Per una prima analisi del voto, e prospettiva del Partito Comunista.

Per una prima analisi del voto, e prospettiva del Partito Comunista.

L’esito delle elezioni europee in Italia ha segnato un generale avanzamento delle forze di destra (Lega Nord e Fratelli d’Italia). I Cinque Stelle escono fortemente ridimensionati perdendo sia nei confronti del loro alleato di governo, che cannibalizza i consensi della coalizione, sia dal recupero del Partito Democratico, la cui strategia è evidentemente quella di accreditarsi come unica alternativa possibile a Salvini nel quadro di un rinnovato centrosinistra.

I consensi ottenuti da Lega e Fdi ricalcano comunque l’area di voti per anni tenuta dal centrodestra e dal Pdl ai tempi di Berlusconi. La radicalizzazione a destra di quest’area è frutto della strategia del centrosinistra e del Partito Democratico, frutto delle precise responsabilità del gruppo dirigente renziano e della funzione del Movimento Cinque Stelle che ha traghettato una parte dei suoi voti verso la Lega.

La Lega si è accreditata negli strati popolari con una propaganda anti-sistema, pur rappresentando specifici settori capitalistici. Ha utilizzato il tema dell’immigrazione come strumento di costruzione di un legame identitario, alimentando il nazionalismo con una strategia perfettamente riconducibile agli interessi di quei settori delle imprese italiane maggiormente penalizzate dal mercato unico europeo. Ha cavalcato il tema della sicurezza per introdurre una ulteriore stretta repressiva sulle lotte sociali e gli scioperi utile a colpire i lavoratori e le classi popolari.

Il Movimento Cinque Stelle paga il tradimento degli elementi più radicali della sua proposta che sono caduti ad uno ad uno di fronte alla contraddizione del governo nel sistema di compatibilità capitalistiche e con l’alleanza con la Lega.

La riarticolazione del peso delle forze di Governo spinge a ritenere probabile la futura caduta di questo esecutivo, prossimo a dover affrontare la finanziaria con clausole e politiche lacrime e sangue che i vertici europei e i settori del grande capitale italiano non ritengono più rimandabili per soddisfare le promesse elettorali.

L’aumento dell’astensione è un segnale e colpisce soprattutto il M5S, ma in termini generali è la fotografia di una realtà in cui importanti – probabilmente maggioritari – settori delle classi popolari oggi non trovano rappresentanza nel sistema politico.

L’esito del voto in Unione Europea

Il voto si polarizza ovunque nel continente tra forze europeiste, che, anche attraverso una maggiore diversificazione, registrano una complessiva tenuta e le forze nazionaliste che avanzano con picchi particolari in singoli Paesi (Italia, Francia, Ungheria…). La riarticolazione del fronte europeista penalizza i partiti socialdemocratici a vantaggio dei verdi e soprattutto dei liberali, che oggi si propongono come prima linea del fronte anti-nazionalista, incassando anche nuovi ingressi come quello del partito di Macron. Nel complesso il fronte europeista tiene inasprendo ulteriormente il suo carattere antipopolare, che vedrà proprio nei liberali la nuova forza trainante come pure appare accadere (sebbene con risultati più modesti) in Italia con Più Europa.

A uscire sconfitto è senza dubbio il Partito della Sinistra europea che perde consensi a favore di questa polarizzazione verso socialisti e verdi, e non riesce a intercettare minimamente la flessione dei socialdemocratici dove si registra, con il GUE/NGL che registra una marcata riduzione dei seggi. Calano fortemente la Linke tedesca, France Insoumise di Melenchon, Unidos Podemos di Iglesias. Calano marcatamente anche quei partiti comunisti, come il KSCM in Repubblica Ceca e il PCP (Portogallo) che appoggiano i rispettivi governi socialdemocratici, a dimostrazione del fatto che il sostegno ai governi di centrosinistra viene pagato a caro prezzo dai comunisti.

A riassorbire il calo dei socialdemocratici sono i Verdi, che usufruiscono di un grande risalto mediatico che li accredita come voto nuovo, specialmente tra le nuove generazioni e che coniuga europeismo e rappresentanza diretta degli interessi di colossi industriali e finanziari legati alla green economy, forti, non a caso, proprio in Germania e nel nord Europa.

