Appello Csp- Partito Comunista Molise ai Molisani.
Il Molise è attraversato da una crisi grave sul piano economico e sociale :
in tutto il territorio regionale aziende industriali storiche e consolidate hanno da tempo
fermato o fortemente ridimensionato la produzione , la crisi si estende a tradizionali attività
agricole , che non trovano più uno sbocco adeguato nell’industria di trasformazione , ed
attanaglia i settori dei servizi all’impresa e dell’edilizia e delle costruzioni . L’occupazione
declina , con la perdita di migliaia di posti di lavoro in tutti i settori (dall’industria al terziario ,
alla pubblica amministrazione );
il territorio molisano è , altresì , interessato da processi preoccupanti di inquinamento e di
degrado ambientale . Il terreno e le acque del basso Molise risultano inquinate dai rifiuti
tossici riversati dalla criminalità organizzata , in combutta con imprenditori privi di scrupoli ,
che , in tal modo , puntano ad accrescere i profitti , con il tacito accordo delle
amministrazioni locali . Nelle aree collinari e montagnose , sottoposte ad abbandono ed
incuria , si accentua il fenomeno degli smottamenti e dei movimenti franosi e della mancata
regolazione del regime delle acque , con conseguenze talvolta dirompenti . I centri urbani
maggiori sono afflitti dalla cementificazione e dal consumo speculativo del suolo ( pur in
presenza dell’aggravarsi del problema dell’abitazione per i ceti meno abbienti) e
dall’inquinamento dell’aria , causato dall’eccesso di motorizzazione privata e dalla carenza
e cattiva organizzazione dei servizi collettivi ;
Molti cittadini molisani probabilmente non sanno che l’ultimo rapporto (quello del 2012 )
sulle Ecomafie ha messo in risalto un aumento del 30% dei reati di tipo ambientale nel
nostro territorio. Molti cittadini molisani non sanno che il Molise è, ad oggi, la seconda
regione per incidenza di reati connessi al cosiddetto “ciclo dei rifiuti” (ogni 10.000 abitanti)
e non sanno che solo nel 2010 eravamo al penultimo posto di questa “lista nera”.
“Nel 2011 (e rispetto al 2010) sono aumentati tutti i parametri che definiscono l’illegalità
ambientale: abusivismo edilizio, smaltimento illecito di rifiuti, laboratori clandestini, ciclo del
cemento e reati contro la fauna. Si è passati da 284 a 413 infrazioni accertate. A distanza
di un solo anno, oltre il 30% in più.” (da L’infiltrato). Questi riportati sono solo pochi dati
rispetto ad una lunga serie di numeri e stime relativi ad abusivismo edilizio, discariche
abusive, allevamenti illegali. Ecc; tutte attività che hanno trasformato in poco tempo la
nostra regione da paradiso per l’uomo a paradiso per la criminalità ed il malaffare. E
laddove l’infiltrazione criminale nel nostro territorio avanza in più settori (quello ambientale
è solo uno di essi), le forze istituzionali messe in campo per arginare il problema sono
assolutamente insufficienti ( basti pensare che, per quanto attiene alla tutela dell’ambiente,
il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Cb dispone di risorse umane pari a sole 4
unità, operative in tutta la regione.) A testimonianza dell’insufficienza delle risorse, rileva il
numero esiguo di arresti in rapporto alle infrazioni accertate (L’infiltrato riporta, per il 2011,
solo 4 persone arrestate a fronte di 413 infrazioni accertate.) In tutto ciò la politica
regionale cosa fa? Nulla. Una politica ormai commissariata a più livelli che ha perso
completamente il contatto con il territorio, oltre che la capacità di governarlo. Basta
pensare alla dichiarazione dell’assessore regionale all’ambiente sul rapporto Ecomafia
2102 per capire quanto la politica molisana sia disinformata e ormai distante dall’interesse
del popolo (“Non ho alcun tipo di segnale di questo genere in Molise. Non ho nessun dato
allarmante sulle ecomafie.”-riporta l’Infiltrato e, ancora, “Se i reati come dice lei ci sono è
compito della magistratura e della polizia combatterli. Non certo della politica”.)
