?? VITTORIA DI CUBA ALL’ONU!

?? VITTORIA DI CUBA ALL’ONU!

Per la 33ª volta, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato – con 165 voti a favore (tra cui l’Italia) – la risoluzione cubana che chiede la fine del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba.
Solo 7 Paesi (tra cui USA, Israele e Ucraina) hanno votato contro, mentre 12 si sono astenuti.
Una vittoria politica e morale di enorme valore, che conferma l’isolamento internazionale della politica di embargo e la solidarietà del mondo intero con il popolo cubano.
Riprendiamo dal Presidente di Cuba Miguel Díaz-Canel:
#Cuba, dignitosa, resiliente, senza alcun timore dell’impero turbolento, brutale, cinico e bugiardo, ha sconfitto ancora una volta il #BloccoGenocida che dura da sei decenni.
Le pesanti pressioni degli Stati Uniti sono riuscite a piegare alcuni. Ma la maggior parte del mondo ha votato nuovamente insieme a #Cuba per la Vita.”
?? Cuba vencerá! Forza Cuba, siamo con te!
Nella foto l’Ambasciatrice di Cuba in Italia, Mirta Granda Averhoff, insieme al Vicesegretario Matteo Di Cocco, al corpo diplomatico e a tante compagne, compagni e amiche e amici di Cuba, riuniti oggi in Ambasciata per celebrare la vittoria di Cuba all’ONU.

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Il SG Alberto Lombardo in manifestazione a Cuba per la difesa del Venezuela

Il SG Alberto Lombardo in manifestazione a Cuba per la difesa del Venezuela

Dal nostro Segretario Generale Alberto Lombardo, in questo momento in missione a Cuba per rappresentare il nostro Partito:

” Stamattina una grandiosa manifestazione in piazza Bolivar all’Avana alla presenza del primo segretario e presidente della repubblica Miguel Diaz Canel. I valori di unità indissolubile dei popoli cubano e venezuelano, cementati storimamente dai Comandanti Fidel Castro e Hugo Chavez, sono stati ribaditi con forza. Ogni attacco al Venezuela sarà considerato come un attacco a Cuba. “

Viva Cuba!
Viva Venezuela!

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Cuba respinge il Memorandum presidenziale degli Stati Uniti che inasprisce il blocco economico

Cuba respinge il Memorandum presidenziale degli Stati Uniti che inasprisce il blocco economico

Condividiamo e supportiamo la dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri di Cuba.

Cuba respinge il Memorandum presidenziale degli Stati Uniti che inasprisce il blocco economico

Il documento anticubano reso noto dal governo statunitense il 30 giugno 2025 consiste in una riedizione e modifica del Memorandum presidenziale sulla sicurezza nazionale n. 5 che lo stesso governo degli Stati Uniti aveva emesso il 16 giugno 2017, all’inizio del primo mandato di Donald Trump.

Cuba denuncia e respinge categoricamente entrambe le versioni del famigerato documento.

Come chiara espressione del comportamento aggressivo e delle mire egemoniche di quel Paese, il testo originale e la sua attuale riedizione contemplano una serie di misure volte a rafforzare ulteriormente l’assedio economico e a provocare maggiori privazioni al popolo cubano, nel fallito tentativo di impadronirsi del Paese e di governarne il destino, in conformità con quanto previsto dalla legge Helms-Burton del 1996.

Già dal 2017, e sulla base del memorandum allora emesso, il governo statunitense ha iniziato ad applicare misure di rafforzamento estremo del blocco economico che lo hanno portato a una dimensione qualitativamente più dannosa. Queste misure sono state mantenute per otto anni, compreso il periodo di governo di Joseph Biden, e spiegano in larga misura le attuali carenze e le grandi sfide che l’economia cubana deve affrontare per la sua ripresa, crescita e sviluppo.

Il Memorandum originale del 2017 è stato la piattaforma politica che ha promosso, tra le altre misure, il divieto quasi assoluto per i cittadini statunitensi di recarsi a Cuba. È stato questo a indurre la persecuzione delle forniture di carburante, l’ostacolo alle rimesse e le misure contro i governi di paesi terzi per aver fatto ricorso ai servizi medici cubani per assistere le rispettive popolazioni.

