Articolo di Marco Rizzo
Nelle guerre l’aspetto psicologico e mediatico che coinvolgeva eserciti e popolazioni ha avuto sempre un grande rilievo. Col Novecento e con lo sviluppo ormai totalizzante e pervasivo delle moderne tecniche di comunicazione di massa si può dire che oggi la guerra mediatica ha esattamente lo stesso valore di quella sul campo. Lo capì abbondantemente Goebbels nella sua mostruosa opera di falsificazione della realtà e lo capirono fortunatamente anche i nostri compagni che difendevano l’Unione Sovietica riconoscendo la forza della cosidetta “disinformatia”.
Oggi, finito il campo socialista, alla faccia di tutti quei soloni che pontificavano sulla “fine della storia” gli imperialismi usano i mezzi della comunicazione per (dis)orientare una opinione pubblica mondiale che è in larga parte lobotomizzata dal pensiero unico della globalizzazione capitalistica.
Dall’invasione della Polonia nel 1939 al falso incidente del Golfo del Tonchino che aprì l’aggressione al Vietnam, dalle finte fosse comuni di Timisoara si è passati attraverso la guerra nel Kossovo alla falsificazione nostrana sulla vicenda delle foibe, per arrivare alla Libia ed alla Siria. In tutte queste operazioni un ruolo sempre più crescente della menzogna sistematizzata ha acquisito una centralità strategica. Il copione si ripete in Venezuela ed in Ucraina.
La guerra per l’annessione dell’Ucraina è iniziata: con una potentissima, operazione di attacco psicologico, attuando disinvoltamente l’uso di armi di distrazione di massa. Le immagini con cui i media bombardano le nostre menti ci mostrano militari russi che aggrediscono ed occupano la Crimea, in modo da non lasciar dubbi su chi sia l’aggressore. Ci si guarda bene dal mostrare la ferocia organizzata dei nazisti di piazza Maidan (ampiamente foraggiati dai servizi occidentali); ci vengono nascoste le immagini del segretario del partito comunista di Leopoli, Rotislaiv Vasilko, torturato da neonazisti al grido di “Heil Hitler” e via di questo passo.
L’impressionante espansione ad Est della Nato che dal 1999 ha inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre dell’ex Urss e due della ex Jugoslavia; che ha fatto avanzare le sue basi e forze militari, (anche nucleari), sempre più a ridosso della Russia, dotandole di uno «scudo» anti-missilistico di offesa, non può che essere condannata e combattuta.
La posta in gioco, in questa escalation, è l’adesione dell’Ucraina alla Ue (che non trova i denari per pensioni e stato sociale ma ne dispone per pagare i fascisti ucraini- 12 miliardi di Euro) ma anche l’annessione dell’Ucraina alla Nato. I due imperialismi, quello americano e quello europeo, continuano il “gioco” delle cosiddette “rivoluzioni arancioni” così benvolute dagli opportunisti della cosiddetta sinistra radicale, dalla versione nazionalpopolare di Luxuria a quella radical-chic di Tsipras.
Di fronte a questa strategia di USA e UE ci troviamo la Russia che sta cercando di riprendersi dalla crisi economica di rapina consentita da Eltsin, che muove la sua politica estera, che si è riavvicinata alla Cina creando una potenziale alleanza in grado di contrapporsi a questi avvenimenti. Non lo ha fatto con la Libia, lo ha fatto invece con la Siria (in virtù forse anche della presenza della base navale russa in quel paese).
A questo punto dobbiamo “tifare” per Putin senza osservare le caratteristiche di “sistema” (capitalista) dell’attuale Russia? Senza capire le responsabilità della situazione creatasi in Ucraina anche grazie al filorusso (ormai scaricato anche da Mosca) Yanukovich? L’Orso di Putin non è l’URSS, neanche quella revisionista di Khrusciov o quella stagnante di Breznev, questo deve esser ben chiaro.
I compagni di Iniziativa dei Partiti Comunisti ed Operai d’Europa (la nuova organizzazione internazionale di cui facciamo parte) lo hanno ben chiaro e ci ricordano bene che bisogna evitare di finire “intrappolati” in logiche di divisione nazionalista, sulla base di particolarismi etnici, linguistici o sentimentali, per dare la priorità ai comuni interessi di classe.
Cosi come siamo stati contro l’imperialismo UE e Nato nelle aggressioni a Libia e Siria (di cui non abbiamo condiviso i regimi ma rispettiamo e sosteniamo la lotta per la propria indipendenza) oggi siamo a puntare l’indice contro l’attacco fascista all’Ucraina da parte di Usa ed Europa, per svelare la politica di guerra psicologica ed effettiva nei confronti del popolo ucraino e per condannare anche la di/informazione dei “due pesi e due misure” rispetto a quello che sta accadendo in Ucraina e in Crimea, sapendo però che l’unica soluzione strategica è quella di tracciare il percorso della lotta di classe, per il Socialismo-Comunismo.
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