Il Partito Comunista presente all’inaugurazione della Stele dedicata a Che Guevara

Il Partito Comunista presente all’inaugurazione della Stele dedicata a Che Guevara

Una delegazione del Partito Comunista, Federazione Toscana è stato presente oggi all’inaugurazione della stele dedicata al rivoluzionario Ernesto Che Guevara, tenutasi a Carrara sulla scalinata del Baluardo, alla presenza all’ambasciatrice di Cuba in Italia Mirta Granda Averhoff, allo scultore Jorge Romeo e ai rappresentanti istituzionali locali.

Oltre al senso celebrativo, negli interventi sortiti dell’adunanza sono stati trascurati i concetti di antimperialismo e di anticapitalismo ed omesso ogni accenno alla giustizia sociale e ai danni provocati dal liberismo, valori per i quali il “Che” ha combattuto e trovato la morte.

Per il Partito Comunista – Toscana sono stati presenti i compagni Mirko Fabrizio e Ugo Venturini, mentre per la Federazione della Gioventù Comunista era presente il compagno Lanes Rambelli.

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53 anni dal Bloody Sunday in Irlanda del Nord del 30 gennaio 1972

53 anni dal Bloody Sunday in Irlanda del Nord del 30 gennaio 1972

Sono passati 53 anni dall’uccisione di 13 manifestanti e il ferimento di altri 15 persone da parte dei soldati britannici, una marcia ha onorato la memoria delle vittime del “Bloody Sunday” la “Domenica di Sangue” in Irlanda del Nord.
Oggi, ripercorrendo il percorso della manifestazione pacifica per i diritti civili conclusasi in un bagno di sangue il 30 gennaio 1972 nella città di Derry, la “Marcia del ricordo” ha riunito, tra gli altri, i parenti delle vittime per concludersi con una cerimonia al termine della mattinata presso il monumento che rende omaggio alle vittime.
Rendiamo omaggio ai 13 innocenti che morirono sotto il piombo inglese a Derry.

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Il bullo, la bella e il ballo – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Il bullo, la bella e il ballo – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Grande scandalo ha suscitato la notizia dell’infuocata telefonata tra Trump e la premier danese Mette Frederiksen, in cui con toni mafiosi il nuovo/vecchio presidente statunitense ha minacciato la piccola Danimarca di prendersi a forza la strategica isola della Groenlandia. Cosa peraltro del tutto superflua dal punto di vista militare, visto dalla fine della Seconda Guerra mondiale già esiste un’importante base militare americana a Pituffik (in precedenza nota come Thule).

Giro concitato di consultazioni della premier in Europa ed esternazioni di solidarietà da parte di Olaf Scholz a Berlino, il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Tutti politici notoriamente con la schiena dritta rispetto ai diktat USA.

Ebbene, il balletto si è già risolto. La Danimarca ha dichiarato di investire 14,6 miliardi di corone, circa 2 miliardi di euro, nel rafforzamento delle capacità di difesa dell’isola artica, nell’ambito di una più ampia iniziativa volta a “rafforzare il pattugliamento via nave, satellite e drone delle acque dell’Atlantico settentrionale”. Tutti soldi che non dovranno stanziare gli Stati Uniti nell’acuirsi del confronto con Russia e Cina nell’Artico.

Così fanno i prepotenti. Ti minaccio una causa milionaria e poi mi accordo con un patteggiamento che ti fa sentire sollevato, ma intanto hai scucito bei soldi, che proprio non dovevi, pari a quelli che io avevo previsto fin dall’inizio di estorcerti.
I cittadini danesi ringraziano …

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Commemorazione di José Marti a Roma – 28 Gennaio 2025

Commemorazione di José Marti a Roma – 28 Gennaio 2025

Quest’oggi una delegazione del Partito Comunista è stata presente alla cerimonia di commemorazione per la nascita di José Marti.

Con l’occasione la delegazione ha portato i saluti del Segretario Generale Alberto Lombardo all’Ambasciatrice di Cuba in Italia Mirta Granda Averhoff.