ai cittadini non vengono garantiti in modo adeguato diritti fondamentali, quali quello alla
mobilità ,all’istruzione , alla salute . La sanità , in particolare , condizionata dalla
commistione pubblico-privato e dall’uso dissennatamente clientelare e familistico delle
risorse del fondo regionale , è in ginocchio : le liste d’attesa sono intollerabilmente lunghe ,
Le strutture di pronto intervento sono intasate , mancano una rete organica ed efficiente di
strutture sul territorio ed interventi organicamente rivolti alla prevenzione . Impossibile non
ricordare i milioni spesi per un ospedale (quello di Venafro) in preda al totale abbandono
(ascensori non funzionanti, infiltrazioni d’acqua, pazienti costretti ad essere operati
-durante la pesante nevicata dell’ultimo inverno- nella clinica Neuromed
dell’europarlamentare del Pdl Aldo Patriciello (poche settimane fa definito il più assenteista
degli europarlamentari….anche se ovviamente ha smentito) . Per non parlare dei 2 milioni
di euro utilizzati ad Isernia per una sala operatoria alla quale, per mancanza di un
ascensore con il quale trasportare i pazienti, non è possibile accedere.(dati tratti da
L’Infiltrato) E non dimentichiamo che si tratta di denaro pubblico il cui “sperpero” (perchè
definirlo “uso” sarebbe eccessivo buonismo lessicale) è costato il commissariamento della
sanità molisana. Una politica che spende ma non restituisce in servizi….piuttosto in servigi,
ma ormai la famosa e già menzionata “parentopoli sanitaria molisana ” la conoscono tutti,
utile menzionarla nuovamente.
Non possono essere taciute le gravi responsabilità delle classi dirigenti locali nella situazione
critica del Molise . Negli ultimi dieci anni , segnati dalla presidenza PdL di Michele Iorio , la
gestione della politica da parte di potentati interessati solo alla gestione clientelare e familistica del
potere e delle risorse pubbliche è giunta al parossismo , in un regime perverso che ha reso
strutturale lo scambio tra favori e consenso . La sanità (il boccone più ghiotto questo , in quanto
assorbe oltre l’80% del bilancio regionale ) , l’organizzazione della rete scolastica , le assunzioni
pubbliche , la concessione di contributi ed incentivi , tutto è stato subordinato all’esigenza di
confermare e consolidare in Regione il sistema feudale dei potentati . Si è creata , così , una
cappa sulla società molisana , che ne ha mortificato aspirazioni, talenti e potenzialità e ha svilito le
sedi della politica da luoghi deputati alla soluzione dei problemi della società a luoghi
dell’esaltazione dell’interesse privato. Da ciò è conseguito, oltre al degrado della Regione e
all’aggravamento dei suoi problemi storici, il diffondersi dell’indifferenza e del distacco di larga
parte dei cittadini dall’impegno e dalla politica , che ha un suo significativo indicatore
nell’elevatissimo tasso di astensione alle consultazioni elettorali.
E’ del tutto evidente , comunque , che la crisi molisana , pur con le sue specificità , non può essere
analizzata e compresa se estrapolata dalla crisi generale del Paese e dalla crisi globale del
capitalismo . Né è possibile ipotizzare neppure l’avvio a soluzione dei nostri problemi , se
persistono , a livello nazionale , le attuali politiche liberiste , recessive e violentemente antipopolari
attuate dal governo Monti . Già adesso , a causa dei tagli alla spesa sociale e dell’imposizione del
patto di stabilità , le Regioni e gli Enti Locali si trovano nella impossibilità di far fronte , spesso ,
anche all’ordinario . Con l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione e con la prevista
approvazione del “fiscal compact” (che , da solo , comporterebbe tagli al bilancio pubblico di 45
miliardi all’anno per 20 anni), le Regioni saranno private delle risorse minime per poter operare e
per poter programmare e attuare la necessaria riconversione ambientale e sociale dell’economia
dei territori .E’ , quindi necessario sconfiggere la politica di acquiescenza ai dettami della Banca
Europea , del Fondo Monetario e dell’Unione Europea , che , oltre a mortificare il lavoro e
impoverire le classi popolari , anziché risolvere , aggrava la crisi .
