Nel quadro di questa discussione vediamo posizioni del tutto schematiche e semplicistiche che prescindono dai criteri specifici della nostra visione del mondo e ignorano l’esperienza storica, lo sviluppo del capitalismo contemporaneo e la necessità di risolvere la contraddizione fondante tra capitale e lavoro che governa il capitalismo. Ciò richiederebbe un esame autocritico degli orientamenti strategici e la verifica se essi rispondano alle attuali esigenze della lotta di classe, la lotta per il socialismo-comunismo.
Lo sforzo di calunniare i partiti comunisti che lottano contro il capitalismo ed evidenziano la necessità e l’attualità del socialismo è un segno di grande debolezza. A maggior ragione si rileva l’uso discriminante del 15° IMCWP, dato che molti partiti hanno denunciato la strategia fallimentare dei “governi di sinistra” e la necessità della lotta per il cambiamento rivoluzionario e abbiano dovuto opporsi allo sforzo di imporre una dichiarazione congiunta ben lontana dai principi della nostra visione del mondo e diretto contro l’indipendenza politica e ideologica di diversi partiti comunisti.
Le cose sono sempre più complesse rispetto a un approccio scolastico e non riconducibili alla dicotomia “destra o opportunismo di sinistra”, come vorrebbero alcuni dei nostri compagni di altri paesi, commentando la polemica nel 15° Incontro Internazionale, compagni che rifiutano di trarre conclusioni dal corso del movimento comunista. Perché l’opportunismo deve essere denunciato in modo concreto e non con aforismi “centristi”, tenendo conto che nella storia del movimento comunista internazionale, ad esempio, nel periodo in cui Lenin stava cercando di formare il suo partito, esisteva anche allora un “pantano” tra i rivoluzionari e la corrente opportunista. Successivamente (1921-1923) ci furono due Internazionali e mezzo, che presero formalmente le distanze dall’opportunismo della Seconda Internazionale, mentre in seguito si unirono e crearono la cosiddetta “Internazionale Operaia e socialista”. Lenin scrisse: “I signori dell’Internazionale due e mezzo, che vogliono chiamarsi rivoluzionari, in realtà ogni qualvolta si presenta una situazione seria provano di essere dei controrivoluzionari, poiché temono la distruzione violenta de vecchio apparato statale, non hanno fiducia nelle forze della classe operaia [1]”.
I passi del KKE nella elaborazione della sua strategia
E’ noto che il movimento comunista aveva dovuto affrontare varie deviazioni ideologiche già prima del rovesciamento del socialismo in URSS e negli altri paesi socialisti, come il trotskismo, il maoismo e l'”eurocomunismo”. Il PCUS e gli altri partiti comunisti e operai lottarono contro queste correnti ideologico-politiche, in un modo o nell’altro. Tuttavia, questo non significa che questi partiti, tra cui il KKE, fossero immuni da debolezze, errori, carenze ideologiche. Il KKE è tra quei partiti comunisti che, dopo il rovesciamento del socialismo, hanno mostrato grande interesse e studiato le cause della sconfitta. Si è trattato di un arduo lavoro collettivo che ha esaminato attentamente dette cause, studiando molti documenti del partito di quel periodo.
Nel suo 18° Congresso, dopo un’articolata discussione all’interno del partito, le cause del rovesciamento del socialismo sono state inserite in una risoluzione del Congresso. Secondo la risoluzione le cause sono legate alla base economica della società socialista, per errori commessi in questo campo (vedi la reintroduzione di strumenti di “mercato” nell’economia socialista), nonché nella sovrastruttura politica, nel ruolo del partito e dei Soviet (vedi le decisioni del 20° e 22° Congresso del PCUS). Il nostro partito ha anche focalizzato la sua attenzione sui gravi problemi che esistevano nella strategia del movimento comunista internazionale: l’errata visione delle tappe verso il socialismo che non ha mai trovato conferma, così come l’equivoca “transizione pacifica al socialismo” che ha favorito molte illusioni parlamentari in combinazione con la scorretta distinzione tra socialdemocrazia “di sinistra” e “di destra” e la distinzione altrettanto schematica ed erronea della classe borghese in “nazionale” e “compradora”, ecc.
