Sugli sgomberi a Bologna.

Sugli sgomberi a Bologna.

“Il Partito Comunista di Bologna esprime la piena solidarietà alle famiglie dei lavoratori che questa mattina ha visto lo sgombero del palazzo di via irnerio.
Ancora una volta L’amministrazione cittadina a guida , del partito borghese , PD non è stata in grado di garantire il rispetto del diritto di quei cittadini che vedo la casa come un diritto fondamentale non solo dalla nostra carta costituzionale ma anche sancito dalla carta dei diritti dell’uomo.
Questo Partito, il PD, e il degno rappresentante di tutti quei poteri che anche in città comandano e portano avanti gli interessi della classe capitalistica in tutte le sue forme e insieme alla Questura di Bologna sono ormai istauratori di quella dittaura borghese che con un occhio guardano alla classe reazionaria italiana con un altro guardano i banchieri e il capitalismo a guida U.E, sono in campagna elettorale e fanno valere tutto il loro potere reazionario.
Solo un forte Partito Comunista che sia rappresentante politico di lotte come il diritto alla casa e di tutti quelle cittadine e cittadini è la soluzione per scardinare una terribile cappa di reazione borghese e di pratiche ,oramai, che troppo spesso conducono i cittadini nel vuoto politico e in balia di istituzioni senza soluzioni di classe.”
Partito Comunista Federazione Bologna

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“CHI?” Un commento allo straordinario film LE CONFESSIONI di Roberto Ando’ con Toni Servillo.

“CHI?” Un commento allo straordinario film LE CONFESSIONI di Roberto Ando’ con Toni Servillo.

“CHI?”. UN COMMENTO DI MARCO RIZZO ALLO STRAORDINARIO FILM LE CONFESSIONI DI ROBERTO ANDO’ CON TONI SERVILLO

«“L’ultima forma di libertà è il silenzio”… certamente ricorderà chi lo ha scritto» «Un poeta greco» «Un grande poeta per una nazione fallita» «Ci sono fallimenti molto più grandi di quelli contabili»

«Il re è nudo!». Così nella favola I vestiti nuovi dell’imperatore di Hans Christian Andersen un bimbo mette in crisi il sistema di consenso artificiale che il potere ha costruito su una colossale menzogna.

Quest’accostamento ci ha ispirato la visione del film di Roberto Andò Le Confessioni. Non certo un thriller, né un giallo, forse un noir nelle atmosfere. In realtà una denuncia a voce alta di ciò che è sotto gli occhi di tutti e che solo con una colossale opera di distrazione di massa tentano di impedirci di vedere. Ognuna delle frasi scandalose scagliate contro lo spettatore meriterebbe un film a parte, ma Andò ce le riversa addosso tutte insieme. Solo qualche esempio:

«[A proposito della presenza del monaco Salus al G8] Stiamo defraudando il mondo della speranza, proviamo almeno a risarcirlo di qualche illusione»

«Io parlo dell’idea di generare denaro dal denaro, una specie di droga … ma è vero, il cosiddetto lato umano del mio mestiere non esiste»

«… quanto tempo abbiamo lasciato alla Grecia per il trasporto dei grandi capitali?» «Una settimana» «Questa volta dovranno bastare tre giorni»

«Roché [il Direttore del Fondo Monetario Internazionale] era abituato a tessere la sua tela con i politici, se qualcuno tentava di ribellarsi, era bravissimo a creargli intorno il vuoto…»

«… il mondo è ingiusto. Come avrà capito la democrazia è una frottola. Ci sono decisioni di cui persino i politici dei nostri paesi non saranno mai informati … e, come vede, i parlamenti di oggi sono per lo più composti da anime morte»

«Riciclaggio, crimine … i governi non rifiutano nulla, figurarsi le banche. I politici di oggi sono solo degli illusionisti, dei mediatori d’affari»

