No alla guerra imperialista in Siria

No alla guerra imperialista in Siria

La Siria sta per essere attaccata. Un copione già visto, molto simile a ciò che avvenne 15 anni fa con l’invasione dell’Iraq. Anche allora si parlò di armi chimiche poi rivelatisi inesistenti, di un dittatore da cacciare via per portare la libertà e la democrazia in quel paese, per giustificare un vero e proprio crimine internazionale, un’aggressione che scavalcò persino la “legittimità” dell’ONU. Una guerra per il petrolio, che ha causato più di mezzo milione di morti, destabilizzando un’intera regione consegnandola nelle mani dei fondamentalisti islamici.

Oggi si parla di nuovo dell’utilizzo di armi chimiche da parte dell’esercito siriano del governo di Bashar al Assad. Un’accusa già lanciata dai paesi della NATO già dal 2014, e poi nel 2017 (esattamente un anno fa), mai dimostrata da prove concrete e che tutt’oggi appare inverosimile, perché un esercito che sta già vincendo la guerra contro i jihadisti, come quello di Assad, non ha nessuna convenienza militare, strategica né tantomeno politica nell’utilizzare armi chimiche contro i civili, con l’unico risultato di fornire il pretesto per un’invasione che gli USA e i paesi della NATO aspettano da tempo. Già anni fa diverse inchieste giornalistiche, fra cui quella del premio Pulitzer Seymour Hersh, dimostrarono che ad utilizzare le armi chimiche in Siria non è l’esercito di Assad, ma le formazioni dei “ribelli” e jihadisti, con il preciso intento di provocare un intervento militare dei paesi NATO e UE in loro sostegno. Non a caso, la Siria ha ufficialmente e nuovamente invitato l’ONU, la cui apposita commissione è già presente in Siria, a un’ulteriore indagine per accertare le effettive responsabilità.

La scorsa notte, gli Stati Uniti hanno proposto la sua sostituzione con una commissione con meccanismi diversi da quelli dell’attuale diritto internazionale. Il veto della Russia è stato riportato in Italia con titoli fuorvianti che parlano del “No di Mosca a inchiesta ONU”: un’informazione tutt’altro che oggettiva e neutrale, ma distorta da chi ha il preciso intento di trascinare l’Italia in guerra col consenso dell’opinione pubblica.

Il Partito Comunista condanna con forza la campagna mediatica lanciata in Italia a reti unificate dai principali mezzi di informazione, con la complicità di noti personaggi pubblici e dello spettacolo come Saviano, Boldrini, Littizzetto, Fabio Volo e molti altri. Una campagna propagandistica che ha l’evidente obiettivo di preparare l’opinione pubblica del nostro paese ad accettare un intervento militare in Siria, proprio mentre il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, annuncia nuovi bombardamenti contro l’esercito siriano.

In guerra la prima a morire è sempre la verità. Questo è particolarmente evidente oggi nel conflitto siriano, in cui allo scontro fra diversi centri imperialisti, che si contendono l’egemonia e il controllo delle risorse in Siria, corrispondono altrettante versioni dei fatti, in cui anche la propaganda di guerra assume le caratteristiche di un fuoco incrociato in cui la verità è sempre più difficile da riconoscere. Una propaganda di guerra che, nel nostro caso, non si fa scrupoli nell’utilizzare nel modo più subdolo i morti innocenti causati dall’imperialismo, inclusi i bambini, per giustificare una guerra che causerebbe altre decine di migliaia di morti.

Il Partito Comunista condanna con forza la prospettiva di un nuovo intervento imperialista in Siria, e considera scellerata ogni forma di sostegno dell’Italia a una guerra voluta dai grandi monopoli, ma che saranno i popoli e i lavoratori a pagare. Non una base, non un soldato devono essere messi a disposizione dall’Italia per una nuova guerra in Siria. Siamo pronti a mobilitarci in difesa della pace, contro l’imperialismo e la prospettiva di un coinvolgimento del nostro paese in un’aggressione alla Siria. Fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia.

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Delegazione dell’Iniziativa Comunista Europea in Palestina

Delegazione dell’Iniziativa Comunista Europea in Palestina

Una delegazione dell’Iniziativa Comunista Europea ha fatto ritorno in questi giorni dalla Palestina, dove ha tenuto una serie di importanti incontri con le autorità palestinesi e le organizzazioni comuniste e operaie, per rafforzare la solidarietà internazionale con la lotta del popolo palestinese. La delegazione guidata dall’eurodeputato greco Sotiris Zarianopoulos ha visto la partecipazione anche di un compagno della commissione internazionale del Partito Comunista.