Si impone una discussione di merito
Vorremmo porre alcune serie questioni al fine di contribuire a una discussione effettiva del movimento comunista.
In primo luogo, il nostro partito sostiene che la rivoluzione nel nostro paese e in qualsiasi paese in cui il capitalismo si sia evoluto in monopoli, fase imperialista (l’imperialismo è la fase suprema del capitalismo), avrà un carattere socialista. Ciò deriva dal carattere della nostra epoca, l’inasprimento e la necessità di risolvere la contraddizione fondamentale tra capitale e lavoro, la maturazione indiscutibile delle condizioni materiali per il socialismo oggi.
Inutile sostenere che vi siano basi scientifiche per ritenere questa nostra analisi sia settaria e considerare invece rivoluzionaria l’analisi
“delle tappe” verso il socialismo. Quest’ultima comporta un arretramento di molti anni al movimento comunista, minando i criteri di base della nostra visione del mondo e sostenendo un approccio errato. Comporterebbe infatti che la strategia di un partito comunista non sia determinata dalla risoluzione della contraddizione fondamentale della nostra epoca, quella tra capitale e lavoro, ma dall’equilibrio dei rapporti di forza in campo.Questo è un grosso problema. La logica degli stadi oggettivamente (nonostante le intenzioni) comporta la ricerca di soluzioni favorevoli al popolo sul terreno del capitalismo in considerazione che la “fase intermedia” contribuirà alla maturazione del fattore soggettivo e servirà come ponte verso il socialismo, in molti casi come risultato di un processo parlamentare. Questo approccio non ha trovato riscontro in nessun luogo e in alcun momento. E’ in contraddizione con gli insegnamenti della Grande rivoluzione socialista di ottobre del 1917. La cosa peggiore è che la logica delle tappe conduce alla ricerca di soluzioni per la gestione del sistema attraverso per esempio “governi di sinistra, progressisti o patriottici” che dovranno (oggettivamente) fare gli interessi dei monopoli, i quali continueranno ad avere la proprietà dei mezzi di produzione e il potere politico.
Questa scelta alimenta illusioni; non contribuisce alla preparazione del movimento operaio in vista di un aspro scontro di classe, anzi lo condanna su posizioni arretrate, lo rende vulnerabile all’ideologia e alla politica borghese, lo irretisce nelle illusioni parlamentari.
In secondo luogo, il nostro partito sostiene che la rivoluzione in Grecia avrà un carattere socialista, di conseguenza persegue una linea di unità e lotta, concentrandosi sulla riorganizzazione del movimento operaio e il rafforzamento dell’orientamento di classe, per il rafforzamento dell’unità della classe operaia. Allo stesso tempo, lavora per la costruzione di alleanza popolare, cioè l’alleanza tra la classe operaia, i contadini poveri, i piccoli lavoratori autonomi, le donne e giovani provenienti da famiglie della classe operaia. Nelle attuali condizioni, questa alleanza si esprime attraverso il coordinamento della lotta dei raggruppamenti militanti: il PAME nella classe operaia, il PASY tra gli agricoltori, il PASEVE tra i piccoli lavoratori autonomi nei centri urbani, il MAS tra gli studenti, l’OGE per le donne.
L’alleanza popolare è un’alleanza sociale e ha un orientamento anticapitalista e antimonopolistica. Nella lotta quotidiana sui problemi che le persone vivono, questa alleanza si rafforzerà, si adatterà e si preparerà in modo da svolgere un ruolo di avanguardia nelle condizioni di situazione rivoluzionaria (il cui carattere è oggettivo e tutti i partiti si devono preparare in prospettiva), nel sollevamento popolare per il rovesciamento della barbarie capitalista.