«La sovranità degli Stati non esiste più, uomini come Rochépossono calpestarla quando vogliono e i grandi capi del mondo ormai pendono dalle loro labbra. Sa cosa diceva? “Voi italiani avete inventato un modello di potere imbattibile, ma non siete stati in grado di farlo funzionare” … Si riferiva alla mafia»

«…noi politici usiamo degli incantesimi per nominare quello che non riusciamo a fare … “l’inversione della curva di disoccupazione”, “il ritorno della crescita”… sono le nostre formule magiche per prendere tempo. Il potere vero procede senza di noi e noi facciamo finta di niente»

Il film in realtà non ruota intorno alla morte del Direttore, che alla fine si rivela molto meno misteriosa, ma su un’equazione che egli avrebbe formulato e che potrebbe mettere in crisi i mercati e su una imminente manovra “lacrime e sangue” con cui non tutti i ministri sono concordi.

«Questa equazione è un guscio perfettamente vuoto, una formula che non corrisponde a nulla. Ma se io volessi, sarei in grado, partendo da questa formula, di far convergere, in poco tempo una enorme quantità di denaro sui mercati. Nessuno più dei politici ha bisogno di credere di poter governare quello che non si vede». La formula è solo una scusa per mostrare quanto siano evanescenti le conoscenze e la potenza dei ministri. E Salus combatte questo guscio vuoto con un altro guscio vuoto (lui non è a conoscenza del contenuto della manovra segreta, ma lo lascia credere) e questo bluff riesce a gettare quel sassolino nel complessissimo meccanismo sufficiente a bloccarlo.

Andò semina il film di particolari provocanti. Per esempio: nella formula si può riconoscere l’indice di concentrazione del Gini, al centro di polemiche accesesi recentemente sulla diseguaglianza; la camera del Direttore è la 119 e il richiamo al 11 settembre è esplicito quanto inquietante.

I ministri sono delle marionette senza spessore psicologico, come sono nella realtà, dominati dalla presenza superiore di una moderna “Innominata”, che appare in teleconferenza e che detta ordini come l’Imperatore di Star Wars. Solo il ministro italiano trova una dimensione umana nel momento della sua crisi più che di coscienza, diremmo di opportunismo, bersagliato da una delle fulminanti battute del monaco: «Lei è ancora in tempo per non passare alla storia».

Altra eccezione di umanità è data dal ricco proprietario dell’albergo che – si scoprirà alla fine – finge l’Alzheimer comeunico mezzo per tenere i figli legati a sé stesso.

Ancora più impietoso Andò con gli organizzatori del dissenso organizzato dal potere. ONG e “dissidenti” sono orpelli inutili o dannosi. La figura del cantante è di una vacuità imbarazzante, mentre la scrittrice è l’unico pericolo che potrebbe mettere a rischio la missione del monaco, quando gli consiglia, moderna tentatrice, di mettersi in salvo dandosi alla fuga.

Tutto il film è governato da una sottile simmetria estetica: l’arrivo del monaco all’inizio e la sua partenza alla fine, il discorso di Roché e l’orazione funebre per lui… Centro estetico, temporale e morale del film è la conversazione tra il monaco e l’amico del Direttore, l’economista Kiš. Questo dialogo racchiude tutto il senso del film.

«Io penso che anche voi economisti siate costretti a tener conto dell’infelicità» «Un certo tasso di disperazione è nell’ordine delle cose» «Che vuol dire “distruzione creativa”?» «Vuol dire che l’economia per crescere, deve prima distruggere il superfluo» «E chi appicca il fuoco?» «…questa volta non è così, bisogna prima dare uno scossone definitivo, sfoltire l’albero. Lasciare fuori qualcuno…» «Chi?»

Ecco, questo “chi?” esprime il “grido dell’anima” che Salusscaglia contro il potere, strappando la sua maschera. Salus quindi in quel momento interpreta tutti noi, svolge la funzione del “coro” delle tragedie greche, entra per primo ed esce per ultimo. E in quella domanda, breve, lapidaria, che non ammette risposta, se non il silenzio attonito dell’interlocutore completamente spiazzato, perché privo ormai di ogni ragione morale, troviamo il senso della rivolta di Andò.

