Messaggio di solidarietà al TKP (Turchia)

Messaggio di solidarietà al TKP (Turchia)

Cari compagni,
Il Partito Comunista (Italia) condanna fermamente il pesante attacco contro il quartier generale del TKP (Partito Comunista di Turchia) e i suoi militanti ad Istanbul e Ankara, attacco condotto da provocatori che usurpano e macchiano il nome dei comunisti, probabilmente manipolati dai settori più reazionari della borghesia del governo e della polizia.
Il Partito Comunista (Italia) si schiera al fianco del TKP e riafferma la sua solidarietà internazionalista e proletaria con i comunisti turchi, augurando ai compagni feriti una pronta guarigione e il loro ritorno nelle file del loro partito per continuare la lotta. I provocatori non riusciranno a fermare la nostra lotta! L’internazionalismo proletario contribuirà ad isolarli e sconfiggere loro e i piani dei loro padroni. Lunga vita al TKP! Onore ai militanti feriti per aver difeso il Partito!

Dear comrades,

the Communist Party (Italy) firmly condemns the heavy attacks against TKP headquarters and militants in Istanbul and Ankara, carried out by povocateurs, usurpating and tainting the glorious name of Communists, probably manipulated by the most reactionary sectors of the bourgeois government and police. The Communist Party (Italy) stands alongside the TKP and reaffirms its proletarian solidarity with the Turkish Communists, wishing the injuried comrades a prompt recovery for them to soon rejoin the ranks of their Party to continue the struggle. Provocateurs will not be able to stop our struggle! The proletarian internationalism will contribute to isolate and defeat them and the plans of their masters. Long live the TKP! Honor to the militants, injuried for defending the Party!

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MESSAGGIO DEL PARTITO COMUNISTA PER IL 5° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL FGC

MESSAGGIO DEL PARTITO COMUNISTA PER IL 5° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL FGC

Il Partito Comunista saluta il quinto anniversario della fondazione del Fronte della Gioventù Comunista, con un invito a tutti i militanti a proseguire la lotta con la convinzione e la forza dimostrata in questi anni.

Cinque anni sono pochi di fronte alla storia, ma raramente nel nostro paese, in così poco tempo ed in una condizione tanto sfavorevole e avversa, come quella che viviamo, un’organizzazione comunista è riuscita ad ottenere risultati così positivi come il FGC. Il compito che ha davanti oggi la gioventù comunista non è certo un compito semplice.
Siete chiamati a lottare nel momento storico in cui i rapporti di forza sono più sfavorevoli per la classe operaia e per le masse popolari.

Avete il compito di ricostruire a partire dalle nuove generazioni la coscienza di classe, la consapevolezza della necessità storica di un cambiamento rivoluzionario, di fronte ad un proletariato disgregato, ad una passività imperante tra le masse popolari, ad una forza dell’ideologia borghese che riesce a controllare quasi ogni aspetto del consenso e anche del modo di esprimere il dissenso nelle classi subalterne.

Non è facile oggi dirsi comunisti, anche se in questa fase nulla  è più attuale del comunismo. L’Italia e il mondo che consegniamo alla vostra generazione è di gran lunga peggiore di molte delle aspettative che hanno animato le lotte nel secolo scorso. Nessuno di voi è comunista per moda, come lo sono stati in tanti, che oggi siedono indistintamente nei consigli di amministrazione di grandi società o banche, o ricoprono anche le massime cariche del governo e dell’apparato dello Stato. Ciascuno di voi è comunista per profonda convinzione, non per convenienza. Sa che dalla proprio militanza non verranno prebende o benefici, e che anzi aumenteranno le difficoltà sul posto di lavoro e in ogni aspetto di vita di questa società. L’unico guadagno personale che viene dalla vostra militanza è la convinzione di lottare dalla parte giusta della storia. Questo vi rende veri comunisti.

Essere comunisti – scriveva Che Guevara – non è solo essere pronti al sacrificio nel momento cruciale della lotta, ma contribuire giorno per giorno a costruirne le premesse.Quasi nulla di quanto costruito dei comunisti negli anni è rimasto: mancano le strutture, le risorse, solo il lavoro e la militanza sopperiscono a queste carenze. Lo spirito di sacrificio si somma nella gioventù all’entusiasmo con cui voi, giovani del FGC, affrontate ogni necessità, ogni intralcio per superarlo e conquistare nuovi traguardi.

Già migliaia di giovani in Italia grazie alla vostra azione sono stati strappati alla passività a cui sarebbero indotti dalla società capitalistica; si informano, manifestano interesse per le vostre idee e per la vostra azione, in molti lottano spalla a spalla con voi. Non sono risultati scontati. Se la parte più attiva delle nuove generazioni guarderà al socialismo come alternativa possibile e praticabile a questo modello di sistema sarà grazie all’azione della gioventù comunista.

Le nuove generazioni percepiscono oggi l’ingiustizia di questo modello di sistema. Vivono una vita più precaria, hanno salari minori, il 40% di loro non ha lavoro, mentre i grandi capitalisti si arricchiscono. La sola percezione dell’ingiustizia di questo sistema non è nulla senza una coscienza rivoluzionaria; la storia ha dimostrato anzi che senza un’organizzazione in grado di intercettare, dirigere ed organizzare questo sentimento spesso le classi popolari finiscono preda di fenomeni reazionari e fascisti. A voi il compito di far nascere questa scintilla, di dirigere e costruire l’organizzazione rivoluzionaria di oggi e di domani.

A voi il compito di costruire una coscienza antimperialista, di rafforzare e sostenere la lotta per la pace, contro l’imperialismo, di fronte alle sempre maggiori minacce che vengono dalla competizione tra potenze, per la conquista e la spartizione dei mercati.