Il KKE, il movimento di classe e l’alleanza popolare sono impegnati in questa direzione e si trovano in prima linea nella lotta in Grecia. Mobilitano centinaia di migliaia di lavoratori e le forze che entrano in conflitto con quelle del capitale, dei suoi partiti e dei suoi governi, dell’Unione europea imperialista. Ci sono numerosi esempi di lotta. Le diffamazioni di settarismo scagliate contro la lotta rivoluzionaria, sottovalutando l’avanguardia, l’attività di massa del KKE e del PAME e degli altri raggruppamenti militanti in lotta per obiettivi specifici riguardanti i problemi popolari contro i monopoli e il capitalismo, danneggiano il movimento comunista.
Ovviamente la lotta per il socialismo non può essere rinviata a un futuro indefinito, né è una questione di proclami.
Ad esempio: la disoccupazione è una piaga che tormenta milioni di lavoratori. Che cosa dovrebbero dire i comunisti? Dovrebbero dire che questo problema può essere risolto nel quadro del capitalismo attraverso un “governo di sinistra”? Questa soluzione non ha basi scientifiche, perché le cause del problema continuerebbero ad esistere. La soluzione del problema della disoccupazione e in generale la soddisfazione dei bisogni contemporanei della classe operaia e degli strati popolari richiede la soluzione del problema centrale del potere, la socializzazione dei mezzi di produzione, la pianificazione centrale. Emerge così, dagli stessi sviluppi, la necessità e l’attualità del socialismo.
Lo sviluppo del capitalismo ha portato alla maturazione dei presupposti materiali per la costruzione della nuova società socialista. Questo è innegabile. E’ anche un fatto che non si sia formata una situazione rivoluzionaria e che la creazione di una coscienza politica di classe tra le file della classe operaia è in ritardo e che le conseguenze della controrivoluzione sono negative. Ne viene che la maturazione del fattore soggettivo è un problema molto serio.
Quale linea e con quali contenuti si può portare a maturazione il fattore soggettivo? Prospettando soluzioni governative di sinistra per la gestione oggettiva del sistema (che finiranno per essere assimilate e mostreranno la loro contraddittorietà)? Oppure attraverso vaghi riferimenti a “profonde trasformazioni antimonopoliste” sul terreno del capitalismo?
Quali sono queste trasformazioni? La nazionalizzazione delle imprese, l’aumento della tassazione sui profitti del capitale, la limitazione della sua “irresponsabilità”, come sostengono alcuni partiti?
Tutte queste cose sono state provate e costituiscono diversi aspetti della gestione del sistema. Il problema di fondo rimane irrisolto: ossia quale classe sociale sarà in possesso del potere politico e dei mezzi di produzione.
L’esperienza reale dei “governi di sinistra” dimostra che la gestione (di sinistra) del capitalismo, anche con l’uso di “parole d’ordine rivoluzionarie” non solo non può aprire la strada per il socialismo, ma al contrario agisce come mezzo per assimilare la coscienza popolare nel parlamentarismo, promuove false speranze e ritarda l’organizzazione della classe operaia, la sua lotta in direzione di sfida del sistema di sfruttamento, la sua preparazione per il rovesciamento del capitalismo.
Anche un risultato elettorale positivo di un PC non costituisce una garanzia di sostanziale cambiamento nei rapporti di forza se le forze popolari aderiscono a posizioni e slogan che esprimono la linea politica di “umanizzare” la gestione del capitalismo a livello nazionale e non pongono il problema di rovesciare il sistema e il ritiro dalle unioni imperialiste (UE-NATO).
L’esempio del Brasile, che in questo periodo è su tutti i quotidiani per la Coppa del mondo, è emblematico. Un “governo di sinistra” gestisce il potere capitalistico in Brasile. Secondo i dati statistici risulta che nel paese il 10% più ricco possiede il 42,5% del reddito nazionale, 40 volte ciò che possiede il 10% più povero, mentre il 5% dei più ricchi possiede un reddito superiore di quello del 50% dei più poveri. I monopoli sono dominanti in Brasile, nonostante la “sinistra” al governo. I profitti lordi dei dieci maggiori gruppi di affari ammontano al 25% del PIL. Questi gruppi prevalgono nel settore industriale, nel settore minerario, nel commercio dei prodotti agricoli, nella distribuzione di merci e servizi in generale. Ciò significa che i monopoli prevalgono in tutti i settori dell’economia del Brasile.