È anche ciò che ha promosso pressioni su entità commerciali e finanziarie di qualsiasi parte del mondo per impedire loro di intrattenere relazioni con Cuba, che favorisce cause legali nei tribunali degli Stati Uniti contro gli investitori nel nostro paese, che ha disposto la calunniosa inclusione dell’isola nella lista degli Stati che presumibilmente sponsorizzano il terrorismo, con le sue nefaste conseguenze per l’economia nazionale.

La politica ostile così definita viola il diritto internazionale e numerose risoluzioni dell’ONU. Essa pretende di giustificare l’uso della coercizione economica come arma di aggressione contro un paese sovrano, con l’intento di spezzare la volontà politica dell’intera nazione e sottometterla alla dittatura egemonica degli Stati Uniti. Non è per caso né per capriccio che, dal 1992, l’Assemblea Generale dell’ONU chiede quasi all’unanimità la fine del blocco economico, commerciale e finanziario.

Per giustificare la sua azione, sia il Memorandum presidenziale originale che quello ora emendato fanno riferimento a termini come democrazia, diritti umani, libertà religiosa e altri. Tutti questi sono concetti incompatibili con il comportamento storico abusivo e trasgressivo del governo statunitense. Si fa anche espresso riferimento all’impegno di distruggere il socialismo e convertire l’economia cubana al capitalismo.

I governanti e i politici degli Stati Uniti hanno la sfacciataggine di dichiarare che agiscono in questo modo per il bene del popolo cubano.

Le sfide che Cuba deve affrontare sono grandi e impegnative, soprattutto a causa dell’impegno degli Stati Uniti a distruggere il progetto nazionale che noi cubani abbiamo costruito nel pieno esercizio dei nostri diritti sovrani, tra cui quello di autodeterminazione.

Al governo statunitense non importa che Cuba sia un paese pacifico, stabile, solidale e in rapporti amichevoli con praticamente tutto il mondo. La politica che applica risponde agli interessi ristretti di una cricca anticubana e corrotta che ha fatto dell’aggressione al vicino uno stile di vita e un business molto redditizio.

L’Avana, 1° luglio 2025.

 

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Incontro con l’Ambasciatrice di Cuba in Italia, Mirta Granda Averhoff.

Incontro con l’Ambasciatrice di Cuba in Italia, Mirta Granda Averhoff.

In occasione dello scorso 8 Marzo, Il Segretario Generale Alberto Lombardo, ed il Responsabile Nazionale dell’Organizzazione, Matteo Di Cocco hanno incontrato avuto il piacere e l’onore di essere ricevuti dall’Ambasciatrice di Cuba in Italia, Mirta Granda Averhoff.
L’incontro è stato l’occasione per ribadire il totale sostegno del Partito Comunista alla causa Cubana, rafforzando ancora una volta i nostri rapporti di amicizia.

