BOLOGNA. SGOMBERATE CASE POPOLARI E SEDE DEL PC

La federazione regionale del Partito Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista di Bologna hanno dovuto prendere atto in questi ultimi due giorni di un’aggressione portata avanti il giorno 14 luglio dal Comune di Bologna, dalla questura e dall’Acer, che ha avuto come risultato lo sgombero del plesso delle case popolari di via Gandusio e distruzioni per migliaia di euro fatte nei confronti del circolo Arci Guernelli.

Anche la sede del Partito all’interno del circolo è stata vilmente attaccata: l’entrata è stata forzata, come del resto tutte le altre porte serrate, a quanto è emerso dai primi rapporti e sopralluoghi, sebbene l’area sia stata bloccata a chiunque e ad ora a nessun militante è stato permesso l’accesso per verificare l’entità dei danni e degli eventuali furti subiti. Non si ha alcuna notizia su quando si potrà di nuovo entrare in sede ma è in ogni caso una situazione assolutamente inaccettabile.

Questo fatto è da considerare un attacco indiscriminato da parte delle forze dello Stato contro il circolo Guernelli, il primo fondato a Bologna, la cui azione in questi anni è stata fondamentale nella creazione di un polo aggregativo e ricreativo e nel sostegno alle forze sociali impegnate sul territorio.

È una aggressione fascista in piena regola anche contro le nostre organizzazioni. Risponderemo dunque con tutte le nostre forze, richiamandoci a tutte le realtà genuinamente impegnate a difendere gli interessi delle classi popolari e della gioventù proletaria per la costituzione di una rete di solidarietà e per operare a favore di una riapertura immediata del circolo, che era perfettamente in regola e che non ha ricevuto alcun preavviso dell’azione intrapresa in maniera illegittima. Saranno ora da verificare responsabilità, connivenze, possibili errori e discrepanze nella versione dei fatti che fino ad adesso abbiamo avuto modo di constatare.

Il Partito Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista condannano altresì le politiche del comune e dell’Acer sulla questione delle case popolari, in particolare per via Gandusio, e sull’emergenza abitativa in generale. Il ricollocamento della maggioranza dell’inquilinato non può nascondere quegli occupanti sfrattati messi sul lastrico e la natura speculatrice del processo di riqualificazione del plesso.

Nuovi alloggi e nuovi inquilini, che comunque dovranno accedervi secondo le nuove norme sulle graduatorie regionali, non potranno oscurare il segno lasciato da anni di abbandono da parte delle autorità locali, procrastinando una situazione di precarietà e di irregolarità che con il tempo si è consolidata e incancrenita fino a creare una situazione sociale assolutamente esplosiva, con l’imperio del degrado e della criminalità. Oggi in generale a Bologna, come nel resto d’Italia, il patrimonio pubblico viene svenduto per incrementare i profitti di appaltatori e funzionari che guadagnano sulle spalle delle classi popolari.

La questione degli alloggi lasciati sfitti è diventata endemica, nel tentativo da parte dei grandi gruppi economici di tenere alti gli affitti e non subire gli effetti di un calmieramento dei prezzi di mercato, in un contesto di aumento della morosità dovuta ad un abbassamento delle retribuzioni salariali, alla precarizzazione del lavoro, alla disoccupazione che per la gioventù supera il 40%, a fenomeni sempre più diffusi di miseria estrema. Fondi e risorse spesso allocati non hanno oltrepassato le porte degli uffici governativi o sono stati erogati in briciole che non hanno assolutamente aiutato a migliorare una situazione che peggiora di anno in anno.

Gli sfratti nel nostro paese sono all’ordine del giorno e a fronte di tutto ciò le istituzioni rivelano la loro natura di baluardo degli interessi del grande capitale e a favore dei palazzinari e delle operazioni speculative in campo edilizio. La posizione del comunisti in merito è chiara:

– necessità dell’esproprio di tutti quegli edifici lasciati sfitti dai grandi gruppi assicurativi, bancari, dagli enti statali e para-statali, per la loro assegnazione su richiesta in base alle condizioni economiche e sociali degli individui e delle famiglie richiedenti;

– l’ampliamento e l’utilizzazione di tutta l’edilizia popolare, impedendo ogni qualsivoglia svendita del patrimonio pubblico a favore di privati speculatori;

– garanzia completa del diritto alla casa e rivendicazione del controllo pubblico dei lavoratori su tutti quei servizi connessi a questo diritto.

Il Partito Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista ritengono che l’emergenza abitativa sia un problema sociale, non di ordine pubblico. Rifiutiamo completamente la retorica della “legalità” in un sistema fondato interamente sull’espropriazione parassitaria da parte della classe padronale della ricchezza prodotta dalla classe operaia, perché ciò significherebbe ingannare i lavoratori e tutti quelli che sono costretti a vivere quotidianamente le contraddizioni di questo sistema.

Nonostante ciò, riteniamo a diritto di rifiutare modalità di lotta portate avanti da sedicenti organizzazioni per il diritto all’abitare o da collettivi la cui unica caratteristica è l’autoreferenzialità e il rigetto di qualsiasi prospettiva di avanzamento reale nei rapporti di forza, tanto a livello locale quanto a livello nazionale.

Il caso dell’occupazione a febbraio della palestra intitolata al partigiano Gino Milli e assegnata al circolo Arci Guernelli, è stato un plateale esempio di idiozia e opportunismo politico, paradossalmente compiendo una operazione di speculazione edilizia al rovescio, in assoluta e provata malafede.

Rifiutiamo queste agende politiche, che servono, peraltro, ad aumentare in maniera esponenziale il livello della repressione come effettivamente è successo in questo caso.

Il Partito Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista ritengono che la lotta per la casa non può essere disgiunta dalla lotta per i diritti del lavoro, per il diritto allo studio e alla rivendicazione di un sistema d’istruzione che sia accessibile a tutti, per un sistema sanitario pubblico universale e gratuito, per il miglioramento della condizione culturale delle classi popolari, per il diritto alle attività sportive e ricreative, per combattere il degrado e la droga che affliggono i nostri quartieri di periferia, per rivendicare un sistema diverso che può trovare risposta solo nella costruzione di una società socialista.

Il Partito Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista manifestano quindi la propria solidarietà a chi ha dovuto subire gli eventi di questi ultimi giorni, difendendo al contempo le nostre sedi sotto attacco e le nostre posizioni politiche. Saremo al fianco del Guernelli e al fianco di tutte quelle forze che contribuiranno alla ricostruzione del circolo, di modo che le attività riprendano al più presto e la sede del Partito venga riaperta.

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