Per noi comunisti si tratta di dare testa, corpo e gambe a questo grido contro questo potere, ormai privo di ogni diritto a definirsi dirigente, ma che mostra ogni giorno di più il suo dispotismo e la sua disumanità. Solo un nuovo potere, dotato di una nuova etica e di uno nuovo consenso, vero, non artefatto, comprato o estorto o carpito con la frode, può dare una nuova risposta.

Un nuovo potere da cui si genererà la nuova società, quella di liberi ed eguali, quella comunista.

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Dichiarazione della Segreteria della Iniziativa Comunista Europea sul 1° Maggio.

Dichiarazione della Segreteria della Iniziativa Comunista Europea sul 1° Maggio.

Onoriamo le lotte della classe operaia e dei lavoratori di tutto il mondo. Come Partiti Comunisti, non consideriamo questo giorno come una vacanza, non come un semplice evento annuale, ma come una giornata internazionale della solidarietà proletaria e di lotta della classe operaia e di tutti i lavoratori.

Come donne e uomini Comunisti, siamo orgogliosi della nostra ideologia, dei nostri valori e ideali, della nostra lotta per il progresso sociale, per i diritti dei popoli, per la liberazione dell’umanità e la sua emancipazione dal giogo del capitalismo.

Ai nostri giorni, la classe operaia e le masse lavoratrici di tutto il mondo sono testimoni diretti e prime vittime delle conseguenze della profonda crisi economica e sociale del sistema capitalistico, che li colpisce principalmente come colpisce anche altri strati popolari.

Il capitalismo conduce al peggioramento delle condizioni di lavoro, ai tagli salariali, la disoccupazione, la precarietà e la povertà in aumento e l’intensificazione delle misure di repressione contro la resistenza di classe ed è responsabile delle guerre imperialiste e degli interventi militari, presentati sotto dichiarazioni false e ingannevoli, per il controllo dei mercati e materie prime e soprattutto delle risorse energetiche.

Ciò è ancora più evidente oggi. La guerra imperialista e l’aggressione generano lo spargimento di sangue e la povertà, da cui un numero enorme di migranti stanno cercando di fuggire.

I Comunisti svolgono un ruolo di primo piano nella lotta contro le guerre imperialiste e difendono il principio della lotta internazionalista, lavorano per l’unità della classe operaia, indipendentemente dalla loro nazionalità e religione, e per la lotta comune in materia di lavoro e dei diritti sociali.

Il 1° Maggio, i Comunisti chiamano la classe operaia, i lavoratori a rafforzare le loro mobilitazioni di massa e intensificare la lotta di classe, contro il capitale, i suoi rappresentanti politici e la linea politica anti-popolare, contro la NATO e l’UE e le altre unioni imperialiste.

I Comunisti riaffermano con forza il ruolo di avanguardia della classe operaia come creatrice di tutta la ricchezza, e sottolineiamo la necessità sociale e storica di rovesciare il capitalismo attraverso la rivoluzione e costruire un sistema sociale, in cui la ricchezza appartiene a coloro che la producono, e il potere politico appartiene alla grande maggioranza del popolo: la classe operaia e i suoi alleati.

Affermiamo apertamente e con fermezza, che il nostro obiettivo è una società senza sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, senza guerre imperialiste, senza fame, senza disoccupazione né povertà.

Lottiamo per una società, basata sul potere dei lavoratori, la socializzazione dei mezzi di produzione, la pianificazione scientifica centralizzata e la reale e sostanziale democrazia per le masse lavoratrici, una società in grado di soddisfare le esigenze attuali del popolo.

Esprimiamo la nostra solidarietà internazionalista ai lavoratori in lotta, ovunque essi si battono per i loro diritti e il loro futuro.