Se il nostro Partito – nonostante tutti i limiti che ancora abbiamo – oggi è qui è grazie al contributo della gioventù. Se davanti a noi vediamo un futuro di lotte e di crescita organizzativa e politica, è grazie alla forza della gioventù comunista. Insieme a voi la ricostruzione comunista è più forte.

Viva il Fronte della Gioventù Comunista. Auguri a tutti i compagni per il 5° anniversario della sua fondazione, con la convinzione che tanti altre ricorrenze, tante altre vittorie aspettano la vostra organizzazione.

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Iniziative del Partito Comunista per il G7

Iniziative del Partito Comunista per il G7

Il 27 maggio, in occasione del G7 che si terrà a Taormina il Partito Comunista promuove una mobilitazione di classe e antimperialista. Di seguito le principali iniziative:
– ore 11:00 Convegno Internazionale “G7: Nè terra, nè mare, nè aria per gli imperialisti” con Eduardo Corrales (segreteria politica del PCPE), Sotiris Zarianopoulos (eurodeputato del KKE) e Marco Rizzo (segretario generale Partito Comunista) presso la Sala meeting dell’Assinos Palace Hotel Via Consolare Valeria 33 Giardini Naxos (ME)
– ore15 Corteo spezzone PC e FGC terminal bus di via Dionisio Recanati-Giardini Naxos (ME)

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Intervento di Rizzo all’incontro internazionale di Madrid

Intervento di Rizzo all’incontro internazionale di Madrid

di Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista in Italia.

Da marxisti dobbiamo sempre partire dall’analisi della situazione economica. Alcuni dati ci aiutano a comprendere la crisi in cui si trova oggi il capitalismo internazionale. Quando si realizzò in Francia il primo (allora) G6, nel 1975, la quota di Prodotto Lordo Mondiale dei paesi partecipanti superava il 50% mondiale, oggi il G7 rappresenta una quota di circa il 35-37%. A fronte di ciò abbiamo la conseguente crescita della quota delle cosiddette potenze emergenti, i BRICS – sebbene anch’essi soffrono dal 2006 della crisi data da rallentamento (CINA), frenata (INDIA e RUSSIA) o recessione (BRASILE). In particolare gli investimenti cinesi all’estero sono raddoppiati dal 2011 al 2015 piazzandosi ormai per esempio in Italia al terzo posto per investimenti, ex aequo con la Francia dopo USA e GB (2015). Un secondo dato riguarda la capacità di generare profitti da parte del capitalismo. La crisi economica porta a disinvestire nelle attività “reali” e a investire di più nella pura speculazione finanziaria, creando le “bolle” a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Come insegna Marx, la crisi si genera nel settore produttivo, ma si scarica e si manifesta nel settore finanziario, ma non è quest’ultimo a generare la crisi, che è sempre crisi di sovrapproduzione che diventa crisi di sovraccumulazione.

Dal 2004 al 2016 i principali paesi del G7 hanno aumentato la quota di capitalizzazione di borsa rispetto al PIL, ossia quanta moneta gira in borsa rispetto al prodotto reale. Dopo la crisi del 2009, oggi la situazione è peggiore a quella di prima. La bolla si carica quindi soprattutto nei paesi più forti, mentre i paesi dove la crisi è stata più acuta e ancora non si riesce a venir fuori, come Spagna e Italia, si è più indietro a recuperare la distruzione di capitale del 2009. Come fa il capitalismo a generare profitti sempre crescenti, che devono soddisfare la necessità di valorizzazioni sempre più elevate per capitali in espansione, in una economia che vede incrementi di PIL molto bassi? Questa è la base della crisi irrisolubile in cui si dibatte il capitalismo occidentale. La sua risposta è sempre più arrogante e bellicosa, ma nasconde la crisi mostruosa in cui esso è avviluppato. Ribadiamo però che il militarismo e il bellicismo non è la caratteristica unica dell’imperialismo, ma ne è solo una sua particolare manifestazione.

Gli altri paesi capitalisti, oltre a quelli occidentali, esportatori di capitali e che vivono sempre più la concentrazione monopolistica, sono anch’essi nella fase imperialistica, anche se più o meno sviluppata, e non potrebbe essere diversamente nell’era dell’imperialismo, come ci insegna Lenin. Tutto ciò porta a improvvisi rimescolamenti dei rapporti di forza internazionali nella competizione per l’egemonia economica, politica e strategica e conseguenti riposizionamenti dei paesi all’interno della piramide imperialista, che modificano la politica all’interno e tra le alleanze interstatali imperialiste con la destabilizzazione delle relazioni internazionali. Il capitalismo non è nuovo a questi violenti scossoni. Ricordiamo che essi furono la causa che portò alla Prima Guerra mondiale: crisi e riposizionamento delle alleanze. Le multinazionali hanno la propria rappresentanza nazionale sempre presso un grande stato imperialista. Tra i rimescolamenti assistiamo anche a importanti ricollocazioni internazionali, per esempio la FIAT si è andata a mettere sotto l’ala dell’imperialismo americano, trasferendo la propria sede in Olanda, ma fondendosi con la Chrysler. Quindi è chiaro che le grandi borghesie dei paesi europei traggono grande profitto dal partecipare al banchetto imperialista e non sono affatto “costrette”, ossia questi paesi, tra cui l’Italia, la Spagna, la Grecia, non sono affatto “colonie” di altri imperialismi. Altro discorso va fatto per la piccola e media borghesia di questi paesi. Essa non è uno strato omogeneo. Vi sono settori molto vivaci, soprattutto quelli che hanno una forte propensione all’esportazione o che lavorano con settori dinamici, soprattutto quelli militari; ci sono settori arretrati che subiscono profondamente l’effetto della crisi e, dall’introduzione dell’euro e la pesante deflazione interna che questo ha comportato, non hanno più la possibilità di avvalersi dell’aumento generalizzato dei prezzi. I primi sono ben aggregati al carro imperialista, i secondi invece sono a metà del guado: sognano un impossibile ritorno ai tempi d’oro del passato, come suonano le sirene della destra xenofoba e sovranista e non riescono a percepire il proletariato come la classe di riferimento alleata.

