da Partito Comunista https://ift.tt/41tKj8Z
FRANCIA O USA E LA “PIRAMIDE” IMPERIALISTA
In questo periodo l’Africa è protagonista di sommovimenti epocali. Assistiamo a uno scontro non tanto sotterraneo tra il cedente imperialismo francese e l’imperialismo americano, anch’esso a mal partito, ma comunque prevalente rispetto al primo.
Può darsi che in prima battuta qualche rivolta africana vada a favorire il secondo a scapito del primo. La storia del Vietnam ce lo ricorda.
Quale deve essere l’atteggiamento dei comunisti e dei sinceri democratici?
Come insegna Lenin, non si deve prendere partito tra due imperialismi contrapposti. Non ha importanza nello scontro chi abbia cominciato prima o chi sia più forte. Quindi ben venga l’arretramento dell’imperialismo francese. I popoli che se ne liberano, se hanno avuto la forza di cacciare il primo, troveranno la forza di cacciare il secondo, come ci mostra la storia gloriosa ancora una volta del Vietnam.
Se si è amanti della geometria solida, si potrebbe rappresentare questa situazione come una “piramide” in cui al vertice ci stanno gli Stati Uniti, subordinati gli altri Paesi imperialisti, che vengono oggi attaccati cannibalescamente dai primi (vedi la guerra in Europa condotta a spese dell’economia tedesca e quindi di tutta la “vecchia” Europa), i quali si rivalgono sulle nazioni imperialiste ancora più in basso, quali l’Italia che cerca miseramente e illusoriamente di trovare alleato nel capobranco statunitense.
Questa è la “piramide imperialista”, ossia formata da paesi che hanno struttura economica, politica e militare che li classifica in questa categoria di imperialisti. Gli altri Paesi, più forti o più deboli che siano, per quanto capitalisti, se non hanno la natura espansionista e predatoria dell’imperialismo, per quanto cerchino anche di fare mercantilisticamente i propri interessi, non sono imperialisti. Non hanno soprattutto la propensione a esportare le guerre.
Oggi la guerra imperialista è una necessità impellente per gli Stati Uniti. I suoi alleati o “vassalli” sono costretti a seguirli, anche contro gli interessi dalla stragrande maggioranza del proprio popolo e perfino di ampi settori delle classi dominanti, perché la direzione politica è nelle mani delle oligarchie monopolistiche legate a doppio filo all’atlantismo. Tra questi possiamo includere ad esempio, oltre il nostro Paese, la Corea del Sud, Paese occupato da innumerevoli basi americane e ridotto a piattaforma bellica rivolta contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea e la repubblica Popolare Cinese.
Non sono imperialisti i Paesi del Brics+. Non lo è il Brasile, né l’Argentina. Ma anche le monarchie Saudita e degli Emirati hanno fatto un’inversione.
Ora è del tutto ridicolo porre la domanda se quei regimi rappresentino per i comunisti e i democratici un esempio di sistema politico da prendere a modello. È ovvio che non potrebbe mai essere così. Ma qui non si tratta di valutare ciò, ma il “bilancio complessivo” nello scacchiere mondiale che questi Paesi svolgono, se indirizzato alla stabilizzazione della situazione mondiale o verso il precipizio, verso la guerra devastante che si combatterebbe prevalentemente in Europa, in Asia e in Africa.