In Molise , come a livello nazionale , è urgente intensificare l’opposizione sociale al governo Monti
e realizzare , nel rispetto dell’autonomia e degli ambiti di intervento di ciascuno , l’unità possibile
delle forze antiliberiste che si richiamano al comunismo e che siano in netta contrapposizione sia
alla destra che al PD; alternativi alle sirene grilline e costituisca la possibilità di una presenza
comunista nel nostro territorio.
Capire oggi come i comunisti si debbano organizzare in un contesto storico come quello attuale e
in poli imperialisti come la nostra realtà nazionale ed europea è, sicuramente, un compito di
estrema difficoltà.
Le opzioni oggi esistenti nel nostro paese non sono soddisfacenti e devono essere riviste
grazie ad una elaborazione e un confronto approfondito ed ampio.
Non è più ipotizzabile la semplice riproposizione del partito comunista di massa” così come
concepito in passato; non credo sia adeguato e non può e non deve essere riproposto; ma deve
tener conto delle radicali modifiche avute sul piano della produzione, della composizione di classe,
della identità delle classi subalterne
Di fronte ai profondi mutamenti strutturali avuti nel nostro paese, se non si può pensare alla
vecchia concezione di “ partito di massa” dobbiamo iniziare a guardare con attenzione ad un
“partito di quadri” che abbia, quindi,come punto nevralgico quello di elaborare una visione
strategica della situazione attuale organizzando una formazione politica che sappia affrontare il
conflitto sociale e politico che si presenta nel nostro paese.
E’ necessario un processo di ricostruzione che pur mantenendo saldi i principi di fondo, apra una
riflessione che, oltre a fare una attenta analisi su quello che è stato il Partito Comunista in Italia,
analizzi le scelte strategiche ma anche gli errori fatti; aprire, cioè, una riflessione di ampio respiro
ma, allo stesso tempo aprire un confronto pubblico per capire la direzione in cui muoverci e quali
debbano essere i passi da fare per adeguare le attuali forme d’organizzazione alle necessità e
soprattutto alle possibilità che vengono dalla realtà attuale..
Non possiamo nasconderci le difficoltà di una simile operazione e sappiamo altrettanto bene che il
risultato non è affatto scontato, ma se non ci incamminiamo su questa strada il rischio è quello
della approssimazione organizzativa, della risposta contingente, della possibilità di bruciare
opportunità che possono apparire a portata di mano ma verso le quali non abbiamo nessun
“pensiero forte” da utilizzare.
La posizione da assumere, è quella di sviluppare una analisi per fasi storiche, economiche e
sociali affinchè da essa possano essere individuati gli elementi che possono essere alla base di
una azione politica corretta.
Tralascio, per ovvie ragioni, tutte le analisi che andrebbero quanto meno sottolineate per
soffermarmi sulla cosa che abbiamo più a cuore e cioè il Partito, la sua costruzione e la sua
organizzazione.
Allo stesso modo, sarà necessario capire quale la scelta strategica futura e quali e, se possibile, le
alleanze a breve e medio periodo.
Tralascio quindi l’analisi sul ruolo del Capitale e di come abbia inciso ed incida sulla nostra realtà e
di come si siano mossi i partiti operai; sulla coscienza di classe e di come quest’ultima si sia
trasformata.
Un ragionamento forse andrebbe fatto, probabilmente dando mandato a qualche compagno molto
più capace di chi vi parla, per affrontare la questione della classe operaia e lo sviluppo
tecnologico; quanto abbia potuto incidere sulla fabbrica, intesa come il cuore del capitale, l’avvio
della produzione flessibile e dunque dell’uso intensivo della scienza e della tecnica che, di fatto, ha
modificato la figura stessa dell’operaio di fabbrica dal punto di vista del processo produttivo. La
nascita delle filiere produttive dislocate sulla dimensione internazionale ripristina lo sfruttamento e
la logica del Capitale lontano dai centri strategici, produttivi e finanziari, che eravamo abituati a
considerare.
Questo modifica la condizione materiale della classe operaia, ne riduce il suo potere contrattuale
e, separandola dalla produzione, la riduce a soggetto sociale al pari degli altri che compongono il
proletariato. In altre parole, oltre alla perdita di potere contrattuale assistiamo anche alla perdita
della qualificazione professionale.
Infine le modalità della produzione flessibile determinano l’internazionalizzazione della classe; le
modalità della produzione e di circolazione dei prodotti non hanno più una unica base di
produzione localizzata ma le diverse funzioni, progettuale, esecutiva, commerciale sono dislocate
su una dimensione mondiale.