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Don Giovanni e i leporelli – Il Punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Don Giovanni e i leporelli – Il Punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Don Giovanni e i leporelli – Il Punto del Segretario Generale Alberto Lombardo
In diplomazia ci sono dei giochi che si tengono sopra il tavolo, ossia alla luce del sole, e giochi che invece passano sotto il tavolo. Per scoprire cosa c’è sotto il tavolo bisogna rifarsi ai veri interessi dei giocatori e poi capire perché sopra il tavolo hanno scoperto quelle carte.
La prolusione a Marsiglia di Mattarella è un classico esempio di questo doppio binario.
Indaghiamo sul quadro generale degli interessi in gioco e come si sono mossi gli attori finora.
Quando è iniziata la crisi in Ucraina, tre anni fa, abbiamo subito detto che questa non è la guerra della Russia contro l’Ucraina, ma degli USA contro l’Unione Europea e contro la Germania in particolare. Killer locali: Gran Bretagna, Polonia e nazioncelle baltiche, nonché i quisling europei che sono di stanza a Bruxelles. L’interesse era quello di distaccare il blocco produttivo europeo da quello energetico russo, indebolire l’Europa e poi cibarsi cannibalescamente della sua economia.
La Russia è stata costretta a stare al gioco, anche se ha tentato dal 2014 al 2022 di sottrarsi. L’UE ci è cascata attratta dalle promesse di praterie da conquistare, come accadde coi territori dell’ex URSS. La preparazione militare ed economica della Russia ha fatto sì che hanno retto la botta ed ora possono dire di stare uscendo quasi indenni dal pericolo. L’UE no. Ora gli USA passano all’incasso, il cambio di presidenza a Washington rappresenta questo. “Noi ci pigliamo le terre ucraine e voi, se volete, continuate la guerra, anzi dovete pensare a riarmarvi. Nel frattempo regoliamo i conti anche con voi coi dazi.” Siamo rimasti col cerino in mano.
Primo. Il contrasto strategico con la Russia si è tutt’altro che appianato.
E non poteva essere diversamente, visti i secolari conflitti di interessi.
Si è spostato dall’Ucraina, che si rivela un fronte secondario che doveva servire solo ad assaggiare la resistenza russa, a cose molto più importanti, come l’Artico e le sue nuove rotte commerciali che si apriranno. Gli USA tenteranno di chiudere quella porta a Russia e soprattutto Cina.
Le provocazioni della NATO nel Baltico cominciano a salire di livello e a questo serviva l’ingresso di Svezia e Finlandia. Nel frattempo si strattonano Canada e Danimarca che subito si apprestano a piegarsi ai diktat di aumentare le spese militari per proteggere il fianco nord. Il dinamismo statunitense in Palestina è il secondo braccio della tenaglia ancora una volta rivolto ai cosiddetti alleati, in particolare arabi e alla Turchia.
Secondo. Cosa potrebbe fare l’UE, ma non vuole? Rispondere a muso duro.
“La guerra l’hai fatta tu ora noi ci dissociamo, i dazi te li ribaltiamo e anzi riprendiamo il gas dalla Russia, tanto tutti capiscono che certo non ci possono né vogliono invadere. Ci dispiace per i soldi persi in Ucraina, ma senza di noi anche tu non vai da nessuna parte”. Perché questa risposta è impossibile? Intanto perché dovrebbe andare a casa tutta la ciurma bellicista che finora proprio gli USA aveva messo in piedi. Inoltre i legami e i ricatti anche personali che gli USA sono in grado di esercitare schianterebbero chiunque. Chi è appassionato d’opera ricorderà Don Giovanni che accusa il suo servo Leporello delle malefatte che invece aveva compiuto lui e questi balbetta non potendo accusare il padrone, ma non volendo condannarsi da solo.
Esposto il quadro generale e capito cosa c’è sotto il tavolo, torniamo alla diplomazia. L’ultimo uomo politico degno di questo nome che ha l’UE, dopo la estromissione della Merkel, è Mattarella. Nato e cresciuto negli ambienti atlantici. È l’unico rappresentante europeo che va in Cina e non viene preso a pesci in faccia, dove ha parlato di multilateralismo e dei Due Stati in Palestina.
Cosa cerca di fare sopra il tavolo? Rabberciare la tela strappata.
Tenta di ricordare agli americani che l’altra volta nel 1929 non gli andò molto bene
«Si trattò, per gli Usa, del cedimento alla tentazione dell’isolazionismo.»
State attenti che non vi potete mettere contro tutti. La politica internazionale non si può trattare come si trattano gli affari di una multinazionale.
«Cooperazione e non competizione. Fraternità laddove regimi e governi avevano voluto seminare odio.»
L’onda sta cambiando. Il vento non è mai sempre favorevole.
«L’utopia di un mondo “unipolare” si è consumata nel tempo di poco più di un ventennio.»
Ricordatevi che quando si unirono i “non allineati” cominciò la fine del colonialismo
«Il gruppo dei “BRICS”, quasi revival riveduto del gruppo dei Paesi “non allineati” – allora, peraltro, davvero tali – che prese avvio con la Conferenza di Bandung, in Indonesia, nel 1955.»
Addirittura si punta il dito, con una chiarezza inusitata, contro i …
«… neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche.»
Insomma, si parla alla suocera per farla sentire alla nuora.
Per quanto sensate però queste parole sono gettate in un campo dove non germoglieranno. E ciò perché non è la ragionevolezza a governare il mondo ma gli interessi
Dopo di che si rivolge ai leporelli europei.
«L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà?
Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie?
Con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice”.
Bisogna scegliere: essere “protetti” oppure essere “protagonisti”?»
Presidente, come vede, il Suo invito a leggere con attenzione il Suo discorso lo abbiamo raccolto, ma, con tutto il rispetto, non Le sembra un po’ tardi? Forse ci dovevamo pensare qualche decennio fa. Quando l’Italia si fece Leporello degli Stati Uniti. Anche allora, ricorda, si paventava l’arrivo dei cosacchi che abbeveravano i cavalli a Piazza San Pietro. E con questa minaccia ci siamo beccati le basi militari, le stragi di stato, le cariche della polizia. Fino a oggi, con la distruzione dei diritti e del livello di vita dei lavoratori e la guerra alle porte. Tutto per seguire il Don Giovanni a stelle-e-strisce che oggi non si fa remore di farci prenderci tutti a schiaffi in faccia da un ragazzone maleducato dell’Ohio.
Ma i leporelli non meritano altro, che essere presi a schiaffoni dai propri padroni.
E poi, davvero, che bisogno c’era di fare professione di atlantismo, proprio Lei, insultando così la Russia? Forse per non far apparire sul tavolo quello che c’è sotto il tavolo?

