«La questione morale può esistere solo se c’è una reale diversità. La sinistra che ha perso la prospettiva di costruire una società alternativa ha perso anche la sua diversità morale, piegandosi alla corruzione e al malaffare. Se non sei più portatore di un’idea di cambiamento, se sei soggetto alle leggi di una politica che è solo gestione di interesse privati, non c’è più alcuna diversità» Così Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista. «La vicenda del PD in Umbria è l’ennesima testimonianza di questo. Noi vogliamo ricostruire un partito che sia dalla parte dei lavoratori e del popolo, che abbia una prospettiva di cambiamento reale della società. Per questo siamo diversi. Chi sta con i banchieri, con la finanza, con i grandi poteri privati della sanità, dei palazzinari non fa più parte della nostra famiglia».
IL PARTITO COMUNISTA IN CORSA PER LE ELEZIONI EUROPEE 2019.
Il Partito Comunista ha depositato questa mattina il contrassegno elettorale per la partecipazione alle elezioni europee 2019. Correremo in tutte le circoscrizioni senza necessità di raccogliere le firme in quanto membri dell’Iniziativa Comunista Europea, rappresentata al Parlamento Europeo da due deputati del KKE, e grazie al consenso apprestato dai compagni greci all’inserimento del loro simbolo nel nostro contrassegno elettorale al fine di rafforzare il presupposti stabiliti dalla legge italiana per il diritto a tale esonero. Il gesto del KKE è una testimonianza di vero internazionalismo, la prova della forza e della solidità dei legami internazionali che il Partito Comunista ha costruito in questi anni con i propri partiti fratelli.
La raccolta delle sottoscrizioni sarebbe stata uno scoglio impossibile da superare altrimenti. La legge richiede infatti 145.000 firme con quote regionali altissime (3.000 nella sola Valle d’Aosta), e dei costi ingenti necessari per le autenticazioni. Si tratta di una legge antidemocratica che ha come unico e chiaro scopo quello di favorire le forze politiche già presenti in Parlamento, spingere i partiti ad accordi forzati e innaturali, coalizzandosi con le forze maggioritarie, impedire la riorganizzazione di forze popolari alternative ai partiti esistenti.
La partecipazione alle elezioni europee non muta il nostro giudizio sulla natura irriformabile dell’Unione Europea, e delle sue istituzioni. Utilizzeremo queste settimane di campagna elettorale per denunciare la reale natura dell’Unione Europea, senza ipocrisie e opportunismi di sorta. Così come abbiamo già fatto nelle elezioni politiche del 2018, diremo chiaramente ai lavoratori e alle lavoratrici che il voto al Partito Comunista è un voto al rafforzamento della prospettiva storica di abbattimento della società capitalista e di accumulazione di forze nella direzione della costruzione di una società socialista.
L’Europa dei lavoratori e dei popoli che noi vogliamo realizzare, potrà essere costruita solo al di fuori dell’Unione Europea che è un’alleanze imperialista al cui timone ci sono le grandi società della finanza. L’Unione Europea è il principale promotore delle politiche di attacco ai diritti dei lavoratori e delle classi popolari, protagonista di guerre e responsabile della crisi. Non esiste spazio per la creazione di una società che metta in primo piano i diritti sociali nella gabbia dell’Unione Europea e dell’euro. Non esiste alcun futuro di progresso, di giustizia e di pace per le nuove generazioni in un sistema antidemocratico che mira a schiacciare i diritti e la condizione dei popoli in favore del profitto di pochi.
Crediamo sia necessario rafforzare il processo di ricostruzione comunista per dare ai lavoratori e alle classi popolari una reale alternativa alla falsa scelta tra le forze di governo e di opposizione, tra europeisti e nazionalisti, divisi nella propaganda ma sempre uniti nella difesa degli interessi della finanza e nell’approvazione di politiche antipopolari. Un’alternativa che non può essere rappresentata da liste elettorali di sinistra, prigioniere di contraddizioni politiche e prive di qualsiasi prospettiva, funzionali solo alla conservazione di vecchi gruppi dirigenti, che puntualmente si presentano a ogni elezione con nomi e simboli diversi, contribuendo solo a disorientare il proprio popolo.
