nelle opere di Carillo e di Berlinguer il termine socialismo appare privato della sua essenza: senza il potere operaio, la dittatura del proletariato, senza la socializzazione dei mezzi di produzione e la pianificazione centrale. Parlavano della riforma, della democratizzazione dello stato borghese e della dittatura dei monopoli, alimentavano l’illusione di soluzioni a favore del popolo attraverso il cammino parlamentare, le istituzioni borghesi e l’alleanza con la socialdemocrazia.
Oggi hanno fatto la loro comparsa piattaforme opportuniste, pericolose quanto l'”eurocomunismo”, che si oppongono al socialismo scientifico, come il “socialismo di mercato”, il “socialismo del XXI secolo”. Si parla di una “economia sociale”, s’insegue l’utopia di un capitalismo umanizzato. In alcuni casi, in nome della “globalizzazione” si pretende di sminuire o rinnegare l’importanza cruciale della lotta di classe a livello nazionale.
In ogni caso, il fronte contro l’opportunismo è un elemento della lotta contro il sistema capitalista, l’imperialismo, e la tolleranza o l’arretramento hanno un effetto corrosivo sulle prospettive del movimento comunista.
Il cosiddetto Partito della Sinistra Europea sta creando reti in tutto il mondo grazie ai finanziamenti dell’UE, causando gravi danni al movimento comunista. Esso è un veicolo di promozione della strategia della UE nel movimento operaio, indissolubilmente legato alla socialdemocrazia e, di conseguenza, dev’essere trattato in modo ideologicamente e politicamente rigoroso.
Le sue forze principali festeggiarono la sconfitta del socialismo e, nel quadro dell’anticomunismo, s’identificano con ogni tipo di forza reazionaria e borghese in nome dell'”anti-stalinismo”.
In conclusione possiamo dire che la connotazione di classe, e per tanto il contenuto attuale della lotta ideologica, politica e di massa, è oggi determinata dalla rottura e dal conflitto con i monopoli ed il sistema capitalista, con le organizzazioni imperialiste. E’ determinata dall’organizzazione della classe operaia nei luoghi di lavoro, dalla formazione dell’alleanza con i settori popolari, dalla preparazione su tutti i fronti del rovesciamento del capitalismo in favore della società socialista-comunista, per l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Dobbiamo riflettere sul fatto che Marx ed Engels nella loro epoca, l’epoca delle rivoluzioni borghesi, parlavano di lotta ideologica e politica indipendente della classe operaia. Dobbiamo tener conto del loro profondo studio dell’esperienza della Comune di Parigi del 1871 e del fatto che parlavano della necessità del potere operaio, della distruzione dello stato borghese.
Dobbiamo riflettere sull’esperienza della Grande rivoluzione socialista del 1917 e contribuire ad adattare le linee programmatiche dei partiti comunisti, la loro strategia alle necessità della nostra epoca.
“L’imperialismo è la vigilia della rivoluzione sociale del proletariato” [2], sottolineava Lenin.
Le condizioni per una rivoluzione si formarono dopo la Prima guerra mondiale in Germania, Ungheria, Slovacchia ed Italia. Nel 1944 si determinò una condizione favorevole alla rivoluzione anche in Grecia, ma questa possibilità non divenne mai realtà.
Il fattore cruciale per scatenare una battaglia decisiva è un’opportuna preparazione dei partiti comunisti e della classe operaia alle dure battaglie di classe che la nostra epoca rende necessarie.
Il carattere democratico borghese della rivoluzione corrispondeva al periodo del rovesciamento del feudalesimo, quando la borghesia era una classe rivoluzionaria. Ora il capitalismo ha sostituito il feudalesimo, la contraddizione di base tra capitale e lavoro si sta accentuando.
Nel programma del KKE, approvato all’unanimità nel recente 19° Congresso, si sottolinea che:
“Il popolo greco si libererà delle catene dello sfruttamento capitalista e delle unioni imperialiste quando la classe operaia ed i suoi alleati compiranno la rivoluzione socialista e passeranno alla edificazione del socialismo-comunismo.