Per l’ufficio politico erano presenti il Responsabile dell’Organizzazione Matteo Di Cocco ed il Responsabile della Federazione della Gioventù Comunista Fabrizio Da Silva, mentre per la Federazione di Roma erano presenti i compagni Laura Montecchi, Francesca Venditti e Luca Mari.

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Documento approvato dal Comitato Centrale sulla difesa dei diritti Sindacali

Documento approvato dal Comitato Centrale sulla difesa dei diritti Sindacali

Lo sciopero è un diritto garantito dalla Costituzione nata dalla Resistenza al Nazi-Fascismo.
Pertanto non deve essere messo in discussione precettando i lavoratori e nello specifico quelli del TPL, ma neanche come chiede a gran voce la CGIL e tutti i sindacati concertativi per legarlo alla rappresentanza.

Ciò è un grave atto antidemocratico che il Partito Comunista respinge e impegna le proprie strutture a lavorare per un effettivo e libero svolgimento delle iniziative di lotta dei lavoratori.

Abbiamo infatti l’esempio storico con la legge 563 del 3 Aprile 1926 che riconoscendo giuridicamente il solo sindacato fascista come l’unico legittimato a firmare i contratti collettivi nazionali del lavoro, istituisce una speciale magistratura per la risoluzione delle controversie di lavoro e per cancellare il diritto di sciopero, proprio come viene proposto oggi dalle maggiori confederazioni.

Inoltre, esprimiamo tutta la contrarietà alla legge 1660 in discussione al Senato, che mira a reprimere ogni forma di conflitto, in particolare dei lavoratori e dei ceti popolari, per la difesa dei diritti sociali, del lavoro, della casa, per l’istruzione e la mobilità. Trasformando la lotta in rato penale.

Eugenio Busellato – Responsabile Lavoro del Partito Comunista

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Le truppe sovietiche liberano Auschwitz

Le truppe sovietiche liberano Auschwitz

Sono trascorsi 80 anni dall’ingresso ad Auschwitz dei soldati dell’Armata Rossa, il 27 gennaio del 1945, la data che ci ricorda la scoperta delle immonde pratiche carnefici della belva nazifascista. In realtà erano già in molti a sapere e a tacere. Chi ebbe la possibilità di dire la verità al mondo, Vaticano in testa, non lo fece: tutt’altro. Chi ebbe la possibilità di far saltare i binari della morte – ci sarebbe voluto poi tanto? – non lo fece. Da allora, e fino ai nostri giorni, iniziarono lo sdegno e l’orrore, per alcuni in una forma di ipocrita schizofrenia, dove chi commemora è al tempo stesso in prima fila nella lotta agli immigrati disperati, ai nomadi, ai diversi o a chi in generale non si vuole «uniformare».
Il Partito Comunista vuole ricordare tutte le vittime di quell’orrenda carneficina: i Rom, gli oppositori politici (i nazifascisti avevano già fatto fuori tutti quelli che erano a tiro), gli omosessuali, i disabili e disparate altre categorie di «indesiderabili».
Il tremendo crimine cui seppe arrivare la feccia del genere umano, in quegli anni neppure tanto lontani, deve rimanere monito permanente e perenne insegnamento. Così come deve permanere una lettura di quel periodo scevra da ogni nazionalismo e irredentismo. Non è possibile, infatti, nascondere né «rimuovere» i crimini commessi dai fascisti in tanti Paesi: a cominciare dai gas usati per sterminare popolazioni inermi in Africa, fino alle abominevoli azioni commesse in Grecia, nei Balcani. Ovunque i fascisti si fossero trovati, hanno lasciato un ricordo almeno pari a quello che lasciarono i nazisti. Non é possibile ripulire la memoria di questo Paese continuando a lasciar cadere le colpe sui nostri «cattivi» alleati di allora. Il nostro Paese, guidando da una tragica dittatura che industriali, latifondisti e borghesia vollero – e che la monarchia non fece nulla per impedire – si rese colpevole di crimini sciagurati di cui mai fu chiamato a rispondere davanti ai tribunali giudiziari e militari. Allo stesso modo, non é possibile ignorare i meriti dellUnione Sovietica guidata da Stalin che, sul fronte orientale di quella guerra, impedi’ eroicamente la vittoria nazifascista al prezzo di decine di milioni morti.
Il tribunale della storia deve invece esprimere un giudizio serio, severo, deciso: le classi dominanti, che vollero quella guerra e consentirono quello sterminio, hanno fallito ovunque e ripetutamente, dimostrando di essere in grado di arrecare solo lutti, ingiustizie, cancellazione della dignità umana.
Non consentire che tutto ciò si ripeta, significa per noi non solo ricordare, ma battersi col massimo impegno nella rimozione delle cause che tante sciagure e ingiustizie hanno generato e continuano a generare: perché i burattinai che vollero quella guerra sono ancora lì, seminando morte, ai posti di comando.