Un’alternativa che dobbiamo realizzare prima di tutto nel nostro Paese, ma coordinandoci e unendoci a livello internazionale con i Partiti Comunisti per rendere più forte la nostra azione. Siamo consapevoli che la presenza del Partito Comunista alle elezioni europee è un importante segnale di rafforzamento dell’Iniziativa Comunista Europea e di tutti i partiti che, nelle difficili condizioni dell’Europa di oggi, stanno portando avanti il processo di ricostruzione comunista. Insieme con i nostri partiti fratelli e sulla base delle linee comuni che ci siamo dati affronteremo questa sfida.
Solo il rafforzamento dei comunisti può creare in Italia e in Europa i presupposti di una reale svolta politica. Per questa ragione invitiamo a votare il 26 maggio per il Partito Comunista e a prendere da subito contatto con le nostre federazioni e con i nuclei del Partito per sostenere la nostra azione.
Roma, 8 aprile 2019
Ufficio Politico
Partito Comunista
ARRESTO DE VITO: LA RAGGI SI DIMETTA. VIA GLI AMICI DEI PALAZZINARI!
comunicato della federazione romana del Partito Comunista
La federazione romana del Partito Comunista chiede le immediate dimissioni della sindaca Raggi e della giunta cinque stelle dal Comune di Roma. La vicenda dell’arresto del presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito, esponente di primo piano del movimento romano e già candidato sindaco nella precedente tornata elettorale non può essere trascurata.
Il Movimento Cinque Stelle ha fallito la sua missione di cambiamento della città, finendo per assecondare gli interessi dei costruttori e dei “poteri forti” che in campagna elettorale diceva di voler combattere. Ciò che avevamo previsto prima delle elezioni si è miseramente avverato. Indipendentemente dagli esiti della vicenda giudiziaria esiste una responsabilità politica chiara. Roma è allo sbando, tutti gli elementi di discontinuità del programma dei cinque stelle sono stati accantonati per una sostanziale continuità con le giunte precedenti.
La vicenda dello stadio della Roma è stata paradigmatica. Dall’opposizione all’approvazione di un piano persino peggiorativo in termini di opere a scomputo di quello voluto dalla giunta Marino. Se a ciò fosse corrisposto, come sembrerebbe emergere dall’arresto di oggi, anche il pagamento di tangenti, il tutto si aggraverebbe per gli ulteriori profili. Chi ha fatto della diversità e dell’onestà la propria bandiera, oggi deve trarne le conseguenze.
Il Partito Comunista – conclude la nota – ha sempre dato atto alla giunta capitolina di operare in un contesto di difficoltà e di pesante eredità dovuta all’azione delle giunte precedenti. Ha sempre respinto e continuerà a respingere al mittente le critiche dei partiti responsabili della condizione di Roma (PD e centrodestra in testa). Ma il tempo per questa giunta è scaduto. L’alternativa non esiste, c’è solo la peggiore continuità. La Raggi deve dimettersi immediatamente.
Via gli amici dei palazzinari da Roma, quale sia il loro colore politico!
RIZZO: «PROPOSTA DI DE MAGISTRIS E’ FOLLIA. STUPIDO ALIMENTARE SCONTRO NORD-SUD».
L’autonomia regionale è sbagliata, che la chiedano al Nord o al Sud. Il risultato è creare livelli differenti per diritti che dovrebbero essere assicurati in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale
RIZZO (PC): «SU FOIBE CONTINUE FALSIFICAZIONI. L’ANPI SBAGLIA A DISSOCIARSI».
