Mentre la Francia come il resto dell’Europa è colpita da un aumento consistente del costo della vita, a causa delle sanzioni dell’UE oltre che al conflitto in corso, il governo Macron ha proposto di aumentare l’età pensionabile a 64 anni. Alla testa dei manifestanti i sindacati che a differenza di quelli concertativi italiani, fanno il loro dovere protestando duramente contro il governo ed il suo presidente. In Italia? Beh in Italia hanno portato l’età pensionabile a 67 anni senza colpo ferire, hanno fatto la legge Fornero, il Jobs Act …


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Mentre la Francia come il resto dell’Europa è colpita da un aumento consistente del costo della vita, a causa delle sanzioni dell’UE oltre che al conflitto in corso, il governo Macron ha proposto di aumentare l’età pensionabile a 64 anni.

Alla testa dei manifestanti i sindacati che a differenza di quelli concertativi italiani, fanno il loro dovere protestando duramente contro il governo ed il suo presidente.

In Italia? Beh in Italia hanno portato l’età pensionabile a 67 anni senza colpo ferire, hanno fatto la legge Fornero, il Jobs Act …

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ANCORA AUMENTI DEL CARBURANTE NE PAGANO LE CONSEGUENZE SOLO I CITTADINI Grazie al Governo Meloni, dal primo gennaio, i cittadini hanno visto aumentare sensibilmente il prezzo del carburante nelle pompe di benzina, la neo presidentessa però aveva promesso in un video che avrebbe tolto le accise e fatto abbassare sensibilmente i prezzi, ovviamente ciò non è avvenuto e il governo si è subito allineato alla linea intrapresa da Draghi. Adesso anche i benzinai scenderanno in piazza contro le ultime manovre del governo e il 25 e 26 gennaio ci sarà uno sciopero generale dei benzinai contro il governo Meloni che ha appena varato un decreto che riformula anche una norma introdotta nel 2007 dal governo Prodi per destinare gli aumenti degli incassi da Iva sui carburanti a una riduzione del prelievo da accise.Il taglio delle accise, recita il decreto, “può essere adottato se il prezzo aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Def”. La Meloni oltre a non aver tolto le accise sulla benzina ha anche eliminato lo sconto di 18 cent/l introdotto dal precedente governo, facendo schizzare il prezzo del carburante fino quasi ai 2€ al litro. Un aumento sensibile che si è subito ripercosso sulle tasche dei cittadini e dei lavoratori impoverendoli ulteriormente. Questi aumenti sono dovuti soprattutto al sostegno che il nostro governo sta dando (sia economico che militare) alla guerra in Ucraina e a pagarne le conseguenze di queste scelte disastrose è sempre e solo il popolo.


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ANCORA AUMENTI DEL CARBURANTE
NE PAGANO LE CONSEGUENZE SOLO I CITTADINI

Grazie al Governo Meloni, dal primo gennaio, i cittadini hanno visto aumentare sensibilmente il prezzo del carburante nelle pompe di benzina, la neo presidentessa però aveva promesso in un video che avrebbe tolto le accise e fatto abbassare sensibilmente i prezzi, ovviamente ciò non è avvenuto e il governo si è subito allineato alla linea intrapresa da Draghi.

Adesso anche i benzinai scenderanno in piazza contro le ultime manovre del governo e il 25 e 26 gennaio ci sarà uno sciopero generale dei benzinai contro il governo Meloni che ha appena varato un decreto che riformula anche una norma introdotta nel 2007 dal governo Prodi per destinare gli aumenti degli incassi da Iva sui carburanti a una riduzione del prelievo da accise.Il taglio delle accise, recita il decreto, “può essere adottato se il prezzo aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Def”.

La Meloni oltre a non aver tolto le accise sulla benzina ha anche eliminato lo sconto di 18 cent/l introdotto dal precedente governo, facendo schizzare il prezzo del carburante fino quasi ai 2€ al litro. Un aumento sensibile che si è subito ripercosso sulle tasche dei cittadini e dei lavoratori impoverendoli ulteriormente.

Questi aumenti sono dovuti soprattutto al sostegno che il nostro governo sta dando (sia economico che militare) alla guerra in Ucraina e a pagarne le conseguenze di queste scelte disastrose è sempre e solo il popolo.

