Donne e 194.  Volantino e riflessioni.

Donne e 194. Volantino e riflessioni.

Sabato 10 Ottobre , a Milano e a Caserta , sfileranno gli aderenti ad un fantomatico “Comitato NO 194 per l’abrogazione referendaria della legge 194 “.

Chiaramente gli attacchi sistematici ad una legge di civiltà si stanno facendo sempre più aggressivi e determinati, favoriti dalla propaganda fintamente buonista ma in realtà molto violenta,  portata avanti dai vertici del Vaticano . Papa Bergoglio non fa passare giorno senza ricordare la sacralità della vita umana ( e chi non sarebbe d’accordo ) e la necessità di bloccare una pratica  dichiarata “assassina”.  A tutto questo si collega la propaganda reazionaria di gruppi neo fascisti  che, al servizio dei “padroni” , mirano a destabilizzare e a minare le libertà conquistate dai proletari, sotto la spinta del fortissimo movimento comunista del dopoguerra. Entrambe seminano odio ed intolleranza che si possono considerare come veri attacchi alla nostra classe .

Dal 1978, la legge 194, dovrebbe garantire assistenza e cura alle donne che vogliono interrompere una gravidanza, dopo anni di oscurantismo che ha portato molte proletarie , costrette ad abortire illegalmente in situazioni di precarietà igienico sanitaria , ad ammalarsi e anche a morire . Mentre le donne ricche potevano ricorrere a strutture private e compiacenti . La legge non è mai stata applicata pienamente e in questi anni è stata svuotata di potenzialità , rendendo i consultori inutili rispetto alla prevenzione e favorendo la pratica medica dell’obiezione di coscienza.

Molti medici si dichiarano obiettori per favorire le loro carriere ospedaliere , salvo poi riscoprirsi ligi al loro giuramento di laicità e operare aborti all’interno di strutture private.

Le Donne del Partito Comunista ribadiscono che sia necessario combattere ed opporsi ad ogni fenomeno apparentemente folcloristico ma in realtà basato su principi oscurantisti e reazionari ,  germi di una intolleranza che sfocia sempre nel braccio armato che impone il rapporto di forze prevalente . Per questo chiamano alla vigilanza antifascista !!

Le tecniche per ammaliare ed imbrogliare, non cambiano mai:  i tempi le rendono sempre più moderne ed ambigue rispetto al passato ma la critica e la capacità dialettica di svelare i meccanismi con cui un avversario di classe,  oggi più forte che mai , fa uso della propaganda prima e della caccia alle streghe poi, da comuniste, non ci sfugge.
Non torneremo nelle case e nelle chiese, non saremo serve in casa e in fabbrica, non ubbidiremo a preti, di nessun tipo di  padre / padrone. La lotta di classe per una società socialista, che sappia garantire diritti ed uguaglianza nelle differenze, ci fa capire dove stanno i germi del nuovo e più pericoloso fascismo, concreto strumento del padronato per ridurre al silenzio l’avversario di classe, con le buone o con le cattive così come sappiamo come queste violenze e sopraffazioni possono essere sconfitte. Mai in una società capitalista ma solo col socialismo !!!

LE DONNE DEL PARTITO COMUNISTA

Il Paese regredisce in modo inesorabile, come risultato scontato della crisi del capitalismo che in questa fase destruttura tutti gli apparati consolidati o meno, lasciando nello sconcerto le classi popolari ed anche quelle che si erano emancipate economicamente e culturalmente e che ora stanno scivolando velocemente presso la proletarizzazione, avvicinandosi ad una sotto forma culturale che avvicina ed amalgama, e da tempo, sentire comune, costumi ed indirizzi culturali. Gli unici denominatori comuni che uniscono tale devastazione, sono l’attaccamento a quei pochi valori ritenuti imprescindibili quanto profetici che fanno sempre il loro effetto e danno sempre buon risultato, quando occorre tenere unita almeno la parvenza di un quadro d’insieme in realtà sconquassato in tutte le sue parti. E allora cosa c’è di meglio della religione e dei valori più radicati (inculcati sarebbe più azzeccato) per rinnovare il fideismo ad uno status quo avverso al cambiamento e che non batte ciglio nemmeno difronte alle contraddizioni più eclatanti di un contesto sociale dove lo schianto è talmente stridente e il solco fra il potere detenuto da pochi e la schiavitù delle masse talmente profondo da farsi voragine a dispetto delle operazioni di distrazione di massa e dell’efficienza delle maschere mediatiche. Ecco che la situazione diviene più che mai propizia per arruolare accozzaglie di gruppi fascisti, omofobi, invasati cattolici che si oppongono ad invasati di altre confessioni religiose. Il tutto dimenticando che siamo in uno stato laico e che la nostra non è una repubblica confessionale per cui simili ostentazioni, dovrebbero considerarsi perfettamente inutili. Tuttavia non è così: dopo la spazio assicurato alla teppaglia fascista che da tempo insorge approfittando di ogni evento che contrasta con l’italianità di un paese allo sbando, ecco quella fondamentalista religiosa e parimenti omofoba. Entrambe seminano odio ed intolleranza e si tratta di odio ed intolleranza di classe perché in entrambi i casi, l’indirizzo politico che sta dietro questi “sentimenti” è quello di mantenere emarginata una delle classi sociali, quella popolare; in particolare usando l’appetibile strumento della religione. In Italia, in Europa ed ovunque la famiglia non è (e non lo è mai stata) quella sancita da un pseudo diritto religioso (e si sente parlare del ritorno della primogenitura del “diritto naturale”!), la parità fra i generi non può prescindere dalle differenze di classe, la religione non può essere usata come maschera per permettere ai poteri forti della terra di fare a piacimento, facendo macello delle classi popolari. Le donne del Partito Comunista ribadiscono che debba farsi chiarezza immediata su questi fenomeni apparentemente folcloristici, sottovalutati ma germi di una intolleranza che sfocia sempre nello scatto del braccio armato che impone il rapporto di forza prevalente. Le pagliacciate fuori dalle chiese che oggi, probabilmente, nemmeno all’interno delle chiese sarebbero ammesse, sono un preoccupante segnale contro il quale chiamiamo alla vigilanza antifascista e di classe. Le tecniche per ammaliare ed imbrogliare, non cambiano mai: i tempi le rendono sempre più moderne ed ambigue rispetto al passato ma la critica e la capacità dialettica di svelare i meccanismi con cui un avversario di classe, oggi più forte che mai, fa uso della propaganda prima e della caccia alle streghe poi, da comuniste, non ci sfugge. Non torneremo nelle case e nelle chiese, non saremo serve in casa e in fabbrica, non ubbidiremo a preti di nessun tipo di padre / padrone: la lotta di classe per una società socialista, che sappia garantire diritti ed uguaglianza nelle differenze, ci fa capire dove stanno i germi del nuovo e più pericoloso fascismo, concreto strumento del padronato per ridurre a silenzio l’avversario di classe, con le buone o con le cattive così come sappiamo come queste violenze e sopraffazioni possono essere sconfitte. Mai in una società capitalista, ma solo col socialismo-comunismo.

