IL SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ALBERTO LOMBARDO PRESENTE AL…

IL SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ALBERTO LOMBARDO PRESENTE AL…


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IL SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ALBERTO LOMBARDO
PRESENTE AL 13° FORUM MONDIALE DEL SOCIALISMO

Tra il 28 e il 29 novembre 2023 si è svolto a Beijing il 13° Forum Mondiale del Socialismo, ospitato dall’Accademia Cinese delle Scienze Sociali.
Il tema del forum è stato “Costruire una comunità umana dal futuro condiviso e lo sviluppo del socialismo mondiale”. All’incontro hanno partecipato e preso la parola più di 80 leader di partiti comunisti esteri, influenti ricercatori marxisti di livello internazionale e alcuni inviati in Cina provenienti da 37 Paesi di tutti i continenti, tra cui Italia, Spagna, Russia, Regno Unito e Ungheria, per l’Italia era presente il Segretario Generale del Partito Comunista Alberto Lombardo che ha affermato che l’iniziativa “Belt and Road”(la nuova Via della Seta) proposta dal presidente Xi Jinping è un concetto straordinario che può mettere le persone di tutti i Paesi sulla strada del futuro di sviluppo comune e della costruzione di un mondo migliore.

Le parole del Segretario Alberto Lombardo arrivano proprio in concomitanza con l’uscita dell’Italia dalla Via della Seta, ulteriore segno dell’ottusità e della poca lungimiranza dei nostri governanti.

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IL KKE SCIOGLIE D’IMPERIO L’INIZIATIVA DEI PARTITI COMUNISTI OPERAI ED EUROPEI

IL KKE SCIOGLIE D’IMPERIO L’INIZIATIVA DEI PARTITI COMUNISTI OPERAI ED EUROPEI

Come pubblicato sul sito del nostro Partito [1], il 31 agosto insieme al Partito Operaio Ungherese abbiamo abbandonato l’Iniziativa.

La decisione, come chiarito dalla lettera, è stata dettata dal fatto che la gestione dei dissidi ideologici e politici tra i partiti aderenti è stata gestita in modo verticistico. Non c’è stato spazio per un vero dibattito, le nostre proposte anche di minimi aggiustamenti nei comunicati sono state sempre respinte. Il colmo si è raggiunto quando è stata convocata per il 9 settembre una riunione plenaria telematica in cui ad ogni partito si concedevano solo 10 minuti. Persino la nostra richiesta di inviare un documento scritto è stata ignorata. D’altro lato il KKE ha organizzato negli ultimi tempi legittimi incontri bilaterali e multilaterali con partiti con cui hanno sintonia e non con quelli con cui c’era veramente da discutere, come il nostro. L’Iniziativa si era ridotta a formulare liturgici e sterili comunicati, neanche condivisi, per le ricorrenze.

Seguendo il comportamento di grandi e rispettati partiti comunisti, come quello cubano e portoghese, ci siamo astenuti dell’elevare il tono della polemica pubblica e a questa linea ci atterremo.

I compagni francesi hanno partecipato alla riunione del 9 settembre e dal loro resoconto [2] si può evincere a quale punto sia arrivato il comportamento verticistico tenuto dalla direzione della sezione internazionale del KKE. Dopo una introduzione e un giro di interventi dei vari partiti, è stata comunicata da parte del rappresentante del KKE la decisione di sciogliere l’Iniziativa. La sorpresa è stata grossa per tutti e chiedevano di intervenire per opporsi. Opportunità negata dalla segreteria “tecnica”. Persino la chat è stata disattivata impedendo ai partiti di esprimere il loro dissenso.

Al contrario, il resoconto emesso dal KKE [3] non tiene conto del reale andamento della discussione.

Come il partito è stato informato puntualmente, il prestigio e l’attenzione di cui godiamo a livello internazionale, sia nei partiti più grandi, che anche nei più piccoli, è in costante crescita.

Le posizioni politiche ben basate ideologicamente, equilibrate e responsabili che il nostro partito esprime e porta all’esterno – anche grazie all’opera instancabile del Segretariato Generale, già da tempo Responsabile Esteri, c. Alberto Lombardo – sono conosciute e apprezzate sempre di più. La prossima occasione della riunione plenaria dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai che si terrà a Smirne dal 18 al 22 ottobre sarà una preziosa occasione per aumentare ancora la proiezione del nostro partito in questa direzione.

La coraggiosa ed efficace azione politica che il nostro partito conduce nel nostro paese, le iniziative contro la guerra e per la difesa dei lavoratori e dei ceti popolari, la politica di aggregazione e di alleanze che stiamo sviluppando è guardata con rispetto, attenzione, approvazione e talvolta anche presa ad esempio.