L’aumento dell’affluenza registrato in diversi Paesi dimostra che la strategia del capitale di polarizzare l’attenzione popolare sulla competizione tra europeisti e nazionalisti, è un’arma a favore della tenuta complessiva di questo sistema, legando i settori popolari a false alternative che non produrranno alcun reale cambiamento.

Il quadro della sinistra in Italia

 

Il Partito Democratico incassa il successo di una manovra tutta mediatica – la “svolta a sinistra” del neosegretario Zingaretti – tutt’altro che reale, ma assai percepita, recuperando una parte dei consensi perduti specialmente a scapito dell’ex area di Liberi e Uguali. L’utilizzo della logica del voto utile contro le destre e lo spettro del ritorno del fascismo agitato in campagna elettorale cannibalizza anche una parte dei consensi della Sinistra, i cui gruppi dirigenti sono già pronti a sposare la causa di un nuovo centrosinistra a guida Zingaretti.

La lista di Sinistra ottiene l’1,7% dei voti, con una flessione evidente rispetto all’area della sinistra extra-Pd alle scorse politiche. Un’ennesima prova del fallimento delle liste comuni di carattere elettoralistico, il cui unico scopo, a questo giro, era contarsi per le future trattative sui seggi uninominali con il Partito Democratico in vista delle prossime politiche. Una strategia, quella delle liste comuni, perdente e inconcludente, con la continua sostituzione di simboli e leader, tanto a livello nazionale quanto alle amministrative, che disorienta e non sedimenta alcuna reale ipotesi alternativa. Un disorientamento che è alimentato anche dalla strategia dei gruppi dirigenti che illudono sulla possibilità del raggiungimento del quorum la propria base militante e i propri sostenitori, sacrificando per la conquista di una manciata di voti in più, ogni residua credibilità, provocando ulteriore sconforto e disillusione che produce allontanamento e disimpegno.

Fascisti: riportare il dibattito sulla realtà.

Per l’intera durata della campagna elettorale il tema principale è stato lo scontro tra fascismo e l’antifascismo. All’esito delle elezioni le due formazioni neofasciste hanno registrato risultati modestissimi e un fortissimo calo di consensi rispetto alle scorse tornate elettorali, conquistando insieme appena la metà dei consensi del Partito Comunista che ha superato entrambe queste formazioni a queste elezioni per numero di voti.

Tutto ciò smonta la bolla mediatica che per mesi ha dato visibilità e autorevolezza a queste organizzazioni, che sono costantemente sovraesposte e considerate ben otre il reale peso nella società. Ciò non significa sottovalutarne la presenza, spesso crescente, nei quartieri. Ma è assolutamente necessario impedire che l’argomento “fascismo”, ingigantito e strumentalizzato, si tramuti nell’ennesima chiamata al voto utile per il PD e il centrosinistra, veri responsabili dell’avanzata della destra.

Il voto al Partito Comunista

 voti pc

In questo quadro generale, il voto al Partito Comunista registra un avanzamento che sebbene limitato numericamente è comunque un dato in controtendenza. Il PC aumenta in voti assoluti, passando da 106.000 a 235.000 voti (+ 129.000 voti, pari a un aumento del 120%,), nonostante la minore affluenza rispetto alle scorse politiche (55% rispetto a 72%). Sebbene si parli di numeri ridotti, l’incremento percentuale di voti assoluti del PC è superiore a quello di ogni altro partito (anche Lega e Fdi) e unico dato di controtendenza a sinistra negli ultimi anni. Questo avanzamento dipende solo parzialmente dalla presenza in tutto il territorio nazionale, dal momento che risulta marcato sia in termini assoluti che percentuali, anche nel confronto diretto in tutte le regioni dove il PC si era presentato alle scorse elezioni (es. Toscana da 22.166 a 31.425, in percentuale da 1,04% a 1,68%; Umbria da 4.521 a 7.001, in percentuale da 0,88% a 1,56%; Basilicata da 1.511 a 2.645, in percentuale da 0,48% a 1,11% ecc…). Anzi proprio in queste regioni si registra un aumento maggiore a conferma del fatto che la presenza costante nel tempo, produce un’accumulazione di massa critica attorno ai comunisti. Complessivamente il Partito Comunista ottiene lo 0,9% dei voti nazionali, che corrisponde al terzo risultato in numeri assoluti – senza tenere conto quindi della differente popolazione dei Paesi – dei Partiti comunisti in Europa.