 

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Fermezza e dignità di fronte all’oltraggio – Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri di Cuba

Fermezza e dignità di fronte all’oltraggio – Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri di Cuba

Come Partito Comunista sottoscriviamo e condividiamo la dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri Cubano in relazione alle ultime azioni da parte degli Stati Uniti d’America ed in particolare del Segretario di Stato Marco Rubio. Di seguito, la versione tradotta.

Fermezza e dignità di fronte all’oltraggio

Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri

Il 31 gennaio 2025, il Segretario di Stato Marco Rubio ha annunciato di aver informato il Congresso degli Stati Uniti della revoca della sospensione della possibilità di intentare cause nei tribunali statunitensi ai sensi del Titolo III della Legge Helms-Burton.

Ha inoltre approvato il ripristino della Lista ristretta di entità cubane, con cui è vietato a entità o persone negli Stati Uniti effettuare transazioni, pena l’applicazione di multe e il congelamento dei loro beni. Ha riferito la decisione di aggiungere alla lista la società cubana di elaborazione delle rimesse, Orbit S.A..

Non si tratta di azioni inaspettate. Sono passi mancati per annullare le decisioni tardive ma positive annunciate dal Presidente Joseph Biden il 14 gennaio.

Questo annuncio è forse anche il preludio di altre misure che l’équipe incaricata della questione cubana in questo governo ha progettato dal 2017 per poter stringere ulteriormente, in modo gratuito e irresponsabile, l’assedio contro Cuba alla ricerca di nuovi ed evitabili scenari di deterioramento e di scontro bilaterale.

L’obiettivo delle misure è quello di intimidire gli investitori stranieri e impedire loro di contribuire allo sviluppo economico di Cuba e al benessere dei cubani, attraverso l’esplicita minaccia di essere citati in giudizio nei tribunali statunitensi. Si tratta inoltre di chiudere tutte le fonti di reddito esterne all’economia cubana nel suo complesso; di sabotare in modo criminale la capacità di tutti gli attori economici, pubblici e privati, di fornire beni e servizi; di deteriorare ulteriormente il tenore di vita della popolazione colpita dal blocco e dalle misure aggiuntive imposte durante il primo mandato di Trump, di creare irritazione e destabilizzazione sociale e di cercare di raggiungere l’obiettivo, spesso sognato ma mai realizzato, di rovesciare la Rivoluzione a scopo di dominio e castigo.

Queste azioni sono accompagnate da operazioni di comunicazione di disinformazione e discredito e da un potente meccanismo di manipolazione sulle piattaforme digitali, con l’obiettivo di rendere Cuba responsabile dell’impatto delle misure criminali del governo statunitense, in modo che il mondo e il popolo cubano non riconoscano i loro carnefici.