La domanda che si pone è: quale partito vogliamo costruire?
E è evidente che il partito non può rimanere organizzazione di pochi; al contrario, esso deve
crescere mirando a raggruppare la maggiore quantità di lavoratori, di precari, di disoccupati e
sotto-occupati di donne e uomini che studiano, che vivono in prima persona le contrarietà di questa
realtà attuale. Naturalmente è impensabile che esso possa nascere come tale, ma, se il partito si
presenta necessariamente all’inizio come organizzazione di minoranza dobbiamo lavorare affinchè
si allarghi progressivamente.
E siccome il proletariato è la classe tendenzialmente destinata a diventare la più
numerosa,confluendovi tutti gli altri ceti progressivamente “proletarizzati” dalla logica inesorabile
dell’accumulazione capitalistica, anche la semplice crescita numerica degli iscritti al partito e del
suo seguito elettorale può portare alla vittoria finale.
Porre il problema del partito per noi deve significare affrontarlo nella situazione dove operiamo
politicamente, cioè l’ Italia e l’ Europa.
E’ necessario capire qual è l’ipotesi politica praticabile nel contesto attuale tenendo conto di tutti i
parametri necessari ad inquadrare la situazione.
La scommessa reale è dunque il nodo dell’organizzazione che non significa solo
organizzazione politica, fondamentale per la funzione di direzione, ma la costruzione di un tessuto
di classe il più diffuso possibile e che attraversa tutte le contraddizioni esistenti.
La risposta secca alla domanda “Come si costruisce un Partito Comunista?” non è facile da dare
anzi, forse, è sbagliata la domanda; di certo sappiamo che le organizzazioni crescono sulle
condizioni storiche, economiche, sociali, politiche, date in un determinato paese ed in un
determinato contesto storico.
Il Partito deve essere inteso come sintesi, cioè come strumento della verifica reale rispetto alla
teoria; non ci può essere alcun partito se non si costruisce un rapporto organico con tutti i settori
che il Capitalismo mette in crisi a causa delle contraddizioni ogni giorno più evidenti.
Il partito deve essere considerato come lo strumento per arrivare ad un determinato obiettivo
che per i comunisti è e rimane, quello del superamento e dell’alternatività al capitalismo .
Vale comunque la pena di ribadire che parlare di partito di quadri non significa porre un limite
quantitativo bensì, significa metter al centro la qualità della militanza, la maturità dei singoli
compagni che devono essere coscienti della complessità del compito che si sono scelti oltre che
avere una organizzazione in grado di sostenere l’impegno collettivo ed individuale richiesto.
Sostenere il libero confronto interno all’organizzazione deve rappresentare quella maturazione
collettiva che è l’unica forma reale di democrazia partecipata. Come Comunisti-Sinistra Popolare
non possiamo non misurarci con il problema della
formazione politica; formazione che deve essere in relazione con il nuovo contesto storico, che
viviamo nella realtà odierna. Questo elemento deve essere il nuovo solco strategico col quale
rendere il nostro Partito sempre più forte e più diffuso sul territorio nazionale.
Quale deve essere il ruolo di un partito comunista che vive, esiste ed agisce dentro alle
contraddizioni del Capitale; quale ruolo giocare all’interno dello scenario internazionale ed
Europeo dove le difficoltà nei partiti comunisti sono evidenti fanno capire l’importanza dei quadri
che il nostro Partito è chiamato a formare che dovranno quotidianamente scontrarsi all’interno del
sindacato, nelle aree metropolitane, con la gestione della contraddizione tra proletariato nazionale
ed immigrati, con la questione ambientale, con la lotta contro il precariato giocando un ruolo
politico importantissimo all’interno di questi terreni fertili.
I settori che compongono la società italiana vanno capiti e deve essere compito dei comunisti
cercare di porvi rimedio!!! Quali opportunità offre questa prospettiva per una alternativa politica e
quali alleanze rende possibili? Quali modifiche richiede alle forze politiche di sinistra e comuniste?
