11 Marzo 2006, Slobodan Milosevic fatto morire dal Tribunale Penale Internazionale della Nato all’Aja

11 Marzo 2006, Slobodan Milosevic fatto morire dal Tribunale Penale Internazionale della Nato all’Aja

11 Marzo 2006, Slobodan Milosevic

Breve premessa cronistorica…

Nel vagliare gli eventi verificatisi a Belgrado a fine Giugno 2001, che culminarono con il rapimento dell’ex Presidente della Jugoslavia, Slobodan Milosevic, conclusosi poi con la sua morte, occorre partire da un dato, qui in occidente MAI citato, ed è quello che, alla scadenza dei  tre mesi di carcerazione nella prigione di Belgrado, con le accuse piĂą eclatanti che andavano dall’abuso di ufficio, alla corruzione, a omicidi, stragi, concussioni, ecc. ecc…,  il collegio difensivo dell’ex Presidente della Jugoslavia, aveva presentato la domanda di scarcerazione entro il 30 Giugno, per ASSOLUTA MANCANZA di PROVE o di accuse supportate da fatti e non da “sentito dire” o supposizioni personali. E questo nonostante fossero stati citati 12 testimoni d’accusa considerati decisivi, ma nessuno di essi era andato oltre genericitĂ , supposizioni, ipotesi di colpevolezza… Ecco che, casualmente…il 28 Giugno, dopo pressioni, minacce, ricatti, ultimatum da parte degli USA e della Nato sul governo fantoccio DOS, scatta l’operazione di rapimento di  Milosevic, sotto la regia CIA… avendo dichiarato lo Stato Maggiore dell’Esercito Jugoslavo di non aver fornito nĂ© un uomo, nĂ© un mezzo per l’estradizione dell’ex Presidente.

Significative e chiarificanti sul grado di completa sottomissione e dipendenza, dei “nuovi” governanti “liberi e democratici”, sono le verità nascoste, e poi svelate dagli stessi stipendiati dall’occidente, per far crollare e asservire agli interessi occidentali, un piccolo ma fiero paese e popolo, quale era la piccola Jugoslavia…:

_…la telefonata avvenuta prima di dare avvio all’operazione di sequestro,  tra il premier Djindjic ed il presidente Kostunica, svelata dal giornale ” Nedeljni Telegraf” ( filogovernativo: nella RFJ dal 5 ottobre 2000…non esistono piĂą giornali d’opposizione, l’unico che era rimasto ” 24 Ore”, chiuse nel dicembre 2000 per mancanza di soldi…ma si sa, la libertĂ  e la democrazia Nato hanno un prezzo da pagare ai nuovi padroni del paese ) e poi confermata dallo stesso Djindjic alla radio B92. Dalle loro parole viene fuori il regista di tutta l’operazione: l’ambasciatore americano a Belgrado W. Montgomery, giĂ  ambasciatore in Croazia negli anni della secessione e delle pulizie etniche contro I serbi ( anch’esse, come dichiarato a fine agosto, all’agenzia croata Hina, dall’avvocato L.Misetic difensore all’Aja del generale croato Gotovina , pianificate e dirette dalla CIA…) e coordinatore a Budapest e Sofia, degli ” stages ” di formazione per gli attivisti di Otpor e quadri della DOS ( l’opposizione cosiddetta “democratica”…) del futuro governo, condotti da personale CIA nel Luglio-Agosto 2000 e in settembre prima del colpo di stato del 5 Ottobre 2001….

_…Oppure nelle dichiarazioni del vice presidente del governo serbo D.Korac alla Radio France International, dove ha spiegato che era oltre un mese che vi erano riunioni nelle alti sfere della DOS, per decidere come fare quest’operazione delicata per il paese…

Bastano questi elementi per comprendere come l’attuale Repubblica Serba, non sia piĂą un paese sovrano e libero, ma un paese dove l’ambasciatore della nazione che ha bombardato, distrutto e ucciso migliaia di civili innocenti, dĂ  ordini e ultimatum a un governo burattino… Dove un elicottero Nato viola confini e sovranitĂ , preleva e rapisce un cittadino jugoslavo, in disprezzo di qualsiasi legge internazionale e del rispetto di qualsiasi concetto di indipendenza e libertĂ : un paese che non ha sovranitĂ  e indipendenza non può avere nessun tipo di libertĂ  o di  altri diritti, questo è un principio storico basilare, tutto il resto sono chiacchere per salottieri opulenti, spesso della sinistra occidentale… del benessere.

Quindi un operazione di banditismo internazionale, a cui dovremmo ormai essere abituati, visto cosa è successo poi in questi anni ed in questi giorni dall’Iraq, al Ghana, al Sudan, alla Costa d’Avorio, ed oggi alla Libia sovrana…).