Evviva il 1° Maggio dei Lavoratori!

Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!

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REFERENDUM. Il Popolo Italiano stretto tra i demagoghi falsamente antisistema e l’arroganza  autoritaria di Renzi. Dichiarazione di Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista.

REFERENDUM. Il Popolo Italiano stretto tra i demagoghi falsamente antisistema e l’arroganza autoritaria di Renzi. Dichiarazione di Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista.

Il risultato del referendum sulle trivelle e’ il paradigma di quanto il popolo italiano sia schiacciato da una parte tra i demagoghi della falsa opposizione e Renzi.                                                                               Il Movimento 5 Stelle, la Lega ed il ‘circo’ della cosiddetta sinistra (guidato in questo caso nella solita sconfitta dall’anticomunista Emiliano), non avendo neanche lontanamente in mente una alternativa di sistema, non sono né credibili ne’ efficaci nel battersi per la sconfitta del ‘bullismo’ politico di Renzi. Il Premier infatti non teme queste azioni e si dimostra arrogante nel perseguire gli obiettivi già prefissati dalla dittatura della UE e dei mercati finanziari. Senza questo approccio analitico si continuera’ a sprecare e ‘stressare’ la parte migliore del popolo italiano, ‘deviata’ sempre piu’ verso temi e modalita’ sbagliate con cui affrontare le contraddizioni del sistema capitalistico. L’unica via per cui valga la pena battersi e’ la fondamentale contraddizione “capitale-lavoro”, nella lotta di classe tra ricchi (sempre piu’ ricchi) e poveri (sempre piu’ numerosi), costruendo il Partito Comunista, unico ‘strumento’ utile a rivoluzionare il sistema iniquo in cui viviamo. Questa consapevolezza dovra’ sempre di piu’ ‘distinguere’ le azioni dei comunisti, che staranno ‘dentro’ le lotte contro le contraddizioni del sistema, ma con modalita’ ‘indipendenti’ dall’opposizione delle forze falsamente antisistema.

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SOLIDARIETA’ AI COMUNISTI POLACCHI. Interrogazione del KKE al Parlamento Europeo sulle recenti persecuzioni anticomuniste in Polonia.

SOLIDARIETA’ AI COMUNISTI POLACCHI. Interrogazione del KKE al Parlamento Europeo sulle recenti persecuzioni anticomuniste in Polonia.

Recentemente membri e quadri del Partito Comunista della Polonia (KPP, membro dell’iniziativa dei partiti comunisti e operai d’europa)) sono stati condannati dal tribunale regionale di Dąbrowa Górnicza a condanne fino a 9 mesi di carcere, a molti mesi di “libertà vigilata”, al lavoro sociale obbligatorio ed anche a multe, perché la diffusione delle loro idee attraverso il giornale “Brzask” (Aurora) e il sito web www.kompol.org è considerata “offesa” e “crimine”. La corte, allo scopo di condannarli, in ossequio alle posizioni anticomuniste delle autorità polacche, ha utilizzato accuse grossolane e infondate in merito “alla promozione pubblica di un sistema totalitario”. Ciò è parte del tentativo di cancellare e calunniare le conquiste dei lavoratori durante il socialismo, il diritto al lavoro e i diritti sociali. Le autorità polacche da alcuni anni hanno provocatoriamente bandito i simboli comunisti e ora condannano i comunisti, invocando “valori democratici”.

Persecuzioni anticomuniste simili, condanne e divieti contro partiti comunisti sono stati imposti anche in altri paesi dell’UE, con l’aperto sostegno dell’UE stessa che ha elevato l’anticomunismo a sua ideologia ufficiale, qualcosa che va di pari passo con l’intensificarsi dell’offensiva antipopolare. Ora ci sono prove sufficienti sul reale significato delle dichiarazioni dell’UE in merito ai “valori di libertà e democrazia”.