Sono tutte questioni che si pongono e si porranno in modo sempre più pressante. Senza andare
oltre in un approfondimento che dovremo in qualche modo fare,il problema che si pone è come un
partito di quadri possa svolgere una funzione di massa dentro la complessità sociale. Non si
tratta certo di trovare adesso una risposta ma bisogna avere chiaro che questo è centrale per
svolgere una funzione dentro le attuali contraddizioni e mantenere una prospettiva di
trasformazione sociale reale.
Il nostro Partito dovrà, infine, farsi carico della difesa della Costituzione che è uno dei
temi centrali nel dibattito politico attuale.
Noi comunisti dovremo essere in prima fila nel difendere la Carta Costituzionale dai
continui attacchi che le vengono inferti quotidianamente. Difendere, cioè, quello che è
stato l’apporto maggiore dei comunisti alla sua stesura superando, cioè, l’enunciazione
di astratti diritti ed inserendo precise linee guida di natura sostanziale che indicavano
la modalità per la loro effettiva concretizzazione.
La battaglia a salvaguardia dei principi sanciti dalla Costituzione Repubblicana, per noi
comunisti, deve essere orientata nel senso di richiedere la piena applicazione dei diritti
costituzionali e la messa in essere di quei meccanismi, previsti dalla Costituzione che
mirano a questo risultato.
La modifica del titolo V, voluta e attuata dal centrosinistra ne è prova evidente. Quale
diritto alla salute e all’uguaglianza del trattamento sanitario esiste con venti sistemi
regionali differenti? La Costituzione viene colpita quotidianamente, ogni volta che una
legge finanziaria taglia i fondi alla scuola pubblica, ad ogni rifinanziamento alle
missioni di guerra, ogni riforma che renda il lavoro più precario e meno sicuro. Allo
stesso modo la difesa della Costituzione e dell’equilibrio del sistema costituzionale nel
suo complesso, passa per una legge elettorale che assicuri una piena rappresentanza
democratica.
Il sistema parlamentare proporzionale con “una testa, un voto” deve essere la nostra
barra su cui misurare ogni azione di modifica del quadro istituzionale.
Dopo esser ripartiti dalla Costituzione serve poi anche un edificio ideologico
all’altezza dei tempi. C’è bisogno di un progetto finalizzato per l’Italia, dobbiamo
parlare alla popolazione, pur sapendo che saremo minoranza per un lungo periodo. E
questo indipendentemente dagli appuntamenti elettorali, essendo in effetti necessario
un progetto di “lmedio-lungo periodo”, per ridare dignità alla pratica
dell’anticapitalismo e progettualità concreta ad un comunismo inteso come utile
socialmente per il nuovo proletariato, che è composto ormai dalla maggioranza della
popolazione.
Noi vogliamo l’unità dei comunisti e vogliamo ricostruire una vera sinistra, ma
crediamo che il nodo dirimente sia l’alternatività a questo quadro politico. Se si risolve
questo nodo in modo definitivo siamo pronti all’unità più ampia che potrebbe
determinare un “terzo polo” della politica italiana, ma a Sinistra e finalmente fuori dal
quadro di questa immonda politica e dalle sue compatibilità e compromessi. In
sostanza facciamo nostro qualunque appello unitario ma per condurre anche alleanze
elettorali contro il regime bipolare. Ad oggi però la situazione non pare matura e la
politica peggiore è quella di chi fa il contrario di ciò che dice.
Il tema della presenza istituzionale è stato recentemente presentato come
imprescindibile per la sopravvivenza dal punto di vista finanziario anche di
un partito comunista.
Se è vero che i moderni mezzi di comunicazione di massa ed internet ci consentono di
affermare che è possibile fare la politica anche non di mestiere;il dubbio che mi
rimane è come si possano mantenere in vita le nostre sezioni, come poter incidere
nei territori in cui operiamo subendo una sorta di isolamento mediatico e fisico. Dove
se non hai rappresentanze politiche elette vieni sistematicamente cestinato a meno
che non sia presente il nostro segretario nazionale. Economicamente già chiediamo ai
nostri iscritti sforzi economici notevoli che non fanno altro che minare quell’equilibrio
già precario che i nostri iscritti vivono quotidianamente parlo, almeno per quanto
riguarda il Molise,della stragrande percentuale di nostri iscritti che è composta da
studenti, disoccupati, sotto-occupati, cassa-integrati e precari.