Operazioni che violentano con arroganza e tracotanza le leggi internazionali e le Costituzioni nazionali, nel caso della Repubblica Federale di Jugoslavia, il tutto al modico prezzo dei leggendari ” 30 denari” o in questo caso 30 dinari; visto che suddividendo per ogni cittadino jugoslavo e serbo, il valore del baratto della vita venduta di Milosevic tra i furfanti serbi e padroni yankee, viene circa questo valore. Cioè un pugno di dollari per la povera gente, ma sicuramente milioni di dollari per questi novelli Giuda del popolo serbo, che proprio nel giorno di ” Vidovdan ” (festa profondamente radicata nei sentimenti e nella tradizione popolare serba ), venderono come merce di scambio un proprio cittadino in cambio di denaro. Un atto infame e vergognoso, che resterĂ  come un marchio storico su questi mercenari prezzolati.

Ancora una volta, l’ennesima, è toccato a questo popolo subire un ulteriore umiliazione e violenza morale, che lo ha ridotto alla stregua dei popoli croato, bosniaco, albanese, macedone, così come di quasi tutti i popoli dell’Europa orientale, e cioè succube dei voleri e diktat della Nato e del liberismo selvaggio del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e del capitalismo occidentale.

Si è giunti al paradosso che gli aggressori processano gli aggrediti.

Chi giudica chi ? I fuorilegge del diritto internazionale e delle leggi di convivenza internazionale, hanno preteso di processare il tre volte eletto Presidente di un popolo, che non voleva stare al loro gioco e per questo andava piegato e sottomesso.

Questo è il famigerato Tribunale Penale Internazionale dell’Aja per la Jugoslavia, un organo esecutore dell’imperialismo, ce lo dicono loro stessi; ricordo che  questo stesso cosiddetto tribunale ha archiviato tutte le accuse contro la Nato e i governi occidentali responsabili, per i crimini contro l’umanitĂ , avvenuti nella RFJ durante i 78 giorni di bombardamenti, l’uso di armi proibite, cluster bomb e all’uranio impoverito, uccisione e mutilazione di migliaia di civili ( in gran parte donne e bambini ), distruzione di ospedali, scuole, centrali, fabbriche, case, strutture civili e anche parchi.

E non dimenticare il crimine del bombardamento del palazzo della Televisione di stato a Belgrado  e l’assassinio dei giornalisti jugoslavi colpevoli di lavorare e informare.

Una denuncia di centinaia di giuristi, avvocati, magistrati, medici e personalità di tutto il mondo, contro tutti i governi Nato aggressori ( compreso quello italiano…il signor D’Alema tra gli altri), è stata considerata non sufficientemente motivata e archiviata! Altro che ricerca di latitanti o fuggiaschi, la Serbia di oggi è lì, immiserita, devastata, distrutta; ora tutta la documentazione e le verità, sono a disposizione di chiunque voglia documentarsi, …se lo vuole:

MA… come dichiarò J. Shea, il portavoce della Nato, circa l’eventualitĂ  di una incriminazione dei governi Nato, quando fu presentata la denuncia egli dichiarò serenamente: ” …dubito che questo Tribunale ( ndt: in riferimento al TPI dell’Aja ) morda la mano di chi lo nutre…”.

Servono altre profonde analisi ?

Personalmente spesso non ho condiviso molte scelte o indirizzi di politica interna dei governi jugoslavi,  mentre  spesso ho condiviso critiche che venivano da altre forze nazionali, ma tutto questo è irrilevante e insignificante perché  io/noi viviamo qui e là per tre volte è stato eletto, ed ancora a settembre 2000,  S. Milosevic prese il 43% dei voti da solo, contro 19 Partiti:

18 Jugoslavi  + 1 straniero, la Nato, non va dimenticato.

Ora si può osservare che fino ad allora la Jugoslavia era:

–    un paese Indipendente ed oggi non lo è piĂą, oggi è stracolmo di uomini CIA, Nato, consiglieri stranieri di vario titolo e mercenari locali; con marines ed elicotteri Nato padroni a Belgrado.

–  Era un paese Sovrano ed oggi non lo è piĂą, Kosovo e Montenegro sono ormai altro, Vojvodina e Sangiaccato  si stanno attrezzando; con i confini e le direttive all’ esercito che arrivano da Bruxelles e Washington.

–  Era un paese con un forte e radicato senso di Identità  e DignitĂ  nazionali, e poi ridotto ad

accettare e mendicare continui baratti, contrattazioni, ricatti, imposizioni, ultimatum, umiliazioni come quella di far rapire un suo ex Presidente della Repubblica proprio nel giorno di Vidovdan anniversario della battaglia del 1389 a Kosovo Poljie, forse la giornata piĂą sentita dal popolo serbo. Mentre nello stesso momento questo manipolo di governanti ” democratici ” stipendiati da Washington e dalle capitali europee, che hanno arrestato e perseguitato soldati e patrioti jugoslavi, liberarono oltre 200 criminali UCK ( terroristi albanesi kosovari) colpevoli non di efferati crimini, SOLO di aver contribuito all’omicidio e scomparsa di oltre 3000 tra serbi, rom, gorani, kosovari albanesi e altri, ed alla totale Pulizia Etnica del Kosovo Metohjia, oggi ridotto ad un narcostato dominato dalla criminalitĂ  organizzata, però protetto e riconosciuto dalla Nato e dall’occidente.