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CON LA MELONI FARMACI INTROVABILI E PIÙ CARI


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CON LA MELONI FARMACI INTROVABILI E PIÙ CARI

Grazie alle scelte che il precedente governo ed alla continuità di quello attuale hanno portato avanti, adesso scarseggiano anche i farmaci di uso comune.

Le politiche estere riguardo la guerra in Ucraina e quindi le sanzioni supportate dall’Unione Europea, si riflettono di rimbalzo anche sulla Cina, ovvero il nostro primo partner per quanto riguarda l’importazione dei principi attivi dei medicinali, hanno portato il nostro paese ad essere in carenza anche di farmaci, molti dei quali risultano introvabili da molti mesi.

A mancare dagli scaffali delle farmacie al momento sono dai più comuni, come gli antibiotici e gli antipiretici, fino a quelli utilizzati per terapie specifiche, come gli antitumorali e gli anti-ipertensivi. Aifa nel suo bollettino ne conta 3200, dei quali 554 non si trovano a causa di difficoltà produttive o problemi distributivi.

Un fenomeno che non è certo nuovo ma che, a causa di diversi fattori che si sono accavallati negli ultimi mesi è più grave rispetto al passato.

C’è soprattutto un grosso problema strutturale che riguarda non solo l’Italia ma tutta l’Europa: la dipendenza verso l’Asia, e in particolare la Cina, per le forniture dei principi attivi e, più a monte della filiera, delle materie prime necessarie al packaging, come carta, plastica e alluminio.

La dipendenza viene da lontano, almeno dagli anni ’90, quando i paesi europei, per abbassare i costi di produzione, hanno iniziato a rivolgersi sempre di più all’estero per soddisfare il proprio fabbisogno. Una situazione generale che mostra tutte le fragilità del nostro sistema.

Mentre negli anni ’70 e ’80, l’Italia in particolare e l’Europa in generale, importavano solo il 30-40% dei principi attivi, alla fine degli anni ’90 la percentuale era salita al 60% per poi toccare l’attuale 74%. Ad oggi il 70% dell’import viene dalla Cina.

Questi sono il risultato di politiche liberiste e di delocalizzazione portate avanti negli ultimi 30 anni che hanno ridotto il nostro paese ad essere sempre più dipendente e non più un paese produttore, le ultime politiche attuate dagli ultimi governi (Draghi e Meloni) hanno accentuato questo deficit mettendo in evidenza ancora di più quanto il nostro Paese sia succube e ormai colonia delle politiche imposte da UE, NATO e USA.

 

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IN FRANCIA I SIDACATI LOTTANO IN ITALIA SUPPORTANO I GOVERNI la Francia insorge a differenza dell’Italia e i sindacati sfidano Macron Il braccio di ferro tra Macron e i sindacati sulla riforma delle pensioni comincia domani e i francesi si preparano a un “giovedì nero”: scuole chiuse, treni e metro a rallentatore, “zero trasporti” a Parigi, disagi possibili anche negli aeroporti. Lo sciopero si annuncia molto partecipato e riguarderà tutti i settori, educazione, trasporti, sanità, energia, funzione pubblica. A Parigi un corteo partirà da place de la République alle 14. Ma almeno 200 punti di raduno sono stati contati in Francia. La giornata di domani potrebbe essere quindi solo l’inizio di una mobilitazione più lunga. In passato l’ostinazione delle piazze ha fatto fare marcia indietro ai governi, come nel caso delle leggendarie proteste del 1995 contro il “plan Juppé”, già all’epoca sulle pensioni. L’età del pensionamento slitterà gradualmente, fino al 2030, dai 62 anni attuali a 64 (e non 65 come era stato annunciato in un primo tempo). Per andare in pensione a tasso pieno bisognerà versare 43 anni di contributi dal 2027 (e non più dal 2035). Chi ha cominciato a lavorare prima dei 16 anni, potrà però andare in pensione a 58 anni, chi ha iniziato tra i 16 e i 18 anni a 60. Saranno soppressi alcuni regimi previdenziali speciali, per esempio nel settore dell’energia, alla Banque de France e alla Ratp, i trasporti pubblici di Parigi. La pensione minima a tasso pieno sarà portata a 1.200 euro netti (l’85% del minimo salariale). Macron aveva inserito la riforma già nel suo programma elettorale per l’Eliseo del 2017. La Cgt ha già annunciato altre cinque date di sciopero, e il rischio di sciopero a oltranza, nei settori dell’energia e dei trasporti di Parigi. In Italia invece i sindacati concertativi appoggiano ogni violenza contro i lavoratori che i vari governi che si sono succeduti hanno approvato.