Tutto ciò ci deve stimolare a intensificare l’opera del partito all’estero, nel paese e anche al proprio interno per assimilare a tutti i livelli la linea di massa che abbiamo intrapreso nel IV Congresso.

Si dà indicazione a tutti i compagni di spiegare bene all’interno e all’esterno del partito i concetti qui sviluppati. In particolare

1. Evitare polemiche coi partiti stranieri, anche nei siti social personali. La forza della nostra linea viene indebolita dalla rissa politica e l’ultima cosa che dobbiamo fare è dare il destro a linee errate e pericolose di ammantarsi da vittime e fare appello al giusto spirito di difesa del proprio partito. La critica ideologica va portata sui fatti reali e non sulla contrapposizione personale. A chiunque ribatte che lo stile di Lenin era diverso, non si può che rispondere che credere di avere la capacità e il prestigio del nostro immortale Maestro è indice di totale arroganza e insipienza umana prima che politica.

2. L’attività che il nostro partito sta indefessamente sviluppando dentro la coalizione, grazie alla sapiente abnegazione di tanti compagni a cominciare dal nostro Presidente Onorario, c. Marco Rizzo, ci fa guadagnare ogni giorno considerazione, attenzione, EGEMONIA politica dentro quegli strati della società che da comunisti dobbiamo conquistare perché al momento non sono nostri, ma che stiamo penetrando ogni giorno di più. Tutti i compagni devono svolgere la funzione dei capitani di gramsciana memoria, consci che rafforzare la coalizione significa e deve significare rafforzare il partito che è stato, è e resterà sempre lo strumento fondamentale per l’emancipazione delle classi oppresse.

  1. [1]  https://ilpartitocomunista.it/eci-withdrawal-2023/
  2. [2]  https://www.initiative-communiste.fr/articles/europe-capital/nous-refusons-la-dissolution-unilaterale-de-linitiative-des-partis-communistes-et-ouvriers-appel-a-la-reconstruction/ [3] https://www.resistenze.org/sito/os/ep/osepni11-026479.html

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ECI withdrawal 2023

ECI withdrawal 2023

August 31, 2023
Dear comrades,

To the Parties of the Initiative of Communist and Workers’ Parties
with this letter, the signatory parties communicate their withdrawal from the Initiative of Communist and Workers’ Parties (INITIATIVE).
This decision does not come suddenly.
The political events that are shocking the world have led to a difference of opinion between the parties. This divergence could have been managed in a more effective way.
We underlined many times that we need forms and methods of international cooperation based on equality, mutual respect, and confidence.
We expressed our conviction that the technology of international coordination, the methods of our international contacts have very immense importance. If we change our methods, we can make a great contribution to the strengthening our parties.
Instead, unfortunately, it was not possible to find suitable places for bilateral or multilateral ideological and political debate that could involve all the participants in order to start a frank and collective discussion, nor methods of mediation between the different points of view.
– The signatory parties to this declaration have tried in the past to suggest even small changes in the joint declarations, but these were flatly rejected not after a collective decision, but by authority of the “technical secretariat.”
The Hungarian Workers’ Party has left the Technical Secretariat as a protest against the negative tendencies.
– Recently the Communist Party (Italy), still part of the Secretariat, was prompted to draft a joint communiqué, it was once again rejected by the “technical secretariat” without any collective debate and with the justification that “the theme had already been dealt with” and therefore the party was relieved of the drafting of that communiqué
1
– Finally, the telematic meeting is convened for September 9. The Communist Party (Italy) responded positively, however complaining about the limited time allowed (10 minutes each) and asking that each party could at least submit a theoretical document in which their positions could be shared with the other participating members. This request has not even been answered. If the place where you can develop a collective debate is limited to 10 minutes each, it means that it is not a theoretical debate that you want to develop but only a pronouncement in favour or against something or someone.

Furthermore, we complain that the Initiative’s activity is limited to the drafting of often liturgical documents, on the recurrences of characteristic events, but it is not a place for collective discussion and elaboration.
We have seen that some parties hold multilateral meetings, and we are pleased with this, but we have been excluded from the debate, which instead needed to be particularly strengthened precisely among the parties that present the greatest political divergence.
All this testifies that the desire of the direction given to the Initiative was not to start a frank and fraternal debate, but to isolate the dissenters.
At this point we consider our experience exhausted.