–  Era un paese dove la Zastava cuore della classe operaia dei Balcani, orgoglio della

Jugoslavia, raccoglieva fino ad allora, lavoratori di 36 nazionalitĂ , distrutta e devastata con bombe all’uranio dagli amici e protettori dei nuovi governi venduti allo straniero aggressore; e che in 10 mesi dopo i bombardamenti era giĂ  stata ricostruita di un terzo, nonostante isolamento, sanzioni, embarghi, mentre oggi è una fabbrica morta, anche in senso ufficiale: la ZASTAVA automobili, da febbraio 2011 non esiste piĂą. Dei 36.000 lavoratori di allora, ne sono stati assunti dalla nuova Fiat Serbia, circa 950. Questa è la democrazia occidentale, la libertĂ  occidentale, il progresso occidentale! QUESTA E’ LA REALTA’ DEI FATTI, non ipotesi o analisi.

Oggi, per gli ex lavoratori Zastava hanno come unica prospettiva l’emigrazione o la disoccupazione.

–       …Era un paese storicamente fiero ed orgoglioso.

Questo ERA la RFJ e la Serbia fino all’ottobre 2000.

Oggi è un paese umiliato, affamato, violentato, svenduto, deriso MA NON VINTO…

Come ha sottolineato S. Romano ex ambasciatore: “…attenzione a voler infierire su questo popolo, l’occidente non deve dimenticare che non è stato  mai piegato nĂ© dagli ottomani, nĂ© dai nazisti, tantomeno dai fascisti italiani nonostante gli eccidi e i crimini commessi…”.

Di fronte a tutto, SOPRA a tutto: diritti, popoli, paesi, nazioni si erge questo Tribunale Penale Internazionale dell'Aja che su ordine Nato decreta chi sono i buoni e i cattivi, e la sua chiusura dovrebbe essere un obiettivo di chiunque crede nel diritto ed in una seppur minima legalitĂ  internazionale.

” …Voi non vedrete mai apparire i piloti della Nato dinanzi ad un Tribunale dell’Onu. La Nato è accusatrice, procuratrice, giudice ed esecutore, poichĂ© è la Nato che paga le bollette. La Nato non è sottomessa al diritto internazionale. Essa è il diritto internazionale…”.

                                        ( Lester Munson, parlamentare statunitense )

Marchia, ordina, sentenzia prima di un processo, esegue, rapisce S.Milosevic  tre volte eletto dal suo popolo e quindi se colpevole lui, lo è anche il popolo serbo e jugoslavo, che per 10 anni lo aveva scelto come suo rappresentante e lo aveva sostenuto nella politica di resistenza alle aggressioni ( politiche, economiche, militari e morali ) contro la Jugoslavia.

Cercavano e desideravano un uomo vinto, sconfitto, sottomesso, da consegnare agli archivi della LORO storia, da far dimenticare….ma come titolava un giornale di Belgrado…” hanno sollevato il vento…”.

Tra tante responsabilitĂ  di vario genere, una colpa S.Milosevic sicuramente l’ha avuta, ed è quella di non essersi piegato alla Nato, di non aver svenduto il proprio popolo agli affamatori del liberismo selvaggio, di non aver assecondato la colonizzazione del proprio paese tramite FMI, Banca Mondiale, i vari Soros e la loro marea globalizzatrice.

E questa, nei tempi attuali, è una colpa che si può pagare  con la vita.

Come hanno dichiarato i suoi avvocati a nome suo: “…Per quanto hanno frugato e cercato, nelle mie tasche non hanno trovato un solo dollaro, nĂ© sui miei vestiti una sola traccia di sangue…”.

L’11 marzo 2006, Slobodan Milosevic è morto, nel corso di un processo illegale, organizzato da un tribunale illegale nel cuore dell’Europa, senza poter godere di alcuno dei diritti che la grande maggioranza delle legislazioni europee riserva ai detenuti, con un NON casuale cinismo, e

un’arroganza politica e “burocratica” del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja.

Un organo del tutto illegale ed illegittimo, creato sotto le pressioni USA e NATO e non contemplato dalla Carta dell’ONU; un organo politico più che giuridico finanziato dagli USA e da soggetti privati come Soros, che da anni lavorano alla destabilizzazione di quegli stati che ostacolano i disegni geostrategici dell’imperialismo statunitense e di quello europeo.

