La catastrofe dell’anticomunismo…

La catastrofe dell’anticomunismo…

da www.senzatregua.org

“Curiosamente, in un’Italia in cui il presidente del Consiglio richiama spesso i suoi concittadini a vigilare nei confronti di un pericolo comunista mai superato, è proprio da uno storico come Hobsbawm (che non ha mai rinnegato del tutto gli ideali comunisti abbracciati in gioventù) che viene presa in prestito quest’anno la traccia del tema.” Ma allora spetta ad un fido collaboratore del Corriere della Sera, Giovanni Belardelli, da cui abbiamo preso a prestito l’ottimo incipit dell’articolo,  tentare di rimettere le cose a posto, interpretando in modo non proprio calzante il pensiero dell’autore, attribuendo presunti errori di traduzione all’edizione italiana…

Tutto comincia quando i commissari aprono le schede del Ministero e consegnano le tracce agli studenti. Sorprendentemente il tema storico –  tipologia C – si basa su una citazione di Eric Hobsbawm, lo storico comunista inglese, autore del “Secolo Breve”, libro dal quale la citazione è tratta. Si tratta per l’appunto della definizione che Hobsbawm da del ‘900 (a cavallo tra pagina 17 e 18 nella più diffusa edizione del libro a cura della BUR) Scrive Hobsbawm:

“la struttura del Secolo breve appare come quella di un trittico o di un sandwich storico. A un’Età della catastrofe, che va dal 1914 sino ai postumi della seconda guerra mondiale, hanno fatto seguito una trentina d’anni di straordinaria crescita economica e di trasformazione sociale, che probabilmente hanno modificato la società umana più profondamente di qualunque altro periodo di analoga brevità. Guardando indietro, quegli anni possono essere considerati come una specie di Età dell’oro, e così furono visti non appena giunsero al termine all’inizio degli anni ’70. L’ultima parte del secolo è stata una nuova epoca di decomposizione, di incertezza e di crisi – e addirittura, per larghe parti del mondo come l’Africa, l’ex URSS e le ex nazioni socialiste dell’Europa orientale, un’Età di catastrofe”. 

La traccia chiedeva agli studenti di valutare criticamente la periodizzazione proposta da Hobsbawm e soffermarsi sugli eventi che a suo parere caratterizzano gli anni ’70 del Novecento.  Il tema è stato inizialmente etichettato dai giornali e dai mezzi di informazione come tema “sugli anni ‘70” intendendo con questa espressione il complesso degli avvenimenti storici verificatisi in Italia durante gli anni ’70, che nell’immaginario collettivo richiamano alla strategia della tensione, alla lotta armata dei gruppi di sinistra, allo scontro tra giovani di destra e di sinistra ecc… Nulla di questo aveva in realtà a che fare con la traccia, ma l’idea era talmente radicata che persino uno storico come Villari che ha trovato fuori posto la citazione rispetto agli anni ’70.

In effetti il tema richiedeva ben altro: l’analisi critica della periodizzazione proposta da Hobsbawm, evidentemente con riferimento al concetto stesso di secolo breve, concentrandosi particolarmente sugli anni ’70 de secolo, non in relazione agli eventi italiani, ma come periodo di fine del boom economico ed inizio della crisi del sistema capitalistico, di susseguirsi di eventi – in questo certamente compresi i movimenti sociali esplosi in quegli anni –  che sono legati strettamente a quanto sta accadendo oggi. Come giustamente messo in evidenza da Hobsbawm infatti, la fine del secolo XX è una nuova epoca di incertezza e di crisi, concetto che, con lo sguardo successivo, possiamo tranquillamente estendere ai primi anni del nuovo millennio.

Ma la più curiosa delle interpretazioni viene da Giovanni Belardelli sul Corriere della Sera. Nella nota di commento alla traccia Belardelli, relativamente alle ultime considerazioni citate dal “Secolo Breve” afferma: “In questo caso, però, porta del tutto fuori strada la definizione di «età di catastrofe» presente nella citazione del libro di Hobsbawm, soprattutto se ci si riferisce, come egli fa, alla ex Urss e alle ex «nazioni socialiste» dell’Est europeo: per quanto si vogliano sottolineare (a cominciare dalla Russia attuale) i problemi e le incertezze della transizione alla democrazia avvenuta in quei Paesi, è indubbio che per chi vi vive la situazione sia enormemente migliorata rispetto a quella precedente il 1989.” Secondo Belardelli il pensiero dell’autore sarebbe distorto da una errata traduzione in cui il termine “landslide” (frana) sarebbe stato tradotto con “catastrofe” equiparando in questo modo i primi anni del ‘900 fino alla seconda guerra mondiale con il periodo successivo alla fine del socialismo reale. Ma cosa avrà scritto davvero Hobsbawm?