Nonostante qualche problema alla frontiera con le autorità israeliane –  che nella prima giornata ha comportato l’annullamento di alcuni incontri a causa dei ritardi – la delegazione dell’iniziativa comunista europea ha incontrato a Ramallah una delegazione del Partito Comunista Palestinese, Rabé Barghouti, Capo del Protocollo dell’Autorità Nazionale Palestinese, l’avvocato Uri Davis, docente universitario emerito e notissimo avvocato difensore dei diritti civili dei palestinesi, membro del Partito Fatah e deputato all’Assemblea Nazionale Palestinese.

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Nel secondo giorno di attività la delegazione si è spostata a Hebron dove ha potuto costatare la presenza di numerosi insediamenti israeliani nel territorio palestinese e incontrare a pranzo con alcuni ministri del governo palestinese. I delegati comunisti hanno visitato Betlemme e il campo profughi di Aida.

Nell’ultima giornata i compagni europei hanno avuto un incontro con i rappresentanti del Partito del Popolo Palestinese, e successivamente partiti per Gerico hanno avuto un lungo incontro con il governatore della regione, Majed Al-Fityani, Segretario del Consiglio Rivoluzionario di Fatah.

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L’Iniziativa Comunista Europea ha voluto manifestare la propria vicinanza alla lotta del popolo palestinese, conoscere dal vivo la situazione sviluppando iniziative di sostegno e cooperazione internazionale per denunciare l’occupazione israeliana e la violazione dei diritti del popolo palestinese. Negli stessi giorni l’Iniziativa Comunista Europea aveva pubblicato una forte presa di posizione in solidarietà con la lotta del popolo Palestinese, che pubblichiamo  integralmente tradotta.

Per la pace e la giustizia in Palestina e nel mondo, diamo una spinta verso il socialismo.

Il 2018 è iniziato come un anno buio per il popolo della Palestina. Nel contesto della inaccettabile e riprovevole decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana, i ministri israeliani stanno discutendo di come uccidere altri palestinesi. L’aiuto economico internazionale, essenziale per assicurare i bisogni fondamentali dei palestinesi, sta diminuendo drasticamente dal momento che gli Stati Uniti hanno sospeso il loro contributo. Il governo israeliano non cerca nemmeno di nascondere che sta progettando una guerra, minacciando l’intera regione con esercitazioni militari in corso ai confini di Gaza. In un paese in cui non esiste un’attività economica autonoma, Israele intensifica lo strangolamento economico dei territori palestinesi.

Che le nuvole della guerra si stiano addensando sul popolo palestinese è stato chiaramente indicato dalla dichiarazione del presidente degli Stati Uniti che accetta Gerusalemme come capitale d’Israele.

Come  partiti comunisti che costituiscono l’Iniziativa Comunista Europea, condividiamo le proteste del popolo palestinese, circondato dall’imperialismo e dal collaborazionismo, sia dall’interno che dall’esterno, e dichiariamo ancora una volta che siamo fermamente uniti alla loro causa giusta, alla loro lotta per la libertà e l’indipendenza.

La giusta strada per il popolo della Palestina e per i popoli progressisti che si sono espressi in solidarietà con esso, evidenzia la necessità del pieno riconoscimento della Palestina come stato indipendente e sovrano. Crediamo che nelle condizioni attuali, una soluzione equa richieda: l’istituzione di uno Stato indipendente di Palestina entro i confini esistenti prima della guerra del 4 giugno 1967, con capitale Gerusalemme Est; l’evacuazione di tutti gli insediamenti israeliani all’interno dei territori palestinesi; l’urgente demolizione del muro che divide e rende la Palestina una prigione aperta; la realizzazione del diritto al rientro dei profughi palestinesi; l’immediata liberazione di prigionieri politici nelle prigioni israeliane.

Continuiamo a sostenere risolutamente queste richieste. Consideriamo il riconoscimento della Palestina come uno “stato osservatore non membro” delle Nazioni Unite nel novembre 2012 come discriminazione inaccettabile, e chiediamo che la Palestina sia riconosciuta come membro a pieno titolo dell’ONU con piena autorità e diritti.

D’altra parte, siamo consapevoli del fatto che la negazione del diritto internazionale e della legittimità politica è ormai diventata la principale linea di reazione, specialmente per Israele e gli Stati Uniti. Dichiarare Gerusalemme nella sua interezza come capitale di Israele mentre Gerusalemme Est è occupata, aumentando il numero di coloni illegali e incoraggiando la diffusione di tali insediamenti, abbracciando l’uso della forza come strategia indispensabile, adottando politiche che guidano la gente alla fame e alla miseria ecc. rivelano il vero carattere dell’imperialismo e il ruolo di Israele e dei suoi crimini contro il popolo palestinese e i popoli della regione.