Il TPI ha violato nelle sue stesse procedure tutti i principi del diritto internazionale, avendo formulato proprie leggi e propri regolamenti, modificabili nel corso dei procedimenti con la sola delibera del suo Presidente o del Procuratore; avendo la facoltà di rifiutare a proprio arbitrio gli avvocati od i testimoni della difesa e decretare contemporaneamente l’attendibilità di testimoni sconosciuti e non contro-interrogabili, come di negare la consultazione degli atti d’accusa, e via dicendo. Una moderna Inquisizione.

Le reazioni stizzite della signora Carla del Ponte, durante le udienze del processo, erano comprensibili, odiose ma comprensibili, perché il TPI non è riuscito a piegare ed umiliare l’imputato Milosevic, non è riuscito a scaricare sull’ex presidente jugoslavo e sul popolo serbo le responsabilità delle tante guerre balcaniche seguite ai disegni secessionisti di Slovenia e Croazia. Nonostante una campagna di stampa capillare e miliardaria, il TPI non è riuscito a riscrivere in maniera unilaterale la storia di quegli anni terribili, fallendo di fatto nella missione che gli era stata affidata dalle autorità di Washington e Bruxelles. Sullo stesso processo a Milosevic, che era partito in mondovisione, era calato gradatamente un silenzio impenetrabile da parte dei grandi mezzi di comunicazione, grazie soprattutto alla caparbietà e lucidità mostrata dall’imputato nel difendersi e nel contrattaccare. Un rimpianto resta quello di non aver potuto vedere Clinton, la signora Albright, Solana, D’Alema, Fischer e tanti altri protagonisti e responsabili esterni delle tragedie jugoslave alla sbarra, per poter vedere se fossero stati capaci e in grado di discolparsi dei loro crimini storici.

Sono stati spesi milioni di euro, è stata setacciata mezza Serbia in una gigantesca caccia alle streghe, sono state prodotte decine di migliaia di pagine di atti di accusa, sono stati ricattati e minacciati testimoni, imputati, avvocati nel tentativo di ostacolare la verità.

Nonostante questo, dopo quasi 5 anni, a 37 ore dalla fine del dibattimento, Milosevic è morto ed il Tribunale si è trovato con un pugno di mosche in mano. L’impianto accusatorio, che conteneva evidenti elementi strumentali e precostituiti sul piano politico, non ha retto al confronto con l’ex presidente, deciso a difendersi fino alla fine, a sostegno del quale si sono mobilitati avvocati e giuristi internazionali, accademici del diritto, giudici, deputati europei e di diversi altri paesi del mondo. Alcuni, come Ramsey Clark, ex ministro della Giustizia USA e tra i fondatori nel 2001 del “Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic”, non si sono schierati sulla base di simpatie partitiche ma come un atto di resistenza e di giustizia contro l’arroganza e la cancellazione progressiva del concetto stesso di diritto internazionale, come fin qui riconosciuto a partire dalla Carta dell’ONU, da parte degli USA e della NATO. E’ oggi del tutto evidente che la sentenza a carico di Milosevic era già stata emessa all’inizio del processo, e nessun elemento che emergeva nel corso del dibattimento avrebbe potuto modificare questa condizione: i finanziatori del Tribunale avevano pagato per ottenere la condanna politica di Milosevic e degli altri imputati serbi.

…Altro non era all’ordine del giorno.

Il 30 ottobre 2005 lo stesso Milosevic ha osservato con il suo usuale grande realismo: “…se questo Tribunale per quanto illegale, riesce anche a ignorare le falsità clamorose contenute negli atti di incriminazione… tanto vale che leggiate la sentenza contro di me, la sentenza che siete stati ammaestrati ad emettere… Se la Corte non si rende conto dell’assurdità del rinvio a giudizio letto ieri in aula, dove si sostiene che la Jugoslavia non è stata vittima di un attacco della NATO, ma ha aggredito sé stessa, è consigliabile risparmiare tempo e passare direttamente alla sentenza. Leggetela e non mi annoiate…”.

Su una cosa, per la veritĂ , sussistono pochi dubbi: la morte di Milosevic è avvenuta alla vigilia di avvenimenti che potevano incendiare di nuovo l’intera penisola balcanica, alla vigilia di nuove  mortificazioni ed umiliazioni per il popolo e la nazione serbi, mentre emergevano con sempre maggiore nettezza le enormi responsabilitĂ  dei contingenti di occupazione NATO e dei rispettivi governi; infatti il 21 maggio di quell’anno, il Montenegro sarebbe andato a votare il referendum per la secessione dalla Federazione con la Serbia, completando così il quadro di disgregazione dei territori della ex-Jugoslavia, mentre nel Kosovo, i terroristi dell’UCK, cercavano sotto le ali protettrici della Nato, di non essere piĂą neanche formalmente, una provincia autonoma serba.

