MANO FASCISTA SILENZIO DI STATO UN FIORE PER VERBANO Correva l’anno 1980, nel pieno dei cosiddetti Anni di Piombo, il 22 febbraio veniva ucciso da un colpo d’arma da fuoco l’attivista di Autonomia Operaia Valerio Verbano. Siamo a Montesacro, in via Monte Bianco, due genitori imbavagliati e legati in una stanza sentono esplodere il colpo. L’omicidio viene rivendicato dai NAR, Nuclei Armati Rivoluzionari ma mai nessuno pagò per questo delitto. Valerio indaga sull’eversione nera romana, fogli e fogli di elementi riconducibili alla destra romana, una mappatura precisa che riportava ben 900 nomi e cognomi di cui purtroppo per colpa o negligenza di chi ne venne in possesso, andrà in gran parte perduta. Proprio così il ‘Dossier Verbano’, sequestrato il 30 aprile del 1980 nell’abitazione, presto scompare dall’ufficio corpi di reato del tribunale di Roma, ritrasmesso in copia fotostatica dalla digos al giudice che indagava sul suo omicidio viene infine definitivamente inviato al macero nel 1987. Quasi 400 pagine, tra cui l’agenda rossa del 1977 e la rubrica con i nomi dei militanti neofascisti. Il 23 giugno 1980, a breve distanza dal luogo dell’assassinio di Valerio, viene ucciso anche il magistrato romano Mario Amato che stava lavorando anch’egli sui fascisti e aveva acquisito fra l’altro la documentazione ritrovata a casa del giovane. Un intreccio mortifero e inquietante, che si protrarrà per lunghi anni. Oggi i fascisti paiono tornati in grande spolvero e si alimentano dell’imbelle incapacità della sinistra di rappresentare quelli che dovrebbero essere i suoi settori sociali di riferimento. Il Partito Comunista nel ricordare Valerio Verbano a 43 anni dalla sua uccisione, chiede ancora una volta che sia fatta chiarezza sui responsabili dell’omicidio del compagno. Il Partito Comunista ricorda che l’antifascismo deve rappresentare la bussola della nostra cultura e non un vessillo da sbandierare all’occorrenza e strumentalmente per puri calcoli di convenienza. Passerelle come quelle del PD in campagna elettorale non possono essere più accettate. L’antifascismo si professa tutti i giorni nelle strade, nei luoghi di lavoro e nelle scuole e di certo non si alimenta con equiparazioni improbabili tra fascismo e comunismo nelle sedi europee. L’antifascismo che noi applichiamo coerentemente è invece quello anticapitalista, perché il fascismo rappresenta da sempre il braccio armato del capitalismo.


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MANO FASCISTA
SILENZIO DI STATO
UN FIORE PER VERBANO
Correva l’anno 1980, nel pieno dei cosiddetti Anni di Piombo, il 22 febbraio veniva ucciso da un colpo d’arma da fuoco l’attivista di Autonomia Operaia Valerio Verbano. Siamo a Montesacro, in via Monte Bianco, due genitori imbavagliati e legati in una stanza sentono esplodere il colpo.
L’omicidio viene rivendicato dai NAR, Nuclei Armati Rivoluzionari ma mai nessuno pagò per questo delitto.
Valerio indaga sull’eversione nera romana, fogli e fogli di elementi riconducibili alla destra romana, una mappatura precisa che riportava ben 900 nomi e cognomi di cui purtroppo per colpa o negligenza di chi ne venne in possesso, andrà in gran parte perduta.
Proprio così il ‘Dossier Verbano’, sequestrato il 30 aprile del 1980 nell’abitazione, presto scompare dall’ufficio corpi di reato del tribunale di Roma, ritrasmesso in copia fotostatica dalla digos al giudice che indagava sul suo omicidio viene infine definitivamente inviato al macero nel 1987. Quasi 400 pagine, tra cui l’agenda rossa del 1977 e la rubrica con i nomi dei militanti neofascisti.
Il 23 giugno 1980, a breve distanza dal luogo dell’assassinio di Valerio, viene ucciso anche il magistrato romano Mario Amato che stava lavorando anch’egli sui fascisti e aveva acquisito fra l’altro la documentazione ritrovata a casa del giovane.
Un intreccio mortifero e inquietante, che si protrarrà per lunghi anni. Oggi i fascisti paiono tornati in grande spolvero e si alimentano dell’imbelle incapacità della sinistra di rappresentare quelli che dovrebbero essere i suoi settori sociali di riferimento.
Il Partito Comunista nel ricordare Valerio Verbano a 43 anni dalla sua uccisione, chiede ancora una volta che sia fatta chiarezza sui responsabili dell’omicidio del compagno.
Il Partito Comunista ricorda che l’antifascismo deve rappresentare la bussola della nostra cultura e non un vessillo da sbandierare all’occorrenza e strumentalmente per puri calcoli di convenienza. Passerelle come quelle del PD in campagna elettorale non possono essere più accettate.
L’antifascismo si professa tutti i giorni nelle strade, nei luoghi di lavoro e nelle scuole e di certo non si alimenta con equiparazioni improbabili tra fascismo e comunismo nelle sedi europee.
L’antifascismo che noi applichiamo coerentemente è invece quello anticapitalista, perché il fascismo rappresenta da sempre il braccio armato del capitalismo.

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