L’obiettivo strategico del KKE è la conquista del potere operaio rivoluzionario, ovvero la dittatura del proletariato, per la costruzione del socialismo come fase immatura della società comunista. Il cambiamento rivoluzionario in Grecia sarà socialista.”
Le forze trainanti della rivoluzione socialista saranno la classe operaia come forza dirigente, i semiproletari, i settori popolari oppressi dei lavoratori autonomi delle città, i contadini poveri colpiti negativamente dai monopoli.
Nel programma del KKE si analizza la questione dei fattori oggettivi che possono portare alle condizioni per una rivoluzione (gli strati inferiori non vogliono più vivere come prima, quelli superiori non possono più governare come prima). Si dà particolare enfasi alla radicalizzazione della crisi capitalista e al coinvolgimento della Grecia in una guerra imperialista; si traccia il cammino per la preparazione del partito e del movimento operaio e popolare.
Il KKE ed il PAME svolgono un ruolo di guida nella lotta di classe e hanno contribuito significativamente allo sviluppo di decine di mobilitazioni per scioperi e varie altre lotte. Tuttavia, è necessario rimarcare che il movimento operaio e popolare non era ben preparato ed organizzato per far fronte all’aggressività del capitale nelle condizioni della crisi capitalista. I negativi rapporti di forza, l’influenza del sindacalismo, il ruolo dell’opportunismo, della socialdemocrazia e dell’aristocrazia operaia, che appoggiano la strategia del capitale, sono fattori cruciali.
Oggi, in condizioni non favorevoli alla rivoluzione, il nostro partito dà priorità:
All’unificazione del movimento operaio affinché sia all’altezza delle necessità della lotta di classe, affinché la classe operaia svolga il suo ruolo d’avanguardia nella società, vettore del cambiamento rivoluzionario.
La ricomposizione del movimento operaio nell’ottica di sindacati forti, di massa che lottino con indirizzo di classe, che abbiano come base gli operai, i giovani lavoratori, le donne, gli immigrati, con processi collettivi che assicurino la partecipazione nel prendere e applicare le decisioni. Il rafforzamento del PAME, dell’unità di classe nel movimento operaio, il cambiamento dei rapporti di forze a scapito delle forze del riformismo, dell’opportunismo, del sindacalismo giallo, che sono strumenti della collaborazione sociale.
Organizzazioni di partito forti nelle fabbriche, nelle aziende di importanza strategica.
Il movimento operaio deve lottare per ogni problema della classe operaia in modo agguerrito ed organizzato, avendo come criterio le necessità attuali, acquisendo un orientamento allo scontro con le forze del capitale per l’abolizione dello sfruttamento capitalista, nonché un elevato livello di unità di classe.
La classe operaia con la sua posizione di avanguardia deve essere protagonista nella costruzione dell’alleanza sociale che sappia indicare come si organizzerà la lotta per respingere le barbare misure ai danni di lavoratori ed operai, come si organizzerà il contrattacco popolare.
L’Alleanza Popolare esprime gli interessi della classe operaia, dei semiproletari, dei lavoratori autonomi e dei contadini poveri, dei giovani e delle donne dei settori operai e popolari nella lotta contro i monopoli e la proprietà capitalista, contro l’integrazione del paese nelle unioni imperialiste. L’Alleanza Popolare è un’alleanza sociale ed ha caratteristiche di movimento, su una linea di rottura e rovesciamento.
Oggi quest’alleanza si sta formando sulla base della comune lotta del PAME, il raggruppamento di classe del movimento operaio, il PASY tra i contadini, il PASEVE tra i lavoratori autonomi, il MAS tra gli studenti, l’OGE tra le donne. Essa lotta per salari e pensioni, per un sistema sanitario, previdenziale, educativo esclusivamente pubblico e gratuito, per tutti i problemi degli operai e del popolo.
Esso sostiene l’opinione che la lotta per un’uscita dalla crisi favorevole al popolo è inestricabilmente legata all’uscita dall’UE, alla cancellazione unilaterale del debito pubblico.