Una duplice, ulteriore umiliazione, per un popolo che aveva subito più di ogni altro la disgregazione della ex-Jugoslavia, vittima di un embargo criminale, di 78 giorni di pesanti bombardamenti, di un vero e proprio colpo di stato (ottobre 2000) con rischi concreti di guerra civile. Un popolo che ha sofferto e pagato storicamente e duramente le politiche imperialiste di espansione ad est della NATO e del “blocco occidentale”, dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso ad oggi. Nel 1984 gli Stati Uniti avevano deciso di sfruttare le contraddizioni e le debolezze di quella che era la Repubblica Socialista Federale Jugoslava per liquidare, a qualsiasi costo, il “socialismo di mercato” come parte di quell’offensiva che avrebbe travolto anche l’Unione Sovietica e l’intero blocco orientale socialista. Non sono stati i serbi a destabilizzare la Jugoslavia ed a muovere guerra a sloveni, croati, bosniaci pur potendo essere discutibili alcune scelte operate dallo stesso Milosevic a partire dal 1989, quando molti criminali sciovinismi erano cresciuti grazie a potenti appoggi esterni. Per conferma basterebbe interrogare, tanto all’allora presidente croato Mesic, tra gli autori della famigerata “Operazione Tempesta”, un’operazione in grande stile contro le popolazioni serbe e rom residenti in Croazia, quanto, se fosse ancora in vita, all’ex presidente bosniaco Izetbegovic, musulmano secessionista, criminale di guerra e stretto alleato dell’Occidente.

Nessuno si ricorda dei serbi di Kraijna e Slavonia, delle vittime civili serbe di Srebrenica. Nessuno si ricorda di Fikret Abdic, che ha combattuto con le sue forze musulmane nella Zapadna Bosna a fianco dell’Armata Jugoslava contro i secessionisti di Izetbegovic. Nessuno, oggi, difende i serbi che tentano disperatamente di sopravvivere nelle enclavi kosovare dopo la pulizia etnica subita dai criminali dell’UCK, pupilli ed alleati della NATO? Nei Balcani si è definito l’obiettivo politico dell’Unione Europea imperialista e subalterna agli USA, forte con i deboli e debole con i forti. Un’Europa che ha fatto la scelta strategica di sostenere a piene mani le forze e le istanze più reazionarie.

Se, da una parte, la Croazia governata dai nipotini di Pavelic, Stepinac e del “padre della patria” Tudjman, che ha le maggiori responsabilità nelle guerre che hanno insanguinato la ex-Jugoslavia (dalla cacciata dei serbi, al intervento diretto nel conflitto bosniaco, alle politiche di assimilazione in Erzegovina), ha negoziato l’ingresso nell’Unione Europea; dall’altra la “cattiva“ Serbia, nazione invisa all’Occidente, ha dovuto farsi annientare politicamente, economicamente e moralmente per poter mendicare relazioni con il mondo dei potenti.

Milosevic muore all’Aja, mentre le bande dei criminali di guerra  e mafiosi dell’UCK, controllavano il Kosovo e si rendevano protagoniste di una spietata pulizia etnica, nel silenzio assordante di tutte le istituzioni ed organizzazioni europee ed internazionali, a danno di tutti coloro, anche albanesi, che tentavano di contrastarne l’egemonia. Non la pulizia etnica utilizzata per giustificare la “guerra umanitaria” della primavera 1999, vera come le armi di distruzione di massa di Saddam (a partire dalla supposta strage di Racak, una sorta di “reality show” allestito ad uso e consumo delle titubanti opinioni pubbliche occidentali), ma un vero e proprio progetto di annullamento dell’identità nazionale serba e multietnica nella provincia. Una politica apertamente reazionaria sostenuta dalla NATO, così come il Kosovo indipendente di oggi è una vergogna, un’infamia, della quale dovrebbero rispondere davanti al mondo ed alla storia, tutti i governi europei, incluso il governo D’Alema.

Pristina, Podgorica, la stessa Albania “democratica e moderna” sono diventati il centro di ogni sorta di traffici illeciti, dalle armi alla prostituzione, dalla droga al traffico di organi, dall’immigrazione clandestina alle sigarette (chi ricorda la fatidica “retata” della polizia a Napoli con arresto dell’allora ministro degli esteri montenegrino?); ma le istituzioni europee preferiscono concentrarsi sulla destabilizzazione dei paesi “canaglia”, vedi la Libia o la Bielorussia, l’Ucraina o la Transnistria, nel tentativo di portare a termine l’ennesima umiliazione e monito per la Russia. Uno dei tanti strumenti per far sapere a Putin che disturbare il manovratore è rischioso.                                                       Milosevic ha disturbato il manovratore, ha tentato di impedire la penetrazione imperialista nei Balcani ed ha pagato con la vita. Dopo aver tentato di fermare la disgregazione della Federazione jugoslava, funzionale ai disegni di Stati Uniti ed Unione Europea, Milosevic aveva evitato di prendere parte direttamente alla guerra in Bosnia (contrariamente all’esercito fascista croato), ricoprendo un ruolo importante nella chiusura degli Accordi di Dayton, sottoscritti anche facendo pressioni sui serbi di Bosnia.                                                                                                                      Nonostante questo, l’ex presidente jugoslavo continuava ad essere definito “macellaio”.