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L’Unione Europea equipara la svastica nazista ai simboli dei comunisti

L’Unione Europea equipara la svastica nazista ai simboli dei comunisti

L’Unione Europea prosegue nella sua opera di riscrittura della storia, approvando un provvedimento che equipara i simboli del comunismo, come la Falce e Martello, a quelli nazisti, come la svastica, proprio nell’anno in cui ricorrono gli 80 anni della fine della Seconda Guerra Mondiale.

È impossibile ignorare il ruolo cruciale dell’Unione Sovietica in questa vittoria: un sacrificio immenso di circa 25 milioni di vite umane che ha permesso all’Europa di sopravvivere alla follia nazi-fascista.
La storia, però, non si può riscrivere. La Falce e Martello rimangono simboli eterni dell’emancipazione del proletariato e della lotta per la libertà, ieri come oggi.

Il provvedimento oggi ha una marcata funzione anti-russa, per ostacolare la controinformazione e trascinare tutto il Continente in guerra.

No alla censura europea, no alla guerra della Nato

Viva il Partito Comunista! Fuori dall’Unione Europea, sempre più reazionaria e distante dai bisogni del popolo.

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TRUMP A DAVOS – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

TRUMP A DAVOS – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Dopo la sfuriata alla cerimonia per l’insediamento, che ovviamente è una passerella a favore del vasto pubblico, era attesa la prima uscita ufficiale di Trump in un consesso privilegiato, per discernere, data la natura del personaggio, gli intendimenti reali dalle “sparate” tipiche del suo modo di trattare gli affari privati, a cui bisogna sempre fare una grossa tara.
Intervenendo in video-conferenza al World Economic Forum di Davos, Trump ha annunciato la riduzione al 15% per cento dell’aliquota fiscale per le aziende che produrranno beni e servizi negli Stati Uniti, mentre gli altri saranno colpiti da «trilioni di dollari in dazi». La minaccia è prevalentemente rivolta all’Unione Europea e al Canada, che infatti sono quelli che hanno reagito più vivacemente. Nulla arriva dal Giappone, l’altra economia fortemente esportatrice, ma probabilmente ciò si deve alla importanza di quel paese nello scacchiere del Pacifico, imprescindibile per il confronto con la Cina. Inoltre Trump ribadisce l’ultimatum ai paesi europei della Nato di aumentare le spese del settore militare fino al 5% del Pil, che – com’è ben noto – attinge prevalentemente dall’industria bellica americana. D’altro lato, Trump accusa l’Unione Europea di pratiche vessatorie contro gli USA. «Gli europei vogliono miliardi di euro da Apple, vogliono miliardi di euro da Google, che sono imprese statunitensi». La “carota” offerta per non imporre questi dazi sarebbe anche quella di comprare più prodotti petroliferi dagli USA. Ciò unirebbe il settore informatico con quello manifatturiero e l’industria estrattiva in un unico fronte che verrebbe a cannibalizzare l’Europa. Ciò potrebbe essere il tentativo di trovare il punto di caduta della contraddizione tra protezionisti, rappresentati dalla figura del Vicepresidente Vance, e liberisti, incarnati da Musk. [1]