Alla Commissione Europea chiediamo: sono forse parte dei “valori” dell’UE anche la messa al bando e la persecuzione dell’ideologia comunista, la criminalizzazione della manifestazione delle idee e dell’attività dei comunisti imposta dalle autorità e dal governo della Polonia?

The KKE delegation in the European Parliament tabled the following question in relation to the recent anti-communist persecution in Poland:

“recently members and cadres of the CP of Poland were convicted by the regional court of Dąbrowa Górnicza to prison sentences of up to 9 months, many months of “limited freedom” and compulsory social work and also fines, because the dissemination of their ideas through the newspaper “Brzask” and the website www.kompol.org is considered to be an “offense” and a “crime”.The court in order to convict them, following the anticommunist positions of the Polish authorities, utilized rotten and groundless accusations regarding “the public promotion of a totalitarian system”. This is part of their attempt to cancel and slander the gains of the workers under socialism, the right to work, labour and social rights. The Polish authorities have for some years provocatively banned the communist symbols and now convict the communists, invoking “democratic values”.

Similar anti-communist persecution, convictions and bans against CPs have also been imposed in other EU member states, with the open support of the EU which has elevated anticommunism into being its official ideology, something that goes hand in hand with the intensification of the anti-people onslaught. Now there is enough evidence so that everyone can understand what the EU’s declarations about the “values of freedom and democracy” really mean.

The Commission is asked: Are the banning and persecution of the communist ideology, the criminalization of the expression of communist ideas and of the activity of communists imposed by the authorities and government of Poland part of the EU’s “values”?

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La crisi della famiglia e la terapia proposta da Francesco I.

La crisi della famiglia e la terapia proposta da Francesco I.

L’esortazione apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia” è certamente uno dei documenti più importanti prodotti dal magistero della Chiesa cattolica negli ultimi anni e segna una svolta nel pontificato di Francesco I. Tuttavia, l’importanza di questo documento non è di carattere dottrinale ma pastorale, che è quanto dire di natura pratica, non teoretica. L’impianto filosofico dell’“Amoris Laetitia” resta infatti, come è consolidata tradizione della Chiesa cattolica, di ispirazione solidamente aristotelico-tomistica. Rispetto ai lavori del Sinodo sulla famiglia, che l’ha preceduta e largamente ispirata, questa “esortazione apostolica” del papa è rimasta entro i limiti segnati dal Sinodo. Così, come in questo non è stata fatta esplicitamente menzione dell’ammissibilità alla comunione o alla confessione nel caso dei divorziati risposati, non la si fa nemmeno nel documento in parola, dove parecchi paragrafi non sono altro che una citazione dei testi delle due relazioni introduttive, senza alcun commento. La prudenza dottrinale su un tema nevralgico è palesata dal passo in cui il papa non fa altro che ripetere l’affermazione del Sinodo del 2015: “Occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate” (“Amoris lætitia”, par. 299).

  In realtà, di fronte ad un processo di progressiva destrutturazione della famiglia prodotta dalla logica spietata della ricerca del massimo profitto e della privatizzazione sempre più invasiva delle risorse collettive, che caratterizza il capitalismo monopolistico, la risposta che viene formulata  è estremamente semplice e tradizionale nel suo afflato evangelico: “Amoris Lætitia”. L’obiettivo del testo, dunque, non è rivoluzionare la Chiesa, ma rilanciare, sull’aspro e frastagliato terreno della crisi storica della famiglia che attanaglia l’Occidente capitalistico, la linea della centralità della “misericordia” che caratterizza il magistero dell’attuale pontefice. Non a caso il papa mette in guardia, all’inizio di questo ampio documento (composto da duecentosessanta pagine, nove capitoli e 325 paragrafi), rispetto a due interpretazioni sbagliate, indicando la solita linea accortamente mediana e sagacemente opportunistica della Chiesa: “I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche”. La conclusione che il papa ricava da queste premesse sostanzialmente moderate e conservatrici non apre ad alcun cambiamento, ma semmai ad un processo di riflessione governato dal “discernimento” (termine chiave di questo testo), operante all’interno di “un’unità di dottrina e di prassi” ancorata alle variabili delle diverse culture e tradizioni.