Al tempo stesso, i bassi salari dei lavoratori non corrispondono affatto al ritmo di crescita dell’economia brasiliana poiché i profitti degli imprenditori del paese sono tra i più alti al mondo. I problemi sociali subiranno ulteriori aggravamenti.
Che cosa fa il KKE in Grecia?
Il KKE sta cercando di contribuire alla preparazione del fattore soggettivo (partito, classe operaia, alleanze) per le condizioni rivoluzionarie, per la realizzazione dei suoi compiti strategici.
Per questo motivo insiste sull’urgenza e la necessità del socialismo, non attraverso una fraseologia vuota, ma aprendo il dibattito pubblico sulla questione del potere della classe operaia, la socializzazione, la pianificazione centrale, utilizzando esempi dei maggiori settori dell’economia. Insiste sul raggruppamento del movimento operaio e il rafforzamento del suo orientamento di classe in modo che il movimento operaio non si limiti a negoziare le condizioni di vendita della propria forza lavoro, ma perché diventi istanza di lotta per il rovesciamento della barbarie capitalista.
Lavora per l’alleanza sociale, l’alleanza della classe operaia con i contadini poveri e i piccoli lavoratori autonomi, per rafforzare la lotta in senso antimonopolista e anticapitalista, concentrandosi sul percorso di sviluppo che pone al suo centro i bisogni delle persone e non i profitti.
La lotta del KKE contro l’UE non è condotta secondo un approccio utopistico che immagina di trasformare una unione dei monopoli in una unione dei popoli, né intende contrastarla sul piano del “processo di integrazione”, ma pone la questione del ritiro dall’UE e dalla NATO con il potere nelle mani della classe operaia-popolare e la socializzazione dei mezzi di produzione concentrati.
La questione è legata alla sovranità e all’indipendenza. Il nostro partito affronta questi problemi dal punto di vista di classe, dal punto di vista del cambiamento della classe al potere e all’utilizzo del potenziale produttivo del paese, fatto collegato al disimpegno dalle unioni imperialiste perché altrimenti la sovranità popolare non potrà essere salvaguardata e la classe borghese rimarrà dominante, consentendo la sopravvivenza di decine di legami di dipendenza.
Il fatto che il KKE abbia smesso di distinguere la socialdemocrazia in due sezioni – “buona” e “cattiva”, e non divide la classe borghese della Grecia in una sezione “nazionale” e una sezione “asservita agli stranieri”, non significa che il KKE non prenda in considerazione e non studi attentamente le differenze tra i partiti politici in Grecia, così come le contraddizioni esistenti all’interno della classe borghese, tra i paesi capitalisti più potenti e fra le unioni imperialiste. Anzi! Quello che abbiamo completamente abbandonato è la gestione del capitalismo in qualsiasi forma, una gestione legata al pragmatismo dei “governi di sinistra, progressisti e patriottici”. Noi lottiamo apertamente perché la classe operaia nel nostro paese e internazionale non combatta “sotto una falsa bandiera”.
Qualcuno potrebbe rispondere che al di là delle posizioni del KKE, le condizioni nel proprio paese sono completamente diverse. Qual è il nodo centrale? Che viviamo nell’epoca del capitalismo monopolistico, l’imperialismo, la cui caratteristica principale è che alla base dell’economia dello stato capitalista, in modo più o meno accentuato, vi sono i monopoli che dominano tutti o la maggior parte dei settori dell’economia e possiedono i mezzi di produzione.
Lo Stato borghese è il “capitalista collettivo”, lo Stato è il potere dei monopoli. La classe operaia è la classe sfruttata.
Di conseguenza, qualunque siano le “specificità nazionali”, questa situazione non cambia, non cambiano le leggi di funzionamento del capitalismo ed emerge la necessità della rivoluzione socialista, della costruzione del socialismo, in modo che sia abolito lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e si creino le condizioni per una società senza classi.
