Partito della nazione, Rizzo (Pc): “Progetto capitalista. Vendola, Landini, Civati è sinistra inutile. A Ferrero dico…”
Il partito della nazione di Renzi cos’è per Marco Rizzo?
«Il partito della nazione in realtà è il compimento di una storia, di un progetto politico di totale contiguità col sistema capitalistico. Il Pd di oggi e il partito della nazione, se si chiamerà così domani, è il partito più conseguente a questo modello, un modello di potere dove conta la grande finanza, la grande economia, dove alla politica è riservato un posto molto piccolo con partiti inesistenti dal punto di vista del protagonismo delle persone. E’ un partito che si gonfia nei meeting o nei momenti elettorali per poi sgonfiarsi quando le elezioni sono passate e ai ‘sudditi-elettori’ è consentito scegliere un nome alle primarie ma che è già stato scelto dai grandi gruppi economici e finanziari, dalle copertine delle riviste, dalle interviste sulle televisioni. Detto questo, c’è anche la grande capacità di farti pensare che sei protagonista se fai la fila alle primarie. E’ come un derby: se ne parla un mese prima ma poi, versati due euro e fatta la crocetta sul candidato, non ti chiamerà più nessuno. In una città come Roma, ti cucchi Marino per cinque anni e non puoi più fare nulla».
Renzi chiama gli ex di Sel con Migliore e i montiani di Romano: svuoterà definitivamente la sinistra?
«Sarà così. Peraltro, quella è una sinistra inutile perché si fa condizionare dal tipo di legge elettorale: i vari Vendola, Landini , Civati alla fine verranno risucchiati da Renzi; tentano di non starci perché sanno che morirebbero politicamente e allora sono lì che discutono e guardano che tipo di legge elettorale, quale sbarramento… Io dico: se hai un progetto politico in grado di coinvolgere le persone, puoi fermarti davanti alla soglia di sbarramento? Te ne devi fregare. I comunisti dal 1921 al 1945 si organizzavano in base alla legge elettorale che c’era? No, avevano un progetto politico, ma dato che questa politica anche a sinistra, è una politica che, sostanzialmente, nella migliore delle ipotesi, mira alla riproduzione dei gruppi dirigenti per mandarli in parlamento, per avere qualche poltrona, è chiaro che così non c’è strada e Renzi risucchierà tutto».
Non servirà dunque neanche “l’argine” della Cgil e dei dissidenti dem sabato in piazza contro il governo?
«Sta diventando una manifestazione che non è più quella della Cgil sull’articolo 18. In realtà è una sfida a Renzi, ma se la Cgil lo voleva sfidare veramente doveva fare lo sciopero generale. Invece fa una manifestazione che da un lato ha una corrente del Pd dall’altro un’idea di progetto politico di sinistra, ma cosa fanno? Si spaccano oggi per poi allearsi di nuovo con Renzi se la legge elettorale li obbliga? Se pensiamo alla politica così, per quale motivo le persone dovrebbero infervorarsi? E’ un po’ come la valvola della pentola a pressione. Il punto vero è che questa società meriterebbe un blocco generalizzato perché qui ci stanno riportando ai primi del Novecento. Ci vorrebbe uno sciopero generale prolungato e a quel punto daresti noia veramente al progetto di Renzi e della Confindustria. Sarebbe proprio Confindustria a dire a Renzi: guarda che devi cambiare strada perché qui continuano a scioperare».
Boccia pure la Cgil?
«La Cgil fa questa manifestazione: a Roma arriveranno duecentomila persone e diranno che ce n’è un milione ma poi non useranno la forza di queste persone per continuare la battaglia. Verranno spesi alcuni milioni per organizzare pullman gratis per questa brava gente che giustamente manifesta contro le politiche di precarizzazione; peccato che la Cgil le abbia favorite in questi anni, non ostacolate. Pensiamo di vedere la Camusso e D’Alema in testa nella battaglia contro la precarizzazione? Non scherziamo…».
Ferrero ha rivolto un appello alla sinistra e in particolare a Sel dice ‘svegliatevi, non c’è solo Renzi’. Che ne pensa?
«Il problema sono proprio quelli lì: vanno in sedicesimo nella stessa direzione degli altri perché ragionano allo stesso modo e in più a volte millantano un comunismo di cui non sono portatori. Lo dico nel senso che il comunismo è un cambiamento radicale del sistema capitalistico con l’istaurazione della società socialista, non è un mix di buone intenzioni tra Luxuria e Bertinotti. Quella teoria lì non c’entra nulla col comunismo. Provo un sentimento di tenerezza verso Vendola che non considero comunista e chi si definisce tale occupandosi di lgbt, transgender anziché del centralità del conflitto tra capitale e lavoro, mi sembra simile al partito radicale, non a chi pensa a come costruire un partito leninista: tutto il resto è il piccolo circo della politica».
Quindi non raccoglie l’appello di Ferrero?
«L’appello di Ferrero? Non scherziamo, io sono comunista!».
Qual è da sinistra l’alternativa al partito della nazione?
«Renzi bisogna bloccarlo nella società, occorre costruire lotte sociali e operaie, dei lavoratori, dei giovani, lotte sociali che blocchino questo progetto. Non si ferma certo pensando a fare piccoli raggruppamenti politici o, ancora peggio, elettorali: Renzi può essere bloccato solo dal conflitto sociale, con le lotte che si possono fare e senza avere la puzza sotto al naso: dagli operai, ai tassisti, ai bancari. In altre parole, occorre la capacità di unire fronti che prima non lo erano, in un fronte unito dei lavoratori».
Quali effetti del partito della nazione a destra? Quello di Renzi è il partito degli italiani di Berlusconi?
«E’ speculare. Sono la stessa assenza di valori, sono le due facce del partito unico del capitale, di chi non vuole cambiare niente. Ci saranno quelli con lo scudetto messo a destra della maglietta e quelli che lo avranno appuntato a sinistra; litigheranno molto tra loro perché alla fine la sedia è una sola. Di certo non litigheranno per le idee e quindi si ammazzeranno politicamente».