Il risultato del PC è in linea con le nostre previsioni di crescita e rafforzamento, e corrisponde allo stato attuale dei rapporti di forza nel nostro Paese. Abbiamo sfruttato ogni occasione per portare la nostra linea politica, non rassegnandoci alla farsa del dibattito da campagna elettorale, ma facendo avanzare le nostre idee di una società alternativa, esprimendo esplicitamente la nostra contrarietà alla Unione Europea, all’euro e alla Nato, ponendo al centro il conflitto capitale/lavoro e la prospettiva della conquista del potere politico da parte dei lavoratori.

I media borghesi non ci hanno regalato nulla. Al PC sono stati concessi solo lo 0.5% globale degli spazi mediatici, con la pressoché totale assenza da Rai3, Tg3, e trasmissioni di Formigli e Floris, neanche una menzione sul Manifesto sebbene si definisca “quotidiano comunista”. Abbiamo diffuso oltre un milione di volantini, attaccato decine di migliaia di manifesti cercando di arrivare ovunque, nonostante i pochi mezzi e le poche risorse disponibili. Abbiamo rilanciato una presenza di piazza dei comunisti, con iniziative e comizi.

Registriamo con rammarico che il nostro appello a una convergenza unitaria delle forze comuniste e antimperialiste sulla nostra candidatura non ha sempre ricevuto il sostegno sperato. Abbiamo visto “comunisti” sostenere “tatticamente” il Movimento Cinque Stelle, ossia il partito di governo; “comunisti contro l’Unione Europea” lasciare libertà di voto tra noi e una lista legata al partito della Sinistra Europea, ossia alla sinistra europeista e perno della distruzione del movimento comunista in Europa. Tutto ciò ha continuato ad alimentare confusione e disorientamento a livello di base, fattori che non giovano alla ricostruzione comunista. Nei giorni della campagna elettorale si sono moltiplicati verso il Partito Comunista attacchi di ogni tipo da parte di organizzazioni di sinistra e anche comuniste, con l’obiettivo di screditare la nostra organizzazione. Consideriamo la condotta di ciascuna organizzazione in questa circostanza un elemento dirimente per la valutazione sui rapporti futuri nell’ottica degli sforzi per l’unità comunista.

Ringraziamo invece i tanti compagni e le tante compagne di base, che hanno compreso l’importanza di questo passaggio, capendo che il rafforzamento del Partito Comunista era l’unico modo per tenere aperta in Italia la questione comunista, rafforzare un’opposizione di classe in questo Paese e mettere questo risultato a disposizione di un avanzamento collettivo. Ringraziamo quelle organizzazioni, quei collettivi e quelle formazioni politiche e sindacali che al PC hanno dato un sostegno anche attraverso legittime critiche propositive. A loro guardiamo per stringere maggiore collaborazione e avanzare nella necessaria unità comunista.

 

La nostra strategia per il futuro

 

Concepiamo il risultato ottenuto come una più ampia base di partenza per il lavoro di rafforzamento e radicamento del Partito Comunista. La linea che abbiamo tenuto fino ad ora è corretta e questa è la strada su cui proseguiremo. Necessita di tempo per produrre a pieno i suoi frutti, dopo anni di disastro, per riconquistare la fiducia dei lavoratori e delle classi popolari. La scelta peggiore sarebbe quella di non dare seguito e non proseguire con coerenza su questa strada, ma ricercare scorciatoie opportuniste già provate dalla sinistra in passato, che hanno prodotto la distruzione del movimento comunista in Italia.

Sull’argomento dell’unità intendiamo essere chiari. Noi ci adopereremo per la più vasta unità dei comunisti, sulla base di una linea rivoluzionaria e coerente. Praticheremo questo percorso attraverso la convergenza nelle lotte reali e lo sviluppo di iniziative politiche di approfondimento, dibattito e studio sulle principali questioni strategiche che oggi sono in discussione. Ci adopereremo per la massima unità sul terreno delle lotte sociali, con le forze sindacali di classe e conflittuali, con le organizzazioni del movimento studentesco, con i comitati di lotta per costruire un’opposizione sociale alle politiche antipopolari del governo.