  Le parti del documento in cui si avverte l’accento più personale di Francesco I si trovano nei capitoli quarto e quinto, dove, ad esempio, egli cita ampiamente la teologia del corpo e dell’amore coniugale, richiamata nell’enciclica “Humanae vitae” di Karol Wojtyla, teologia praticamente ignorata nei sinodi. Il papa così delinea la sua ‘terapia’ e insieme la sua strategia di riconquista e di evangelizzazione dell’Occidente, con un particolare riferimento alle nuove generazioni (par. 211): “La pastorale prematrimoniale e la pastorale matrimoniale devono essere prima di tutto una pastorale del vincolo, dove si apportino elementi che aiutino sia a maturare l’amore sia a superare i momenti duri. Questi apporti non sono unicamente convinzioni dottrinali, e nemmeno possono ridursi alle preziose risorse spirituali che sempre offre la Chiesa, ma devono essere anche percorsi pratici, consigli ben incarnati, strategie prese dall’esperienza, orientamenti psicologici. Tutto ciò configura una pedagogia dell’amore che non può ignorare la sensibilità attuale dei giovani, per poterli mobilitare interiormente”. In una prospettiva essenzialmente pastorale (Francesco I è, per così dire, un ‘papa di parrocchia’, fortemente legato alle situazioni concrete in cui si trova ad agire il clero secolare) si collocano perciò  sia l’interessante riflessione sulla teoria del “gender” (par. 56) sia la raccomandazione di superare un sentimentalismo dell’amore, che richiede un’adeguata educazione sessuale (parr. 280-286). In realtà, il papa è pienamente cosciente di dover operare in quell’“ospedale da campo” cui paragona il lavoro della Chiesa (par. 291), di cui in tal modo riconosce l’indispensabile funzione sussidiaria e complementare (oppiacea, per usare la terminologia marxiana) di aiuto, integrazione, addolcimento e legittimazione di quel “regno animale dello spirito” che è il capitalismo contemporaneo. La famiglia diviene pertanto, nella visione falso-ingenua di questo papa, il modello di una società ordinata: un modello dal forte sapore corporativo e neo-medievale. Così, come ha detto papa Bergoglio a Santiago de Cuba il 2 settembre 2015, le famiglie “non sono un problema, sono principalmente un’opportunità” (par. 7) e la Chiesa viene definita autentica “famiglia di famiglie” (par. 87).