«Sulla vicenda delle foibe ormai è impossibile esprimere in Italia un giudizio legato alla verità storica e alla contestualizzazione degli eventi. Chiunque affermi il vero, e cioè che quello che è avvenuto non puo’ definirsi genocidio, nè pulizia etnica, e soprattutto che le vittime non erano nell’ordine nè delle centinaia di migliaia nè dei milioni come arrivano ad affermare settori di destra, viene tacciato di negazionismo. Sbaglia l’ANPI a dissociarsi da serie iniziative di storici che mirano a contrastare con il rigore della ricerca questo mare di propaganda» Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. «Sulle vicende del confine orientale è stata costruita una narrazione che ha stravolto la realtà, che non fa i conti con le responsabilità dell’Italia fascista, alimenta il mito del “buon italiano”, utile alla propaganda nazionalista anche per l’oggi. Una cosa sono episodi di giustizia sommaria e rappresaglie, per quanto brutali, pero assai comuni durante la guerra, e nella maggior parte in risposta ai crimini perpetrati dalla colonizzazione fascista. Altro è quello che la propaganda revisionista afferma oggi a reti unificate. La costruzione della memoria collettiva è demandata a sceneggiati privi di reale riscontro storico come quello che andrà in onda sulla Rai questa sera. Si parla di ricerca della “memoria condivisa” ma in realtà si nobilita la falsificazione. La sinistra che ha appoggiato questa tendenza, è corresponsabile tanto quanto la destra, anzi forse di più. Al contrario – conclude Rizzo – difendere la verità storica significa evitare che narrazioni tossiche influenzino il senso comune, costruendo il terreno per nuove campagne belliciste che si profilano all’orizzonte e che nulla hanno a che fare con l’interesse dei popoli, a partire da quello italiano».
Ai lavoratori non servono giravolte, ma coerenza e impegno per la ricostruzione comunista
Ancora una volta le tornate elettorali dettano l’agenda politica della sinistra, anche nelle sue organizzazioni più radicali, piegando qualsiasi prospettiva strategica all’utilità immediata del risultato contingente, e anche dell’autoconservazione dei suoi gruppi dirigenti. Quando un anno fa il Partito Comunista decise di presentare il proprio simbolo alle elezioni politiche e quindi di non partecipare a coalizioni elettorali unitarie di sinistra, attirò su di sé molte critiche. È bastato meno di un anno per dimostrare le ragioni della nostra scelta.
In ogni prospettiva di aggregazione a sinistra manca sistematicamente qualsiasi chiarezza sulla differenza tra l’alternativa al PD – condizione necessaria ma non sufficiente – e la costruzione di una soggettività politica che esprima il rifiuto del sistema capitalistico e che lotti per far avanzare la prospettiva di un’alternativa alla società capitalistica. In nome di questa ambiguità si può rifiutare l’accordo con il PD, ma allo stesso tempo sostenerlo con settori altrettanto responsabili della condizione dei lavoratori e delle masse popolari: partiti e personaggi impegnati nelle amministrazioni locali, nei governi regionali, imbevuti della retorica della democrazia borghese, della legalità borghese, di una visione riformista, assolutamente compatibile con le dinamiche di salvaguardia del capitalismo. L’ambiguità si scioglie, l’alternativa diventa solo elettorale – magari persino temporanea, in attesa di sviluppi interni al PD – ma assolutamente priva di qualsiasi prospettiva strategica che ponga una reale differenza con le forze che comunque stanno “dentro” al sistema borghese ed alle sue logiche. Una parte rilevante delle forze più sane della società: lavoratori, settori di sindacato conflittuali, giovani, studenti, protagonisti delle lotte sociali vengono così imbrigliati, loro malgrado, all’interno dei meccanismi di bassa politica della società borghese.
Per questa ragione si cercano formule di compromesso buone per tutte le stagioni che esprimano un’apparente radicalità senza dire nulla. Una di queste è l’idea della “rottura dell’Unione Europea dei trattati” che in concreto non significa assolutamente nulla, e che a ben vedere, non è altro che l’ennesima declinazione della visione riformista Sinistra Europea, con parole apparentemente più radicali. Dopo l’Arcobaleno, la Rivoluzione Civile, l’Altra Europa e Pap, saremmo ora di fronte ad un nuovo simbolo, per la quinta volta. A una leadership affidata, per la terza volta a un ex-magistrato, da Ingroia a Grasso, e oggi a De Magistris. No, grazie. Lo diciamo con rispetto per chi fa questa scelta, a nostro avviso, sbagliando.
Da comunisti riaffermiamo, ancora una volta, che la nostra prospettiva strategica è la costruzione di un forte, radicato, coerente Partito Comunista, che sia percepito come serio e affidabile da parte dei lavoratori e delle classi popolari del nostro Paese. È un processo che richiede tempo e non conosce scorciatoie. Esige un percorso sicuramente lungo, necessariamente chiaro e coerente. Non ha bisogno di continue giravolte, cambi di linee strategiche, simboli, figure di riferimento, situazioni che producono disorientamento, evitando sistematicamente la sedimentazione di qualsiasi ipotesi organizzativa. L’elettorato della sinistra “alternativa al PD” in dieci anni ha visto solo sconfitte, non tanto elettorali, quanto strategiche. Oggi un’altra ancora, che non fermerà di un millimetro il progressivo scivolamento in senso reazionario della società italiana.