In queste circostanze, consideriamo che le posizioni e gli appelli del movimento comunista verso popoli e movimenti, con i quali si unisce nella lotta per uno stato palestinese indipendente e sovrano entro i confini del 1967, dovrebbero estendersi al di là della richiesta di rispetto del diritto internazionale. In Medio Oriente –  quindi anche in Israele e in Palestina –  varie forme di reazione si galvanizzano a vicenda. Collaborazionismo di classe borghese, razzismo, divisioni religiose costituiscono strumenti per la perpetuazione dell’occupazione israeliana, per rafforzare la tattica del “divide et impera” e un costante intervento imperialista. Inoltre, rimane la realtà che l’imperialismo e la reazione possono essere sradicati solo dal socialismo. Un’alternativa socialista costruita sulla classe operaia può essere portata avanti attraverso la lotta dei popoli nella regione per sconfiggere gli interventi imperialisti e le politiche che seminano la discordia tra i popoli. Il rafforzamento dei lavoratori all’interno di lotte che mirano veramente a raggiungere le giuste richieste del popolo palestinese, la fine dell’occupazione e l’eguaglianza, la libertà e la pace, è l’unica strada progressista.

Come partiti che costituiscono l’Iniziativa Comunista Europea, chiediamo alla classe operaia e ai popoli di esprimere con decisione la loro solidarietà internazionalista e di sostenere il popolo palestinese nella sua lotta contro l’occupazione israeliana, contro l’imperialismo e ogni tipo di forze reazionarie e per uno stato palestinese indipendente, per una società socialista per liberare il popolo da ogni tipo di sfruttamento e repressione.

Viva la Palestina libera!
Viva l’internazionalismo proletario!
Viva il socialismo!

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Per un primo maggio di lotta, dei lavoratori e delle lavoratrici.

Per un primo maggio di lotta, dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il Partito Comunista organizzerà una manifestazione in piazza a Torino, nel centro della città in occasione del 1° maggio per porre al centro il tema del lavoro, dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici calpestati da anni di politiche antipopolari e filo-padronali. Il nostro vuole essere un segnale chiaro al nuovo governo, quale ne sia il colore politico, e allo stesso tempo una netta presa di distanza dalle dirigenze sindacali e dalle forze politiche che sono state responsabili dell’attacco ai diritti dei lavoratori.

Per la prima volta non parteciperemo al corteo tradizionale, organizzato dai sindacati confederali come presa di posizione politica netta nei confronti della direzione di quei sindacati da anni apertamente collaborazionista, corresponsabile della sconfitta storica del movimento operaio. Non sfileremo insieme a politici nazionali e locali del Partito Democratico e dei partiti della cosiddetta “sinistra” che a livello nazionale e locale hanno sostenuto e sostengono le stese politiche antipopolari che attaccano i diritti e i salari dei lavoratori. Non scendiamo in piazza ai funerali dei diritti dei lavoratori al fianco dei loro assassini.

Torino e tutta l’Italia hanno bisogno di un segnale di scossa. La vicenda Embraco, il piano di ristrutturazione preparato da Marchionne in Fiat/Fca, sono solo alcuni delle situazioni che ci dicono che il peggio non è passato. Le forze politiche vincitrici delle elezioni hanno già avuto il benestare della Confindustria, delle banche, dell’Unione Europea e oggi si preparano a proseguire le stesse politiche che i lavoratori hanno subito in questi anni.

Ci rivolgiamo ai lavoratori e alle lavoratrici, anche iscritti ai sindacati confederali, affinché abbandonino ogni illusione, smettano di legittimare dirigenze politiche e sindacali compromesse e corresponsabili. Boicottate il corteo dei confederali e manifestate con noi il primo maggio a Torino! Saranno i lavoratori, i precari, i disoccupati, vittime della feroce ristrutturazione padronale ad avere la parola dal palco della nostra piazza. Lavoratori e lavoratrici veri, che vivono quotidianamente sulla propria pelle il conflitto capitale lavoro.

Avanzare, costruire, organizzare una cellula comunista in ogni posto di lavoro, un’organizzazione sindacale di classe che faccia gli interessi dei lavoratori e non dei padroni, riannodare l’unità dei lavoratori, ricostruire la coscienza di classe e organizzare la lotta che in questi anni è stata spezzata.

Nei prossimi giorni comunicheremo i dettagli organizzativi relativi all’appuntamento del 1 Maggio.

Partito Comunista – Comitato regionale del Piemonte

 

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RIZZO: «FERMARE MARCHIONNE E CHIUSURA FCA IN ITALIA. SERVE LOTTA DEI LAVORATORI».