Il KKE non fa riferimento a “modelli” di rivoluzione o a un meccanicistico trasferimento dell’esperienza rivoluzionaria. Valuta le difficoltà, il carattere complesso del processo rivoluzionario. Le questioni fondamentali sono le seguenti:
Le leggi della rivoluzione socialista e della sua costruzione sono valide o no?
La classe operaia conquisterà il potere o no? Lotterà insieme ai suoi alleati, certo in condizioni difficili e in conflitto con la controrivoluzione, per la socializzazione dei mezzi di produzione?
Il potere della classe operaia saprà realizzare la pianificazione centrale?
Questi sono i problemi su cui siamo chiamati a ragionare e possiamo dire che gli aforismi sul settarismo ostacolano la discussione, nascondono le ritirate e le difficoltà di formulare strategie coerenti.
Sulla crisi del movimento comunista internazionale
Il KKE ha studiato la sua storia, le questioni del socialismo, la strategia del movimento comunista internazionale. Ha raggiunto conclusioni utili per il passato, il presente e il futuro e svolge un ruolo di primo piano nella lotta della classe operaia in Grecia. Le sue posizioni e la sua esperienza, che si riflettono nei documenti di partito, nelle dichiarazioni pubbliche in sedi internazionali, sono riconosciuti da molti PC.
Altri PC hanno intrapreso strade diverse. Alcuni hanno tagliato il “cordone ombelicale” con la Rivoluzione d’Ottobre e hanno abbandonato la nostra visione del mondo (per esempio il PC USA) e la nostra simbologia (es. il PCF). Alcuni sono entrati in governi di coalizione o cercano di prenderne parte insieme ai socialdemocratici all’interno del quadro del capitalismo. Lodano l’Unione europea imperialista e lottano per renderla “migliore”. Sostengono gli interventi imperialisti, per esempio, in Libia e nella Repubblica Centrafricana (come alcuni partiti del PSE e della GUE). Questi partiti hanno attraversato il “Rubicone”, nel senso di acquisizione di caratteristiche borghesi.
Altri PC non si sono preoccupati di esaminare gli eventi degli ultimi 25 anni, studiarne gli sviluppi per trarne conclusioni. Così vediamo che alcuni di questi partiti ripetono, ad esempio, le posizioni di Gorbaciov del 1985 di “apertura” e “democrazia” per spiegare le cause per il rovesciamento del socialismo in URSS.
Quando non si traggono delle conclusioni dall’esperienza storica, diventa impossibile, sulla base del materialismo dialettico, apportare le corrispondenti modifiche nella strategia e nella tattica. Così questi PC continuano “dogmaticamente” a sostenere la strategia che la maggior parte dei PC ha adottato negli anni 1960-1970, assimilando tutti i punti di vista sbagliati che abbiamo menzionato sopra. E questo li porta, nonostante la “retorica rivoluzionaria” e l’espressione di fedeltà al marxismo-leninismo, a lottare per il miglioramento del capitalismo attraverso la logica della sua “trasformazione”, utilizzando “governi di sinistra, progressisti o patriottici” ma sempre sul terreno del capitalismo. Il rafforzamento dell’opportunismo si riflette nella crisi ideologica, politica e organizzativa del movimento comunista internazionale.
Naturalmente, ci sono dei PC che in condizioni molto difficili studiano gli sviluppi, seguono la discussione nel movimento comunista internazionale, prendono misure per l’elaborazione delle tattiche e strategie nella lotta per rafforzare il movimento operaio e comunista nei loro paesi e a livello internazionale.
Su questa base, con materiale difettoso, con soggetti che, anche se mantengono il titolo di comunista, hanno abbandonato il marxismo-leninismo e adottano argomenti borghesi per descrivere la storia del movimento comunista, non può essere costruita l’unità del movimento comunista.
L’unità del movimento comunista internazionale poggia esclusivamente sulla difesa del marxismo-leninismo, sulla lotta per il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo, per la rivoluzione socialista.