Guardiamo alle elezioni europee, come abbiamo sempre fatto, con la consapevolezza che le elezioni servono a costruire e rafforzare il Partito e non viceversa. Siamo consapevoli che l’ostacolo della raccolta di 150.000 firme in tutto il Paese è enorme, ma non per questa ragione ci accodiamo a percorsi elettorali che sono antitetici rispetto alla nostra prospettiva. Il Partito lavorerà con le proprie forze, con tutti i sinceri comunisti che vorranno sostenere insieme a noi questo sforzo. Abbiamo sempre ricercato l’unità comunista ma attribuendo a questa espressione una prospettiva strategica e non istituzionale ed elettorale. Affermiamo nuovamente che la nostra porta è aperta, ma con altrettanta chiarezza diciamo che non siamo disponibili a discutere di unità comunista con quei dirigenti che, dopo essere stati rifiutati da chi ha preferito altre alleanze, si riscoprono improvvisamente fautori dell’unità dei comunisti sotto elezioni. Servono scelte strategiche non vecchie logiche.
Siamo consapevoli della difficile condizione della società italiana, del contesto internazionale, di quanto sta accadendo nel nostro continente e nel mondo. Ma siamo altrettanto consapevoli degli errori commessi nel passato dalla sinistra, e anche dai comunisti. Non sarà rinunciando alla costruzione dell’unico progetto in grado di lottare per una società alternativa al capitalismo che miglioreremo questa situazione. Abbiamo il dovere di evitare che nuovi errori strategici possano intaccare anche quel poco – certamente ancora insufficiente – che fino ad oggi siamo riusciti a ricostruire in termini di militanza, consenso, interesse attivo specie tra le nuove generazioni. Perché questo è l’embrione della nuova società che dobbiamo far nascere. Sarebbe un errore imperdonabile sacrificarlo in nome della pressione del momento, o peggio ancora di calcoli meramente elettorali. Sappiamo che una linea coerente può apparire rigida, ma nel tempo è l’unica che paga
Abbiamo un Partito e una Gioventù che crescono nel Paese, lavoreremo coerentemente per rafforzarli. Per questo rivolgiamo un appello a quanti saranno delusi dalle ennesime giravolte e esperienze fallimentari, ai lavoratori, ai giovani: abbandonate le illusioni, unitevi a chi con determinazione e coerenza vuole costruire in questo Paese un forte Partito Comunista, unico strumento in grado di condurre i lavoratori e le classi popolari alla loro liberazione, all’abbattimento dell’oppressione capitalistica alla costruzione di una società socialista. Negli anni futuri, quali siano le condizioni di questo Paese e del mondo il Partito Comunista ci sarà, noi ci saremo e saremo più forti. Con il nostro simbolo, con le nostre bandiere, con le nostre idee. Ne è la riprova una forte e combattiva gioventù, che testimonia più di ogni altro fattore le solide basi su cui poggia la ricostruzione comunista in Italia. Chi oggi potrebbe dire altrettanto?
RIZZO (PC): «REDDITO DI CITTADINANZA E’ SOLO UN SUSSIDIO CHE PROVOCHERA’ EMIGRAZIONE E SFRUTTAMENTO. QUOTA 100 NON ELIMINA LA FORNERO».
«I cinque stelle riescono nel capolavoro di spacciare per provvedimenti a favore delle classi popolari l’istituzionalizzazione del loro sfruttamento con il reddito di cittadinanza e il sostanziale mantenimento della Legge Fornero. In realtà hanno tradito ogni impegno preso in campagna elettorale». Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista, a commento del decreto varato dal Cdm. «Dopo un anno, chi riceve il reddito è obbligato ad accettare qualsiasi offerta di lavoro in ogni parte d’Italia, pena la revoca del reddito. Non ci vuole molto a capire che si utilizzerà un esercito di disoccupati per costringerli a accettare lavori a condizioni sempre peggiori. Questo reddito è un sussidio allo sfruttamento e all’emigrazione, un sistema istituzionalizzato per favorire la competizione al ribasso sui salari e sui diritti dei lavoratori. Pagano i lavoratori, vincono anche questa volta le grandi imprese che incasseranno il reddito al posto dei disoccupati una volta assunti. Quanto alle pensioni – continua Rizzo – il governo Cinque Stelle – Lega, non ha abolito la Fornero ma ha solo previsto le condizioni per un anticipo con una forte riduzione della pensione percepita. Nulla di nuovo, la Fornero non viene cancellata. Avevano promesso fino a 20 miliardi e ne hanno stanziati 4,7. In sostanza – conclude Rizzo – questo governo sta ingannando i lavoratori, i disoccupati e pensionati, proseguendo con le stesse politiche delle precedenti maggioranze, come dimostrato dalla trattativa con l’Unione Europea».