Ma con altrettanta determinazione e chiarezza respingiamo sin da ora gli appelli all’unità con il centrosinistra. La storia degli ultimi anni ha dimostrato che non esistono margini per riforme in favore dei lavoratori e delle classi popolari, che il potere è saldamente nelle mani dei grandi gruppi finanziari, che il governo con forze di centrosinistra conduce solamente al tradimento dei lavoratori. L’unità con il centrosinistra non è utile a fermare la destra, e anzi la rafforza e radicalizza, aumentandone il consenso nei settori popolari.

Il PC continuerà la sua lotta politica e ideologica per far comprendere ai lavoratori e alle classi popolari che il Partito Democratico non è un partito in favore dei lavoratori; che non è migliorabile dall’interno; che non siamo tutti dalla stessa parte e che sui temi determinanti il PD è il partito più rappresentativo degli interessi del grande capitale. Lavoriamo per contrastare il tentativo del PD di accreditare una “svolta a sinistra” che non esiste, e che è solamente un espediente elettoralistico per riconquistare consensi. Allo stesso tempo spiegheremo che l’unità con la sinistra che cambia nome e sigla ad ogni elezioni, che è pronta ad accordi con il PD, porta all’immobilismo e all’estinzione; che è impossibile una unità con chi nei fatti difende l’Unione Europea e la Nato, con chi non si propone come orizzonte l’abbattimento del sistema capitalistico.

Le elezioni hanno dimostrato, sebbene con risultati ancora minimi, che una linea politica rigorosamente contro l’Unione Europea, in favore dei lavoratori e delle classi popolari, un’organizzazione che si radica nei luoghi di lavoro e nelle periferie, è l’unica che riesce a contendere spazi di consenso alla destra e a tornare a rappresentare settori popolari che legittimamente si sono astenuti in mancanza di una propria rappresentanza. Riconquistare astenuti e ammaliati dalle parole di cinque stelle e lega, è tanto importante quanto convincere quella parte delle classi popolari che continuerà a votare centrosinistra in nome del “meno peggio”.

Allo stesso tempo la strada dell’opposizione sociale contro questo governo è l’unica che può garantire risultati di radicamento e costruzione. Lottare per smascherare le contraddizioni che a mano a mano verranno alla luce, intercettando simpatie e consenso dei settori delle classi popolari tradite anche dalle promesse di Cinque Stelle e Lega, denunciandone il carattere reazionario e antipopolare. Solo questo, e senza nessuna confusione con il centrosinistra, potrà far avanzare il radicamento del Partito.

Per fare tutto questo è necessario un grande passo avanti. nella costruzione del Partito e alla sua attività, aprendo al contributo di quanti ci hanno manifestato sostegno in queste elezioni. Se il risultato elettorale del Partito Comunista è limitato è perché troppo limitato è ancora il nostro radicamento locale, troppo grande è l’assenza di canali di informazione che possano condurre ogni giorno una battaglia politica e teorica di controinformazione rispetto ai media capitalistici, troppo debole è ancora la nostra capacità di intervento nel conflitto sociale e la nostra presenza nei sindacati. Dotarci di strutture stabili all’altezza dei tempi e dei compiti da svolgere, radicarsi nei luoghi di lavoro e nelle periferie, praticare la lotta di classe nelle contraddizioni esistenti, incrementare la lotta politica e ideologica. Questi sono i nostri compiti immediati.

Proseguiremo il grande lavoro che il FGC realizza sulla gioventù, sostenendolo con ogni nostro sforzo. Il fattore dirimente nella ricostruzione comunista è già oggi il grande afflusso di giovani dalle scuole, dalle università e dai quartieri popolari, che sono la spina dorsale della ricostruzione comunista in Italia. Vedere piazze piene di giovani, mentre a sinistra si va verso l’estinzione, è la conferma della correttezza del lavoro che stiamo svolgendo. Organizzare, preparare questa gioventù sarà centrale nel nostro lavoro.