In tutto ciò, i proclami per l’uscita dall’OMS, il ritiro dagli accordi sul clima di Parigi e l’invito a «trivella, ragazzo, trivella» e «compratevi l’auto che volete», le polemiche sul wokismo, persino l’impossibile lotta all’immigrazione clandestina appaiono cortine di fumo irrilevanti rispetto alla guerra economica intrapresa contro i paesi dell’UE.
Il balbettio degli Europei è imbarazzante. La Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, orfana della sponda americana, non ha di meglio da dire che «l’Europa resta sulla sua rotta e siamo pronti a lavorare con tutti gli attori globali per accelerare la transizione verso l’energia pulita». Cioè, per lei non è cambiato nulla. Ha imparato quella parte nella recita della commedia precedente diretta dal blocco sconfitto e ora ancora non ha imparato quella nuova. Cosa che invece ha fatto con prontezza e destrezza la nostra Meloni.

Sul piano internazionale, Trump ha assicurato di volere ripristinare «una relazione giusta» con Pechino. Evidentemente sa benissimo che la politica dei dazi con la seconda economia del mondo non può funzionare. Le linee di approvvigionamento e i mercati di sbocco sono già stati aggiornati per tempo dalla Cina [2], così come l’esposizione al forte debito statunitense.
I commenti di chi conta nel mondo sono i seguenti. La Cina aspetta di vedere quali sono le reali intenzioni di Trump, certa di avere tutte le carte in mano per contrastare ogni manovra ostile, ma ben disposta se il confronto con gli USA potesse virare da quello muscolare militare a quello economico. In Russia, dopo una prima fase di attendismo, si sono scatenate le ilarità indignate contro le parole da spaccone di Trump. In ogni caso, se il nuovo/vecchio Presidente sperava di mettere nel sacco con qualche promessa o qualche minaccia qualcuno che ha lo spessore del governo cinese o russo, avrà avuto subito una bella disillusione.

Chi non conta, come il Parlamento Europeo, anziché occuparsi della prossima distruzione dell’economia europea, è impegnato a continuare a far ridere il mondo intero di sé, riscrivendo la storia ad usum delphini, ossia il sussidiario per la Gioventù del nuovo Littorio Europeo, in attesa di scatenare una nuova disastrosa guerra contro la Russia. Dopo l’obbrobriosa risoluzione del settembre 2019, che metteva sullo stesso piano il nazismo hitleriano e il comunismo sovietico, e sempre per iniziativa del Ppe, la mozione appena approvata recita all’articolo 14: «Il Parlamento deplora l’uso continuato di simboli di regimi totalitari negli spazi pubblici e chiede il divieto a livello di Unione dell’uso dei simboli sia nazisti che comunisti sovietici, nonché dei simboli dell’attuale aggressione della Russia contro l’Ucraina». Il PD non ha partecipato al voto finale, sottolineando dettagli irrilevanti, mentre il gruppo socialista ha votato a favore.

Questa robaccia sconclusionata e ignorante la rigettiamo con sdegno. Finora non vale un bel nulla, provenendo da un organismo privo di ogni forza legale coercitiva come il Parlamento Europeo. Qualora il Parlamento della nostra Repubblica si azzardasse a fare qualche gesto in questa direzione, reagiremo con tutti i mezzi costituzionali. Ricordiamo che, fintanto che il Presidente della Repubblica non dichiara la guerra, IL MIO NEMICO NON E’ LA RUSSIA

[1] Si veda al proposito MUSK CONTRO AMERICA FIRST? di Chris GRISWOLD, in LIMES – Musk o Trump?, 12, 2024
«L’ideologia dell’efficienza e il fondamentalismo neoliberista del fondatore di Tesla sono contrari agli interessi americani. Danneggiano i lavoratori e favoriscono la Cina. Le guerre culturali come distrazione di massa. I veri conservatori si oppongano al DOGE [il Dipartimento per l’Efficienza governativa che è stato affidato a Musk]».
[2] LA CINA SOTTO IL TIRO USA OGGI È MENO VULNERABILE ALLE MINACCE DI DAZI.
“Trump costretto alla cautela rispetto al primo mandato. Pechino ha rafforzato filiere produttive chiave e creato nuove alleanze”. Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore del 24 gennaio 2024, pag. 6.