La lotta per l’uscita dall’UE è legata alla lotta contro il potere dei monopoli e alla lotta della classe operaia e dei suoi alleati per il potere operaio e popolare.
L’Alleanza Popolare adotta la socializzazione dei principali mezzi di produzione, la pianificazione centralizzata, il controllo operaio e sociale.
Il processo di raggruppamento della maggioranza della classe operaia con il KKE e di attrazione dei settori avanzati degli strati popolari avrà varie fasi. Il movimento operaio, il movimento dei lavoratori autonomi delle città e dei contadini e la forma della loro alleanza, dell’alleanza popolare, con obiettivi antimonopolisti-anticapitalisti, con l’attività avanzata delle forze del KKE in condizioni non rivoluzionarie, costituiscono il primo stadio della creazione del fronte operaio rivoluzionario in condizioni rivoluzionarie.
In condizioni favorevoli alla rivoluzione, il fronte operaio-popolare rivoluzionario, usando tutte le forme di azione, può diventare il centro della sollevazione popolare per il rovesciamento della dittatura della borghesia, affinché prevalgano le istituzioni rivoluzionarie che prendono nelle proprie mani la nuova organizzazione della società, l’istituzione del potere operaio rivoluzionario basato sulle unità produttive, sui servizi sociali, sulle unità amministrative, sulle cooperative.
Sotto la responsabilità del potere operaio:
Saranno socializzati i mezzi di produzione dell’industria, del settore energetico, della fornitura idrica, delle telecomunicazioni, delle costruzioni, delle riparazioni, del trasporto pubblico, del commercio all’ingrosso ed al dettaglio, del commercio di importazione ed esportazione, dell’infrastruttura turistica e della tutela e conservazione dei beni culturali.
Sarà socializzata la terra, così come le colture agricole capitaliste.
Sarà abolita la proprietà privata e l’attività economica nell’educazione, sanità, previdenza, cultura, sport e mezzi di comunicazione di massa. Essi saranno organizzati esclusivamente come servizi sociali.
Si svilupperanno unità di produzione statali per la produzione e la lavorazione dei prodotti agricoli.
Sarà promosso lo sviluppo della produzione agricola cooperativa.
La pianificazione centralizzata integra la forza lavoro, i mezzi di produzione, le materie prime, gli apparati industriali e altri materiali, nell’organizzazione della produzione, dei servizi sociali e amministrativi. E’ un rapporto di produzione e distribuzione comunista che lega i lavoratori ai mezzi di produzione ed agli organismi socialisti.
Il rovesciamento del socialismo è stato un duro colpo per il movimento comunista, e le cause di questo rovesciamento ci indicano l’importanza del rispetto essenziale delle leggi scientifiche della costruzione del socialismo, dell’osservanza dei principi rivoluzionari di creazione e funzionamento dei partiti comunisti, della vigilanza ideologica e politica per prevenire errori e deviazioni opportuniste. Questo è un dovere di grande importanza. Tuttavia, la controrivoluzione non può oscurare il contributo storico indiscutibile del socialismo che fu costruito nel XX secolo. La condotta di ogni partito comunista si giudica in relazione alla difesa del socialismo contro gli attacchi infamanti delle forze borghesi ed opportuniste.
Stimati compagni,
Il KKE, che si è assunto la responsabilità dell’organizzazione degli Incontri internazionali dopo la controrivoluzione, proseguirà il suo sforzo per un’azione congiunta e la formazione di una strategia rivoluzionaria unitaria del movimento comunista, nonostante le difficoltà.
Continuerà a contribuire agli Incontri internazionali insistendo sulla difesa del loro carattere comunista e in opposizione alle opinioni e proposte che appoggiano la trasformazione degli incontri in uno spazio della “sinistra”.
Il nostro partito si oppone con decisione alla trasformazione del Gruppo di lavoro in un “centro di direzione”, direttamente o indirettamente, e rifiuta l’adozione di posizioni che violano saldi principi comunisti, l’introduzione di posizioni che portano all’appoggio alla gestione borghese.