Allo stesso tempo continueremo a rafforzare i nostri legami internazionali in particolare con le organizzazioni comuniste e con il lavoro nella Iniziativa Comunista Europea, in Solidnet e nelle strutture del movimento comunista internazionale. Legami internazionali che hanno dimostrato la loro concretezza e necessità anche in queste elezioni. Siamo convinti di aver dato un contributo positivo alla ricostruzione internazionale del movimento comunista in questi anni, anche attraverso questo risultato elettorale, e andiamo fieri di questo.

Per fare tutto questo abbiamo bisogno del contributo diretto, in ogni forma e sostegno possibile, di ciascuno dei nostri sostenitori. Sappiamo che in Italia esistono 235.000 comunisti che hanno votato PC. Organizzare la parte maggiore possibile di quel numero perché diventino sostenitori, militanti, del partito e della gioventù comunista.

Per questo facciamo un appello a tutti coloro che ci hanno sostenuto a queste elezioni, a quanti guardano a noi: sappiamo che il nostro partito ha ancora tante insufficienze, dateci una mano a superarle. Sappiamo che scontiamo lacune, assenze territoriali e in situazioni di conflitto: dateci una mano a colmarle. La costruzione del Partito Comunista non chiede tifosi o spettatori, ma protagonisti attivi. Insieme possiamo realizzare tutto questo.

Ufficio Politico Partito Comunista

 

 

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Istruzioni di voto per gli italiani all’estero.

Istruzioni di voto per gli italiani all’estero.

I cittadini italiani residenti all’estero possono votare il Partito Comunista. Poiché tuttavia ci sono differenze rispetto al voto per le elezioni politiche, vi invitiamo a consultare questo decalogo con alcune raccomandazioni:

1)    Per gli iscritti AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) in un paese dell’Unione Europea

Se siete iscritti AIRE e non avete espresso l’opzione di voto per le liste del paese in cui risiedete, allora avete diritto di votare per le liste italiane e potrete votare il Partito Comunista, in due diverse modalità:

a)     votare nel paese di residenza

In ciascuno dei paesi dell’UE saranno allestiti seggi: bisogna andare fisicamente a votare, non è previsto in questo caso il voto postale.

Il voto non si svolgerà lo stesso giorno rispetto all’Italia, ma sarà possibile votare il 24 e il 25 Maggio, con orari variabili a seconda della località e limitati a parte delle due giornate.

Riceverete a casa un certificato elettorale con date, orari e luogo del voto. Se non lo avete ricevuto informatevi a partire dal 21 Maggio in Consolato e richiedetelo. Sarà necessario portare il certificato al momento del voto.

A differenza delle politiche non esiste una circoscrizione estero, Ciascuno di voi sarà chiamato a esprimere il voto sulla base delle liste della Circoscrizione del vostro comune italiano di iscrizione AIRE. Le liste circoscrizionali sono 5 e così ripartite:

–       Italia nord occidentale (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia)

–       Italia nord orientale (Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna)

–       Italia centrale (Toscana, Marche, Umbria, Lazio)

–       Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria)

–       Italia insulare (Sicilia, Sardegna)

b)    votare in Italia

In questo caso occorre presentare richiesta, entro il giorno precedente le elezioni in Italia, al Comune italiano nelle cui liste elettorali si è iscritti, ma consigliamo  di presentare la richiesta con maggiore anticipo per evitare problemi amministrativi. In tal caso è necessario portare il certificato elettorale ricevuto per votare all’estero .

ATTENZIONE!  Queste opzioni si escludono a vicenda. Nessuno può votare più di una volta, nemmeno avendo la doppia cittadinanza. Votare due volte è reato penale.

2)    Per i residenti in un paese che non fa parte dell’Unione Europea

Se risiedete in un paese che non fa parte dell’UE potete votare solo tornando in Italia nel Comune di iscrizione elettorale. Questo vale indipendentemente dall’iscrizione all’AIRE .

Esistono alcune agevolazioni di viaggio per gli elettori, ma valgono per la maggior parte sul territorio nazionale. Si consiglia di informarsi e verificare, ad esempio Trenitalia ne prevede alcune.

Italiani non iscritti all’AIRE e temporaneamente in un paese dell’Unione Europea

Se non siete iscritti AIRE ma vi trovate temporaneamente all’estero per motivi di studio o di lavoro potete votare nel paese di residenza temporanea solo se avete espresso questa opzione entro il 7 Marzo. In questo caso le modalità sono le stesse degli iscritti AIRE.