Questi sono gli stessi politici che sono guidati dal loro impegno verso le famiglie reazionarie e i gruppi di interesse speciale negli Stati Uniti e in Florida, che beneficiano del blocco di Cuba sacrificando il benessere e minacciando i mezzi di sussistenza del popolo cubano. Questi politici di oggi sono gli stessi artefici delle decine di misure aggiuntive al blocco che sono state messe in atto tra il 2017 e il 2021.

Dall’approvazione della legge Helms-Burton nel 1996 e fino al 2019, tutti i presidenti degli Stati Uniti, compreso Trump nei primi due anni del suo precedente mandato, hanno usato consecutivamente il potere esecutivo per sospendere l’applicazione del Titolo III ogni sei mesi, riconoscendo che viola il diritto internazionale e la sovranità di altri Stati. Si sono anche resi conto che la sua applicazione avrebbe creato ostacoli insormontabili a qualsiasi prospettiva di liquidazione dei crediti e di risarcimento degli americani le cui proprietà erano state legittimamente nazionalizzate al trionfo della Rivoluzione.

Di conseguenza, dal 2019 sono state depositate nei tribunali circa 45 cause, principalmente contro aziende statunitensi. Queste ultime hanno dovuto spendere denaro, tempo ed energie per difendersi da quella che gli esperti considerano un’aberrazione giuridica, con aspetti che potrebbero essere considerati incostituzionali. Tra le aberrazioni più significative, il titolo estende la sua portata a proprietari che non erano cittadini statunitensi al momento delle nazionalizzazioni e la cui presunta proprietà non è stata certificata da nessuno.

Si tratta di misure che non hanno nulla a che vedere con l’interesse nazionale degli Stati Uniti o con i desideri di gran parte della comunità imprenditoriale statunitense che desidera partecipare all’economia cubana. Al contrario, sono legate agli obsoleti desideri di riconquista degli eredi politici del dittatore Fulgencio Batista.

È una dimostrazione della natura corrotta con cui opera quel governo in generale e, nello specifico, del suo obiettivo di asfissiare economicamente Cuba, di arrecare danno al nostro popolo e di pretendere che noi rinunciamo alle prerogative sovrane che sono costate tanti anni, sforzi e vite per essere conquistate.

Con la riattivazione del Titolo III, viene nuovamente completata l’applicazione della Legge Helms-Burton nella sua interezza, che si distingue per l’estrema extraterritorialità, per la violazione delle norme e dei principi del diritto internazionale, per la contrarietà alle regole del commercio e delle relazioni economiche internazionali e per la lesività della sovranità di altri Stati, soprattutto perché le sue disposizioni colpiscono le imprese e le persone stabilite nel loro territorio. È stata ampiamente, coerentemente e quasi unanimemente respinta dalla comunità internazionale in seno alle Nazioni Unite, agli organismi internazionali specializzati e alle organizzazioni regionali. Diversi Paesi hanno leggi nazionali per affrontare gli effetti extraterritoriali di questa legge.

Il Governo di Cuba ribadisce i postulati della Legge per la Riaffermazione della Dignità e della Sovranità Cubana (Legge n. 80) e ricorda la decisione del Tribunale Provinciale del Popolo dell’Avana, il 2 novembre 1999, di dichiarare ammissibile la causa contro il Governo degli Stati Uniti per danni umani, sanzionandolo a riparare e risarcire il popolo cubano per un importo di 181.100 milioni di dollari. Successivamente, il 5 maggio 2000, il Tribunale ha stabilito i danni economici causati a Cuba e l’ha condannata a risarcire 121 miliardi di dollari.

Cuba ha ribadito la propria disponibilità a trovare una soluzione alle reciproche rivendicazioni e al risarcimento. Le nazionalizzazioni cubane sono state effettuate sotto la protezione della legge, in stretta osservanza della Costituzione del nostro Paese e in conformità con il diritto internazionale. Tutte le nazionalizzazioni prevedevano processi di compensazione equi e adeguati, che il governo statunitense si è rifiutato di prendere in considerazione. Cuba ha raggiunto e rispettato accordi di compensazione globale con altre nazioni che oggi investono nel nostro Paese, come Spagna, Svizzera, Canada, Regno Unito, Germania e Francia.