Egli aveva cercato di governare il proprio paese (la “piccola” Jugoslavia, RFJ), il solo multietnico dell’area, perseguendo un modello di sviluppo originale, in grado di salvaguardare la transizione al mercato con l’intervento pubblico in economia ed un forte stato sociale, aprendo così un durissimo contenzioso con Fondo Monetario e Banca Mondiale. Una “ridotta” Jugoslavia sovrana, con una collocazione autonoma sul piano internazionale ed una marcata inclinazione anti-atlantica, continuatrice della tradizione del “non-allineamento”.

Una “mini-Jugoslavia” multipartitica, dove l’opposizione governava dal 1996 la maggior parte delle grandi città, inclusa Belgrado (nel “regime” della RFJ vi erano 186 partiti legalmente riconosciuti, 78 reti televisive ed 87 radio private, il 75% delle quali finanziate dall’occidente, oltre a decine di quotidiani di opposizione). Nonostante questo, per l’Occidente Milosevic è stato e rimane un “dittatore”: una ben strana dittatura davvero quella che ha governato Belgrado fino all’ottobre 2000.

La Repubblica Federale Jugoslava costituiva in realtà un’esperienza anomala, non allineata e troppo indipendente, anche rispetto alla deriva moderata delle socialdemocrazie europee (soprattutto occidentali), un pericoloso precedente da cancellare con ogni mezzo. In teoria e, purtroppo, anche in pratica: dai bombardamenti al golpe dell’ottobre 2000, benedetto anche dalla sinistra radicale italiana (da “Belgrado ride” all’entusiasmo per la caduta del “Muro di Belgrado”). Dall’ottobre 2000 non esistono in Serbia quotidiani o televisioni di opposizione, mentre le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari sono drasticamente peggiorate ed immiserite.

Davvero un gran bel risultato… “democratico”.

S. Milosevic: Intervento al Parlamento jugoslavo di Belgrado prima 
                             degli accordi di Dayton per la guerra in Bosnia, Ottobre 1995 

“…Rispettabili deputati…Cercherò di essere molto breve, ma permettetemi, con il più alto grado possibile di responsabilità, quale Presidente della nostra nazione, di dire alcune parole.

Prima di fare questo, desidero comunicare a voi le mie impressioni; avete parlato apertamente e dal cuore, così cercherò di fare anch’io.

La maggior parte delle cose da  voi dette sono riferite alle crudeltà ed alle ingiustizie provocate della guerra.

Nella storia del popolo serbo, purtroppo, ci sono tante testimonianze vissute degli orrori della guerra.

Tuttavia, tutti, che abbiamo sentito oggi le testimonianza degli orrori della guerra, tutto questo può essere sintetizzato con un solo argomento e una sola dichiarazione e messaggio: ed è quello che la guerra dovrebbe cessare immediatamente.

Tuttavia, torno alla questione che stiamo affrontando oggi. La domanda non è quanti orrori… quanti orrori ci sono stati in questa guerra. Ma quanto questo nostro popolo ha dovuto sostenere sulle proprie spalle durante la sua storia.

La domanda oggi è se dobbiamo consolidare che cosa è stato realizzato con un processo pacifico, in condizioni di sicurezza, cercando di realizzare che cosa rimane da essere fatto, quelle che sono indicate come “questioni eccezionali.”

C’erano molte questioni in sospeso, ma il programma concordato tra le parti aveva stabilito quali problemi dovessero essere trattati prioritariamente nelle trattative.

Così dovremmo cercare di capire che cosa intendiamo con  ‘problemi in sospeso con la trattativa”; oppure rischiamo di distruggere ciò che è stato realizzato, a scapito del sacrificio enorme.

Questa è la questione reale che questa Assemblea del popolo dovrebbe decidere.

Così la domanda vera quando si parla del programma, non è se stiamo partendo dai nostri obiettivi. Naturalmente no. La domanda è se quel programma rappresenta il percorso verso l’ obiettivo supremo, quello della pace.

Il programma non è l’adempimento finale delle richieste, giustificate, della gente di Serbia, ma certamente rappresenta un percorso verso l’obiettivo finale. Ma ora dobbiamo fare molti piĂą sforzi con la nostra saggezza e meno con la rabbia. Penso che dovrebbe essere un vantaggio, non uno svantaggio.