Monica Perugini
Responsabile nazionale donne del Partito Comunista

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LA SCOMPARSA DI INGRAO NON PUO’ AZZERARE LE SUE PESANTI RESPONSABILITA’. Dichiarazione di Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista.

LA SCOMPARSA DI INGRAO NON PUO’ AZZERARE LE SUE PESANTI RESPONSABILITA’. Dichiarazione di Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista.

Il rispetto per morti e’ dovuto. Ma la morte non cancella errori e posizioni sbagliate. Specialmente in politica.

La morte di Pietro Ingrao viene vissuta  dai mass media, ma ancor di più sui social-network  con grande superficialità trasformandolo in un’icona del comunismo; cosa sbagliata e che forse lui stesso non avrebbe apprezzato.

Pietro Ingrao è stato un grande dirigente del PCI ma non si è mai discostato fattivamente dalla “mutazione genetica” che ne ha portato poi allo scioglimento.

La sua “battaglia” contro la cosiddetta destra migliorista interna (quella sì è riuscita concretamente ad arrivare ai risultati che si era e che le erano stati attribuiti!) di fatto altro non era che un doppione speculare che divergeva dai richiami (movimentismo ed ecletticità teorica e formale) ma era uniforme nella valutazione (negativa) del marxismo-leninismo, della Rivoluzione d’Ottobre, dell’esperienza sovietica e tanto più dell’opera di Stalin. Anzi per certi versi, quasi a giustificare l’opposizione ai miglioristi, si lanciava con maggiore veemenza contro i capisaldi del comunismo.

La teoria, così come l’ideologia erano assolutamente distanti dal pensiero e dalla pratica (limitatissima peraltro , votò a favore dell’espulsione –giusta- del gruppo del Manifesto, restò nel PDS quando nacque Rifondazione Comunista) di Ingrao che si cullò eternamente alla ricerca di vezzi semantici totalmente privi di incisività: “il dubbio”, quando contribuiva alla demolizione della teoria comunista; “il grumo” quando definiva la stessa esperienza comunista; “stare nel gorgo” quando opportunisticamente evitò di aderire a Rifondazione restando nel PDS (magari la storia non sarebbe cambiata di molto, ma certo era una scelta prioritaria che la dice lunga sul suo pensiero). L’ingraismo come “forma più raffinata di rinuncia alla battaglia politica”.

Invece se proprio si volesse capire quale fu la sua influenza, anche al di fuori delle sue scelte partitiche, non si può non evidenziare il carattere antipartito, eclettico e movimentista con cui caratterizzò i suoi insegnamenti, peraltro sempre da cariche istituzionali prestigiosissime.

Non è un caso che nel 2006 si prestò come testimonial del nascente Partito della Sinistra Europea, di cui abbiamo nefasta traccia da Bertinotti a Tsipras. I suoi seguaci furono molti, moltissimi nei gruppi dirigenti: da Tortorella a Magri, da Rossanda a Parlato, ed oggi da Bertinotti a Vendola. Non è un caso che il tratto di unione per tutti loro sia l’antisovietismo, l’unica forma politico ideologica che ha saputo battere il capitalismo e costruire una società alternativa.

Questo è stato Ingrao. Questo il nostro ricordo a monito nell’evitare errori di memoria di cui devono essere coscienti in primo luogo le nuove generazioni.

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