Allo stesso modo, il governo cubano denuncia e ritiene responsabile il governo degli Stati Uniti per le conseguenze immediate che la nuova misura avrà in tutto il Paese contro il diritto degli emigranti cubani di inviare rimesse e aiutare le loro famiglie, che stanno già soffrendo troppo per l’assedio che si è intensificato a causa dell’ingiusta e fraudolenta inclusione di Cuba nella lista dei presunti sponsor di Stato del terrorismo.

Cuba rifiuta con forza, fermezza e categoricità queste decisioni. Le considera un nuovo atto ostile e arrogante e ripudia il linguaggio irrispettoso e calunnioso del comunicato del Dipartimento di Stato, pieno di bugie nel tentativo di giustificare l’ingiustificabile.

Nessuno si lascerà ingannare dai loro falsi pretesti per cercare di giustificare questi e futuri oltraggi. Riusciranno solo a rafforzare l’isolamento e il rifiuto universale dei vergognosi abusi dei governi statunitensi contro Cuba e la sua popolazione.

Chiediamo alla comunità internazionale di fermarsi, denunciare e accompagnare il nostro popolo di fronte alla nuova e pericolosa aggressione appena iniziata.

Con i loro piani e le loro misure assassine e vigliacche faranno molti danni, ma non raggiungeranno mai il loro obiettivo principale: mettere Cuba in ginocchio per sottometterla.

Cuba vincerà!

L’Avana, 1 febbraio 2025.

 

Link all’articolo originale: https://cubaminrex.cu/es/firmeza-y-dignidad-frente-al-atropello

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Il Partito Comunista presente all’inaugurazione della Stele dedicata a Che Guevara

Il Partito Comunista presente all’inaugurazione della Stele dedicata a Che Guevara

Una delegazione del Partito Comunista, Federazione Toscana è stato presente oggi all’inaugurazione della stele dedicata al rivoluzionario Ernesto Che Guevara, tenutasi a Carrara sulla scalinata del Baluardo, alla presenza all’ambasciatrice di Cuba in Italia Mirta Granda Averhoff, allo scultore Jorge Romeo e ai rappresentanti istituzionali locali.

Oltre al senso celebrativo, negli interventi sortiti dell’adunanza sono stati trascurati i concetti di antimperialismo e di anticapitalismo ed omesso ogni accenno alla giustizia sociale e ai danni provocati dal liberismo, valori per i quali il “Che” ha combattuto e trovato la morte.

Per il Partito Comunista – Toscana sono stati presenti i compagni Mirko Fabrizio e Ugo Venturini, mentre per la Federazione della Gioventù Comunista era presente il compagno Lanes Rambelli.

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Il bullo, la bella e il ballo – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Il bullo, la bella e il ballo – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Grande scandalo ha suscitato la notizia dell’infuocata telefonata tra Trump e la premier danese Mette Frederiksen, in cui con toni mafiosi il nuovo/vecchio presidente statunitense ha minacciato la piccola Danimarca di prendersi a forza la strategica isola della Groenlandia. Cosa peraltro del tutto superflua dal punto di vista militare, visto dalla fine della Seconda Guerra mondiale già esiste un’importante base militare americana a Pituffik (in precedenza nota come Thule).

Giro concitato di consultazioni della premier in Europa ed esternazioni di solidarietà da parte di Olaf Scholz a Berlino, il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Tutti politici notoriamente con la schiena dritta rispetto ai diktat USA.

Ebbene, il balletto si è già risolto. La Danimarca ha dichiarato di investire 14,6 miliardi di corone, circa 2 miliardi di euro, nel rafforzamento delle capacità di difesa dell’isola artica, nell’ambito di una più ampia iniziativa volta a “rafforzare il pattugliamento via nave, satellite e drone delle acque dell’Atlantico settentrionale”. Tutti soldi che non dovranno stanziare gli Stati Uniti nell’acuirsi del confronto con Russia e Cina nell’Artico.