BANCA CARIGE. RIZZO (PC): « CINQUE STELLE ASSERVITI ALLA FINANZA COME IL PD».
«Il governo Cinque Stelle -Lega, si prepara a varare l’ennesimo esborso di soldi pubblici in favore delle banche, questa volta per evitare il fallimento di Banca Carige. L’ennesima socializzazione delle perdite a costo della collettività per salvare i profitti privati della finanza italiana. In poche parole la stessa politica portata avanti dai governi precedenti per MPS e Banca Etruria». Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. «Solo un anno fa -rincara la dose Rizzo – il Movimento Cinque Stelle denunciava la spesa di oltre sessanta miliardi per il salvataggio delle banche. Oggi propone un’ennesima operazione di rifinanziamento, tradendo i propri impegni con gli italiani. Altro che governo del popolo. Chi accetta le regole del sistema capitalistico finisce sempre per fare la ruota di scorta degli interessi della finanza. Cambia il colore dei governi ma non la sostanza dei provvedimenti».
L’Iniziativa Comunista Europea sul 101° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre
L’Iniziativa dei Partiti Comunisti e Operai d’Europa, in merito al 101° anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, afferma quanto segue:
La Rivoluzione d’Ottobre è stato il più grande evento che si è svolto nel 20° secolo. Gli effetti che la presa del potere da parte della classe operaia hanno avuto per i lavoratori e i popoli del mondo sono stati visibili per decenni e hanno modellato gli sviluppi della storia umana.
I sistemi pubblici di sicurezza sociale, istruzione pubblica, sistema sanitario pubblico, sono tutti esistiti nei paesi capitalistici perché furono creati per la prima volta nell’URSS. La classe operaia nei paesi capitalisti era più forte grazie all’esistenza dei paesi socialisti. La sola esistenza dei paesi socialisti era abbastanza forte da indebolire i capitalisti e dare più forza al movimento operaio in tutto il mondo.
Ai giorni nostri, anni dopo il trionfo della controrivoluzione in URSS e nei paesi socialisti europei, i capitalisti mirano ancora a distruggere tutte le conquiste ottenute grazie all’eroica lotta della classe operaia e dei popoli, ispirata all’esempio dei paesi che stavano costruendo il socialismo-comunismo.
L’importanza della Rivoluzione d’Ottobre e le sue conseguenze non devono esser dimenticate o manipolate. La Rivoluzione d’Ottobre, il movimento e la storia comunista non possono esser equiparati al nazifascismo. Non dimentichiamo che fu l’Unione Sovietica a sconfiggere il nazifascismo e liberare i paesi dell’Europa orientale!
L’esempio della Rivoluzione d’Ottobre è fonte di ispirazione per le nuove generazioni di comunisti in Europa, che combattono in condizioni molto difficili contro la borghesia e i suoi meccanismi e alleanze statali e inter-statali come l’Unione Europea e la NATO, che alimentano il pericolo di nuove guerre imperialiste e dispute.
L’esempio della Rivoluzione d’Ottobre è pieno di lezioni per il movimento operaio, che sviluppa una lotta di lunga durata contro i padroni e loro governi che vogliono distruggere i diritti sociali, i diritti dei lavoratori, gli accordi collettivi, i sistemi di sicurezza sociale e sanitari, che vogliono ritardare l’età pensionabile e ostacolare l’accesso alle pensioni pubbliche per i lavoratori.