Se non avete esercitato in tempo questa opzione potrete votare soltanto presentandovi al seggio in Italia nel Comune nelle cui liste elettorali siete iscritti con le modalità normali e col certificato elettorale italiano.

Per maggiori informazioni consultate il sito del Ministero e la brochure riassuntiva.

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+++ PARTITO COMUNISTA AMMESSO IN TUTTA ITALIA PER LE EUROPEE +++

+++ PARTITO COMUNISTA AMMESSO IN TUTTA ITALIA PER LE EUROPEE +++

Il Partito Comunista è stato ufficialmente ammesso in tutta Italia alle elezioni Europee 2019. Il simbolo della falce e martello sarà presente su tutte le schede elettorali. Le liste comuniste saranno guidate dal segretario Marco Rizzo che ha dichiarato: «La nostra lotta contro l’Unione Europea sarà portata avanti insieme con i partiti comunisti di tutto il continente. Grazie alla presenza dei comunisti in questa campagna elettorale, che rischiava di diventare uno scontro tra europeisti e nazionalisti, entreranno gli interessi dei lavoratori e delle classi popolari. Il mercato comune ha cancellato i diritti sociali dei popoli europei per arricchire la finanza e le grandi imprese. La sinistra ha abbandonato queste battaglie dimenticando la sua funzione, e la destra fomenta la guerra tra poveri a tutto vantaggio dei grandi poteri. Solo i comunisti – conclude Rizzo – possono essere lo strumento di un reale cambiamento che oggi è attuale e necessario».

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IL PARTITO COMUNISTA IN CORSA PER LE ELEZIONI EUROPEE 2019.

IL PARTITO COMUNISTA IN CORSA PER LE ELEZIONI EUROPEE 2019.

Il Partito Comunista ha depositato questa mattina il contrassegno elettorale per la partecipazione alle elezioni europee 2019. Correremo in tutte le circoscrizioni senza necessità di raccogliere le firme in quanto membri dell’Iniziativa Comunista Europea, rappresentata al Parlamento Europeo da due deputati del KKE, e grazie al consenso apprestato dai compagni greci all’inserimento del loro simbolo nel nostro contrassegno elettorale al fine di rafforzare il presupposti stabiliti dalla legge italiana per il diritto a tale esonero. Il gesto del KKE è una testimonianza di vero internazionalismo, la prova della forza e della solidità dei legami internazionali che il Partito Comunista ha costruito in questi anni con i propri partiti fratelli.

La raccolta delle sottoscrizioni sarebbe stata uno scoglio impossibile da superare altrimenti. La legge richiede infatti 145.000 firme con quote regionali altissime (3.000 nella sola Valle d’Aosta), e dei costi ingenti necessari per le autenticazioni. Si tratta di una legge antidemocratica che ha come unico e chiaro scopo quello di favorire le forze politiche già presenti in Parlamento, spingere i partiti ad accordi forzati e innaturali, coalizzandosi con le forze maggioritarie, impedire la riorganizzazione di forze popolari alternative ai partiti esistenti.

La partecipazione alle elezioni europee non muta il nostro giudizio sulla natura irriformabile dell’Unione Europea, e delle sue istituzioni. Utilizzeremo queste settimane di campagna elettorale per denunciare la reale natura dell’Unione Europea, senza ipocrisie e opportunismi di sorta. Così come abbiamo già fatto nelle elezioni politiche del 2018, diremo chiaramente ai lavoratori e alle lavoratrici che il voto al Partito Comunista è un voto al rafforzamento della prospettiva storica di abbattimento della società capitalista e di accumulazione di forze nella direzione della costruzione di una società socialista.

L’Europa dei lavoratori e dei popoli che noi vogliamo realizzare, potrà essere costruita solo al di fuori dell’Unione Europea che è un’alleanze imperialista al cui timone ci sono le grandi società della finanza. L’Unione Europea è il principale promotore delle politiche di attacco ai diritti dei lavoratori e delle classi popolari, protagonista di guerre e responsabile della crisi. Non esiste spazio per la creazione di una società che metta in primo piano i diritti sociali nella gabbia dell’Unione Europea e dell’euro. Non esiste alcun futuro di progresso, di giustizia e di pace per le nuove generazioni in un sistema antidemocratico che mira a schiacciare i diritti e la condizione dei popoli in favore del profitto di pochi.