Così fanno i prepotenti. Ti minaccio una causa milionaria e poi mi accordo con un patteggiamento che ti fa sentire sollevato, ma intanto hai scucito bei soldi, che proprio non dovevi, pari a quelli che io avevo previsto fin dall’inizio di estorcerti.
I cittadini danesi ringraziano …

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TRUMP A DAVOS – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

TRUMP A DAVOS – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Dopo la sfuriata alla cerimonia per l’insediamento, che ovviamente è una passerella a favore del vasto pubblico, era attesa la prima uscita ufficiale di Trump in un consesso privilegiato, per discernere, data la natura del personaggio, gli intendimenti reali dalle “sparate” tipiche del suo modo di trattare gli affari privati, a cui bisogna sempre fare una grossa tara.
Intervenendo in video-conferenza al World Economic Forum di Davos, Trump ha annunciato la riduzione al 15% per cento dell’aliquota fiscale per le aziende che produrranno beni e servizi negli Stati Uniti, mentre gli altri saranno colpiti da «trilioni di dollari in dazi». La minaccia è prevalentemente rivolta all’Unione Europea e al Canada, che infatti sono quelli che hanno reagito più vivacemente. Nulla arriva dal Giappone, l’altra economia fortemente esportatrice, ma probabilmente ciò si deve alla importanza di quel paese nello scacchiere del Pacifico, imprescindibile per il confronto con la Cina. Inoltre Trump ribadisce l’ultimatum ai paesi europei della Nato di aumentare le spese del settore militare fino al 5% del Pil, che – com’è ben noto – attinge prevalentemente dall’industria bellica americana. D’altro lato, Trump accusa l’Unione Europea di pratiche vessatorie contro gli USA. «Gli europei vogliono miliardi di euro da Apple, vogliono miliardi di euro da Google, che sono imprese statunitensi». La “carota” offerta per non imporre questi dazi sarebbe anche quella di comprare più prodotti petroliferi dagli USA. Ciò unirebbe il settore informatico con quello manifatturiero e l’industria estrattiva in un unico fronte che verrebbe a cannibalizzare l’Europa. Ciò potrebbe essere il tentativo di trovare il punto di caduta della contraddizione tra protezionisti, rappresentati dalla figura del Vicepresidente Vance, e liberisti, incarnati da Musk. [1]

In tutto ciò, i proclami per l’uscita dall’OMS, il ritiro dagli accordi sul clima di Parigi e l’invito a «trivella, ragazzo, trivella» e «compratevi l’auto che volete», le polemiche sul wokismo, persino l’impossibile lotta all’immigrazione clandestina appaiono cortine di fumo irrilevanti rispetto alla guerra economica intrapresa contro i paesi dell’UE.
Il balbettio degli Europei è imbarazzante. La Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, orfana della sponda americana, non ha di meglio da dire che «l’Europa resta sulla sua rotta e siamo pronti a lavorare con tutti gli attori globali per accelerare la transizione verso l’energia pulita». Cioè, per lei non è cambiato nulla. Ha imparato quella parte nella recita della commedia precedente diretta dal blocco sconfitto e ora ancora non ha imparato quella nuova. Cosa che invece ha fatto con prontezza e destrezza la nostra Meloni.

Sul piano internazionale, Trump ha assicurato di volere ripristinare «una relazione giusta» con Pechino. Evidentemente sa benissimo che la politica dei dazi con la seconda economia del mondo non può funzionare. Le linee di approvvigionamento e i mercati di sbocco sono già stati aggiornati per tempo dalla Cina [2], così come l’esposizione al forte debito statunitense.
I commenti di chi conta nel mondo sono i seguenti. La Cina aspetta di vedere quali sono le reali intenzioni di Trump, certa di avere tutte le carte in mano per contrastare ogni manovra ostile, ma ben disposta se il confronto con gli USA potesse virare da quello muscolare militare a quello economico. In Russia, dopo una prima fase di attendismo, si sono scatenate le ilarità indignate contro le parole da spaccone di Trump. In ogni caso, se il nuovo/vecchio Presidente sperava di mettere nel sacco con qualche promessa o qualche minaccia qualcuno che ha lo spessore del governo cinese o russo, avrà avuto subito una bella disillusione.