“The last part of the century was a new era of decomposition, uncertainty and crisis- and indeed, for large parts of the world such as Africa, the former U.S.S.R. and the formerly socialist parts of Europe, of catastrophe.” Il termine “catastrofe” non è un errore di traduzione, ma come si può facilmente vedere il termine utilizzato da Hobsbawm nella versione originale. Perché prendersela tanto con questo termine?  Secondo Belardelli infatti i popoli “liberati” dal comunismo sarebbero in una condizione migliore rispetto a prima, e pertanto gli studenti italiani sarebbero fuorviati da un errore di traduzione che farebbe dire al grande storico quello che non si può proprio dire:  sotto il socialismo si stava meglio che adesso. Ma a dire la verità Hobsbawm dice proprio questo…

E a ben vedere è ormai enorme la massa di dati che confermano questa tesi. L’anno scorso il tema venne affrontato in occasione dell’anniversario della caduta del muro di Berlino quando un’inchiesta di Lancet –  pubblicata su autorevoli giornali, tra cui lo stesso Corriere della Sera – affermò che il passaggio al capitalismo era costato un milione di morti e che le privatizzazioni, e la fine del sistema di assistenza fornito dallo Stato nei paesi dell’Est, aveva aumentato il tasso di mortalità del 13%. L’Ostalgia e i fenomeni analoghi che si respirano nelle ex repubbliche socialiste dimostrano come gran parte dei popoli orientali abbiano compreso bene la natura della “libertà” occidentale, in cui la svendita del sistema statale a vantaggio di pochi ha prodotto un danno enorme per la collettività. Senza contare il costo umano e politico che guerre, come nella ex Jugoslavia, hanno prodotto. Insomma Hobsbawm può ben affermare a ragione che per quei popoli la fine del socialismo è stato l’inizio della catastrofe.

L’atteggiamento del fido Belardelli dimostra chiaramente la paura che esiste nel trattare questo argomento, in modo particolare in un momento storico come questo in cui la crisi economica lascia disperatamente aperta la ricerca di un’alternativa. E proprio nella negazione dell’alternativa, nello specifico non perdendo occasione per negare la possibilità che il socialismo rappresenti un’alternativa, il buon Belardelli fa il suo omaggio al sistema, cercando di ridurre Hobsbawm a un piccolo narratore di fatti, di cui nel nostro paese ci sono già validissimi esempi. Per una volta, forse inconsapevolmente, un tema ha effettivamente sviluppato un dibattito critico su questa questione. Certamente complesso e difficile per gli studenti, anche a causa di qualche mancanza nell’insegnamento della storia nella scuola italiana, ma sicuramente un tema che non ti aspetti.

Quello che ci si aspetta invece è proprio quello che ha fatto Belardelli, ricorrendo addirittura ad un presunto errore di traduzione per sminuire la portata delle affermazioni di Hobsbawm. Si può ridere e si può scherzare definendosi “comunisti” come sinonimo di antiberlusconiani, esercito tra le cui fila possiamo orami arruolare anche il Corriere della Sera. Ma i comunisti veri sono sempre un pericolo, meglio metterli a tacere. Belardelli ci ha provato, ma non ci è riuscito.

Che “catastrofe”  questo anticomunismo!

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4 Replies to “La catastrofe dell’anticomunismo…

  • Cominform

    By Cominform

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    Ho capito che è meglio comprare l’edizione in inglese…

    Fra l’altro, dice ‘INDEED of catastrophe’, quindi che sia catastrofe è persino evidenziato

    Rispetterebbe lo spirito anche questa traduzione: ‘di crisi, incertezza e di vera e propria catastrofe’ oppure, ancora meglio questa:

    ‘crisi incertezza e, diciamola tutta, di vera e propria catastrofe”.

    Insomma come per liberarsi dal conformismo bugiardo degli ultimi venti anni,

    Fa venire piuttosto rabbia questo Balottelli che dice ‘stanno molto meglio di prima dell’89”…

  • Jarvis

    By Jarvis

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    Che rabbia, quando l’ho fatto io (2001) ho dovuto scegliere il tema su Napster…Ne avrei tante da dire oggi in un tema come questo…

  • Stefano Paltrinieri

    By Stefano Paltrinieri

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    Basta con le menzogne ed il conformismo anticomunista!!!
    Esso e’ totalmente infondato nella storia e nei fatti di ciò’ che e’ effettivamente successo nel 1989e seguenti!!!E’ NECESSARIA UNA RISCOSSA,TEORICA E PRATICA, DELLE FORZE COMUNISTE E,QUINDI,RADICALMENTE ANTICAPITALISTE!!!

    STEFANO,ORGOGLIOSAMENTE COMUNISTA E RIVOLUZIONARIO!!!

  • GinoRAg

    By GinoRAg

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    Non siamo la polvere in un angolo tetro, ne un sasso tirato in un vetro……..(F.Guccini)
    Il socialismo è il futuro. L’ignoranza è retrograda.

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