In tutti i paesi la risposta è quella tipica della fase imperialistica dominata dalla crisi economica e la crescente competizione inter-imperialista, cioè approfondendo il processo di concentrazione del capitale e la ricerca di una maggiore competitività a spese della forza lavoro, con politiche di massacro sociale e intensificazione dello sfruttamento, disoccupazione e compressione dei salari e delle pensioni, intensificazione dei ritmi di lavoro e flessibilizzazione e precarizzazione dei rapporti lavorativi, fino al lavoro gratuito, taglio di diritti sociali, impoverimento degli agricoltori e dei settori popolari, una divisione internazionale del lavoro a beneficio del grande capitale e della finanza, taglio delle spese sociali e privatizzazione che limitano sempre più l’accesso delle masse popolari a servizi e diritti fondamentali quali sanità, istruzione, trasporti ecc. mettendoli al servizio dell’accumulazione capitalistica. Dall’altro lato la spesa pubblica viene sempre più indirizzata verso i settori a più alta concentrazione monopolistica: grandi opere inutili e devastanti e spese militari. Queste ultime generano anche enormi profitti per le aziende che lavorano in quel settore, ma i costi che gravano sulle finanze pubbliche sono mostruosi. Se l’export italiano degli armamenti, dopo la flessione del 2011-2014, ha avuto una grande ripresa, superando fino a triplicare il dato del 2011 (grazie alla supercommessa di Eurofighter al Kuwait del 2016 ), di cui allo stato come profitto va una minima parte, le spese militari previste passeranno dal 1,1% gradualmente fino al 2% previsto dalla NATO e recentemente confermato da Gentiloni a Trump; ossia, 16 miliardi a regime ogni anno in più. La guerra imperialistica e i conflitti armati locali, che si sviluppano sul terreno del capitalismo e della competizione interimperialista per le risorse, per le quote di mercato, per le vie di comunicazione, per la nuova spartizione del mondo in base ai nuovi rapporti di forza, economica, politica, militare ecc. che coinvolgono sempre più direttamente le potenze imperialistiche, portano nuovamente l’umanità sul baratro di una guerra mondiale, causando nel frattempo quelle enormi masse di persone costrette a emigrare, strappati dalle loro terre per sfuggire alla guerra, alla distruzione, saccheggio e povertà. L’Italia e la Spagna sono tra le principali terre di approdo di questo flusso, con un Mediterraneo trasformato in gigantesca fossa comune; uomini e donne, bambini, sottoposti alla speculazione affaristica del “viaggio” e della cosiddetta accoglienza, ma soprattutto allo sfruttamento utilizzati per la competizione al ribasso per la compressione di diritti e salari da parte della stessa classe che produce le guerre e le cause della immigrazione.

I governi borghesi perseguono la “gestione dei flussi migratori”, che sarà all’odg del prossimo G7 di Taormina, ossia la spartizione delle quote nella misura adeguata all’accumulazione capitalistica e dei profitti dei monopoli, e sulla generazione del conflitto orizzontale interno cioè alla classe degli sfruttati, con razzismo, marginalizzazione ecc. sul quale alimentare la macchina di guerra, sfruttamento e repressione. I nostri paesi, Italia e Spagna, e in particolare regioni martoriate da basi militari e militarizzazione del territorio, come la Sicilia e il sud Europa, ridotte a deserto produttivo e piattaforme di guerra strategica nel Mediterraneo per le potenze del G7, dell’Ue e della NATO. La risposta dei comunisti a tutto questo non può essere né il buonismo della finta sinistra innocua per il capitalismo, né la risposta sovranista della destra. Entrambe queste soluzioni sostanzialmente favoriscono il grande capitale. La massa di profughi (non migranti!) che si abbatte sui nostri paesi in conseguenza delle guerre imperialiste che sono state scatenatoe nei loro, costituisce quell’esercito salariato di riserva di cui Marx faceva cenno e di cui il capitale non può fare a meno. È l’ariete con cui si abbattono i residui diritti dei lavoratori europei. La risposta giusta però non è la guerra tra poveri che favorisce il capitale, ma l’alleanza tra gli sfruttati: bianchi e neri, giovani e vecchi, donne e uomini. UGUALE SALARIO A UGUALE LAVORO, salario minimo garantito per tutti.Non salario sociale, che riduce il proletario a un plebeo che non ha né classe né dignità, ma ridare forza al lavoro e ai lavoratori, uniti contro il capitale. Solo l’unità dei lavoratori, di tutti i lavoratori uniti contro il capitale, può superare le contraddizioni, le oppressioni che affliggono questa società.

La stessa critica va mossa a proposito della soluzione alla crisi economica e finanziaria che specularmente propongono sia la sinistra riformista, fiancheggiatrice del capitalismo, che la destra, espressione della borghesia più retriva: non un impensabile “riforma” dell’UE, non solo un’uscita dall’euro ma uscita dall’UE, dalla NATO e da tutti i conglomerati imperialistici, con la immediata nazionalizzazione delle banche, del commercio con l’estero e dei principali mezzi di produzione con affidamento ai lavoratori. Una società a misura di chi produce la ricchezza e non di chi la sperpera. Oggi le risorse tecniche e produttive potrebbero far stare meglio tutti, europei e non, ma è solo la necessità di produrre per il profitto che genera miseria. Una volta la miseria era generata dalla carestia, oggi sotto il capitalismo la miseria è generata dalla abbondanza. Agli inizi dell’Ottocento la risposta degli operai disperati per l’introduzione delle nuove macchine, che toglievano loro il lavoro, era distruggerle, era la risposta di una classe che non era ancora classe cosciente e armata della propria scienza, il marxismo. Oggi la classe operaia ha una scienza – filosofica, politica ed economica – che si chiama marxismo-leninismo: è il socialismo scientifico del XX secolo, che resta valido ed attuale nel XXI, e che dà l’unica risposta che è riuscita a battere e far paura al capitalismo negli ultimi cento anni, dall’Ottobre a oggi, la rivoluzione proletaria e l’edificazione del socialismo, basato sull’economia pianificata centralizzata e guidata e diretta dalla classe operaia.

Per questi motivi il nostro incontro oggi prosegue idealmente sabato prossimo a Taormina dove il 27 maggio avremo una importante iniziativa internazionale del nostro Partito, col KKE con l’eurodeputato Zarianopoulos e col compagno Carrelas della vostra segreteria politica come PCPE. Nello stesso luogo, nelle stesse ore in cui i capi dei Paesi del G7 si riuniranno anche noi lo faremo per dire no all’imperialismo contro l’UE, la NATO, il capitalismo, per il potere dei lavoratori e il socialismo. Appunto come recita lo slogan di convocazione di questo incontro: Ne’ terra, né mare, ne’ aria per gli imperialisti!

In ultimo volevo parlare della solidarieta’ internazionalista in questo momento cosi cruciale per il PCPE. Piu’ di trent’anni fa ero al Montjuic a Barcellona, correva il 1986. Ero giovane membro della direzione provinciale del PCI di Torino, nella corrente “filosovietica” di Armando Cossutta. Andammo a montare uno stand per Interstampa (rivista che si batteva contro l’eurocomunismo) alla Festa di Avant, il giornale del PCC, il Partito dei Comunisti di Catalunya, collegato al nascente PCPE che dal 1984 si era staccato dall’eurocomunista PCE di Carrillo e Iglesias. Il caso volle che in aereo incontrassi Piero Fassino, futuro segretario del PDS, poi Ministro e Sindaco di Torino, allora Segretario della Federazione di Torino del PCI che mal sopportava la nostra attivita’ di solidarieta’ internazionalista. Anche lui era diretto a Barcellona, ma ad un’altra festa: quella del PSUC, il Partito Socialista Unificato di Catalunya, affiliato al PCE carrillista. Biasimò la mia contemporanea presenza nella citta’ catalana e fu ‘gentilmente’ mandato a quel paese..(capito’ altre volte, non solo in quel periodo).

Conobbi decine di compagni tra cui Juan Ramos Camarero (segretario prima del PCC e poi del PCPE), Maria Pera Lizandara (segretario del PCC), Ignacio Gallego (anch’esso segretario del PCPE, rientrato poi nel PCE) Juan Tafalla (direttore di Avant), Arturo Obach e tanti altri. In quella grande festa comunista feci il mio primo intervento nel mio improbabile “spagnolo” (che ancora oggi non ha subito miglioramento alcuno) davanti ad una grande folla di Comunisti, nonché agli ambasciatori dei Paesi Socialisti. Il PCC ed il PCPE erano allora riconosciuti dall’ URSS (anche se da li’ a pochissimo il traditore Gorbacev interruppe ogni rapporto coi marxisti-leninisti in Spagna, Italia ed in ogni dove). Ho sempre amato la Spagna, la sua storia, dalla Guerra Civile ai giorni nostri. Se mi chiedessero dove andare a vivere, dopo l’Italia, sceglierei senza esitazioni la Spagna, dall’Andalusia alla Galuzia, da Barcellona a Madrid per arrivare fino ai Paesi Baschi…

Forse anche per questo ho seguito con la massima attenzione la storia dei comunisti spagnoli ed in particolar modo quella del nostro Partito Fratello, il PCPE. Non mi dilungo sui ricordi per arrivare subito all’ultimo congresso, il Decimo, che si è svolto lo scorso anno a Madrid, e che mi ha visto onoratissimo ospite. Nella mia vita politica ho fatto decine di congressi. Per necessita’ (di coerenza all’ideale comunista) sono stato costretto ad esser attore e promotore di ricostruzioni e di fratture e posso quindi considerarmi un discreto esperto di “meteorologia congressuale”… Ebbene in quel congresso, oltre ad una presenza maggioritaria di interventi nel solco chiaro della linea marxista-leninista, ho avuto la sensazione netta di trovarmi di fronte anche alle forme eclettiche dell’eurocomunismo che ben abbiamo conosciuto in questi anni di battaglia ideologica e politica contro il revisionismo e l’opportunismo impersonati da dirigenti come Carmelo Suarez e Julio Diaz.

Ritengo sempre necessaria la lotta ideologica e politica all’interno di un PARTITO COMUNISTA, proprio per non lasciare spazio a processi di revisione ed opportunismo. Lo dico sempre in Italia, ma mi permetto di dirlo anche ai compagni fratelli del PCPE e di ogni altro partito comunista: – il punto centrale della nostra lotta è e deve restare il conflitto tra capitale e lavoro; ogni altro “diversivo” non fa altro che ritardare la presa del potere politico da parte del proletariato (che oggi è stragrande maggioranza nel popolo). Pensare che possa esserci una “supremazia” dei cosiddetti diritti civili rispetto a quelli sociali significherebbe “far girare al contrario” l’orologio della storia.

Anteporre le pur importanti conquiste borghesi per i diritti individuali della RIvoluzione Francese a quelle strategiche per i diritti sociali della Rivoluzione Sovietica è e sarebbe un errore esiziale per chi vuole definirsi oggi comunista. Continuo ricordando la «superiorita’» della presenza del Partito Comunista rispetto a quella dei movimenti, di tutti i movimenti. I movimenti vanno e vengono, il Partito resta! Infine un dato storico ed ideologico che ritengo simile ad una “prova” di fedelta’ agli ideali bolscevici: la questione su Stalin. Diffidate di chi denigra o anche solo dimentica la figura del continuatore dell’opera di Lenin, di chi ha saputo costruire il Socialismo in URSS e battere il mostro nazista. Da quando e’ stato fondato il nostro Partito in Italia, la tessera comunista ha tra le effigi Marx, Engels, Lenin e appunto Stalin. Quando e se quell’immagine fosse tolta sarebbe un chiaro segno di sconfitta. Non e’ fallito il Socialismo, e’ fallita la sua revisione, da Kruscev a Gorbacev. Credo che queste mie semplici considerazioni siano alla base delle scelte obbligate della stragrande maggioranza dei militanti del PCPE, con l’appoggio dell’intera organizzazione dei Collettivi della Gioventu’ Comunista, che hanno scelto come Segretario Generale il compagno e fratello Astor Garcia. Dall’Italia, a nome dell’intero Partito Comunista e mio personale, porto qui il nostro saluto e la nostra solidarietà internazionalista.

W il PCPE!

W i CJC!

W l’internazionalismo proletario!

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Sullo scontro in atto nel PCPE

Sullo scontro in atto nel PCPE

I recenti sviluppi dello scontro interno al PCPE e le ultime posizioni assunte dalla frazione Suarez – Diaz, ci costringono a prendere una posizione pubblica.

Continuiamo a ritenere che la questione sia un fatto interno al PCPE, partito fratello di cui rispettiamo l’autonomia, ma il tentativo di coinvolgere l’Iniziativa Comunista Europea e, addirittura, Solidnet, posto in atto da Carmelo Suarez, Julio Diaz e quanti ne condividono la linea, che hanno esternalizzato lo scontro per determinare una presa di posizione in loro favore da parte dei Partiti Comunisti fratelli su un problema, serio ma tutto interno al PCPE, impone di fare chiarezza.

E’, per altro, normale che all’interno di un Partito Comunista, in determinati periodi storici, vi possa essere uno scontro, anche duro, tra posizioni e linee politiche diverse. Nel caso del PCPE, lo scivolamento del gruppo facente capo a Suarez e Diaz verso posizioni eclettiche, movimentiste, talvolta con degenerazioni trotzkiste, imposte al corpo del Partito a colpi di espulsioni e forzature statutarie, hanno provocato il distacco di una consistente parte di militanti e della totalità dei CJC (Collettivi della Gioventù Comunista), aggregatisi intorno ad un nuovo gruppo dirigente che ha espresso Astor Garcia come segretario generale.

Le separazioni sono sempre dolorose, ma – come ci insegna Lenin – a volte sono inevitabili o addirittura necessarie.

Ciò che non possiamo in alcun modo accettare sono le accuse, i ricatti e gli insulti, da parte della frazione Suarez – Diaz, a quei Partiti che, nell’esercizio della propria autonomia, hanno scelto di schierarsi e sostenere la componente del PCPE di Astor Garcia, le cui posizioni hanno percepito come più affini e coerenti. Suarez e Diaz sono giunti fino al punto di attribuire al KKE un disegno complottista per spaccare il PCPE. Il KKE non ha certo bisogno della nostra difesa per smentire quest’accusa delirante. Ci preme sottolineare, tuttavia, oltre alla comprovata, prudente linea di non ingerenza dei compagni greci, che ciascun Partito, all’interno del Movimento Comunista Internazionale, è libero di esercitare una critica delle posizioni che non condivide e di scegliere, in piena autonomia, “da che parte stare”, senza essere per questo accusato di ingerenze negli affari interni di un altro Partito.

Noi continuiamo a ritenere che questa questione non debba essere fatta pesare, in modo ricattatorio, sull’Iniziativa Comunista Europea. Per le finalità che essa si propone e in base alla sua Carta Costitutiva, ne possono fare parte entrambe le rappresentanze del PCPE, mentre il sostegno a questa o quella sua componente è un problema di rapporti  bilaterali tra partiti. Questa proposta di compromesso, votata all’unanimità dalla Segreteria dell’Iniziativa, è stata dimostrativamente respinta da Julio Diaz, del quale non possiamo non stigmatizzare il comportamento ostile e sprezzante, tenuto in occasione dell’evento, promosso dall’Iniziativa a Berlino in occasione del 72° Anniversario della Grande Vittoria sul nazifascismo: oltre a non avere partecipato al programma di lavoro, evidenziando poca considerazione per gli altri Partiti presenti, non ha neppure reso omaggio ai caduti dell’Armata Rossa, mostrando nessun rispetto per il loro sacrificio.

Per noi non è determinante sapere quale componente è numericamente più consistente. Ci interessa l’aspetto qualitativo, cioè la coerenza marxista-leninista, l’internazionalismo proletario nei fatti, la comunanza delle posizioni ideologiche e politiche rivoluzionarie. Per questo scegliamo, in piena autonomia, di appoggiare e sostenere il PCPE di Astor Garcia, con la gioventù comunista di Spagna, con i dirigenti e i militanti che vogliono continuare a costruire il partito rivoluzionario della classe operaia spagnola, senza arretramenti e tentennamenti.

Auguriamo al compagno Astor Garcia e a quanti ne condividono l’impegno, successi e vittorie nella lotta per il potere operaio e il Socialismo-Comunismo.

 L’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista (Italia)

Roma, 15 maggio 2017

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Per il 72° anniversario della vittoria antifascista dei popoli

Per il 72° anniversario della vittoria antifascista dei popoli

Cari compagni,

il Partito Comunista (Italia) saluta calorosamente i partecipanti a questo evento e ringrazia le sezioni tedesche del Partito Comunista di Grecia (KKE) e del Partito Comunista di Turchia (TKP) che lo hanno organizzato.

Settantadue anni fa, in questi giorni, l’Unione Sovietica, sotto la guida di Stalin e del Partito Comunista, rompeva definitivamente la spina dorsale del nazifascismo, ponendo fine alla sua mostruosità e alla guerra con una gloriosa vittoria, che dimostrava una volta per tutte la superiorità del Socialismo, dell’organizzazione dello stato proletario e della sua capacità di mobilitare le più nobili energie del popolo, rispetto alla barbarie imperialista. Grazie all’Armata Rossa e alla coraggiosa lotta dei comunisti e dei partigiani in ogni paese, furono create le democrazie popolari dell’Europa Orientale, estendendo l’esperienza della costruzione del Socialismo ai paesi liberati.

Dopo settantadue anni, le tante conquiste, derivate da questa grande vittoria dei popoli, sono state cancellate dalla temporanea affermazione della controrivoluzione in URSS e negli altri Paesi Socialisti. La restaurazione del capitalismo e del regime borghese hanno comportato pesanti conseguenze per i lavoratori e i popoli, non soltanto negli ex paesi socialisti dell’Europa dell’est, ma anche nell’Europa Occidentale. Il livello di vita della classe operaia e dei ceti popolari poveri sono stati drasticamente ridotti, i loro diritti quasi completamente cancellati. Ovunque disoccupazione, precarietà e povertà affliggono la condizione della classe operaia e crescono, a causa sia della crisi capitalistica, che della sua gestione. La crisi e la ristrutturazione capitalistica colpiscono anche la piccola borghesia, che subisce un processo di rapido impoverimento. Sembrerebbero sussistere tutte le condizioni oggettive di una crisi rivoluzionaria. Purtroppo, sono le condizioni soggettive per una rivoluzione che ancora mancano, a causa della persistente debolezza politica del movimento operaio nella maggior parte dei paesi e della diffusione di posizioni ideologiche opportuniste e antiscientifiche in diversi Partiti Comunisti.

La storia ci insegna che il fascismo nasce e si sviluppa in condizioni di crisi rivoluzionaria, quando il partito della classe operaia non è abbastanza forte da condurre la crisi ad uno sbocco rivoluzionario. Il fascismo è lo strumento che la borghesia capitalistica usa per colpire il movimento operaio, per scongiurare la rivoluzione e trasformare lo stato di cose corrente in una fase controrivoluzionaria. Il fascismo rappresenta una forma di continuità dello stato borghese in particolari condizioni storiche, è la forma che la dittatura borghese assume in alternativa alla democrazia borghese, quando quest’ultima non è più capace di impedire la rivoluzione e di assicurare la ristrutturazione capitalistica. Rispetto allo stato borghese “democratico” e al suo apparato repressivo, il fascismo non ha inventato nulla di nuovo, se non una nuova forma di organizzazione della piccola borghesia, ceto sociale estremamente instabile politicamente, sfruttando le sue paure e il suo malcontento di fronte alla crisi e usandola come massa d’urto.

Oggi osserviamo questo fenomeno in diversi paesi europei, dove organizzazioni reazionarie e, a volte, apertamente fasciste, stanno rapidamente diffondendosi, ad esempio Alba Dorata in Grecia, Alternativa in Germania, Lega Nord in Italia, Front National in Francia, ecc., coagulando e organizzando piccola borghesia e elementi sottoproletari sulla base dell’odio razzista contro gli immigrati, del nazionalismo, dello sciovinismo e dell’anticomunismo, spesso usando slogan rubati al vocabolario del movimento operaio.

L’Unione Europea ha una grande responsabilità per il rischio di diffusione del fascismo.

La sua sistematica falsificazione della storia recente, che nega le realizzazioni del Socialismo e il ruolo decisivo dell’Unione Sovietica e del movimento partigiano nella liberazione dell’Europa dal nazifascismo, mettendo sullo stesso piano Comunismo e fascismo, sta spianando la strada ideologica a cambiamenti politici reazionari. In alcuni paesi si stanno portando avanti tentativi di modifiche costituzionali autoritarie che comportano impedimenti alla partecipazione dei Partiti Comunisti e Operai alle elezioni. In alcuni paesi dell’Europa Orientale, i Partiti Comunisti sono, o stanno per essere, dichiarati fuorilegge, i loro simboli, le loro bandiere, la loro propaganda sono, o stanno per essere, vietati. I loro militanti subiscono repressioni politiche, procedimenti penali per reati d’opinione e anche aggressioni fisiche da parte delle bande fasciste, tollerate dai governi e protette dalla polizia. In Ucraina, i criminali di guerra nazionalisti, che avevano collaborato con gli invasori nazisti, sono stati riabilitati come eroi nazionali, mentre gli elementi fascisti al potere continuano ad alimentare la guerra in Donbass con l’aperto sostegno dell’Unione Europea.

I Comunisti devono denunciare la responsabilità dell’Unione Europea e opporsi fortemente a questi sviluppi, chiamando i lavoratori e i popoli ad mobilitarsi ed essere vigilanti contro ogni rigurgito fascista. Al tempo stesso, dobbiamo evitare di cadere nella trappola delle alleanze “antifasciste” sotto l’egemonia dei partiti borghesi. Il fascismo non è un errore della storia, dovuto alla follia di questo o quel dittatore, come argomenta la propaganda dell’Unione Europea. Come definito dal VII Congresso dell’Internazionale Comunista, il fascismo è l’aperta dittatura terroristica della parte più reazionaria del capitale finanziario, è, pertanto, un prodotto del capitalismo.

Per sconfiggere definitivamente il fascismo e il rischio di un suo ritorno, dobbiamo distruggere il grembo che periodicamente lo genera, cioè abbattere il capitalismo e instaurare il Socialismo. Le alleanze politiche “antifasciste” per difendere la democrazia borghese sono, invece, uno strumento per distrarre la classe operaia da questo obiettivo e portano alla conservazione dello status quo in favore del capitale.

Cari compagni, oggi siamo qui per onorare la memoria dei soldati e degli ufficiali dell’Armata Rossa, dei partigiani e degli antifascisti che hanno sacrificato le loro giovani vite per la libertà e per il popolo. La propaganda dell’Unione Europea e la posizione dei partiti socialdemocratici e opportunisti di “sinistra” offendono ancora una volta la loro memoria e falsificano la storia, quando cercano di ridurre quella epica lotta a una questione di sola liberazione nazionale. Il vero intento di quei combattenti che hanno sconfitto il fascismo nel 1945, non era soltanto la liberazione nazionale dei loro paesi, ma era, anche e soprattutto, la liberazione sociale dei loro popoli dal capitalismo, dal sistema di sfruttamento che aveva generato il fascismo, affinché questo non potesse mai più risorgere. Il miglior modo per commemorare quegli eroi è continuare la loro lotta fino alla vittoria finale contro l’imperialismo e il capitale. Noi abbiamo ragione e la vittoria sarà nostra!

VIVA LA GRANDE VITTORIA!

VIVA L’ARMATA ROSSA!

GLORIA ETERNA A COLORO CHE HANNO SCONFITTO IL FASCISMO!

Berlino, 7 maggio 2017

 

intervento di Guido Ricci, responsabile esteri del Partito Comunista a Berlino in occasione della riunione dell’Iniziativa dei Partiti Comunisti e Operai d’Europa organizzata per la ricorrenza.

 

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MUSTILLO (PC): «GRAMSCI SI RIVOLTA NELLA TOMBA A SENTIRE OMAGGI DEL PD».

MUSTILLO (PC): «GRAMSCI SI RIVOLTA NELLA TOMBA A SENTIRE OMAGGI DEL PD».

«Antonio Gramsci si rivolta nella tomba a sentire gli omaggi ipocriti che vengono tributati da esponenti del PD e dalle forze della cosiddetta sinistra che sono responsabili dell’attacco ai diritti dei lavoratori, della presenza dell’Italia nella Nato, delle politiche antipopolari volute dalla UE» Così Alessandro Mustillo, della segreteria nazionale del Partito Comunista, rendendo omaggio alle ceneri di Gramsci nell’ottantesimo anniversario della sua morte. «Gramsci non era uomo per tutte le stagioni, era un comunista, voleva la rivoluzione socialista. Chi oggi tenta di addomesticarlo per propri usi e consumi, trasformarlo in un semplice democratico non fa onore a Gramsci, e non fa onore alla sua onestà intellettuale. Gente che è al governo farebbe bene a tacere e a non tirare Gramsci per la giacchetta. Per fortuna – conclude la nota – centinaia di giovani stanno rendendo omaggio a Gramsci in queste ore, e a lui guardano nella lotta di ogni giorno contro gli ipocriti e i falsificatori del PD».

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Solidarietà con il Partito Comunista del Venezuela

Solidarietà con il Partito Comunista del Venezuela

Il Partito Comunista (Italia) denuncia il tentativo del Consiglio Nazionale Elettorale del Venezuela di Costringere il Partito Comunista del Venezuela (PCV) a rivelare la lista dei suoi membri sotto la minaccia di messa fuori legge in base alla “Legge sui partiti politici, i raduni e le manifestazioni pubbliche”, imposta nel 1965 dal regime reazionario e poliziesco betancourtista.
Il tentativo di riesumare questa legge fascista fuori dal tempo è privo di ogni fondamento giuridico, essendo in evidente contrasto con la Costituzione del 1999, di cui viola i principi basilari e lo spirito democratico, ma è parte di un più vasto piano degli imperialisti per cancellare definitivamente le conquiste della Rivoluzione Bolivariana, guidata dal Comandante Hugo Chavez e ristabilire il proprio totale controllo e sfruttamento delle ingenti risorse del paese, in un momento, in cui le contraddizioni dello sviluppo capitalistico lo hanno precipitato in una grave crisi economica che colpisce drammaticamente la classe operaia e il popolo del Venezuela.
Obbedendo alla pretese dell’imperialismo e portando avanti i suoi piani, la borghesia nazionale venezuelana sta nuovamente alzando la testa e cerca di colpire il più coerente e inflessibile difensore dei diritti del popolo, il PCV, avanguardia rivoluzionaria della classe operaia del Venezuela, con una provocatoria richiesta che potrebbe determinarne la messa fuori legge.
Ci rivolgiamo al Governo e alla Camera Costituzionale della Suprema Corte di Giustizia del Venezuela, affinché non si assumano la grave responsabilità di rendersi complici di un tale tentativo reazionario, indegno di un paese democratico e li inviatiamo a fare tutto il possibile per fermare questo attacco al PCV e alla Costituzione democratica del Venezuela Bolivariano.
Noi, il Partito Comunista (Italia), esprimiamo al Partito Comunista del Venezuela la nostra fraterna solidarietà militante e pieno sostegno della giusta decisione di non rivelare la lista degli iscritti, mentre chiamiamo la gioventù e i lavoratori italiani a sostenere la lotta rivoluzionaria del PCV contro l’aggressione imperialista e i suoi alleati interni, per il potere operaio, per il Socialismo.
ESTENDERE ULTERIORMENTE LA LOTTA PER LA SCONFITTA FINALE DEL CAPITALISMO IN
VENEZUELA!
VIVA IL PARTITO COMUNISTA DEL VENEZUELA!
L’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista (Italia)
Roma, 8 aprile 2017

* La lettera è stata trasmessa anche all’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia a seguito di un incontro con il SG Marco Rizzo

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SUGLI SVILUPPI DELLA SITUAZIONE COREANA.

SUGLI SVILUPPI DELLA SITUAZIONE COREANA.

Il Partito Comunista esprime la propria preoccupazione per i recenti sviluppi della situazione in Asia ed in particolare per le dichiarazioni del presidente statunitense Trump e dei settori governativi americani. Le affermazioni bellicose degli USA rappresentano una seria minaccia alla pace nella regione e in generale un inasprimento delle tensioni tra potenze a livello globale.

La Corea del Nord non rappresenta alcuna minaccia per la pace mondiale, come gli imperialisti vogliono far credere, preparando il terreno a futuri possibili sviluppi nella direzione di un conflitto. Il Partito Comunista è da sempre schierato per una soluzione alla questione nucleare nell’ottica della riduzione degli armamenti a condizione di reciprocità. In relazione alla penisola coreana gli Stati Uniti hanno sempre rifiutato tale possibilità, riducendo le loro richieste ad atti unilaterali, come tali inaccettabili. Gli Stati Uniti hanno sempre rifiutato un trattato di pace con la Corea, lasciando che ancora oggi la situazione della penisola si regga su un semplice “cessate il fuoco” e preferendo continuare ad inviare proprie truppe nel sud della penisola, introducendo armamenti, e incrementando le attività militari congiunte e le esercitazioni nei pressi del confine. Per tale ragione il PC ha sempre manifestato la propria solidarietà internazionalista al Partito del Lavoro di Corea e al governo del Paese, solidarietà che riafferma in queste ore difficili.

La crisi capitalistica, lo scontro tra potenze per il controllo dei mercati, produce la possibilità di conflitti su scala sempre più vasta, come unico strumento di uscita dalla crisi per il capitale. In questo momento la situazione della Corea si sommerebbe a quanto sta già accadendo in medio oriente, ed in particolare in Siria e anche sul terreno europeo in Ucraina. L’incremento dello scontro imperialista rischia di trascinare l’umanità sull’orlo della catastrofe per gli interessi dei grandi monopoli, degli stati e delle alleanze internazionali che li sostengono. Sbaglia chi ritiene che dal conflitto, e dalla coesistenza multipolare di queste potenze possa scaturire un equilibrio di pace duraturo. Sbaglia chi ha riposto le speranze della pace mondiale in un mero cambio di “fazione” al vertice del governo degli Stati Uniti, dimenticando che la natura imperialista di un Paese non può mutare per un semplice cambio di partito al governo.

Solo la mobilitazione popolare, l’organizzazione dei lavoratori per il rifiuto della guerra imperialista può impedire il precipitare degli eventi e costituire l’opposizione popolare alle politiche imperialiste. Il PC riaffermando la propria solidarietà ai compagni coreani, seguendo con attenzione gli sviluppi della situazione, chiama i lavoratori e la gioventù alla vigilanza e alla lotta contro i piani degli imperialisti. Non bisogna cadere nella trappola della “guerra giusta” della lotta contro “chi minaccia la pace” come elemento di legittimazione delle azioni imperialiste, terreno preparato da tempo dai media. Abbiamo imparato a conoscere queste menzogne in questi anni. La classe operaia e gli strati popolari non hanno nulla da guadagnare da una guerra imperialista, tutta l’umanità ha da perdere dall’acuirsi dei conflitti, da un’eventuale aggressione imperialista alla Corea del Nord.

NO ALLA GUERRA IMPERIALISTA!

SOLIDARIETA’ CON LA REPUBBLICA DEMOCRATICA POPOLARE DI COREA!

Ufficio Politico Partito Comunista

Roma 14/04/2017

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Contro la guerra imperialista in Siria

Contro la guerra imperialista in Siria

Oggi a Roma presidio del Partito Comunista e del Fronte della Gioventù Comunista – FGC contro la guerra imperialista in #Siria. Dal Colosseo, una prima risposta immediata dei comunisti all’aggressione militare statunitense di ieri notte; un luogo scelto simbolicamente per dimostrare che dall’Italia esiste una risposta diversa da quella del Governo Gentiloni, che ha immediatamente dichiarato sostegno all’intervento militare diretto degli USA. È indispensabile che questa voce non resti limitata a circoli militanti, ma sia fatta propria dai lavoratori e dalla gioventù delle classi popolari del nostro paese, che da questa guerra voluta dalle multinazionali, dai grandi monopoli dell’energia e degli idrocarburi, non hanno nulla da guadagnare. Non una base, non un soldato per la guerra dei padroni! https://www.facebook.com/ilpartitocomunista/posts/1570313789669826

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GLI AMERICANI ATTACCANO LA SIRIA. L’ISIS RINGRAZIA

GLI AMERICANI ATTACCANO LA SIRIA. L’ISIS RINGRAZIA

Dichiarazione di Marco Rizzo, Segretario del PARTITO COMUNISTA:  #attacco USA alla Siria. Trump o non Trump, l’imperialismo americano è lo stesso. Il copione e’ sempre quello, da Timisoara alle “armi di distruzione di massa” inesistenti in Irak: si provoca un fatto artato, l’apparato mediatico capitalistico lo propaganda, i popoli si “bevono” la notizia e l’attacco imperialista si scatena. Tutto questo accade mentre la sinistra e l’antipolitica del M5s  tacciono o sono complici. Ora l’Isis ringraziera’ e si rafforzera’ negli attacchi alle capitali europee. Purtroppo saranno sempre le popolazioni a pagare. Serve una grande mobilitazione, principalmente di controinformazione e di verita’. Fuori l’Italia dalla Nato! Fuori la Nato dall’Italia! Via le bombe atomiche americane dal nostro Paese! https://www.facebook.com/ilpartitocomunista/posts/1569612189739986:0

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