Communist Party (Italy)
Hungarian Workers’ Party

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INCONTRO A ROMA TRA PARTITI COMUNISTI EUROPEI PER RIBADIRE L’OPPOSIZIONE…

INCONTRO A ROMA TRA PARTITI COMUNISTI EUROPEI PER RIBADIRE L’OPPOSIZIONE…

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INCONTRO A ROMA TRA PARTITI COMUNISTI EUROPEI PER RIBADIRE L’OPPOSIZIONE ALL’IMPERIALISMO USA

🇮🇹 Sabato e domenica si è tenuto un incontro tra i seguenti partiti comunisti.
* Partito Comunista (Italia)
* Deutsche Kommunistische Partei – DKP
* Magyar Munkáspárt – Partito Operaio Ungherese
* Partido Comunista de los Pueblos de España – PCPE
* Partito Comunista (Svizzera)
* Pôle de Renaissance Communiste en France – PRCF

Nella giornata di Sabato le delegazioni dei partiti hanno dibattuto temi di politica internazionale, con particolare riferimento alla situazione del movimento comunista, della crisi economica, dei pericoli di guerra generalizzata specificatamente generati dell’imperialismo a guida USA-NATO

Domenica si è tenuto un incontro tra i rappresentanti dei partiti comunisti presenti con la partecipazione di alcuni militanti del nostro partito che ha consentito un fruttuoso scambio di esperienze e valutazioni grazie al quale i rappresentanti dei partiti comunisti hanno dimostrato il proprio apprezzamento per le azioni e le iniziative intraprese dal nostro Partito nell’ultimo periodo

🇬🇧 On Saturday and Sunday, a meeting was held between the following communist parties.
* Communist Party (Italy)
* Deutsche Kommunistische Partei – DKP
* Magyar Munkáspárt – Hungarian Workers Party
* Partido Comunista de los Pueblos de España – PCPE
* Communist Party (Switzerland)
* Pôle de Renaissance Communiste en France – PRCF

On Saturday, the party delegations debated international political issues, with particular reference to the situation of the communist movement, the economic crisis, and the dangers of generalised war specifically generated by US-NATO-led imperialism.

On Sunday, a meeting was held between the representatives of the communist parties present with the participation of some militants of our party, which allowed for a fruitful exchange of experiences and evaluations through which the representatives of the communist parties demonstrated their appreciation for the actions and initiatives undertaken by our Party in the last period

👇 LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO 👇
https://bit.ly/incontro-roma-partiti-comunisti-anti-imperialismo-usa

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Oggi si è svolto un incontro con una delegazione del Partito Comunista Cinese guidata dal Capo del Dipartimento delle relazioni internazionali Liu Jianchao. Per il Pc erano presenti il segretario Generale Alberto Lombardo e Marco Rizzo.

Oggi si è svolto un incontro con una delegazione del Partito Comunista Cinese guidata dal Capo del Dipartimento delle relazioni internazionali Liu Jianchao. Per il Pc erano presenti il segretario Generale Alberto Lombardo e Marco Rizzo.


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Oggi si è svolto un incontro con una delegazione del Partito Comunista Cinese guidata dal Capo del Dipartimento delle relazioni internazionali Liu Jianchao. Per il Pc erano presenti il segretario Generale Alberto Lombardo e Marco Rizzo.

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Una delegazione del Partito Comunista con il Presidente onorario Marco Rizzo e Matteo Di Cocco dellUfficio Politico ha incontrato a Roma il Presidente della Repubblica di Cuba Miguel Díaz-Canel. Abbiamo espresso la nostra solidarietà totale contro il bloqueo degli USA un fraterno  ringraziamento per laiuto di grande amicizia verso lItalia durante la vicenda pandemica e forte apprezzamento della lotta per la pace contro limperialismo e contro lo sfruttamento; per un mondo multipolare.

Una delegazione del Partito Comunista con il Presidente onorario Marco Rizzo e Matteo Di Cocco dellUfficio Politico ha incontrato a Roma il Presidente della Repubblica di Cuba Miguel Díaz-Canel. Abbiamo espresso la nostra solidarietà totale contro il bloqueo degli USA un fraterno ringraziamento per laiuto di grande amicizia verso lItalia durante la vicenda pandemica e forte apprezzamento della lotta per la pace contro limperialismo e contro lo sfruttamento; per un mondo multipolare.


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Una delegazione del Partito Comunista, con il Presidente onorario Marco Rizzo e Matteo Di Cocco dell’Ufficio Politico, ha incontrato a Roma il Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel. Abbiamo espresso la nostra solidarietà totale contro il bloqueo degli USA, un fraterno ringraziamento per l’aiuto di grande amicizia verso l’Italia durante la vicenda pandemica e forte apprezzamento della lotta per la pace, contro l’imperialismo e contro lo sfruttamento; per un mondo multipolare.

