LE MULTINAZIONALI SPECULANO SEMPRE Le multinazionali cercano sempre di arricchirsi in qualsiasi ambito operino, anche sul green (solamente di facciata) hanno trovato il modo di aumentare a dismisura i loro profitti ai danni dei cittadini che sono costretti a pagare sempre di più i prodotti a fronte di finti benefici per il pianeta. Così negli Stati Uniti hanno subito coniato il termine “greedflation” cioè, inflazione da avidità. Le multinazionali produttrici di beni di largo consumo hanno aumentato i prezzi oltre quanto sarebbe stato necessario per compensare l’incremento dei costi di energia, materie prime e lavoro, il risultato è ovvio, i loro margini di profitto sono saliti nonostante il calo dei volumi di vendita dovuti alla crisi energetica ed economica che sta opprimendo tutto il mondo occidentale. Nestlé, per esempio, ha alzato i profitti del 9,8% fra gennaio e marzo. Nonostante un calo dello 0,5% di vendite, il colosso svizzero è riuscito a incrementare i ricavi a 24 miliardi. Stessa dinamica si ritrova nei conti trimestrali di Procter & Gamble – che aumentato i prezzi e i profitti del 10% – Unilever (11%), Pepsi (16%), Coca-Cola (11%) e altri marchi internazionali che popolano gli scaffali dei supermercati europei. Tutto questo viene fatto in nome di politiche “green” avallate da tutti i governi ma che stanno impoverendo ulteriormente i cittadini e aiutando solamente le multinazionali ad aumentare i propri guadagni. Servono sì politiche green ma che aiutino la popolazione e il pianeta a vivere meglio, non che aiutino solamente le grandi multinazionali a speculare. Come diceva Chico Mendes: L’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio


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LE MULTINAZIONALI SPECULANO SEMPRE

Le multinazionali cercano sempre di arricchirsi in qualsiasi ambito operino, anche sul green (solamente di facciata) hanno trovato il modo di aumentare a dismisura i loro profitti ai danni dei cittadini che sono costretti a pagare sempre di più i prodotti a fronte di finti benefici per il pianeta.

Così negli Stati Uniti hanno subito coniato il termine “greedflation” cioè, inflazione da avidità. Le multinazionali produttrici di beni di largo consumo hanno aumentato i prezzi oltre quanto sarebbe stato necessario per compensare l’incremento dei costi di energia, materie prime e lavoro, il risultato è ovvio, i loro margini di profitto sono saliti nonostante il calo dei volumi di vendita dovuti alla crisi energetica ed economica che sta opprimendo tutto il mondo occidentale.
Nestlé, per esempio, ha alzato i profitti del 9,8% fra gennaio e marzo. Nonostante un calo dello 0,5% di vendite, il colosso svizzero è riuscito a incrementare i ricavi a 24 miliardi. Stessa dinamica si ritrova nei conti trimestrali di Procter & Gamble – che aumentato i prezzi e i profitti del 10% – Unilever (11%), Pepsi (16%), Coca-Cola (11%) e altri marchi internazionali che popolano gli scaffali dei supermercati europei.

Tutto questo viene fatto in nome di politiche “green” avallate da tutti i governi ma che stanno impoverendo ulteriormente i cittadini e aiutando solamente le multinazionali ad aumentare i propri guadagni.
Servono sì politiche green ma che aiutino la popolazione e il pianeta a vivere meglio, non che aiutino solamente le grandi multinazionali a speculare.
Come diceva Chico Mendes: L’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio

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