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Il Segretario Generale Alberto Lombardo presso il ricevimento dell’Ambasciata Cinese

Il Segretario Generale Alberto Lombardo presso il ricevimento dell’Ambasciata Cinese

Il Segretario Generale Alberto Lombardo ed il Responsabile dell’Organizzazione Matteo Di Cocco sono presenti al ricevimento per il festeggiamento del Capodanno Cinese organizzato dall’ambasciata Cinese a Roma, rafforzando ancora di più il rapporto tra il nostro Partito e la Cina.
In questa foto è presente il Ministro Consigliere dell’Ambasciata Li Xiayong.

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21 Gennaio 1924 – 21 Gennaio 2025 – 101 anni dalla Morte di Lenin

21 Gennaio 1924 – 21 Gennaio 2025 – 101 anni dalla Morte di Lenin

Il 21 Gennaio del 1924 moriva LENIN, uno degli uomini più geniali del secolo scorso.
Guidò il popolo russo alla presa del potere aprendo una stagione di grandi conquiste per i lavoratori di tutto il mondo.
 
Nel solco tracciato dall’Ottobre noi proseguiamo il nostro cammino.
 
“ Colui che si accontenta di riconoscere la lotta delle classi non è ancora un marxista, e può darsi benissimo che egli non esca dai limiti del pensiero borghese e dalla politica borghese. Ridurre il marxismo alla dottrina della lotta delle classi, vuol dire mutilare il marxismo, deformarlo, ridurlo a ciò che la borghesia può accettare. Marxista è soltanto colui che estende il riconoscimento della lotta delle classi sino al riconoscimento della dittatura del proletariato. “

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Sopratutto ora, dalla parte di Cuba, sempre!

Sopratutto ora, dalla parte di Cuba, sempre!

Sopratutto ora, dalla parte di Cuba, sempre!

Il Partito Comunista porta tutto il suo sostegno al Popolo Cubano, sopratutto in questo momento, a seguito delle prime decisioni di Donald Trump nei confronti del governo de L’Avana, che da 66 anni difende la Rivoluzione ed il suo popolo contro ogni forma di imperialismo, resistendo ancora oggi, contro l’infame Blocco Economico imposto dagli USA.

Il nostro totale ed indiscusso appoggio alla causa Cubana è stato rafforzato dalla presenza del Consigliere Politico dell’Ambasciata Cubana Damian Delgado Vazquez al nostro evento del 19 Gennaio, dove l’esempio di Cuba e della sua Resistenza è stata apprezzata da tutti i partecipanti.

Riportiamo quindi le parole del compagno Presidente di Cuba Miguel Díaz-Canel e le sottoscriviamo pienamente.

“ Il Presidente Trump, con un atto di arroganza e di disprezzo per la verità, ha appena ripristinato la designazione fraudolenta di Cuba come Stato sponsor del terrorismo. Non è una sorpresa. Il suo obiettivo è quello di rafforzare ulteriormente la crudele guerra economica contro Cuba a scopo di dominio.

Il risultato delle misure di assedio economico estremo imposte da Trump è stato quello di provocare penuria tra la nostra gente e un aumento significativo del flusso migratorio da #Cuba verso gli Stati Uniti.

Questo atto di scherno e abuso conferma il discredito delle liste e dei meccanismi unilaterali di coercizione del governo statunitense.

La causa legittima e nobile del nostro popolo prevarrà e ancora una volta prevarrà. “

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