E questa Assemblea deve avere il coraggio e la sicurezza di sè in questa circostanza, sulla base del programma, che deve … che è una base sufficiente per realizzare il nostro obiettivo, piuttosto che commettere un errore tragico che tragicamente provocherà ostacoli e ne impedirà la realizzazione.

L’Assemblea opterĂ  per un percorso ragionevole o irragionevole?

Penso non ci sia nessuna necessitĂ  di persuadere questa Assemblea circa i suoi compiti.

Penso che la pace sia ciò che è ragionevole, l’obiettivo ragionevole.

Al contrario, se il messaggio verrà inteso che i serbi non desiderano la pace, questo potrebbe giustificare altri crimini contro i serbi e questo è qualcosa che dovrete considerare.

Nel momento che la strada verso la  pace si sta aprendo, dovrete spiegare alla gente, perchè dovrebbero sacrificare ancora le loro vite, già provate dagli eventi crudeli vissuti finora?

Non riuscirete a  spiegarne i motivi al popolo serbo in Bosnia o in Serbia.

…E lasciatemelo dire per concludere: uno deve sacrificare tutto per la gente tranne la gente. Non potete sacrificare la gente. Non avete il diritto di fare questo come Assemblea del popolo o come qualsiasi altracosa…”      Slobodan Milosevic

Noi pensiamo che, alla luce dei fatti, ora completamente pubblici, sia un atto di onestà e giustizia storica, riaffermare la verità contro le menzogne e le “disinformazioni strategiche” dei potenti della terra, che ormai si sentono i “padroni”ed i gendarmi dei destini dei popoli più deboli.

Se non altro per cercare di prevenire e denunciare nuovi atti criminali, come quello subito da Milosevic, e che purtroppo sono ormai all’ordine del giorno, in ogni paese o popolo che cercano semplicemente di scegliere la propria strada e scelte, in modo indipendente e dignitoso. E’ di questi giorni il tentativo, perfettamente uguale e preordinato, con lo stesso schema operativo utilizzato con il Kosovo, che sta subendo la Libia sovrana ed il suo leader storico M. Gheddafi.

Comunque la si pensi, quest’uomo,  Slobodan Milosevic merita rispetto non fosse altro perchĂ©, ha avuto il coraggio di sfidare i padroni del mondo, lo strapotere dell’imperialismo e le sue atrocitĂ  quotidiane contro i popoli e gli oppressi della terra. E chiunque, in vari modi cerca di resistere allo stato presente delle cose, o cerca di mantenere una coscienza fondata su valori di giustizia ed uguaglianza sociale, di indipendenza e progresso sociale come cardini fondamentali, per poter parlare di libertà….non  dovrebbe restare  indifferente.

Io credo che la battaglia di quell’uomo, solo in quell’aula della Nato, ma in piedi e fiero di fronte ai potenti, sia anche quella di ogni uomo o donna onesti e perbene, in ogni angolo del mondo …anche se qui in occidente non ce ne rendiamo conto.


 

“…Io sono il vincitore morale!  – ha detto Milosevic all’Aia il 30 ottobre 2001-.

Io sono fiero di ogni cosa da me fatta, perché sempre fatta per il mio popolo ed il mio paese, ed in modo onesto. Io ho solo esercitato il diritto di ogni cittadino a difendere il proprio paese, e questo è il vero motivo per cui mi hanno illegalmente arrestato. Se voi state cercando dei criminali di guerra l’indirizzo non è qui a Scheveningen (il carcere olandese dov’era detenuto, Ndt) ma al Quartier Generale della Nato e nelle capitali occidentali, dove è stata pianificata la distruzione del mio paese, la Jugoslavia, e del mio popolo…. Noi non abbiamo attaccato o aggredito nessuno, ma ci hanno costretto a combattere a casa nostra, per difendere il nostro paese e la nostra terra…

Questo abbiamo fatto e lo rifaremmo perché questa non è un’infamia ma un onore per qualsiasi popolo e uomo…”. ( Slobodan Milosevic  30/08/2001 )

Marzo 2011- Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia

“…C’è uno sforzo organizzato di cancellare per sempre dalla memoria storica tutto ciò che è legato al tempo passato, perchĂ© esso ha portato con sĂ© il socialismo, i comunisti…Di nuovo nel mio paese, per la seconda volta nel corso di questo secolo, i membri di una generazione di combattenti coraggiosi moriranno infelici. Domandandosi: sotto questo cielo serbo, per non dire slavo, non c’è giustizia ? I migliori uomini devono andarsene dalla vita come se alla societĂ  avessero fatto solo del male ? E forse quelli il cui contributo alla societĂ  è nullo, quelli che hanno approfittato del lavoro svolto dagli altri e della guerra combattuta dagli altri, devono essere  l’elite ? Per la seconda volta sento un dolore inconsolabile…”