L’esempio della Rivoluzione d’Ottobre e della costruzione socialista è una potente arma nelle mani delle donne lavoratrici e degli strati popolari, che possono trovare molti esempi di come la loro liberazione possa avvenire solo insieme alla liberazione dell’intera classe lavoratrice, di come l’uguaglianza tra uomini e donne possa esser raggiunta solo in un sistema sociale ed economico che metta fine alle radici economiche della disuguaglianza.
La Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre 1917 ha segnato la strada da seguire: distruggere i rapporti di produzione capitalistici e lo stato capitalista attraverso la Rivoluzione Socialista; socializzare i mezzi di produzione concentrati per far posto ad una economia pianificata centralmente sotto il controllo operaio della produzione e della distribuzione del prodotto sociale; far sorgere la democrazia socialista-comunista dai centri di lavoro, costruendo un nuovo tipo di Stato che porti alla completa estinzione di ogni traccia di rapporti di produzione mercantili, qualsiasi traccia di sfruttamento e oppressione di alcuni esseri umani da parte di altri, fino al trionfo completo del comunismo.
Per molti decenni, l’Unione Sovietica e il resto dei paesi socialisti hanno dimostrato la superiorità del socialismo-comunismo sul capitalismo. È un fatto che, per la prima volta nella storia, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è stato superato e che, nell’URSS e nel resto dei paesi socialisti, sono state poste le basi per la formazione di una società superiore, libera dallo sfruttamento e da ogni forma di oppressione.
Questo è il motivo per cui siamo pienamente impegnati a difendere e diffondere la conoscenza dei progressi della costruzione socialista nel passato, apprendendo dalle debolezze e dagli errori ma anche, e soprattutto, impegnandoci a riprendere il percorso segnato dalla Rivoluzione d’Ottobre di 101 anni fa, a organizzare e sviluppare nuove rivoluzioni che portino la classe operaia dei nostri paesi a un nuovo percorso di sviluppo libero da sfruttamento e guerra, sulla base di relazioni tra paesi basate sulla cooperazione reciproca e non sulla depredazione e il saccheggio.
Bruxelles, 7 Novembre 2018
Iniziativa Comunista Europea
RIZZO (PC): «4 NOVEMBRE RICORDA INUTILE MASSACRO. NULLA DA FESTEGGIARE»
«Non c’è nulla da festeggiare nell’anniversario del 4 novembre. Un inutile massacro in cui morirono milioni di giovani e lavoratori non potrà mai essere una vittoria». Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. «Seicentomila morti e oltre un milione di feriti e mutilati, mandati al massacro dal capitalismo in nome del Re e di una Patria mai così distante dagli interessi concreti del popolo italiano. La guerra fu voluta da una minoritaria casta parassitaria che nelle mani di quindici famiglie accumulava il reddito del 70% della popolazione italiana e che ha obbligato con la forza milioni di connazionali poveri e analfabeti ad imbracciare il fucile per massacrare i propri simili, poveri e analfabeti anche loro, solo perché si trovava al di là di un confine. Oggi come cento anni fa si cerca di diffondere una retorica dell’unità nazionale finalizzata a mettere i lavoratori alla coda degli interessi del capitale. L’unità nazionale è sempre nemica dei lavoratori. Ricordiamo quelle centinaia di migliaia di vite sacrificate sull’altare degli interessi dei grandi gruppi capitalistici, assumendo la promessa di lottare affinché quel massacro non si ripeta. Oggi come cento anni fa – la guerra imperialista mai più!»
RIZZO (PC): «SE ESISTONO ACCORDI SEGRETI SULLA TAP DI MAIO LI PUBBLICHI».
«Se esistono accordi secretati sulla Tap che obbligano l’Italia al pagamento di penali il Ministro Di Maio li pubblichi subito, denunciandone il contenuto. Siamo coscienti della responsabilità dei precedenti governi, per questo serve un’azione decisa di rottura, altrimenti c’è solo continuità» Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. «Se invece non esistono accordi segreti e penali, ma solo possibili richieste di risarcimento che erano conoscibili da tempo, i Cinque Stelle spieghino per quale motivo hanno sostenuto di voler bloccare la TAP pur essendo consapevoli delle possibili conseguenze. In realtà – conclude Rizzo – i cinque stelle hanno piegato la testa agli interessi delle grandi aziende italiane coinvolte nella costruzione e ai piani dell’imperialismo americano, di cui la TAP è un tassello fondamentale».