NON TOCCATE CHE GUEVARA

NON TOCCATE CHE GUEVARA

In questo momento storico, in cui la sedicente sinistra italiana in Parlamento si affanna a rinnegare le sue radici in nome di un indefinibile “nuovismo”, non sorprende che la destra si possa appropriare dei simboli di un passato tanto bistrattato.

La trovata dei giovani leghisti liguri, che in questi giorni hanno tappezzato i muri della città con un manifesto sul quale – sotto lo slogan “A Genova la rivoluzione ha cambiato colore” – campeggia in bella evidenza l’immagine di Che Guevara, suscita in noi comunisti una certa frustrazione e un moto di fastidio.

E subito dopo il fastidio ci assale un forte sconforto, che deriva dalla percezione della pochezza culturale e intellettuale di questi politici padani in erba: ben lontani dal sorprendere (e tantomeno dal convincere) i cittadini,  dimostrano invece il loro disprezzo per le capacità critiche dell’elettorato italiano, compreso il proprio. 

Certo, la maldestra iniziativa vorrebbe attaccare una giunta comunale che noi comunisti non amiamo e rispetto alla quale ci poniamo come alternativi, ma a tutto c’è un limite.

Che senso ha, per un leghista, appropriarsi di un simbolo, il Che, che ha fatto della sua vita e della sua morte il manifesto della lotta contro l’arroganza fascista, razzista e xenofoba propria di forze politiche come la Lega?

Com’è possibile che i giovani padani non sappiano nulla delle battaglie che il comandante Che Guevara ha combattuto, in nome dell’emancipazione del sud del mondo? Com’è possibile che non conoscano le sue lotte contro la prepotenza di un nord arrogante e ricco, incurante dei diritti umani e criminale nei confronti dei migranti?

Spiace dirlo, ma pare che alcuni esponenti della Lega Nord raggiungano livelli di conoscenza storico/politici talmente bassi, da non rendersi conto che un manifesto come quello da loro proposto non potrà mai convincere nessun essere pensante.

Forse sarebbe meglio che questi leghisti studiassero la vita del Che, le sue imprese in Africa a favore di quei neri che questi padani disprezzano, in difesa di quei sudamericani che questi piccoli razzisti sopportano a fatica.

Dopo uno studio attento, forse, capiranno di aver preso un grosso abbaglio e si renderanno conto dell’enorme portata della loro inconsapevolezza: con un po’ di fortuna potrebbero pure ravvedersi e, magari, pensare di abbandonare idee e forze politiche tanto contrarie al pensiero di un uomo della cui immagine si sono indebitamente appropriati, ostentandola sui loro manifesti.

Povero Che! Se fosse qui, avrebbe certamente qualcosa da dire…

Al suo posto parliamo noi, Comunisti di Sinistra Popolare, razza partigiana, geneticamente antifascista e antirazzista. E difendiamo a gran voce la figura luminosa di un uomo, di un compagno divenuto simbolo della lotta contro l’oppressione. Un simbolo che ci appartiene, che è stato, è e sarà sempre presente sulle bandiere ross

                                                                                        Marco Traverso

                                                                                    segretario provinciale CSP

                                                                                   Andrea Viola

                                                              responsabile organizzazione CSP

Genova, 16 febbraio 2011

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