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🔴 IV CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA RAFFORZARE – UNIRE – ALLARGARE

🔴 IV CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA RAFFORZARE – UNIRE – ALLARGARE

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🔴 IV CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA
RAFFORZARE – UNIRE – ALLARGARE

Sabato 25 Marzo ore 15 Aperto a tutti
Il Partito Comunista e la lotta all’Unione Europea e NATO
Con:
🔴Marco RIZZO Presidente Onorario
🔴Alberto LOMBARDO Segretario generale

🔴Con la partecipazione e i saluti di delegazioni, delle ambasciate e dei Partiti Comunisti

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Comitato Centrale 1 Ottobre

Comitato Centrale 1 Ottobre

Il giorno Sabato 1 Ottobre, si è svolto il Comitato Centrale del Partito Comunista in modalità online.
Analisi del voto. La scelta di presentarsi in coalizione è stata fondamentalmente giusta. Non solo essa era la strada obbligata per potersi presentare, ed essere veramente presenti nel dibattito politico. Ci ha consentito di estendere la nostra voce a più ampi strati di popolazione. Il programma elettorale era il più avanzato possibile ed esattamente in linea con le nostre posizioni politiche.
Ovviamente il tempo è stato il vero e il principale nemico sia per la composizione della lista che per il risultato.
I limiti della formazione delle liste e della conduzione della campagna elettorale sono stati tanti. Eterogeneità dei militanti e attivisti e mancanza di controllo su tutti i candidati in lista, ostracismo assoluto dell’informazione di regime e mancanza di fondi. Tuttavia il risultato, percentualmente non adeguato alle aspettative, ma superiore al nostro passato, può essere preso come un primo passo per un futuro miglioramento, 350 mila voti non vanno buttati ma devono essere la base di partenza su cui lavorare, una base militante importante, sicuramente dovremo risolvere alcune contraddizioni e dare una strutturazione e una organizzazione ad Italia Sovrana e Popolare, nel frattempo ISP dovrà continuare a lottare nelle piazze contro la terza guerra mondiale e le conseguenze economiche sull’Italia. Mai abbiamo avuto una mobilitazione così intensa e partecipata.
Quindi il comitato centrale ha votato a larghissima maggioranza, per il rafforzamento del partito, per la realizzazione di un congresso straordinario nel più breve tempo possibile e ha dato mandato per la prosecuzione di ISP su cui si discuterà diffusamente al Congresso, lavorando per allargare il fronte e migliorarlo.

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RISOLUZIONE DEL CC DEL PC DEL 25.06.2022

RISOLUZIONE DEL CC DEL PC DEL 25.06.2022

RISOLUZIONE DEL CC DEL PC DEL 25.06.2022

(Approvata a larga maggioranza con 7 voti contrari e 1 astenuto).

Per una pace stabile. Per l’Italia del lavoro, indipendente, fuori dalla UE e dalla NATO.
Le élite occidentali, la moderna borghesia, hanno governato godendo del proprio potere economico e politico indisturbate fino alla grande crisi capitalistica del 2007-08. Le conseguenze negative di tale crisi sono state fatte pagare alle classi popolari, cosa che ha portato ad una crescita della protesta sociale e politica contro l’austerity e ad un crescente scollamento sociale nei confronti delle istituzioni fondamentali della democrazia liberale borghese.
Mentre l’Occidente ha visto accentuarsi le contraddizioni interne, sono esplose quelle internazionali, dovute anzitutto alla crescita esponenziale di peso economico e politico della Cina socialista. Essa, grazie alla cooperazione economica e politica con la gran parte del “terzo mondo” e particolarmente con la Russia, è ormai in grado di scalzare dal trono del mondo gli Stati Uniti d’America, paese guida dell’imperialismo occidentale.
Rifiutiamo di classificare i sistemi cinese e russo come imperialismi. Ciò non è accettabile né sulla base dei classici parametri leninisti, né soprattutto sulla base di un’attenta analisi empirica della storia recente.
La guerra in Ucraina, che solo ora assurge agli onori della cronaca, è in realtà frutto del mancato rispetto degli accordi contestuali alla caduta dell’URSS, del blocco socialista e allo scioglimento del Patto di Varsavia.

Un’accorta strategia internazionale della tensione, avviata in grande stile dagli USA fino dalla contorta vicenda dell’attentato delle Torri Gemelle nel 2001, ha permesso di dare avvio a una stagione guerrafondaia svoltasi in due fasi. Nella prima (Yugoslavia, Afghanistan e Iraq, 1998, 2001-2003) l’imperialismo ha conquistato posizioni strategiche nei Balcani ed in Medio Oriente; nella seconda (Libia, Siria, Ucraina, America Latina, 2011-2014) ha rilanciato il processo di espansione contrastando l’affermazione di un mondo multipolare, accentuando la minaccia militare alla Russia e, neanche troppo indirettamente, alla Cina. Questa strategia, acuitasi ancor di più con l’avvento di Biden e il ritorno al potere dei “democratici”, è stata favorita dai settori più oscuri del potere statunitense con l’avvio della pandemia covid-19.