RIZZO: «FERMARE MARCHIONNE E CHIUSURA FCA IN ITALIA. SERVE LOTTA DEI LAVORATORI».

«Domani, venerdì 23 marzo, i militanti del Partito Comunista e i giovani del Fronte della Gioventù Comunista saranno dinnanzi alla Porta 1 di Mirafiori a Torino per sostenere la lotta dei lavoratori in sciopero contro la chiusura degli stabilimenti FCA in Italia»

Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista.

«Ci hanno detto che la società è cambiata, che non esistono più le classi sociali, invece i padroni usano sempre la vecchia ricetta: fare i soldi sulle spalle dei lavoratori. Fino a quando si trattava di prender soldi dallo Stato, Marchionne e la Fiat/Fca hanno preso a man bassa, oggi, senza restituire nulla, se ne vogliono andare alla ricerca di nuovi schiavi da sfruttare. E’ indicativo che di fronte ad una situazione del genere, che riguarda il primo gruppo economico del Paese non ci sia alcun pronunciamento dalle forze politiche che hanno vinto le elezioni, né Lega né Cinque Stelle. Tutti impegnati a dimostrare la loro finta diversità con proclami ma pronti a inginocchiarsi di fronte alle banche e ai grandi industriali. Noi comunisti – conclude la nota –  riprendiamo in mano l’unica forma di lotta possibile ed efficace: quella di classe ed internazionalista.

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MUSTILLO (PC): «SU GENOVA HA RAGIONE IL PM ZUCCA. ATTACCHI NON CAMBIANO LA VERITA’»

MUSTILLO (PC): «SU GENOVA HA RAGIONE IL PM ZUCCA. ATTACCHI NON CAMBIANO LA VERITA’»

«Non possiamo che essere d’accordo con le affermazioni del pubblico ministero Zucca. Il coro di voci critiche e addirittura le minacce di provvedimenti disciplinari non possono cambiare la verità. Dopo il G8, non solo non ci sono state rimozioni, ma la maggior parte dei responsabili dei fatti sono stati promossi all’interno delle forze di polizia e degli apparati dello Stato». Così Alessandro Mustillo, coordinatore dell’ufficio politico del Partito Comunista. «Lo stesso Gabrielli pochi mesi fa ammise che a Genova ci fu tortura e che se fosse stato in De Gennaro si sarebbe dimesso, mentre De Gennaro fu promosso ai vertici di Finmeccanica. Allo stesso modo furono promossi esponenti politici e quadri intermedi della polizia responsabili dei fatti di quei giorni. Non c’è nulla di scandaloso quindi nelle dichiarazioni di Zucca, che sono semplicemente la verità. Scandaloso semmai – conclude la nota – è il coro di critiche e minacce, che cerca solo di rimuovere una pagina vergognosa della storia recente del nostro paese».

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Giù le mani dalla Siria. Posizione del PC sull’intervento della Turchia.

Giù le mani dalla Siria. Posizione del PC sull’intervento della Turchia.

Il Partito Comunista condanna l’azione imperialista del governo della Turchia che con il pretesto della lotta al terrorismo sta conducendo da mesi operazioni militari all’interno del territorio siriano. Oggi l’esercito turco ha dichiarato di essere entrato ad Afrin, dopo giorni di combattimenti. La Siria è divenuta terra di conquista e spartizione degli imperialisti, tanto delle grandi potenze mondiali quanto di quelle regionali.

Sappiamo che la lotta al terrorismo è un mero pretesto. Il governo turco conduce la sua campagna militare contro i curdi del PYD in alleanza con cosiddetto “Esercito Libero Siriano” (FSA) che, tuttavia, è a sua volta un gruppo terrorista. In un’evidente contraddizione interna al fronte imperialista dagli sviluppi imprevedibili, gli Stati Uniti e i paesi della NATO utilizzano e sostengono sia il PYD curdo che i terroristi del FSA per destabilizzare il legittimo governo siriano in funzione del loro piano di smembramento del paese. E’ altrettanto evidente il fallimento dell’illusione del PYD di poter creare uno stato curdo alleandosi con l’imperialismo: questo ha soltanto contribuito ad assecondare il piano degli USA per dividere la Siria, a chiara testimonianza di come nessuna alleanza con gli imperialisti possa determinare alcun avanzamento reale e permanente, ma solo la compromissione delle forze popolari e la loro subalternità politica.

Il Partito Comunista (Italia) invia la propria solidarietà ai partiti fratelli della regione, in particolare al Partito Comunista Siriano che lotta sul campo di battaglia e al Partito Comunista di Turchia (TKP), che sta contrastando nel proprio paese la politica del governo turco, chiamando i lavoratori e le classi popolari a non lasciarsi ingannare e a non appoggiare le politiche imperialiste di Erdogan.

