Lo sciopero è un diritto garantito dalla Costituzione nata dalla Resistenza al Nazi-Fascismo.
Pertanto non deve essere messo in discussione precettando i lavoratori e nello specifico quelli del TPL, ma neanche come chiede a gran voce la CGIL e tutti i sindacati concertativi per legarlo alla rappresentanza.
Ciò è un grave atto antidemocratico che il Partito Comunista respinge e impegna le proprie strutture a lavorare per un effettivo e libero svolgimento delle iniziative di lotta dei lavoratori.
Abbiamo infatti l’esempio storico con la legge 563 del 3 Aprile 1926 che riconoscendo giuridicamente il solo sindacato fascista come l’unico legittimato a firmare i contratti collettivi nazionali del lavoro, istituisce una speciale magistratura per la risoluzione delle controversie di lavoro e per cancellare il diritto di sciopero, proprio come viene proposto oggi dalle maggiori confederazioni.
Inoltre, esprimiamo tutta la contrarietà alla legge 1660 in discussione al Senato, che mira a reprimere ogni forma di conflitto, in particolare dei lavoratori e dei ceti popolari, per la difesa dei diritti sociali, del lavoro, della casa, per l’istruzione e la mobilità. Trasformando la lotta in rato penale.
Eugenio Busellato – Responsabile Lavoro del Partito Comunista