( Mira Markovic )

COMITATO INTERNAZIONALE “Slobodan MILOSEVIC”

Vienna, Stephanplatz, 11 Marzo 2011 – alle ore 17 ore, manifestazione di protesta:

IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE PER LA EX JUGOSLAVIA ALL’ AJA,

DEVE ESSERE CHIUSO

Nel quinto anniversario della morte del Presidente della Repubblica di Serbia e della Jugoslavia Slobodan Milosevic, nella cella di detenzione all’Aia, inorriditi dal fatto che l’ICTY è ancora

funzionante, protestiamo per i seguenti motivi:

· il Tribunale ha rifiutato di incriminare i leader della NATO ed i loro collaboratori  per i numerosi crimini di guerra e crimini contro l’umanitĂ , commessi durante l’aggressione della NATO contro la Jugoslavia nel 1999;
• non è stata effettuata alcuna indagine adeguata ed indipendente, sulle cause della morte del presidente Milosevic, i risultati delle indagini interne svolte dal tribunale stesso, sono state bocciate con una riserva della Russia nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, basata su una serie di accertamenti medici, dove è chiaro che al Presidente Milosevic è stato rifiutato il trattamento quando a causa della sua malattia, la sua vita era gravemente a rischio, e quindi, che il tribunale abbia commesso almeno un omicidio giudiziario;
· il Tribunal ha espresso una chiara tendenza anti-serba, contro la resistenza serba alla distruzione della Jugoslavia e all’aggressione della NATO. I serbi costituiscono i 2 / 3 di tutti gli incriminati dal tribunale, e 16 di loro hanno perso la vita. Nelle sue sentenze, ai serbi è stato dato l’80% di tutte le pene detentive;
· il Tribunale è un “giudice” senza alcun controllo democratico, da quando è stata fondata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’autoritĂ  non ha alcuna competenza nel settore giudiziario, la maggior parte dei dipendenti del Tribunale sono dei paesi della NATO e dei loro servizi segreti, per la sua natura, il tribunale è un organismo di rappresaglia politica e di punizione;
· circa il livello della negazione dei diritti fondamentali degli imputati e la presunzione di colpevolezza, il giudice va al di lĂ  persino dei tribunali nazisti e può essere paragonato solo con l’Inquisizione;
· l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha recentemente adottato una risoluzione che richiede che i responsabili di traffico di organi umani da 1999 al 2003 in Kosovo  Metohija, che è costato centinaia di vite, devono essere perseguiti. Il Tribunale ha dato prova nell’anno 2003, di non aver fatto nulla, e le prove sono state distrutte! Questo perchè  i principali responsabili sono gli alleati della NATO, i terroristi dell’UCK, con la complicitĂ  di medici e funzionari provenienti dai paesi NATO. Oggi sono gli stessi ex dirigenti dell’UCK che controllano il flusso della maggior parte dell’eroina afgana nel suo cammino verso l’Unione europea, nel “Kosovo indipendente” dove vi è la piĂą grande base militare americana in Europa, Camp Bondsteel.

Il Tribunale dell’Aia deve essere chiuso senza indugio
ed i suoi affiliati devono essere giudicati!
Le vittime del Tribunale devono essere risarcite ed i loro familiari meritano la nostra solidarietĂ !
Le truppe della NATO devono lasciare la Serbia!
I leader della NATO ed i loro complici, responsabili dei crimini, devono essere arrestati!
Onore agli eroi della nuova resistenza contro l’oscurantismo medievale anglo americano dei nostri tempi!

Tra i partecipanti e relatori della protesta, sono previsti interventi degli avvocati Jacques Verges, Christopher Black e Goran Petronijevic; politici, giornalisti e ricercatori provenienti da diversi paesi europei, tra cui Klaus Hartmann, Aldo Bernardini, Juno Kelly, Catherine SchĂĽtz, Vladimir Kršljanin, i rappresentanti dei Comitati di difesa Milosevic, Karadzic, Martic, Seselj, Galic, i familiari delle vittime dell’Aia. Prima dell’inizio una delegazione dei partecipanti alla protesta  consegnerĂ  una nota di protesta alla sede delle Nazioni Unite a Vienna.

Copresidenti: Vlkanov Velko (Bulgaria), Ramsey Clark (USA), Sergei Baburin (Russia)

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One Reply to “11 Marzo 2006, Slobodan Milosevic fatto morire dal Tribunale Penale Internazionale della Nato all’Aja”

  • mj23

    By mj23

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    Il popolo serbo è uno dei grandi martiri d’Europa, onore a questa coraggiosa nazione che ha subito oppressioni secolari, genocidi, ingiustizie, discriminazioni, latrocinii, embarghi e bombardamenti all’uranio. Stiamogli vicino, stiamo al suo fianco nella resistenza, sempre!!!

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