Il Partito Comunista, vigilerà sull’azione del futuro governo italiano quale ne sia il colore politico, affinché cessino le politiche di sostegno ai piani imperialisti nella regione, e si eviti qualsiasi coinvolgimento dell’Italia nelle operazioni in Siria. Insieme con i nostri partiti fratelli lavoreremo per contrastare l’emergere di conflitti nell’area del mediterraneo, il cui rischio si intensifica giorno dopo giorno.

La Siria deve essere liberata dai progetti imperialisti, dai conflitti di interessi tra le grandi potenze e le potenze fondamentaliste della regione. È il popolo siriano che lo farà. Ecco perché diciamo, giù le mani dalla Siria.

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Avanti con la ricostruzione e l’unità comunista. Si può fare!

Avanti con la ricostruzione e l’unità comunista. Si può fare!

Comunicato del CC del Partito Comunista

Il Comitato Centrale del Partito Comunista riunito oggi a Roma, al termine di un attento esame del risultato delle elezioni e dello stato del partito, ha approvato all’unanimità la relazione e le conclusioni del segretario generale Marco Rizzo e le proposte politiche e organizzative formulate.

 Il Partito Comunista considera l’esito di queste elezioni in linea con le nostre aspettative generali. Il crollo del Partito Democratico rappresenta la conclusione di un processo di trasformazione delle forze della sinistra con la progressiva perdita di consenso tra gli strati popolari. Il voto conferma la crescente ostilità popolare nei confronti delle politiche europee, e in generale delle forze che incarnano le politiche di governo di questi anni. Si tratta di un voto pesantemente influenzato dai temi della sicurezza, dell’immigrazione in generale dalla paura di precipitare in una condizione peggiore, con l’incapacità generale di forze di sinistra di intercettare questo sentimento dominante indirizzandolo in un’ottica di avanzamento collettivo. Un dato che dipende dai profondi errori strategici della sinistra di questi anni, dalla mancata chiarezza su temi – come l’Unione Europea – da una generale identificazione di tutte le forze di sinistra con il Partito Democratico e la sua politica. Il contesto in cui ci troviamo è senza dubbio arretrato, difficile. Una situazione in cui ci troveremo a agire per lungo tempo. La nostra azione è orientata a mutarlo.

La strategia del Partito Comunista era utilizzare queste elezioni per rafforzare la costruzione del Partito a livello nazionale, irrobustendo le realtà dove siamo presenti e iniziando nella costruzione del Partito dove eravamo praticamente assenti. Questa strategia, che prescinde dalle valutazione sul risultato elettorale, si è rivelata corretta. La campagna elettorale ci ha consentito di parlare a milioni di lavoratori, proponendo un programma di rottura e di lotta che ha consentito al Partito di intercettare consensi, sostegno e nuovi militanti che da oggi andranno a irrobustire e rafforzare le lotte.

Il Partito Comunista ringrazia l’impegno di tanti militanti, e specialmente dei giovani del Fronte della Gioventù Comunista che hanno consentito questo sforzo straordinario, dando energie e forza al Partito. In questi mesi abbiamo dimostrato che si può fare. Si possono convocare manifestazioni comuniste, senza cedere sui contenuti e sugli obiettivi. Si può vincere la sfida della presentazione alle elezioni, senza rinunciare al proprio simbolo, alle proprie parole d’ordine, alla propria prospettiva strategica. Si può dire che il fine dei comunisti non è modificare questo sistema, ma abbatterlo. Si può e si deve fare tutto ciò.

L’esito della nostra azione sarebbe stato migliore se il nostro appello all’unità comunista fosse stato accolto. Così non è stato, ma noi non arretriamo. Il Partito Comunista vuole ribadire anche in questa occasione la propria apertura ad una seria discussione sull’unità comunista, per dare a questo Paese un forte e coerente partito comunista, superando le divisioni, discutendo strategicamente degli obiettivi e dei compiti dei comunisti oggi. Tendiamo una mano a quei compagni che in dissenso con le proprie organizzazioni hanno sostenuto il PC, condividendo con noi la prospettiva strategica della ricostruzione comunista. Ci auguriamo ora che in queste e altre forze maturi un giudizio critico su esperienze unitarie a sinistra che, hanno avuto come unico risultato apprezzabile quello di ricondurre i comunisti alla coda di progetti perdenti, di impronta riformista e eclettica, privi della visione strategica dell’abbattimento del capitalismo e della costruzione del socialismo. A tutti questi compagni ci rivolgiamo: non è più tempo di aspettare. È il tempo dell’unità!

Di fronte al tracollo delle forze di sinistra e alla loro mutazione affermiamo con forza di assumere sulle nostre spalle la storia e l’esperienza del movimento operaio e dei comunisti, che vogliamo difendere da ogni attacco e revisionismo. Abbiamo il dovere di rilanciare con forza la nostra prospettiva di alternativa di società.

Quale sia l’esito delle consultazione e il colore politico del governo che si insedierà proseguiranno le politiche antipopolari e l’attacco ai diritti dei lavoratori. Continuerà il comando del FMI, della BCE e della Nato, della Confindustria, come testimonia il nuovo accordo siglato il 28 febbraio 2018 con i sindacati confederali . Quale sia il futuro governo l’Italia continuerà a sostenere interessi imperialistici, a incrementare le spese militari nell’ambito della Nato, noi ad opporci a questa politica . Nostro obiettivo primario è svelare da subito le contraddizioni anche delle forze – o di parte di esse – che hanno intercettato in massa il voto di protesta. In questo contesto il compito del partito è rafforzare la presenza, l’organizzazione, la lotta. Proseguire con più forza il lavoro di agitazione e la costruzione del partito sui luoghi di lavoro, organizzare e rafforzare le lotte. Compito del Partito sarà lanciare da subito campagne di propaganda e di azione a partire dai luoghi di lavoro e dai quartieri delle periferie.

Compito del Partito sarà infine quello di conquistare ad uno ad uno i tanti lavoratori, giovani, disoccupati e pensionati che hanno dato il loro voto al Partito Comunista. In un contesto tanto arretrato oltre centomila voti al Partito Comunista in metà Italia sono un dato importante. Sarebbero una forza inarrestabile se organizzati. Vogliamo spezzare la passività e il disimpegno, l’idea della delega al posto della partecipazione diretta. Vogliamo irrobustire l’organizzazione anche e soprattutto in quelle regioni dove per poche firme è mancata la presentazione alle elezioni.

Su questa strada proseguiamo a testa alta, avanzando come abbiamo fatto in queste settimane. Si può e si deve fare.

Dispositivo organizzativo.

Il CC del Partito Comunista approva all’unanimità la proposta del SG di integrazione dell’ufficio politico e modifica dei compiti interni agli organismi dirigenti del Partito.

Entrano a fare parte dell’UP il compagno Salvatore Catello, segretario della Toscana con l’obiettivo di aumentare il lavoro politico nelle “regioni rosse”, il compagno Tiziano Censi, responsabile organizzazione del FGC che va ad irrobustire il settore organizzativo del Partito e a aumentare l’integrazione del lavoro di costruzione tra Partito e gioventù. Il CC attribuisce al compagno Mustillo il ruolo di coordinatore dell’UP del partito, e al compagno Lombardo la direzione del giornale “La Riscossa”.

Il CC delega infine i compagni Rizzo, Mustillo, Lang, Censi a costituire un gruppo esecutivo centrale per coordinare e supportare attivamente il processo di strutturazione e rafforzamento organizzativo nazionale e nelle realtà locali, nonché la gestione politica d’intesa con le strutture locali dei nuovi ingressi nel Partito.

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Il segretario del KKE: «congratulazioni al Partito Comunista in Italia»

Il segretario del KKE: «congratulazioni al Partito Comunista in Italia»

Lettera del segretario del Partito Comunista di Grecia (KKE), Dimitris Koutsoumpas, a Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista (PC) in Italia.

Caro compagno Marco, cari compagni,

vi esprimiamo la stima dei compagni del Partito Comunista di Grecia (KKE) per l’importante battaglia del vostro Partito. Una battaglia che ha superato gran parte degli ostacoli della legge elettorale imponendo l’insostituibile presenza del Partito Comunista in Italia con una lista indipendente e con simbolo la falce e martello.

Il risultato elettorale del Partito Comunista in Italia è un importante passo avanti per la sua azione, che dà forza per gli interventi e la presenza nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nei quartieri popolari e operai.

Grazie all’avanzamento politico che avete compiuto e alle forze raccolte, il vostro partito può continuare da posizioni migliori un forte lavoro quotidiano in questa battaglia politica, per rafforzare il Partito Comunista nella lotta per la difesa degli interessi della classe operaia e degli strati popolari, per la riorganizzazione del movimento operaio in Italia con un orientamento di classe, per supportare con decisione l’unica vera soluzione, il socialismo-comunismo.

Caro compagno Marco, cari compagni,

il KKE continuerà a stare al vostro fianco e contribuirà all’ulteriore rafforzamento dei rapporti bilaterali e della lotta comune dei nostri partiti.

Un saluto a pugno chiuso

Dimitris Koutsoumpas

Segretario Generale del C.C. del KKE

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Prime considerazioni sull’esito elezioni.

Prime considerazioni sull’esito elezioni.

L’esito delle elezioni testimonia la correttezza della nostra analisi generale sul ruolo della sinistra in questi anni. Il tradimento portato avanti a danno dei lavoratori e delle classi popolari punisce il Partito Democratico, ma trascina con sé indistintamente  tutte le forze di sinistra. La geografia del voto dimostra che non esistono più le regioni “rosse”, che nel complesso la sinistra è travolta da un’ondata di voto di protesta, che aumenta nelle regioni del meridione, e tra gli strati sociali popolari.

Le vicende storiche dell’evoluzione della sinistra italiana, in un contesto di forte dominio mediatico e diminuzione del radicamento territoriale finiscono per colpire indistintamente tutte le forze che ad essa vengono associate. Anche chi come noi non ha nulla da spartire con il PD e che anzi, si pone in netta e insanabile contrapposizione con le sue politiche, esce colpito da questa valanga. Il voto di protesta, salvo che in piccoli settori più determinati e militanti, non si canalizza nei partiti a sinistra del PD, ma si dirige verso il Movimento Cinque Stelle e la Lega Nord.

Queste elezioni non fanno che certificare quel dato diffuso che ben conosciamo nelle masse. I temi dell’immigrazione, della sicurezza, della lotta contro la politica, prevalgono oggi nel sentire comune, anche e soprattutto delle classi popolari, su quelli del lavoro, dei diritti sociali. Non è la prospettiva della conquista di nuovi diritti, ma il timore di precipitare in una condizione ancora peggiore a pesare nel sentire comune. Non è la lotta di classe, ma una strisciante guerra tra poveri l’orizzonte che si percepisce come attuale.

Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che la sinistra ha fatto di tutto per dismettere la propria base sociale, il proprio radicamento, mutando il proprio fine ultimo. Rovesciare questa percezione è un lavoro lungo, che si può ottenere solo con una presenza continua e coerente.

La sconfitta del PD è enorme e travolge con sé Liberi e Uguali, che a stento supera la soglia di sbarramento. Il gruppo dirigente che ha guidato lo scioglimento del PCI, che ha controllato la maggioranza del principale sindacato italiano, che è stato asse centrale dei governi di centrosinistra degli scorsi due decenni, ottiene un pugno di seggi. Le forze di sinistra nel loro complesso sono all’anno zero. Pap che nelle ultime settimane si auto-promuoveva vicina al 3% dei consensi ottiene l’1%.

 In questo quadro saremmo disonesti a parlare di risultati diversi dalle nostre aspettative per quanto riguarda il Partito Comunista. Siamo una piccola barca che va controcorrente nella tempesta, ma abbiamo il dovere di tenere dritta la barra. Non abbiamo nascosto le difficoltà e non abbiamo dato false illusioni, dicendo chiaramente che il nostro obiettivo era utilizzare le elezioni per il rafforzamento e la costruzione del Partito, senza illudere nessuno circa un’improbabile ingresso nelle istituzioni.

 Il risultato raggiunto è esattamente quello che ci aspettavamo. Ci eravamo dati come obiettivo quello di 100.000 voti a livello nazionale. Questo obiettivo, seppur magro e iniziale, possiamo dire –  anche a dati non ancora definitivi –  sia stato raggiunto e superato.

Il risultato in termini percentuali (0,35%) è un falso indicatore, poiché riflette la presenza delle liste del Partito solamente nel 57% (36 su 63) dei collegi alla Camera e nel 59% (19 su 32) al Senato.

COPERTURA COLLEGI

Nel complesso dei collegi dove il partito è presente il risultato è dello 0,65%, con punte dell’1% in Toscana e Emilia, e evidenzia un radicamento in crescita nelle aree proletarie. Un risultato comunque magro, ma non sensibilmente differente da quello ottenuto da chi ha perseguito altre strade a sinistra, che ha tratto anche beneficio diretto dalla nostra assenza in molti collegi, assenza senza quale Pap probabilmente non avrebbe raggiunto l’1% nazionale (il loro dato nazionale è sul 100% di copertura dei collegi).

Risultati maggiori si sarebbero potuti ottenere se altre forze comunista avessero accolto l’invito del Partito Comunista ad una seria discussione politica e alla ricerca di un’unità anche in vista delle elezioni, senza preferire lo scioglimento in un contenitore genericamente di sinistra. I comunisti uniti avrebbero ottenuto senza dubbio di più. Su questa strada noi intendiamo insistere per continuare ad aprire un dibattito concreto con quei tanti compagni che ci hanno sostenuto in questi mesi.

Come avevamo più volte detto queste elezioni servivano a affermare la presenza del Partito, a intercettare quei settori di avanguardia dei lavoratori e delle classi popolari riuscendo a legare a noi più forze e organizzarle. Questo obiettivo è stato raggiunto.

Non era scontato con questa legge elettorale neanche riuscire ad essere presenti in un numero apprezzabile di collegi. Il Partito discuterà a livello nazionale e locale, delle proprie carenze – specialmente nelle regioni dove non siamo stati presenti sulla scheda elettorale – trovando il modo di fare in questi mesi ulteriori passi in avanti, di fare tesoro degli errori per fortificare la propria struttura, e il proprio radicamento.

Nostro obiettivo concreto è trasformare quei 100.000 voti – e i molti in più che non ci hanno potuto votare per assenza nei loro collegi – in sostenitori del Partito. Aumentare i nostri militanti nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle scuole. Rafforzare insieme al Fronte della Gioventù Comunista le strutture e le organizzazioni necessarie per far avanzare concretamente la ricostruzione comunista in Italia e le lotte.

Un’ultima considerazione merita il risultato dell’estrema destra. Anche qui il voto non si è distaccato dalle nostre previsioni. La destra neofascista non solo non entra in Parlamento ma non supera neanche l’1% dei voti, dato considerato già raggiunto secondo tutti i sondaggi. Questo nonostante l’incredibile propaganda mediatica fatta dal PD e da tutta la sinistra, che ha ulteriormente gonfiato un dato che sarebbe stato ancora più magro. Il peso effettivo che questi movimenti hanno avuto nel periodo della campagna elettorale e il clamore mediatico di cui hanno beneficiato, devono farci riflettere. L’antifascismo senza strategia politica, e quello elettorale del PD fanno solo pubblicità ai fascisti.

 

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Rizzo (Pc): «Militante di sinistra aggredito. Fermare l’escalation di violenza, no al ritorno degli anni ’70. Antifascismo è anticapitalismo»

Rizzo (Pc): «Militante di sinistra aggredito. Fermare l’escalation di violenza, no al ritorno degli anni ’70. Antifascismo è anticapitalismo»

POL01F60BIS_7193790F1_802«La recente aggressione ad un militante di sinistra a Perugia segna un confine da non valicare. L’escalation di violenza va fermata.» Così Marco Rizzo, candidato premier e segretario del Partito Comunista. «Il potere è in crisi e quindi ha bisogno di riproporre una stagione simile a quella degli anni ’70 dove un’intera generazione di giovani è stata sacrificata. Da militante del ’77 conosco molto bene le dinamiche che si possono scatenare e che il potere ha tutto l’interesse ad incentivare strumentalizzandolo a proprio favore. In quegli anni le provocazioni e la logica degli “opposti estremismi” servirono a fare il gioco del potere e a invocare la repressione. I giovani si scontravano e alla fine vincevano i padroni.»

«Oggi il fascismo si combatte riprendendo le lotte tra i lavoratori, portando le parole d’ordine della solidarietà e dell’uguaglianza nei quartieri e nelle periferie, rifiutando la guerra tra poveri e dando una reale alternativa di lotta alle classi popolari, e non certo con l’antifascismo di facciata di chi ha scelto le banche e l’Unione Europea. Oggi l’antifascismo è anticapitalismo.»

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Marco Rizzo (Pc): «Cia ammette ingerenza in elezioni italiane»

Marco Rizzo (Pc): «Cia ammette ingerenza in elezioni italiane»

James Woolsey, ex direttore della CIA fra il 1993 e il 1995, ha affermato in un’intervista andata in onda su FoxNews pochi giorni fa che gli Stati Uniti hanno interferito nelle elezioni italiane e greche del dopoguerra per evitare la vittoria dei comunisti. Fra le risate sue e della giornalista, ha lasciato intendere che la CIA oggi interferisce ancora nelle elezioni di alcuni paesi nel mondo, “solo per una giusta causa, per difendere la democrazia”.

Questa la dichiarazione di Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista (PC): «È grave che in Italia nessuno abbia detto nulla. Il fatto che tutto questo sia considerato normale dimostra che in questo sistema la “democrazia” va bene solo quando vincono i padroni, quando il potere resta saldo nelle mani di banche e multinazionali. Se in Italia avessero vinto i comunisti nel 1948, gli USA avrebbero promosso un colpo di Stato come in Cile nel ‘73. Quanto ammesso da Woolsey è tanto più inaccettabile se si pensa che oggi in Italia ci sono decine di basi militari USA dislocate sul suolo italiano. Adesso abbiamo una ragione in più per esigere l’uscita dell’Italia dalla NATO e la chiusura di tutte le basi statunitensi sul territorio nazionale».

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