Nonostante le differenze del periodo storico, l’esperienza maturata nello scontro contro l’opportunismo nella 2° Internazionale conserva un importante significato oggi, perché oggi la lotta contro l’opportunismo ha bisogno di una ancor maggiore concentrazione di forze e disciplina, visto l’appoggio che riceve in vari modi dalle potenze imperialiste, come l’UE. Un esempio lampante è il “Partito della Sinistra Europea” (PSE), che è finanziato dalla UE. Quale unità può essere costruita con partiti che si trovano alla guida del PSE e che hanno fatto le loro scelte? Su quali basi, con quali obiettivi?
Per esempio, quale obiettivo potrebbe avere una dichiarazione congiunta sulle elezioni euro-parlamentari sottoscritto da partiti appartenenti allo “zoccolo duro” del PSE, strumento creato nel quadro dell’UE per i “partiti europei” e che lavora per castrare il movimento comunista rivoluzionario?
Lasciamo da parte, anche se non privo di significato, il fatto che questi soggetti hanno partecipato attivamente alla campagna elettorale di SYRIZA per le elezioni parlamentari europee contro il KKE, ma concentriamoci sulla sostanza: sulle scelte che creano lo spazio per lo sviluppo di posizioni opportuniste, favorendo la confusione tra i lavoratori e non aiutano in alcun modo l’unità del movimento comunista internazionale.
L’unità del movimento comunista internazionale per essere robusta e stabile non può poggiare su un minimo comun denominatore, attorno il quale sia possibile trovare un consenso. Ciò che è necessario è un’unità più profonda ideologica e politica dei PC sui principi del marxismo-leninismo, sull’internazionalismo proletario, sull’elaborazione di una strategia rivoluzionaria moderna.
Naturalmente, il KKE ha molto responsabilmente selezionato canali che possono contribuire allo scambio di opinioni e allo sviluppo di azioni congiunte, come gli Incontri Internazionali dei PC e per questo motivo ha fatto grandi sforzi fin dai primi anni della controrivoluzione ad oggi, sforzi che sono stati apprezzati da molti PC.
Il KKE cerca anche attività congiunte su varie questioni con i PC che segnano delle differenze ideologiche. Non è una novità. Propone lo studio di argomenti seri per lo sviluppo della strategia del movimento comunista, lo sviluppo stabile della lotta comune contro l’Unione europea, contro le forze del capitale in Europa, partecipa e sostiene lo sforzo della “Iniziativa” di 29 Partiti Comunisti e Operai.
Tuttavia l’unità del movimento comunista internazionale va oltre ed esige enormi richieste. Ancor di più, deve essere chiaro che l’unità non significa l’imposizione delle posizioni tramite dichiarazioni comuni quando ci sono differenze significative sulle posizioni di importanza strategica, come si è tentato all’ultimo Incontro Internazionale. Questo tentativo ha incontrato l’opposizione del KKE e di altri PC, non perché il KKE rivendichi un ruolo di “guida” o “principale”, queste valutazioni non sono serie e non hanno alcun rapporto con la realtà. L’opposizione del KKE e degli altri partiti al progetto di risoluzione comune era dovuto al fatto che conteneva affermazioni in contraddizione con le posizioni del KKE e di decine di altri PC, nonché con la nostra teoria. Il mero rispetto della linea politica di questi PC avrebbe dovuto portare ad individuare un accordo, come il KKE ha fatto più volte in passato nelle riunioni di Atene, non insistendo sull’adozione di una dichiarazione congiunta.
Alla vigilia del 16° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai che si terrà a Guayaquil, in Ecuador, è necessario trarre le giuste conclusioni in modo da evitare una situazione simile, spiacevole per tutti. Perché l’unità non può essere imposta, deve essere costruita!
Sezione Relazioni Internazionali del CC del KKE
[1] Lenin (agosto 1921) Opere Complete, Editori Riuniti, Roma, 1967, vol. XXXIII, pg. 13, https://www.marxists.org/archive/lenin/works/1921/aug/20.htmTraduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare