L’INFLAZIONE CRESCE, GLI STIPENDI DIMINUISCONO L’inflazione in Italia tocca picchi mai registrati dal 1984, mentre gli stipendi rimangono sempre uguali o addirittura diminuiscono. Nel mese di ottobre l’inflazione ha registrato un aumento del 3,4% su base mensile raggiungendo l’11,8% su base annua,”È necessario risalire a giugno 1983, quando registrarono una variazione tendenziale del +13%, per trovare una crescita su base annua dei prezzi del ‘carrello della spesa’ superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 (quando fu +11,9%), a quel tempo però la “scala mobile” permetteva ai lavoratori di non perdere totalmente il loro potere d’acquisto. Insieme all’inflazione sempre crescente e alla difficoltà sempre maggiore dei cittadini nell’arrivare a fine mese bisogna anche ricordare che gli stipendi in Italia sono diminuiti del 3% rispetto al 1990. La forte accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve soprattutto ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +44,5% di settembre a +71,1%) sia regolamentati (da +47,7% a +51,6%) sia non regolamentati (da +41,2% a +79,4%), e in misura minore ai prezzi dei Beni alimentari (da +11,4% a +13,1%), sia lavorati (da +11,4% a +13,3%) sia non lavorati (da +11% a +12,9%), e degli Altri beni (da +4% a +4,6%). Rallentano invece i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,7% di settembre a +5,2%). In tutto questo il governo sembra non voler prendere provvedimenti verso una crisi economica e sopratutto sociale che ha investito tutto il paese e che rischia di generare milioni di nuovi poveri. Pare che al governo interessi solo il benessere dei ricchi, dimenticandosi completamente dei lavoratori e di chi realmente vive questo Paese.


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L’INFLAZIONE CRESCE, GLI STIPENDI DIMINUISCONO

L’inflazione in Italia tocca picchi mai registrati dal 1984, mentre gli stipendi rimangono sempre uguali o addirittura diminuiscono.
Nel mese di ottobre l’inflazione ha registrato un aumento del 3,4% su base mensile raggiungendo l’11,8% su base annua,”È necessario risalire a giugno 1983, quando registrarono una variazione tendenziale del +13%, per trovare una crescita su base annua dei prezzi del ‘carrello della spesa’ superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 (quando fu +11,9%), a quel tempo però la “scala mobile” permetteva ai lavoratori di non perdere totalmente il loro potere d’acquisto.
Insieme all’inflazione sempre crescente e alla difficoltà sempre maggiore dei cittadini nell’arrivare a fine mese bisogna anche ricordare che gli stipendi in Italia sono diminuiti del 3% rispetto al 1990.

La forte accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve soprattutto ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +44,5% di settembre a +71,1%) sia regolamentati (da +47,7% a +51,6%) sia non regolamentati (da +41,2% a +79,4%), e in misura minore ai prezzi dei Beni alimentari (da +11,4% a +13,1%), sia lavorati (da +11,4% a +13,3%) sia non lavorati (da +11% a +12,9%), e degli Altri beni (da +4% a +4,6%). Rallentano invece i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,7% di settembre a +5,2%).

In tutto questo il governo sembra non voler prendere provvedimenti verso una crisi economica e sopratutto sociale che ha investito tutto il paese e che rischia di generare milioni di nuovi poveri. Pare che al governo interessi solo il benessere dei ricchi, dimenticandosi completamente dei lavoratori e di chi realmente vive questo Paese.

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DI MAIO SI RICICLA Il pensiero di Di Maio da quando ha vinto la lotteria delle parlamentarie è sempre stato solo uno: rimanere attaccato alla poltrona. Qualsiasi poltrona gli sarebbe stata bene come ha dimostrato ampiamente durante tutto il suo periodo in parlamento, dicendo tutto e il contrario di tutto, passando da essere contro l’UE ad esserne poi un fervente sostenitore, alleandosi prima con la Lega poi con il PD per finire addirittura nella stessa coalizione alle ultime elezioni. Il tutto per “salvare la sua poltrona”. Adesso l’ex ministro degli esteri è riuscito a riciclarsi ancora una volta, andando a lavorare per quella Unione Europea che fino a pochi anni fa tanto disprezzava, andando inoltre a guadagnare cifre altissime con un ruolo di rililevo, infatti andrà a guadagnare Dodicimila euro netti al mese, con tassazione agevolata Ue e copertura di tutte le spese, e poi status di diplomatico con relativo passaporto e immunità. L’ex ministro degli Esteri sarà nominato inviato speciale dell’Unione europea nel Golfo Persico. La candidatura a inviato speciale Ue dell’ex ministro degli Esteri è stata proposta proprio dal governo italiano. E diverse fonti confermano che la proposta è stata fatta dall’esecutivo Draghi, quello di cui faceva parte Di Maio stesso. In sostanza, Di Maio avrà il compito, dopo il crollo delle forniture energetiche dalla Russia, di trattare il prezzo di petrolio e gas nel Golfo persico. Dopo tutti i danni che ha causato come ministro degli esteri, adesso viene ricompensato dall’UE per il suo più totale servilismo con un ruolo importante e un salario molto cospicuo


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DI MAIO SI RICICLA

Il pensiero di Di Maio da quando ha vinto la lotteria delle parlamentarie è sempre stato solo uno: rimanere attaccato alla poltrona. Qualsiasi poltrona gli sarebbe stata bene come ha dimostrato ampiamente durante tutto il suo periodo in parlamento, dicendo tutto e il contrario di tutto, passando da essere contro l’UE ad esserne poi un fervente sostenitore, alleandosi prima con la Lega poi con il PD per finire addirittura nella stessa coalizione alle ultime elezioni. Il tutto per “salvare la sua poltrona”.

Adesso l’ex ministro degli esteri è riuscito a riciclarsi ancora una volta, andando a lavorare per quella Unione Europea che fino a pochi anni fa tanto disprezzava, andando inoltre a guadagnare cifre altissime con un ruolo di rililevo, infatti andrà a guadagnare Dodicimila euro netti al mese, con tassazione agevolata Ue e copertura di tutte le spese, e poi status di diplomatico con relativo passaporto e immunità. L’ex ministro degli Esteri sarà nominato inviato speciale dell’Unione europea nel Golfo Persico.
La candidatura a inviato speciale Ue dell’ex ministro degli Esteri è stata proposta proprio dal governo italiano. E diverse fonti confermano che la proposta è stata fatta dall’esecutivo Draghi, quello di cui faceva parte Di Maio stesso.
In sostanza, Di Maio avrà il compito, dopo il crollo delle forniture energetiche dalla Russia, di trattare il prezzo di petrolio e gas nel Golfo persico.

Dopo tutti i danni che ha causato come ministro degli esteri, adesso viene ricompensato dall’UE per il suo più totale servilismo con un ruolo importante e un salario molto cospicuo

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Il 19 novembre 1875 nasce Michail Ivanovič KALININ Figlio di contadini poveri, Kalinin cominciò all’età di 14 anni a lavorare come bracciante e in seguito come operaio nelle fabbriche di Pietroburgo. Stanco delle ingiuste zariste si iscrisse al Partito Operaio Socialdemocratico Russo nel 1898 e partecipò ai congressi di Stoccolma e Praga. Dopo essere stato arrestato nel 1916, partecipò attivamente con Lenin alla Rivoluzione d’Ottobre, per poi ricoprire dal 1919 al 1946 la carica di Presidente del Presidium del Soviet Supremo. Kalinin fu particolarmente vicino al popolo sovietico, affrontò numerose questioni quali la comprensione del problema della nazionalità, la valorizzazione dei Soviet e l’Educazione Comunista.


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Il 19 novembre 1875 nasce Michail Ivanovič KALININ

Figlio di contadini poveri, Kalinin cominciò all’età di 14 anni a lavorare come bracciante e in seguito come operaio nelle fabbriche di Pietroburgo.
Stanco delle ingiuste zariste si iscrisse al Partito Operaio Socialdemocratico Russo nel 1898 e partecipò ai congressi di Stoccolma e Praga.
Dopo essere stato arrestato nel 1916, partecipò attivamente con Lenin alla Rivoluzione d’Ottobre, per poi ricoprire dal 1919 al 1946 la carica di Presidente del Presidium del Soviet Supremo.
Kalinin fu particolarmente vicino al popolo sovietico, affrontò numerose questioni quali la comprensione del problema della nazionalità, la valorizzazione dei Soviet e l’Educazione Comunista.

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FOLIGNO DOMENICA 20 NOVEMBRE ORE 10.30 ALBERGO LE MURA VIA AUGUSTO BOLLETTA 29 SOVRANITÀ NAZIONALE E MONDO MULTIPOLARE. I COMPITI DEI COMUNISTI NELL’ATTUALE FASE STORICA Un mondo è al crepuscolo, un altro sta sorgendo, sullo sfondo di un conflitto ormai dispiegato tra il senescente unipolarismo imperialista degli Usa e dei suoi vassalli ed un mondo multipolare in formazione. In questo contesto è sempre più evidente che le catene che legano l’Italia alla Nato e all’Unione Europea, implicano guerra e miseria per i lavoratori e per le masse popolari. Multipolarismo, battaglia per la sovranità nazionale e lotta per l’emancipazione delle classi subalterne sono quindi inevitabilmente interconnesse. Ai comunisti che lavorano dentro l’attuale fase storica si apre nuovamente la possibilità di giocare un ruolo nella storia lasciandosi le spalle le proprie sconfitte. Quale tipo di organizzazione comunista è necessaria per affrontare le sfide attuali? Come costruire un fronte ampio di opposizione all’attuale sistema? Di questo e altro parleremo con Igor CAMILLI Segretario Nazionale di Patria Socialista e con Alessandro PASCALE, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista e autore di opere importanti quali”Storia del comunismo”, “Il totalitarismo liberale”, “Ascesa e declino dell’impero statunitense”.


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FOLIGNO DOMENICA 20 NOVEMBRE
ORE 10.30 ALBERGO LE MURA
VIA AUGUSTO BOLLETTA 29
SOVRANITÀ NAZIONALE E MONDO MULTIPOLARE.
I COMPITI DEI COMUNISTI NELL’ATTUALE FASE STORICA
Un mondo è al crepuscolo, un altro sta sorgendo, sullo sfondo di un conflitto ormai dispiegato tra il senescente unipolarismo imperialista degli Usa e dei suoi vassalli ed un mondo multipolare in formazione. In questo contesto è sempre più evidente che le catene che legano l’Italia alla Nato e all’Unione Europea, implicano guerra e miseria per i lavoratori e per le masse popolari.
Multipolarismo, battaglia per la sovranità nazionale e lotta per l’emancipazione delle classi subalterne sono quindi inevitabilmente interconnesse.
Ai comunisti che lavorano dentro l’attuale fase storica si apre nuovamente la possibilità di giocare un ruolo nella storia lasciandosi le spalle le proprie sconfitte.
Quale tipo di organizzazione comunista è necessaria per affrontare le sfide attuali? Come costruire un fronte ampio di opposizione all’attuale sistema?
Di questo e altro parleremo con Igor CAMILLI Segretario Nazionale di Patria Socialista e con Alessandro PASCALE, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista e autore di opere importanti quali”Storia del comunismo”, “Il totalitarismo liberale”, “Ascesa e declino dell’impero statunitense”.

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𝐃𝐎𝐏𝐎 𝐈𝐋 𝐆𝐀𝐒 𝐈𝐋 𝐏𝐄𝐓𝐑𝐎𝐋𝐈𝐎. Il 5 dicembre scatta l’embargo del petrolio russo, che non potrà più essere acquistato regolarmente dai paesi dell’Unione Europea. Significa, caso unico nella storia, che la UE si fa gli embarghi da sola, colpendo i popoli lavoratori europei in primis e auto infliggendo enormi danni al proprio tessuto sociale, economico e produttivo. Questo perché gli USA per vincere sullo scenario geopolitico globale hanno la necessità di rendere più debole l’Europa e rompere le relazioni tra i due continenti, Asia ed Europa. Queste scelte geopolitiche volute dagli Stati Uniti, che dettano ormai la nostra politica energetica, colpiranno pesantemente la raffineria russa Lukoil di Priolo in provincia di Siracusa, che da occupazione a 10.000 lavoratori in Sicilia. La Sicilia, che è già una terra martoriata proprio per la mancanza di infrastrutture e occupazione, sente doppiamente il peso geopolitico di queste scelte che provengono direttamente dal padrone a Washington. Ecco perché l’uscita dall’Unione Europea e dalla Nato così come il tema legato alla Sovranità popolare sono temi centrali, e non sono in alcun modo disancorati rispetto ai temi dell’occupazione, del riscatto sociale e quindi del Lavoro. Il governo Meloni di fatto prosegue in piena sintonia rispetto alle politiche del PD e del governo Draghi, allineandosi senza alcuno sforzo alla politica degli Stati Uniti in Italia. Il Partito Comunista sostiene la protesa dei lavoratori dello stabilimento di Priolo (Sicilia) venerdì 18 novembre e chiede siano tolte le sanzioni alla Russia, perché non sono altro che delle sanzioni di facciata per colpire in realtà l’Europa e indebolire l’Italia.


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𝐃𝐎𝐏𝐎 𝐈𝐋 𝐆𝐀𝐒 𝐈𝐋 𝐏𝐄𝐓𝐑𝐎𝐋𝐈𝐎. Il 5 dicembre scatta l’embargo del petrolio russo, che non potrà più essere acquistato regolarmente dai paesi dell’Unione Europea. Significa, caso unico nella storia, che la UE si fa gli embarghi da sola, colpendo i popoli lavoratori europei in primis e auto infliggendo enormi danni al proprio tessuto sociale, economico e produttivo.
Questo perché gli USA per vincere sullo scenario geopolitico globale hanno la necessità di rendere più debole l’Europa e rompere le relazioni tra i due continenti, Asia ed Europa.
Queste scelte geopolitiche volute dagli Stati Uniti, che dettano ormai la nostra politica energetica, colpiranno pesantemente la raffineria russa Lukoil di Priolo in provincia di Siracusa, che da occupazione a 10.000 lavoratori in Sicilia. La Sicilia, che è già una terra martoriata proprio per la mancanza di infrastrutture e occupazione, sente doppiamente il peso geopolitico di queste scelte che provengono direttamente dal padrone a Washington.
Ecco perché l’uscita dall’Unione Europea e dalla Nato così come il tema legato alla Sovranità popolare sono temi centrali, e non sono in alcun modo disancorati rispetto ai temi dell’occupazione, del riscatto sociale e quindi del Lavoro.
Il governo Meloni di fatto prosegue in piena sintonia rispetto alle politiche del PD e del governo Draghi, allineandosi senza alcuno sforzo alla politica degli Stati Uniti in Italia.
Il Partito Comunista sostiene la protesa dei lavoratori dello stabilimento di Priolo (Sicilia) venerdì 18 novembre e chiede siano tolte le sanzioni alla Russia, perché non sono altro che delle sanzioni di facciata per colpire in realtà l’Europa e indebolire l’Italia.

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ZELENSKIJ VUOLE LA GUERRA TOTALE Il presidente dello stato fantoccio ucraino Zelenskij non vuole ammettere che il missile che ha colpito la Polonia provenga dal suo esercito e continua a incolpare la Russia dell’attacco nonostante anche il presidente USA abbia smentito la versione che il missile sia stato di provenienza russa. “I missili russi hanno colpito la Polonia, il territorio Nato”, Zelenskij insiste nella sua narrazione indispettendo persino la NATO che prende le distanze dalle sue dichiarazioni. In risposta un diplomatico di un Paese Nato a Kiev ha dichiarato al Financial Times: “La situazione sta diventando ridicola. Gli ucraini stanno distruggendo la nostra fiducia nei loro confronti. Nessuno incolpa l’Ucraina e loro mentono apertamente. Questo è più distruttivo del missile”. L’unico governo che al momento si è schierato totalmente con l’Ucraina è quello italiano guidato da Giorgia Meloni che ha dichiarato: «L’ipotesi che sulla Polonia sia caduto un missile della contraerei ucraina “cambia di molto poco la sostanza, la Russia sta distruggendo le infrastrutture ucraine, la responsabilità dell’accaduto è tutta russa, peno sostegno a Kiev”. Le menzogne che nei mesi ci hanno propinato tutti i media iniziano a cadere e risulta, persino per la stessa NATO, indifendibili alcune delle esternazioni di Zelenskij. Il nostro paese deve smettere subito di inviare armi all’Ucraina e smettere di supportare il governo nazista guidato da Zelenskij.


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ZELENSKIJ VUOLE LA GUERRA TOTALE

Il presidente dello stato fantoccio ucraino Zelenskij non vuole ammettere che il missile che ha colpito la Polonia provenga dal suo esercito e continua a incolpare la Russia dell’attacco nonostante anche il presidente USA abbia smentito la versione che il missile sia stato di provenienza russa.

“I missili russi hanno colpito la Polonia, il territorio Nato”, Zelenskij insiste nella sua narrazione indispettendo persino la NATO che prende le distanze dalle sue dichiarazioni.
In risposta un diplomatico di un Paese Nato a Kiev ha dichiarato al Financial Times: “La situazione sta diventando ridicola. Gli ucraini stanno distruggendo la nostra fiducia nei loro confronti. Nessuno incolpa l’Ucraina e loro mentono apertamente. Questo è più distruttivo del missile”.

L’unico governo che al momento si è schierato totalmente con l’Ucraina è quello italiano guidato da Giorgia Meloni che ha dichiarato: «L’ipotesi che sulla Polonia sia caduto un missile della contraerei ucraina “cambia di molto poco la sostanza, la Russia sta distruggendo le infrastrutture ucraine, la responsabilità dell’accaduto è tutta russa, peno sostegno a Kiev”.

Le menzogne che nei mesi ci hanno propinato tutti i media iniziano a cadere e risulta, persino per la stessa NATO, indifendibili alcune delle esternazioni di Zelenskij.
Il nostro paese deve smettere subito di inviare armi all’Ucraina e smettere di supportare il governo nazista guidato da Zelenskij.

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BEZOS: IL FILANTROPO CHE LICENZIA I LAVORATORI Jeff Bezos, capo di Amazon , società che non paga le tasse in molti dei paesi in cui opera tra cui l’Italia, si fa pubblicità agli occhi del popolo , dei media e dei governi grazie anche alle sue doti da filantropo. Quello che molto spesso i media si dimenticano di dire (e il popolo quindi non sa) sono le condizioni di lavoro in cui i dipendenti Amazon sono costretti a lavorare con ritmi di lavoro sempre più estenuanti, diritti ridotti a minimo e paghe sempre meno adeguate al costo della vita. A questo va aggiunto anche che proprio in questi giorni il capo di Amazon Jeff Bezos ha deciso di licenziare in tronco 10.000 lavoratori. I tagli del personale saranno soprattutto in contesti aziendali e tecnologici per quello che potrebbe essere il più grande taglio di posti di lavoro nella storia dell’azienda, i 10.000 licenziamenti rappresenterebbero quindi circa il 3% dei dipendenti aziendali di Amazon. La pandemia ha prodotto l’era più redditizia di Amazon mai registrata, poiché i consumatori si sono riversati negli acquisti online e le aziende nei suoi servizi di cloud computing, adesso che la crescita di Amazon è rallentata a causa della decisione dell’azienda di investire in un’ ulteriore espansione , Jeff Bezos si rifà direttamente con i lavoratori licenziandoli.


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BEZOS: IL FILANTROPO CHE LICENZIA I LAVORATORI

Jeff Bezos, capo di Amazon , società che non paga le tasse in molti dei paesi in cui opera tra cui l’Italia, si fa pubblicità agli occhi del popolo , dei media e dei governi grazie anche alle sue doti da filantropo.

Quello che molto spesso i media si dimenticano di dire (e il popolo quindi non sa) sono le condizioni di lavoro in cui i dipendenti Amazon sono costretti a lavorare con ritmi di lavoro sempre più estenuanti, diritti ridotti a minimo e paghe sempre meno adeguate al costo della vita.

A questo va aggiunto anche che proprio in questi giorni il capo di Amazon Jeff Bezos ha deciso di licenziare in tronco 10.000 lavoratori. I tagli del personale saranno soprattutto in contesti aziendali e tecnologici per quello che potrebbe essere il più grande taglio di posti di lavoro nella storia dell’azienda, i 10.000 licenziamenti rappresenterebbero quindi circa il 3% dei dipendenti aziendali di Amazon.

La pandemia ha prodotto l’era più redditizia di Amazon mai registrata, poiché i consumatori si sono riversati negli acquisti online e le aziende nei suoi servizi di cloud computing, adesso che la crescita di Amazon è rallentata a causa della decisione dell’azienda di investire in un’ ulteriore espansione , Jeff Bezos si rifà direttamente con i lavoratori licenziandoli.

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QUESTA SERA A FIRENZE Circolo di San Niccolò, Via San Niccolò 33 Giovedì 17 Novembre Ore 21 SOVRANITÀ NAZIONALE E MONDO MULTIPOLARE. I COMPITI DEI COMUNISTI NELL’ATTUALE FASE STORICA Un mondo è al crepuscolo, un altro sta sorgendo, sullo sfondo di un conflitto ormai dispiegato tra il senescente unipolarismo imperialista degli Usa e dei suoi vassalli ed un mondo multipolare in formazione. In questo contesto è sempre più evidente che le catene che legano l’Italia alla Nato e all’Unione Europea, implicano guerra e miseria per i lavoratori e per le masse popolari. Multipolarismo, battaglia per la sovranità nazionale e lotta per l’emancipazione delle classi subalterne sono quindi inevitabilmente interconnesse. Ai comunisti che lavorano dentro l’attuale fase storica si apre nuovamente la possibilità di giocare un ruolo nella storia lasciandosi le spalle le proprie sconfitte. Quale tipo di organizzazione comunista è necessaria per affrontare le sfide attuali? Come costruire un fronte ampio di opposizione all’attuale sistema? Di questo e altro parleremo con Alessandro PASCALE, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista e autore di opere importanti quali “Storia del comunismo”, “Il totalitarismo liberale”, “Ascesa e declino dell’impero statunitense”


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QUESTA SERA A FIRENZE
Circolo di San Niccolò, Via San Niccolò 33
Giovedì 17 Novembre Ore 21

SOVRANITÀ NAZIONALE E MONDO MULTIPOLARE.
I COMPITI DEI COMUNISTI NELL’ATTUALE FASE STORICA

Un mondo è al crepuscolo, un altro sta sorgendo, sullo sfondo di un conflitto ormai dispiegato tra il senescente unipolarismo imperialista degli Usa e dei suoi vassalli ed un mondo multipolare in formazione. In questo contesto è sempre più evidente che le catene che legano l’Italia alla Nato e all’Unione Europea, implicano guerra e miseria per i lavoratori e per le masse popolari.
Multipolarismo, battaglia per la sovranità nazionale e lotta per l’emancipazione delle classi subalterne sono quindi inevitabilmente interconnesse.
Ai comunisti che lavorano dentro l’attuale fase storica si apre nuovamente la possibilità di giocare un ruolo nella storia lasciandosi le spalle le proprie sconfitte.
Quale tipo di organizzazione comunista è necessaria per affrontare le sfide attuali? Come costruire un fronte ampio di opposizione all’attuale sistema?
Di questo e altro parleremo con Alessandro PASCALE, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista e autore di opere importanti quali “Storia del comunismo”, “Il totalitarismo liberale”, “Ascesa e declino dell’impero statunitense”

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LE DITTATURE CHE PIACCIONO ALL’EUROPA RENZI NUOVAMENTE IN ARABIA SAUDITA Ci sono paesi a cui viene affibbiato il termine “dittatura” dall’occidente e dagli USA, che bisogna liberare con le armi ad ogni costo, e ce ne sono altri in cui vige una vera e propria dittatura come l’Arabia Saudita che però sono subalterni all’occidente e automaticamente non diventano un problema da liberare il prima possibile. L’Italia, fedele serva di USA e NATO, continua ad intessere rapporti con l’Arabia Saudita facendo finta di non vedere la violazione dei diritti umani, dei diritti per le donne e i problemi di democrazia che lo stato saudita ha. Infatti il senatore Renzi, mentre la Presidentessa del Consiglio Meloni si presentava in parlamento per il voto di fiducia, era impegnato in Arabia Saudita ospite a Riad del summit dell’organizzazione Future Investment Initiative Institute, gestita dal Public Investment Fund, dove tra le altre cose ha anche parlato di “problemi di democrazia” ma non si è riferito al Paese che lo stava ospitando, l’Arabia Saudita, il cui Stato è retto da una monarchia assoluta, ma all’Europa. In seguito Renzi non ha potuto fare a meno di citare il suo referendum perso nemmeno a Riad, peraltro accostandolo a Brexit, senza dilungarsi a spiegare cos’è un referendum in un Paese in cui, com’è noto, non si è mai votato ad eccezione delle consultazioni amministrative. Per finire il leader di Azione Civile-Italia Viva non si è risparmiato di lodare il paese che lo stava ospitando affemrando: Penso che tutti quelli che hanno visitato Riad qualche anno fa abbiano visto quanto è profondo il cambiamento in questo Paese, un processo di trasformazione molto eccitante, e questo è molto importante per gli obiettivi della visione 2030, lanciata dal principe (Mohammed bin Salman) ma anche per l’energia che possiamo avere a ogni visita a Riad e in questo Paese, in ogni singolo progetto. Per Renzi e per l’Italia quindi è giusto continuare a fare accordi e intrattenere relazioni con paesi dittatoriali che violano i principali diritti umani solamente perchè allineati alle politiche internazionali dell’occidente.


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LE DITTATURE CHE PIACCIONO ALL’EUROPA
RENZI NUOVAMENTE IN ARABIA SAUDITA

Ci sono paesi a cui viene affibbiato il termine “dittatura” dall’occidente e dagli USA, che bisogna liberare con le armi ad ogni costo, e ce ne sono altri in cui vige una vera e propria dittatura come l’Arabia Saudita che però sono subalterni all’occidente e automaticamente non diventano un problema da liberare il prima possibile.

L’Italia, fedele serva di USA e NATO, continua ad intessere rapporti con l’Arabia Saudita facendo finta di non vedere la violazione dei diritti umani, dei diritti per le donne e i problemi di democrazia che lo stato saudita ha.
Infatti il senatore Renzi, mentre la Presidentessa del Consiglio Meloni si presentava in parlamento per il voto di fiducia, era impegnato in Arabia Saudita ospite a Riad del summit dell’organizzazione Future Investment Initiative Institute, gestita dal Public Investment Fund, dove tra le altre cose ha anche parlato di “problemi di democrazia” ma non si è riferito al Paese che lo stava ospitando, l’Arabia Saudita, il cui Stato è retto da una monarchia assoluta, ma all’Europa. In seguito Renzi non ha potuto fare a meno di citare il suo referendum perso nemmeno a Riad, peraltro accostandolo a Brexit, senza dilungarsi a spiegare cos’è un referendum in un Paese in cui, com’è noto, non si è mai votato ad eccezione delle consultazioni amministrative.
Per finire il leader di Azione Civile-Italia Viva non si è risparmiato di lodare il paese che lo stava ospitando affemrando: Penso che tutti quelli che hanno visitato Riad qualche anno fa abbiano visto quanto è profondo il cambiamento in questo Paese, un processo di trasformazione molto eccitante, e questo è molto importante per gli obiettivi della visione 2030, lanciata dal principe (Mohammed bin Salman) ma anche per l’energia che possiamo avere a ogni visita a Riad e in questo Paese, in ogni singolo progetto.

Per Renzi e per l’Italia quindi è giusto continuare a fare accordi e intrattenere relazioni con paesi dittatoriali che violano i principali diritti umani solamente perchè allineati alle politiche internazionali dell’occidente.

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Smentiti tutti i politici italiani, dalla Meloni a Calenda e Letta che già si “mettevano l’elmetto”: il missile esploso in Polonia non è russo bensì ucraino. Sembravano felici di poterci fare combattere la terza guerra mondiale. Sono in realtà dei dilettanti che “applaudono” prima di ricevere l’ordine di farlo, umiliando la sovranità del nostro Paese.


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Smentiti tutti i politici italiani, dalla Meloni a Calenda e Letta che già si “mettevano l’elmetto”: il missile esploso in Polonia non è russo bensì ucraino.
Sembravano felici di poterci fare combattere la terza guerra mondiale.
Sono in realtà dei dilettanti che “applaudono” prima di ricevere l’ordine di farlo, umiliando la sovranità del nostro Paese.

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CONFINDUSTRIA VUOLE CHE I RICCHI GUADAGNINO DI PIU’ Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi torna a fare pressioni per far si che gli industriali guadagnino ancora di più. Lo fa chiedendo che le aziende paghino meno tasse allo Stato e il solito taglio del cuneo fiscale, questa volta lo chiede di ben 16 miliardi di euro all’anno. Come al solito il leader degli imprenditori “vende” la sua proposta come se andasse principalmente a favore dei lavoratori. Il taglio dovrebbe andare per 2/3 a favore del dipendente e per 1/3 a favore dell’azienda. La verità è che le tasse, benché materialmente versate dall’azienda, sono tutte a carico del lavoratore visto che l’impresa può calibrare lo stipendio in base a quello che deve poi pagare allo Stato. Direttamente o indirettamente i benefici del taglio vanno insomma quasi tutti al datore di lavoro. Per finanziare questa misura che arricchirebbe ancora di più i grandi industriali Bonomi propone di tagliare ulteriormente la spesa di almeno 50-60 Miliardi di euro, che per i cittadini significherà sempre più disservizi nel trasporto pubblico e sempre meno Sanità Pubblica.


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CONFINDUSTRIA VUOLE CHE I RICCHI GUADAGNINO DI PIU’

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi torna a fare pressioni per far si che gli industriali guadagnino ancora di più. Lo fa chiedendo che le aziende paghino meno tasse allo Stato e il solito taglio del cuneo fiscale, questa volta lo chiede di ben 16 miliardi di euro all’anno.

Come al solito il leader degli imprenditori “vende” la sua proposta come se andasse principalmente a favore dei lavoratori. Il taglio dovrebbe andare per 2/3 a favore del dipendente e per 1/3 a favore dell’azienda. La verità è che le tasse, benché materialmente versate dall’azienda, sono tutte a carico del lavoratore visto che l’impresa può calibrare lo stipendio in base a quello che deve poi pagare allo Stato. Direttamente o indirettamente i benefici del taglio vanno insomma quasi tutti al datore di lavoro.

Per finanziare questa misura che arricchirebbe ancora di più i grandi industriali Bonomi propone di tagliare ulteriormente la spesa di almeno 50-60 Miliardi di euro, che per i cittadini significherà sempre più disservizi nel trasporto pubblico e sempre meno Sanità Pubblica.

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