Per quanto riguarda le scadenze elettorali : concordo appieno con la nostra linea
politica: l’unica opportunità possibile è quella di volere l’unità dei comunisti e voler
ricostruire una vera sinistra. Ma è altrettanto chiaro come il nodo dirimente sia
l’alternatività a questo quadro politico. Non siamo disponibili ad allearci con partiti che
oggi sono soprattutto delle macchine di potere e di clientela che gestiscono interessi,
spesso contradditori, talvolta loschi, comunque senza supporto con i bisogni umani
emergenti. Senza smantellare tale macchina politica ogni risanamento economico,
ogni riforma sociale, ogni avanzamento morale e culturale è precluso in partenza.
Anche in questo modo si riesce a marcare la differenza tra gli arrivisti di centro-destra
e quelli emergenti di centro-sinistra. E’ loro la colpa per la quale il fenomeno dei
grillini è emerso così in maniera eclatante, è colpa dell’attuale classe dirigente del PD
ed anche della Federazione della Sinistra o dei Vendoliani l’aver spinto l’opinione
pubblica a fare di ogni erba un fascio. E’ più facile dire “siete tutti uguali”, “siete tutti
ladri” che affrontare seriamente la “questione morale” tanto cara al compagno Enrico
Berlinguer e nella quale noi ci riconosciamo in pieno.
Finché si farà politica ,o più semplicemente si andrà a votare per soddisfare le
individualità, vincerà sempre la destra o prevarrà una falsa sinistra, quando invece si
tornerà a militare per il “bene comune”, per la collettività e quindi per una idea, la
politica di una vera sinistra potrà tornare, se non subito a vincere, almeno a
combattere, ad appassionare e a costruire le condizioni per il cambiamento. Oggi la
politica serve a sé stessa, è diventata un esercizio totalmente scollegato dalle
dinamiche e dagli stessi rapporti di forza che si esercitano nella quotidianità. La
politica è diventata un mestiere, un mestiere come un altro, con le sue competenze e
la sua mobilità da un luogo ad un altro.
Il rischio reale in cui possiamo incorrere è l’isolamento politico cui in parte siamo
già relegati. Certo le responsabilità non sono le nostre ma ci troviamo stretti tra il
settarismo del PCL e l’eccessivo spostamento al centro di Vendola e della Federazione
della Sinistra che, se in pubblico ringhiano contro questo Governo, in privato ed alle
scadenze elettorali non hanno alcun ritegno ad appoggiare il Pd fino a Fli passando per
Casini.
L’isolamento politico è una reale condizione che, per alcuni aspetti, preoccupa i nostri
iscritti così come rischia di diventarlo il non votare in quanto non presenti alle tornate
elettorali.
Noi, almeno in Molise, abbiamo rivolto, per l’ennesima volta, l’appello a tutte quelle
forze politiche che si richiamano al comunismo e che hanno intenzione di creare una
lista comunista che sia contro il centro-destra ma alternativa al centro-sinistra. Fino a
nuove scadenze elettorali, il clima sembra ottimale speriamo che non facciano come al
solito appena saranno ufficializzate prossime tornate elettorali.
In questa logica riteniamo valida la strategia di avere nostri eletti, almeno nelle
piccole realtà territoriali, che possano davvero segnare la differenza tra chi amministra
per scopi e fini personali e chi amministra la cosa pubblica in maniera onesta, leale,
vicino alla popolazione ed in special modo a quella popolazione che maggiormente ha
bisogno di solidarietà: in altre parole chi amministra da comunista!!!
Anche in questo modo, concreto e partecipativo, riprendiamo in pugno la grande idea
del cambiamento per un nuovo inizio.
E’ il Partito la chiave per uscire dalla situazione attuale, rilanciare la sinistra, vincere
la lotta di classe e l’organizzazione della classe operaia è la caratteristica che ci
distingue completamente dalla sinistra esistente. Dobbiamo essere forza politica che
esprime e porta avanti senza riserve gli interessi e le istanze della classe, che fonda la
sua esistenza e la sua indipendenza sulla capacità di essere parte integrante della
stessa.
Ritengo giusto riportare, in conclusione, quello che è presente nel nostro documento
congressuale, e cioè:
“Un partito comunista non è la rappresentanza (politica o non solo) della
classe operaia o del proletariato, ma è la forza nella quale gli operai ed altri
strati sociali si uniscono e si organizzano per lottare per il potere e –
nell’immediato- per difendersi dagli attacchi della classe avversaria e
affermare le proprie istanze nelle condizioni presenti.