Gli obiettivi di lungo termine degli USA sono molteplici:

1) anzitutto costruire un nuovo “Afghanistan” per i russi, mantenendoli in una condizione di stato di guerra a tempo indefinito, cosa che si ritiene danneggi sul lungo termine l’economia russa.
2) in secondo luogo, riattizzando un clima di guerra permanente, volto anche a regolare i conti con l’imperialismo europeo, ostacolando le attività autonome di questo nel dialogo economico con Russia e Cina e nell’attività militare. Il fine è quello di riportare nel più stretto alveo atlantico l’attività politica, militare ed economica dell’Europa, fino a far sovrapporre senza alcuna differenza la NATO e l’Unione Europea in posizione subordinata. Tale manovra ha permesso al momento di riagganciare l’Europa al carro degli USA e a distaccarla sempre più dal resto del mondo (Russia e Cina in primis). Ciò accresce però le contraddizioni interne all’imperialismo occidentale, in quanto i costi di tale operazione vengono scaricati principalmente non solo sulle classi popolari europee, ed in particolar modo quelle dei paesi più poveri di risorse energetiche (Italia e Grecia), ma persino di alcuni settori delle stesse classi borghesi (anche e soprattutto tedesche), che si ritrovano a pagare degli extracosti per i quali ormai non trovano nessuna utilità.

Diciamo questo non per prefigurare possibili alleanze con queste classi, che sappiamo sceglieranno sempre e comunque l’atlantismo qualunque ne siano i costi, ma per dovere di analisi complessiva della situazione nel campo avversario.

Per una serie di fattori politici, economici e sociali, l’Italia si configura come l’anello debole del fronte imperialista occidentale. Non è un caso che sia stato posto a capo del governo uno dei maggiori attori della finanza transnazionale, Mario Draghi, a seguito delle “indicazioni” di Washington e Bruxelles, ha sostituito i fragili e ambigui Governi Conte. Le recenti elezioni in Francia (presidenziali e politiche) e Italia (referendum e amministrative) confermano uno scollamento sociale senza precedenti dalla rappresentanza istituzionale politica dal popolo. *******

In questo contesto, pagando soprattutto i due anni di stato d’emergenza, il Partito non è ancora riuscito a fare quel salto di qualità nel radicamento sul territorio, come delineato nel III Congresso. Nel contesto del totalitarismo “liberale”, in cui le tecniche di dominio sociale sono tali da controllare l’ascesa di nuove forze politiche antisistema, la politica della crescente ricerca di alleanze sociali è servita a guadagnare consensi importanti, ma non sufficienti a far compiere al Partito un salto di qualità nel consenso popolare.
È inutile raccogliere simpatie diffuse se queste non trovano capitalizzazione o nell’aumento degli effettivi del Partito, cioè in una sua crescita quantitativa e qualitativa, o nell’aumento del consenso sociale (e quindi di rimando anche elettorale e politico). Riguardo a quest’ultimo punto è bene ricordare una cosa di cui siamo decisamente convinti: “non potrà mai esserci un cambio di sistema fatto per decreto parlamentare” senza un cambio reale dei rapporti di forza nel Paese. Il parlamentarismo, ossia l’idea che i problemi politici possano essere risolti esclusivamente all’interno delle istituzioni politiche borghesi, sarebbe una pericolosa deviazione che impedirebbe al Partito di assumere il necessario carattere di organizzatore delle lotte e dei movimenti contro il sistema. Se ci fosse qualcuno che pensa di risolvere i problemi strategici della costruzione del Partito rientrando in Parlamento sarebbe folle.

Altrettanto sbagliato però sarebbe scambiare lo scollamento popolare per “la politica” con la necessità di seguire una via astensionista e antiparlamentarista di bordighiana memoria, almeno fino a quando non emergano con chiarezza organismi popolari alternativi così forti per misurarsi con quelli borghesi. La mancanza di questi impone al Partito la necessità di perseguire tutti gli strumenti e i mezzi utili per costruire una propria egemonia sulla società proprio a causa dell’eccezionalità contingente della post-pandemia e ancor di più della guerra. Nell’attuale regime, tendente sempre più allo stato d’eccezione permanente e all’emergenza democratica, avere una rappresentanza politica parlamentare non potrebbe che rafforzare il Partito e aumentarne la credibilità tra le masse popolari, aiutandoci a far emergere la nostra organizzazione come realmente adeguata a rappresentare le classi lavoratrici rispetto alle altre organizzazioni e comunque, anche in caso di insuccesso, avrebbe posto basi più avanzate di rilevanza ed egemonia dei comunisti. Nel regime attuale, sempre più censorio, avere una rappresentanza istituzionale può esser definito come un passo importante e necessario per ridare slancio alla questione comunista. Il motto leninista “Dentro e fuori dal Parlamento” disegna bene il fatto che il Partito avrà sempre il dovere di ribadire in ogni proprio programma che la risoluzione delle problematiche popolari potrà aversi definitivamente solo attraverso la transizione ad un modello socialista, ma allo stesso tempo dovrà evitare di fermarsi ad una politica parolaia e declamatoria, lavorando attivamente per realizzare dei concreti passi in avanti che migliorino la condizione del popolo, rafforzandone in pari tempo la coscienza politica di

classe. A fronte della continua enunciazione di questo programma di massima, il Partito ha quindi l’obbligo non meramente morale, ma esistenziale, di utilizzare anche le istituzioni borghesi per preparare la futura necessaria rivoluzione sociale.
Oggi sono in pochi a sentire la necessità di un forte cambiamento. Tra costoro il Partito Comunista ha la consapevolezza che una rivoluzione sociale possa attuarsi solo in connessione dialettica con una rivoluzione politica ed economica che conduca il nostro paese fuori dalle strutture imperialiste, strettamente collegate tra loro, della NATO e dell’UE. Lavorare per l’indipendenza nazionale, per la conquista della sovranità nazionale, è un passo necessario per conquistare anche un’effettiva sovranità popolare. Sono ormai diverse le soggettività politiche che hanno compreso questo assunto e l’hanno fatto proprio. La maggior parte di queste organizzazioni ha invece piuttosto idee vaghe sul prosieguo degli eventi e non si pone la questione di come dare concretamente il potere ai lavoratori. Qualunque scenario si immagini, ciò sarà possibile solo dopo aver creato i presupposti realmente democratici di una società caratterizzata dalla sovranità popolare, concetto la cui interpretazione è verosimilmente difforme tra noi e le forze borghesi più progressiste.
Non spetta a noi ragionare ora sulle tempistiche con cui andranno condotti questi passaggi. Questi dipenderanno dai rapporti di forza e dai contesti che ci troveremo ad affrontare. Occorre però tenere a mente che, con la vicenda della guerra, questo è il percorso rivoluzionario possibile e necessario, il quale oltretutto è il solo che rispetti l’internazionalismo proletario.
Il nostro dovere di comunisti ci impone infatti di considerare le conseguenze delle nostre proposte e azioni politiche non solo per il proletariato d’Italia, ma per quello mondiale.
È indubbio che non ci sia niente di più progressivo e utile, da parte di una forza politica comunista, di lavorare oggi alla destrutturazione delle strutture imperialiste occidentali a guida

statunitense. Solo in questa maniera si riusciranno a tutelare i proletari e i popoli di questo paese come del resto del globo.
La coscienza rivoluzionaria non sorge spontaneamente. Il ribellismo, l’individualismo, il radicalismo dei diritti civili, non permettono autonomamente di costruirsi una coscienza rivoluzionaria, anzi presi da soli e slegati dalla scienza del marxismo-leninismo, usati ad arte dalla classe borghese diventano potenti freni conservatori e disciplinanti. L’acquisizione di una vera coscienza rivoluzionaria può passare, oggi più che mai, solo dalla mediazione svolta da un’adeguata organizzazione comunista. Se il proletariato non ha coscienza rivoluzionaria è perché il Partito comunista è debole, e viceversa. La durezza delle condizioni materiali che colpiranno in maniera ancor più forte le classi popolari nei prossimi mesi non creerà automaticamente una coscienza rivoluzionaria, ma sicuramente accentuerà la crisi di consenso delle forze politiche borghesi che attualmente sostengono il governo Draghi. Molti tra coloro che perderanno la fiducia nei confronti di queste forze passeranno al rifiuto della politica o all’appoggio di forze politiche di opposizione. La maggior parte rimarrà inerme e passiva socialmente, ma una minoranza si mobiliterà (come già si è mobilitata con la vicenda del No-green pass) in qualche maniera in quello che si preannuncia essere un nuovo “autunno caldo”.
Il Partito Comunista ha quindi di fronte a sé due strade con cui rimodulare i contenuti del III Congresso:
1) una più comoda e diremmo minimalista che può proseguire il proprio tentativo di radicamento territoriale dopo 13 anni dalla nascita della nostra esperienza come CSP, cercando di superare le censure mediatiche nazionali, di organizzare e coordinare le prossime lotte sociali, inserendo le elezioni come una delle molte vie per far conoscere la propria proposta politica.
2) un’altra più difficile, ma anche più ambiziosa: può scegliere, considerata la gravità della situazione attuale e l’insufficienza della propria forza, di affiancare alle alleanze sociali delle alleanze

politiche, nel tentativo di intercettare il crescente malcontento della classe lavoratrice e del ceto medio proletarizzato nei confronti dell’attuale Governo e delle forze politiche che lo sostengono.
È giudizio di questo organismo dirigente che il cambio di paradigma, verificatosi in particolar modo nell’ultimo anno con la guerra, imponga di portare avanti il secondo percorso, in continuità con quanto già fatto negli ultimi due anni attraverso i percorsi dell’unità dei comunisti e del Comitato 27 febbraio contro il governo Draghi, chiaramente vedendone anche i limiti e quindi sviluppando intelligentemente la nostra capacità dirigente ed egemonica.
Si tratta quindi ora di verificare la possibilità di partire dalle relazioni costruite fino ad ora per allargarle ad altre soggettività in un fronte politico (ed eventualmente anche elettorale) che si ponga l’obiettivo di dare rappresentanza e protagonismo alle classi popolari più disagiate e consapevoli. Tale fronte, per quel che ci riguarda, deve partire dai seguenti punti programmatici minimi e inderogabili:
– uscita dell’Italia dalla NATO, dall’UE e dall’area monetaria dell’euro, recuperando la sovranità nazionale e recuperandone la titolarità popolare
– cessazione immediata di ogni relazione ostile nei confronti della Russia, terminando l’invio di armi all’Ucraina e lavorando ad una soluzione diplomatica del conflitto
– avvio di una serie di riforme sociali ed economiche di struttura, antitetiche al neoliberismo e al potere delle multinazionali, in difesa dell’intero mondo di chi vive del proprio lavoro
– battaglia di libertà con la denuncia della gestione pandemica da covid-19, degenerata in una “dittatura sanitaria” dai caratteri criminali, e consequenziale rilancio della sanità pubblica
– difesa ed espansione di tutti i servizi pubblici fondamentali nell’ambito del cosiddetto Stato Sociale

– difesa, riaffermazione e attuazione dei principi e delle norme previste dalla Costituzione Repubblicana del 1948 ed attualizzazione dei valori della Resistenza sintetizzati nello slogan: “antifascismo oggi è anticapitalismo”.
**
Sulla base di tali indicazioni, il Comitato Centrale conferisce il mandato al Segretario Generale e all’Ufficio Politico di verificare la possibilità di avviare un simile percorso politico, ricordando che tale fronte non può e non deve mettere in discussione l’esistenza e anzi la necessità di rafforzare il Partito Comunista, portando avanti in pari tempo il percorso di radicamento territoriale e di riunificazione politica della classe proletaria e lavoratrice più cosciente. Per fare questo serve una più forte disciplina di partito, che sarebbe eufemistico definire oggi carente in tale contesto.
Chiaramente questa risoluzione integra la parte programmatica del documento della conferenza nazionale politica di organizzazione, in special modo per i temi riguardanti le implementazioni della struttura organizzativa nazionale con i relativi responsabili per i settori fondamentali di attività, a partire da quello del lavoro. In ultimo servirà ribadire la concezione di classe su alcuni diritti civili che vengono messi oggi in discussione nell’Occidente capitalistico.

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In Italia la salute non è tutelata!

In Italia la salute non è tutelata!

Gravi rischi con i respiratori Philips

 

Mentre la Food and Drug Administration negl Stati Uniti inizia a segnalare gravi rischi per la salute dei pazienti che utilizzano i respiratori Philips, contemporaneamente impongono alla multinazionale di trovare una soluzione efficace ed immediata al problema.
In Francia per lo stesso problema, viene richiesto all’azienda di sostituire entro 30 giorni il 75% dei respiratori.
In Italia Draghi invece continua ad inviare armi, senza preouccuparsi più di tanto di prendere di petto la situazione, lasciando ancora una volta la tutela della salute dei cittadini come fanalino di coda nelle priorità del governo dei migliori…
In Italia la salute non è tutelata!
Clicca sull’immagine per vedere il video.

 

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MOBILITAZIONE SABATO 18 GIUGNO