Chi non conta, come il Parlamento Europeo, anziché occuparsi della prossima distruzione dell’economia europea, è impegnato a continuare a far ridere il mondo intero di sé, riscrivendo la storia ad usum delphini, ossia il sussidiario per la Gioventù del nuovo Littorio Europeo, in attesa di scatenare una nuova disastrosa guerra contro la Russia. Dopo l’obbrobriosa risoluzione del settembre 2019, che metteva sullo stesso piano il nazismo hitleriano e il comunismo sovietico, e sempre per iniziativa del Ppe, la mozione appena approvata recita all’articolo 14: «Il Parlamento deplora l’uso continuato di simboli di regimi totalitari negli spazi pubblici e chiede il divieto a livello di Unione dell’uso dei simboli sia nazisti che comunisti sovietici, nonché dei simboli dell’attuale aggressione della Russia contro l’Ucraina». Il PD non ha partecipato al voto finale, sottolineando dettagli irrilevanti, mentre il gruppo socialista ha votato a favore.

Questa robaccia sconclusionata e ignorante la rigettiamo con sdegno. Finora non vale un bel nulla, provenendo da un organismo privo di ogni forza legale coercitiva come il Parlamento Europeo. Qualora il Parlamento della nostra Repubblica si azzardasse a fare qualche gesto in questa direzione, reagiremo con tutti i mezzi costituzionali. Ricordiamo che, fintanto che il Presidente della Repubblica non dichiara la guerra, IL MIO NEMICO NON E’ LA RUSSIA

[1] Si veda al proposito MUSK CONTRO AMERICA FIRST? di Chris GRISWOLD, in LIMES – Musk o Trump?, 12, 2024
«L’ideologia dell’efficienza e il fondamentalismo neoliberista del fondatore di Tesla sono contrari agli interessi americani. Danneggiano i lavoratori e favoriscono la Cina. Le guerre culturali come distrazione di massa. I veri conservatori si oppongano al DOGE [il Dipartimento per l’Efficienza governativa che è stato affidato a Musk]».
[2] LA CINA SOTTO IL TIRO USA OGGI È MENO VULNERABILE ALLE MINACCE DI DAZI.
“Trump costretto alla cautela rispetto al primo mandato. Pechino ha rafforzato filiere produttive chiave e creato nuove alleanze”. Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore del 24 gennaio 2024, pag. 6.

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Sopratutto ora, dalla parte di Cuba, sempre!

Sopratutto ora, dalla parte di Cuba, sempre!

Sopratutto ora, dalla parte di Cuba, sempre!

Il Partito Comunista porta tutto il suo sostegno al Popolo Cubano, sopratutto in questo momento, a seguito delle prime decisioni di Donald Trump nei confronti del governo de L’Avana, che da 66 anni difende la Rivoluzione ed il suo popolo contro ogni forma di imperialismo, resistendo ancora oggi, contro l’infame Blocco Economico imposto dagli USA.

Il nostro totale ed indiscusso appoggio alla causa Cubana è stato rafforzato dalla presenza del Consigliere Politico dell’Ambasciata Cubana Damian Delgado Vazquez al nostro evento del 19 Gennaio, dove l’esempio di Cuba e della sua Resistenza è stata apprezzata da tutti i partecipanti.

Riportiamo quindi le parole del compagno Presidente di Cuba Miguel Díaz-Canel e le sottoscriviamo pienamente.

“ Il Presidente Trump, con un atto di arroganza e di disprezzo per la verità, ha appena ripristinato la designazione fraudolenta di Cuba come Stato sponsor del terrorismo. Non è una sorpresa. Il suo obiettivo è quello di rafforzare ulteriormente la crudele guerra economica contro Cuba a scopo di dominio.

Il risultato delle misure di assedio economico estremo imposte da Trump è stato quello di provocare penuria tra la nostra gente e un aumento significativo del flusso migratorio da #Cuba verso gli Stati Uniti.

Questo atto di scherno e abuso conferma il discredito delle liste e dei meccanismi unilaterali di coercizione del governo statunitense.

La causa legittima e nobile del nostro popolo prevarrà e ancora una volta prevarrà. “

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