Donne: PD e IDV non vanno in piazza in nostro nome. (articolo di Monica Perugini)
La chiamata in piazza della donne di PD e IDV (a cui in molti casi si sono unite quelle di SeL come a Milano) non è in nostro nome ma nemmeno in nome delle donne che vivono la precarietà, l’esclusione, il sessismo ed il razzismo di questi tempi bui e di cui le donne di quei partiti evidentemente ben poco conoscono.
La chiamata appare immediatamente come una strumentalizzazione: sarebbe la ribellione contro le ultime impresentabili performance del presidente del Consiglio Berlusconi e il concetto, da lui sempre espresso, che ha delle donne e del nostro ruolo. Che Berlusconi incarni la peggior sottocultura densa di ogni fobia immaginabile contro le donne, così come contro le diversità ma anche contro chi lavora ed annovera in una sottocategoria concettuale, così come la destra governa in modo indegno, istituzionalizzando le peggiori forme di sfruttamento e di attacco ai diritti sociali, non ci piove. Connivenze politiche con lui, noi non ne abbiamo mai avute.
Ma prima di lamentarsi della condizione che le donne hanno raggiunto (a ritroso) in Italia, queste rappresentanti dovrebbero rispondere a come mai il PD (tranne un consigliere che ha presentato una proposta di legge rivolta ad appaltare i servizi consultoriali direttamente ai privati) hanno votato la legge Tarzia della Regione Lazio che impone alla donna un autentico controllo psicologico e di l’ induzione chiara a rifiutare qualsiasi metodo di prevenzione e, ancora, proposto in Emilia un piano che di fatto smantella e sostituisce i consultori pubblici con centri gestiti dal privato sociale e più in generale qual è la politica del PD sui consultori e sul potenziamento pubblico dei centri antiviolenza. Qual è la posizione sui CIE, sulle condizioni di vita di queste donne, sulla tutela e l’esigibilità dei loro diritti in quelle zone buie create e mantenute (dalla legge Turco Napolitano divenuta poi Bossi Fini e ulteriori peggioramenti) dove ricattabilità, omertà, molestie e stupro sono divenute angosciante normalità. Per il PD semplicemente quelle donne non esistono. E gli avvenimenti del dopo protesta a Modena lo dimostrano. La legge sulla conciliazione dei tempi presentata, poi, è pressoché identica alla proposta Carfagna: le donne devono pensare alla famiglia; precarietà, flessibilità e quindi mancanza di garanzie diventano ovvie. Per terminare con le centinaia di casi d comuni che hanno emanato provvedimenti securitari e restrittivi delle libertà in base ad una concezione del decoro e dell’ordine pubblico che non hanno niente da invidiare a quelli di Lega e PDL e col provvedimento che ha ribaltato una tendenza sociale e giurisprudenziale che si era consolidata con decenni di lotte da parte del movimento delle donne, ovvero la legge sull’affidamento condiviso, gettata indietro di un secolo in pasto alla concezione del marito, padre padrone, vincente per forza fisica e/o economica.
La legge votata anche da PD e IDV, deputati radicali pd in testa, permette a padri violenti di ottenere l’affido di figli minori, impedisce a donne e bambini di difendersi perché sotto ricatto, tolgono alle donne ogni autonomia decisionale sui tempi per troncare relazioni violente, obbligano le donne ad avere a che fare con ex mariti violenti che usano i figli come arma di ricatto, oltre a provvedimenti ancor più restrittivi di Lega e PDL votati nelle Regioni da PD e IDV, gli stessi che oggi si scandalizzano del becero ruolo che Berlusconi assegna alle donne o piangono le vittime quotidiane di femminicidio.
Siamo sempre state al fianco di tutte le donne che rivendicano emancipazione, indipendenza, autonomia ed uguaglianza nelle differenze e ci torneremo solo se le firme al peggioramento della Legge sull’affido condiviso presentata dal governo verranno ritirate, così come sulla legge Tarzia del Lazio o il provvedimento che smantella i consultori in Emilia Romagna, verrà sostenuto il diritto delle donne al lavoro senza distinzioni di orientamento sessuale, dell’essere o meno madre o sigle insieme ai provvedimenti sulla sicurezza, data chiarezza di posizione sui CIE – nuovi lager di povertà, e attivate politiche a favore dei centri antiviolenza e dei consultori pubblici.
Le donne hanno questo genere di problemi: se chiarezza, ancora una volta non verrà fatta, parate di donne dai più o meno elevati ruoli istituzionali non ci interessano; le donne che vivono oggi più che mai la precarietà e l’ingiustizia sociale, non stanno zitte anche se PD e IDV, con l’aggiunta del nuovo arrivato SeL, non le ascoltano.
Monica Perugini
Responsabile nazionale donne Comuniste
Comunisti sinistra popolare