MOBILITAZIONE SABATO 18 GIUGNO

MOBILITAZIONE SABATO 18 GIUGNO
Il nostro appello è rivolto alle forze politiche e sociali, ai lavoratori ed ai cittadini, a chiunque si opponga alla guerra e alle scelte antidemocratiche del governo Draghi e dei partiti che lo sostengono. È urgente realizzare la massima unità e mobilitazione per fermare questa deriva politica, economica e sociale, per difendere la Costituzione, la libertà e il lavoro.
L’aumento vertiginoso dei rischi legati alla guerra avviene in un mondo diviso e conflittuale.
Da una parte c’è il modello unipolare imposto dagli Stati Uniti negli ultimi trent’anni, caratterizzato da una crisi economica permanente e da una politica ingiusta che, nel socializzare le perdite e privatizzare i profitti, ha incrementato le disuguaglianze, la precarietà e la povertà, a esclusivo vantaggio delle oligarchie capitaliste multinazionali, le quali hanno concentrato in poche mani un’enorme ricchezza e un potere illimitato.
Dall’altra è emerso un modello multipolare, che è entrato in rotta di collisione con il blocco euro-atlantico mentre più stati diventano più assertivi sulla propria sovranità e indipendenza, dopo aver fatto leva sulla globalizzazione capitalista per rilanciare le loro economie, allargare il loro stato sociale e rafforzare la loro indipendenza politica.
La risposta occidentale intesa a spegnere qualsiasi nuovo ordine mondiale multipolare è sempre stata una sola, la guerra: Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, fino alla crisi ucraina nel cuore dell’Europa, favorita dall’espansione e dalla minaccia militare nella NATO, dalla piena conversione in istituzione belligerante dell’Unione Europea e dal sostegno sistematico del mondo euroatlantico alle classi dirigenti ultranazionaliste che hanno preso violentemente il potere a partire da Euromaidan.
Le potenze anglosassoni e l’UE, con la complicità di governi subordinati come quello italiano, con il massiccio armamento dell’esercito di Kiev, sono di fatto entrati in guerra contro la Russia, e ora stanno forzando l’opinione pubblica ad accettare un coinvolgimento militare diretto in un conflitto di portata mondiale. Dopo due anni di compressione delle libertà costituzionali e di attacco ai lavoratori con il pretesto dell’emergenza Covid-19, siamo entrati in una fase di stato d’eccezione permanente, caratterizzato dal commissariamento del governo, dall’auto-ammutinamento di gran parte del parlamento e dalla dichiarazione di uno stato di emergenza che prelude alle condizioni di uno stato guerra.
Questo risulta tanto più pericoloso in un momento in cui anche le azioni della Russia si situano in un ordinamento giuridico internazionale profondamente alterato per decenni dall’esercizio da parte di vari paesi del mero diritto di potenza.
Il costo delle sanzioni economiche, la spesa per gli armamenti e il ricorso al debito del Next Generation EU, gravano sulla condizione dei lavoratori italiani, i quali negli ultimi trent’anni, a fronte di un costante aumento del costo della vita in tutta la zona Euro, hanno visto il loro reddito pro capite diminuire costantemente, mentre negli altri paesi europei è sensibilmente aumentato. Questa condizione sociale, già estremamente compromessa dalle politiche economiche imposte dall’UE, a causa della speculazione, delle sanzioni e delle tensioni internazionali, sta precipitando: negli ultimi mesi il costo delle materie prime, delle risorse energetiche e dei beni alimentari ha segnato un aumento complessivo dell’inflazione, che rischia di triplicare il costo della vita per i lavoratori e le loro famiglie, riducendoli in uno stato di povertà assoluta e soggezione totale.
È pertanto necessario e urgente sollevarsi contro il governo Draghi e i suoi vassalli, per spezzare la scelta dell’Italia di subire ogni diktat che matura in seno all’UE e alla NATO, per riconquistare fuori l’asse costituzionale in cui si iscrivono l’indipendenza nazionale e la sovranità popolare, in collisione con le istituzioni sovranazionali che costituiscono l’«Europeismo Reale» diventato dittatura dello spread e sudditanza bellica: per riportare in mani pubbliche tutti quegli asset strategici e i monopoli naturali che, per mezzo delle privatizzazioni, hanno reso più ricchi pochi individui a sfavore di tutti, per garantire il diritto al lavoro e ad un reddito adeguato, per difendere la Costituzione e le libertà democratiche. Per fermare la guerra e costruire la pace! Mobilitazione Nazionale.
Sabato 18 Giugno.
CONTRO LA GUERRA E IL CAROVITA. PER UNA ITALIA INDIPENDENTE DALLE DOPPIE ISTITUZIONI DI BRUXELLES: CON UNA SICUREZZA NON PIÙ INCENTRATA SUI BLOCCHI MILITARI E UN’ECONOMIA NON PIÙ SOGGETTA AL VINCOLO DEI BLOCCHI ECONOMICI. PER UNA ITALIA DEL LAVORO.
Manifestazione a Roma ed in tutti i capoluoghi di regione.
Promotori: ALTERNATIVA, ANCORA ITALIA, PARTITO COMUNISTA, RICONQUISTARE L’ITALIA, Gruppo CAL Alternativa PC IDV Senato, gruppo Alternativa, Comitato No Draghi, Azione Civile, Patria Socialista, SIAmo e altri…
Elenco adesioni e luoghi-orari Città nei prossimi giorni

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