Il KKE, come sempre, investe le proprie forze nel coordinamento della lotta dei partiti comunisti in Europa e considera che l’Iniziativa dei Partiti Comunisti e Operai per lo studio, lo sviluppo delle questioni europee e il coordinamento delle loro attività, sia un grande risultato per il rafforzamento della lotta contro l’UE imperialista.
In condizioni di crisi del movimento comunista, il nostro partito appoggia l’idea della creazione di un distinto polo marxista-leninista ed appoggia lo sforzo della “Rivista Comunista Internazionale” di cui fanno parte le riviste di 11 partiti comunisti.
NdT
1. V. I. Lenin, L’imperialismo come fase suprema del capitalismo, Prefazione alle edizioni francese e tedesca, 6 luglio 1920.
2. Ibid.
QUI GENOVA, DOVE IL VENTO FISCHIA FORTE E DIVENTA TEMPESTA. Contro la privatizzazione dell’AMT.
Una rabbia durissima, piena di colore ha invaso ogni angolo dell’aula consiliare del municipio genovese, nel giorno in cui il sindaco Marco Doria ha chiamato il consiglio comunale a discutere la delibera ricognizione ed indirizzi sul sistema partecipate del “Gruppo Comune” con cui – pur negandolo a parole – intende, di fatto, privatizzare AMT, AMIU e ASTER, le aziende di trasporto pubblico, igiene urbana e manutenzioni delle quali il Comune è il principale azionista. La stessa rabbia l’avevamo percepita la sera prima, alla Sala Chiamata del porto dove, noi compagni di Genova, avevamo partecipato all’assemblea dei lavoratori AMT, ormai da troppo tempo in lotta per il posto di lavoro, messo in discussione dalle scelte scellerate delle amministrazioni targate centro sinistra che si sono via via succedute oltre che dalla mala gestio aziendale. Il resto è cronaca. Lo sciopero selvaggio dei tranvieri, l’occupazione della Sala Rossa del consiglio comunale. Un’invasione come mai si era vista, con una folla inverosimile di lavoratori esasperati, a manifestare fieramente contro la decisione di regalare ai privati interi comparti pubblici, con l’avvallo delle forze politiche di destra, di sinistra e con la complicità dei sindacati confederali. Una protesta dai toni forti e con momenti di tensione, che la polizia municipale – a presidio di un Fort Knox di carta velina – non è riuscita a contenere del tutto. Ce l’avevano con il sindaco, i lavoratori. Con Doria, che in campagna elettorale aveva giurato che mai e poi mai avrebbe permesso la privatizzazione del trasporto pubblico mentre ora, per scelta o perché spinto dalla sua maggioranza, non mantiene gli impegni presi. Un sindaco sedicente di sinistra, al quale noi comunisti chiediamo un gesto di coerenza e di dignità: le dimissioni. Lo abbiamo ribadito nel volantino che abbiamo consegnato ai lavoratori, evidenziando anche che la furia privatizzatrice non è solo genovese, come ci insegnano le vicende di ATAF, a Firenze e di ATAC, a Roma. Comunisti, presenti! I nostri compagni erano in Sala Rossa, erano per strada con i dipendenti di AMT. E proprio loro li hanno chiamati alla testa del corteo, con lo striscione rosso. Perché è evidente, lo abbiamo percepito: si sente forte la necessità di un vero Partito Comunista. E mentre si continua la lotta, sempre al fianco dei lavoratori e con lo sguardo rivolto alla costruzione del FUL – un fronte unico che, indipendentemente dalle appartenenze sindacali, comprenda i lavoratori di AMT, di Appalti AMT, di AMIU e di ASTER – gli altri partiti di pseudo-sinistra latitano e il grande privatizzatore Matteo Renzi, “buca” l’appuntamento di Genova a causa dell’agitazione in atto. Complimenti davvero, Renzi! Il nuovo che arretra!
dichiarazione del Segretario Marco Rizzo