  In conclusione, il grande assente di questo documento papale, che non può essere surrogato dalle generose dosi di enfasi retorica sull’amore e sulla famiglia come “doni di Dio” e come garanzie di salvezza per i cristiani fedeli e caritatevoli, è il capitalismo, ossia quel sistema di produzione e di scambio il cui impatto distruttivo  sulla famiglia viene così descritto nel “Manifesto del partito comunista” di Marx ed Engels: “Ma voler abolire la famiglia! Perfino i più avanzati fra i radicali si indignano per tale obbrobrioso proposito dei comunisti. Su che cosa si fonda l’attuale famiglia borghese? Sul capitale, sul guadagno personale. Essa esiste nel suo pieno sviluppo solo per la borghesia; ma essa trova il suo complemento nella mancanza forzata della vita di famiglia presso i proletari, e nella prostituzione pubblica. La famiglia del borghese cadrà naturalmente col venir meno di tale complemento ed entrambe spariranno con lo sparire del capitale. Voi ci rimproverate di voler abolire lo sfruttamento dei fanciulli da parte dei genitori? Noi questo delitto lo confessiamo volentieri. Ma voi dite che noi infrangiamo i più sacri legami perché all’educazione domestica sostituiamo quella sociale. Ma la vostra educazione non è anch’essa determinata dalla società e cioè dalle condizioni sociali all’interno delle quali voi educate, e dall’intervento più o meno diretto od indiretto della società stessa, per mezzo della scuola? Non sono i comunisti che inventano l’azione della società sull’educazione: essi ne mutano soltanto il carattere, sottraendo l’educazione all’influsso della classe dominante. Le dichiarazioni borghesi sulla famiglia, sull’educazione e sui dolci legami che uniscono i figli ai genitori diventano sempre più nauseanti quanto più, per effetto della grande industria, i legami di famiglia si perdono del tutto tra i proletari, e i fanciulli si trasformano in articoli di commercio e in strumenti di lavoro. Ma voi comunisti, così grida in coro la borghesia tutta intera, voi volete introdurre la comunanza delle donne. II borghese vede nella moglie un semplice strumento di produzione. Ora, nel sentire che gli strumenti di produzione saranno sfruttati in comune, esso non può fare a meno di pensare che la stessa sorte dell’uso in comune debba toccare anche alle donne. E non capisce affatto che si tratta precisamente di togliere alla donna il carattere di uno strumento di produzione. Del resto non c’è nulla di così grottesco quanto l’orrore da moralisti raffinati col quale i nostri borghesi guardano la pretesa comunanza delle donne, che avrebbe presso i comunisti un carattere ufficiale. I comunisti non hanno assolutamente bisogno di introdurre la comunione delle donne, perché questa è quasi sempre esistita. I nostri borghesi, non contenti di avere a loro disposizione le mogli e le figlie dei loro proletari – per non parlare della prostituzione ufficiale – hanno come divertimento principale quello della reciproca seduzione delle loro consorti. II matrimonio borghese è, in realtà, la comunanza delle donne. Tutt’al più si potrebbe rimproverare ai comunisti di voler sostituire alla comunione delle donne dissimulata con ipocrisia, una ufficiale e sincera. Ma si capisce poi del resto che, aboliti gli attuali rapporti di produzione, sparirebbe allo stesso tempo la presente comunanza delle donne, che da quei rapporti deriva, quindi la prostituzione ufficiale e la non ufficiale”. La bontà e l’amore, così come una famiglia sana, solidale e serena, potranno fiorire solo quando, in una società senza classi, saranno estirpate per sempre le radici dell’oppressione e dello sfruttamento che generano incessantemente l’odio, la cattiveria e la dissociazione.

Eros Barone

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REFERENDUM TRIVELLE. Votare SI, riconoscendo i limiti del referendismo. (Dichiarazione del segretario generale Marco Rizzo).

REFERENDUM TRIVELLE. Votare SI, riconoscendo i limiti del referendismo. (Dichiarazione del segretario generale Marco Rizzo).

Il Partito Comunista, membro della segreteria internazionale dell’Iniziativa dei Partiti Comunisti ed Operai d’Europa, invita a Votare Si al Referendum sulle trivelle riconoscendo i limiti del referendismo nel sistema borghese in cui viviamo, come dimostra l’esito del referendum sull’ acqua che è stato completamente disatteso. Nello specifico non evitiamo certo di sottolineare: -quanto sia avventuristico  promuovere un referendum su un tema strategico come quello energetico senza avere un piano generale alternativo e soprattutto senza calcolare l’effetto boomerang politico nella eventualità di mancato quorum (via libera a trivellazioni ovunque); – quanto sia vergognoso politicamente tenere nascosta la vera motivazione (lo scontro politico tra il governatore della Puglia Emiliano ed il  presidente del consiglio Renzi, due facce Della stessa medaglia del potere subalterno a UE e Nato rappresentati dal PD) che sta all’origine del referendum promosso da alcune Regioni strumentalizzando il ‘nobile’ fine della difesa dell’ambiente, il tutto al costo di 300 milioni, a causa della vergognosa scelta del governo di non voler accorpare la data della consultazione con le elezioni amministrative. referendum TRIVELLE : vota SI MA ricorda SOLO LA LOTTA PAGA

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