Noi non dobbiamo fungere da rappresentanza (degli operai, dei comunisti, ecc.)
ma da organizzazione, democratica per eccellenza, nella quale i proletari si
uniscono liberamente per la battaglia politica.”
Per concludere, ci rivolgiamo direttamente ai nostri corregionali molisani. Come Csp-Partito
Comunista Molise invitiamo i cittadini molisani a non sottovalutare il contenuto del rapporto
Ecomafia 2012 relativo al Molise perchè non possiamo contiuare a stare zitti di fronte
all’indifferenza della politica riguardo alla proliferazione di attività criminose che mettono a rischio,
allo scopo del profitto di pochi, la salute del nostro ambiente e della popolazione che vi abita.
Dobbiamo dire NO, non è accettabile sacrificare un territorio da sempre ammirato per la sua natura
incontaminata agli interessi criminosi di chi, sfruttando da un lato l’inadeguata presenza di forze
dell’ordine e ,dall’altro, il vuoto creato da una politica impegnata in guerre di potere, vuole
arricchirsi a danno anche della salute del popolo. Nell’ottica della costruzione di un vero Partito
comunista, faccio appello ai miei corregionali perchè NON DOBBIAMO TOLLERARE che la salute
di noi tutti venga barattata con l’accumulo di capitale economico da parte di organizzazioni e
singoli e perchè, laddove questa politica non è in grado di difendere diritto alcuno, è necessario
attivarsi in prima persona in un vero e nuovo progetto politico in grado di difendere le istanze
popolari, e non gli interessi di una cerchia ristretta di amici e parenti. Perchè il profitto (inteso
anche come interesse del singolo) non può e non deve avere più valore del benessere della
collettività. E a noi comunisti interessa questo benessere. Ci opponiamo al capitale economico ed
a tutte le attività criminose messe in atto per accumularlo. Quello che a noi interessa è, al
contrario, il capitale sociale..quell’insieme di conoscenze ed esperienze umane che ciascuno di noi
può mettere a disposizione del bene comune. La costruzione del Partito Comunista è questo: è
lotta per il nostro futuro e per quello di chi verrà. È un progetto ambizioso al quale, cittadini
molisani, non dovremmo sottrarci perchè solo una società basata sull’uguaglianza, sul rispetto dei
diritti, sulla giustizia solciale, in breve, solo una società socialista può interrompere la discesa del
nostro Paese e della nostra regione verso la deriva. Ma per fare ciò occorre uscire dall’ottica della
salvaguardia dei nostri interessi particolari. Non possiamo continuare a pensare solo “al nostro
orticello” bensì impegnarci attivamente per il bene comune. Solo così potremo riuscire a sottrarre
la nostra regione al malaffare, al vuoto di politica che la sta caratterizzando negli ultimi tempi e
,soprattutto, a quella politica di interesse che per troppi anni l’ha danneggiata e ne ha impedito lo
sviluppo. Come comunisti vi invitiamo ad informarvi, a documentarvi e a credere in una politica che
non è quella che abbiamo conosciuto fino ad ora, cioè una politica da feudalesimo basata sul
principio del do ut des. No, per noi comunisti la politica non è interesse e non è favoritismo. I diritti
che ci spettano non sono barattabili…ci spettano e dobbiamo lottare perchè vengano rispettati. La
nostra regione ormai è nel baratro creato da una politica di favoritismi e clientele che ha fatto della
mediocrità il potere. Non può essere così. Come persone, come cittadini molisani ci rifiutiamo di
subire passivamente questo stato di cose…e come comunisti siamo convinta che solo la
costruzione di un nuovo partito comunista che lotti per il bene comune, per la giustizia sociale, per i
diritti dei più deboli sia la via d’uscita da una crisi della politica, della legalità e del senso civico che
sta mettendo a repentaglio il futuro di noi tutti, anche si noi molisani.
Un nuovo partito fatto di militanti consapevoli, intelligenti e creativi. Ritornare tra la
gente, ripartire dalle lotte” non è solo uno slogan di presentazione ma un progetto da
rispettare.
Andiamo avanti così!!!!
Grazie