Crediamo sia necessario rafforzare il processo di ricostruzione comunista per dare ai lavoratori e alle classi popolari una reale alternativa alla falsa scelta tra le forze di governo e di opposizione, tra europeisti e nazionalisti, divisi nella propaganda ma sempre uniti nella difesa degli interessi della finanza e nell’approvazione di politiche antipopolari. Un’alternativa che non può essere rappresentata da liste elettorali di sinistra, prigioniere di contraddizioni politiche e prive di qualsiasi prospettiva, funzionali solo alla conservazione di vecchi gruppi dirigenti, che puntualmente si presentano a ogni elezione con nomi e simboli diversi, contribuendo solo a disorientare il proprio popolo.

Un’alternativa che dobbiamo realizzare prima di tutto nel nostro Paese, ma coordinandoci e unendoci a livello internazionale con i Partiti Comunisti per rendere più forte la nostra azione. Siamo consapevoli che la presenza del Partito Comunista alle elezioni europee è un importante segnale di rafforzamento dell’Iniziativa Comunista Europea e di tutti i partiti che, nelle difficili condizioni dell’Europa di oggi, stanno portando avanti il processo di ricostruzione comunista. Insieme con i nostri partiti fratelli e sulla base delle linee comuni che ci siamo dati affronteremo questa sfida.

Solo il rafforzamento dei comunisti può creare in Italia e in Europa i presupposti di una reale svolta politica. Per questa ragione invitiamo a votare il 26 maggio per il Partito Comunista e a prendere da subito contatto con le nostre federazioni e con i nuclei del Partito per sostenere la nostra azione.

Roma, 8 aprile 2019

Ufficio Politico
Partito Comunista

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Ai lavoratori non servono giravolte, ma coerenza e impegno per la ricostruzione comunista

Ai lavoratori non servono giravolte, ma coerenza e impegno per la ricostruzione comunista

Ancora una volta le tornate elettorali dettano l’agenda politica della sinistra, anche nelle sue organizzazioni più radicali, piegando qualsiasi prospettiva strategica all’utilità immediata del risultato contingente, e anche dell’autoconservazione dei suoi gruppi dirigenti. Quando un anno fa il Partito Comunista decise di presentare il proprio simbolo alle elezioni politiche e quindi di non partecipare a coalizioni elettorali unitarie di sinistra, attirò su di sé molte critiche. È bastato meno di un anno per dimostrare le ragioni della nostra scelta.

In ogni prospettiva di aggregazione a sinistra manca sistematicamente qualsiasi chiarezza sulla differenza tra l’alternativa al PD – condizione necessaria ma non sufficiente –  e la costruzione di una soggettività politica che esprima il rifiuto del sistema capitalistico e che lotti per far avanzare la prospettiva di un’alternativa alla società capitalistica. In nome di questa ambiguità si può rifiutare l’accordo con il PD, ma allo stesso tempo sostenerlo con settori altrettanto responsabili della condizione dei lavoratori e delle masse popolari: partiti e personaggi impegnati nelle amministrazioni locali, nei governi regionali, imbevuti della retorica della democrazia borghese, della legalità borghese, di una visione riformista, assolutamente compatibile con le dinamiche di salvaguardia del capitalismo. L’ambiguità si scioglie, l’alternativa diventa solo elettorale –  magari persino temporanea, in attesa di sviluppi interni al PD –  ma assolutamente priva di qualsiasi prospettiva strategica che ponga una reale differenza con le forze che comunque stanno “dentro” al sistema borghese ed alle sue logiche. Una parte rilevante delle forze più sane della società: lavoratori, settori di sindacato conflittuali, giovani, studenti, protagonisti delle lotte sociali vengono così imbrigliati, loro malgrado, all’interno dei meccanismi di bassa politica della società borghese.

Per questa ragione si cercano formule di compromesso buone per tutte le stagioni che esprimano un’apparente radicalità senza dire nulla. Una di queste è l’idea della “rottura dell’Unione Europea dei trattati” che in concreto non significa assolutamente nulla, e che a ben vedere, non è altro che l’ennesima declinazione della visione riformista Sinistra Europea, con parole apparentemente più radicali. Dopo l’Arcobaleno, la Rivoluzione Civile, l’Altra Europa e Pap, saremmo ora di fronte ad un nuovo simbolo, per la quinta volta. A una leadership affidata, per la terza volta a un ex-magistrato, da Ingroia a Grasso, e oggi a De Magistris. No, grazie. Lo diciamo con rispetto per chi fa questa scelta, a nostro avviso, sbagliando.

Da comunisti riaffermiamo, ancora una volta, che la nostra prospettiva strategica è la costruzione di un forte, radicato, coerente Partito Comunista, che sia percepito come serio e affidabile da parte dei lavoratori e delle classi popolari del nostro Paese. È un processo che richiede tempo e non conosce scorciatoie. Esige un percorso sicuramente lungo, necessariamente chiaro e coerente. Non ha bisogno di continue giravolte, cambi di linee strategiche, simboli, figure di riferimento, situazioni che producono disorientamento, evitando sistematicamente la sedimentazione di qualsiasi ipotesi organizzativa. L’elettorato della sinistra “alternativa al PD” in dieci anni ha visto solo sconfitte, non tanto elettorali, quanto strategiche. Oggi un’altra ancora, che non fermerà di un millimetro il progressivo scivolamento in senso reazionario della società italiana.

Guardiamo alle elezioni europee, come abbiamo sempre fatto, con la consapevolezza che le elezioni servono a costruire e rafforzare il Partito e non viceversa. Siamo consapevoli che l’ostacolo della raccolta di 150.000 firme in tutto il Paese è enorme, ma non per questa ragione ci accodiamo a percorsi elettorali che sono antitetici rispetto alla nostra prospettiva. Il Partito lavorerà con le proprie forze, con tutti i sinceri comunisti che vorranno sostenere insieme a noi questo sforzo. Abbiamo sempre ricercato l’unità comunista ma attribuendo a questa espressione una prospettiva strategica e non istituzionale ed elettorale. Affermiamo nuovamente che la nostra porta è aperta, ma con altrettanta chiarezza diciamo che non siamo disponibili a discutere di unità comunista con quei dirigenti che, dopo essere stati rifiutati da chi ha preferito altre alleanze, si riscoprono improvvisamente fautori dell’unità dei comunisti sotto elezioni. Servono scelte strategiche non vecchie logiche.

Siamo consapevoli della difficile condizione della società italiana, del contesto internazionale, di quanto sta accadendo nel nostro continente e nel mondo. Ma siamo altrettanto consapevoli degli errori commessi nel passato dalla sinistra, e anche dai comunisti. Non sarà rinunciando alla costruzione dell’unico progetto in grado di lottare per una società alternativa al capitalismo che miglioreremo questa situazione. Abbiamo il dovere di evitare che nuovi errori strategici possano intaccare anche quel poco –  certamente ancora insufficiente –  che fino ad oggi siamo riusciti a ricostruire in termini di militanza, consenso, interesse attivo specie tra le nuove generazioni. Perché questo è l’embrione della nuova società che dobbiamo far nascere. Sarebbe un errore imperdonabile sacrificarlo in nome della pressione del momento, o peggio ancora di calcoli meramente elettorali. Sappiamo che una linea coerente può apparire rigida, ma nel tempo è l’unica che paga

Abbiamo un Partito e una Gioventù che crescono nel Paese, lavoreremo coerentemente per rafforzarli. Per questo rivolgiamo un appello a quanti saranno delusi dalle ennesime giravolte e esperienze fallimentari, ai lavoratori, ai giovani: abbandonate le illusioni, unitevi a chi con determinazione e coerenza vuole costruire in questo Paese un forte Partito Comunista, unico strumento in grado di condurre i lavoratori e le classi popolari alla loro liberazione, all’abbattimento dell’oppressione capitalistica alla costruzione di una società socialista. Negli anni futuri, quali siano le condizioni di questo Paese e del mondo il Partito Comunista ci sarà, noi ci saremo e saremo più forti. Con il nostro simbolo, con le nostre bandiere, con le nostre idee. Ne è la riprova una forte e combattiva gioventù, che testimonia più di ogni altro fattore le solide basi su cui poggia la ricostruzione comunista in Italia. Chi oggi potrebbe dire altrettanto?

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