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IN FRANCIA I SIDACATI LOTTANO
IN ITALIA SUPPORTANO I GOVERNI

la Francia insorge a differenza dell’Italia e i sindacati sfidano Macron

Il braccio di ferro tra Macron e i sindacati sulla riforma delle pensioni comincia domani e i francesi si preparano a un “giovedì nero”: scuole chiuse, treni e metro a rallentatore, “zero trasporti” a Parigi, disagi possibili anche negli aeroporti. Lo sciopero si annuncia molto partecipato e riguarderà tutti i settori, educazione, trasporti, sanità, energia, funzione pubblica. A Parigi un corteo partirà da place de la République alle 14. Ma almeno 200 punti di raduno sono stati contati in Francia.

La giornata di domani potrebbe essere quindi solo l’inizio di una mobilitazione più lunga. In passato l’ostinazione delle piazze ha fatto fare marcia indietro ai governi, come nel caso delle leggendarie proteste del 1995 contro il “plan Juppé”, già all’epoca sulle pensioni.

L’età del pensionamento slitterà gradualmente, fino al 2030, dai 62 anni attuali a 64 (e non 65 come era stato annunciato in un primo tempo). Per andare in pensione a tasso pieno bisognerà versare 43 anni di contributi dal 2027 (e non più dal 2035).

Chi ha cominciato a lavorare prima dei 16 anni, potrà però andare in pensione a 58 anni, chi ha iniziato tra i 16 e i 18 anni a 60.

Saranno soppressi alcuni regimi previdenziali speciali, per esempio nel settore dell’energia, alla Banque de France e alla Ratp, i trasporti pubblici di Parigi. La pensione minima a tasso pieno sarà portata a 1.200 euro netti (l’85% del minimo salariale). Macron aveva inserito la riforma già nel suo programma elettorale per l’Eliseo del 2017. La Cgt ha già annunciato altre cinque date di sciopero, e il rischio di sciopero a oltranza, nei settori dell’energia e dei trasporti di Parigi.

In Italia invece i sindacati concertativi appoggiano ogni violenza contro i lavoratori che i vari governi che si sono succeduti hanno approvato.

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L’ UE PORTA POVERTA’ OVUNQUE VADA L’UE è la peggiore nemica dei popoli europei e l’Euro porta povertà in tutti i paesi in cui è presente, non a caso l’Europa come è stata concepita non è “l’Europa dei popoli” ma solamente un “Europa finanziaria”. Adesso anche la Croazia sta per approvare in via definitiva la moneta unica e le prime ripercussioni si stanno già vedendo, un aumento smisurato dei prezzi che stanno già mettendo in ginocchio il popolo croato. L’avvento dell’Euro (presente nel paese dal primo di gennaio) ha portato all’aumento di tutti i prezzi causando l’ira della popolazione che da un giorno all’altro si sono visti aumentare i prezzi di tutti i generi e dei servizi in maniera spropositata come pane, burro, cioccolato e numerosi altri prodotti alimentari hanno subito rincari dal 3% al 20% in numerose catene di distribuzione. I rincari degli alimenti non sono nemmeno i più elevati, le ispezioni del governo hanno riscontrato aumenti dall’1% al 10% nella ristorazione e dal 10% all’80% nel settore dei servizi. Il tutto nel giro di 24 ore. Questo è quello che avviene quando un governo decide di entrare nella moneta unica, a guadagnarci saranno solo i grandi industriali e le multinazionali, mentre il popolo diventerà sempre più povero a causa dell’aumento dei prezzi di ogni genere e anche a causa del mancato aumento degli stipendi in base al costo della vita. Nel nostro paese, poco più di vent’anni fa, è avvenuta la stessa situazione che adesso stanno vivendo i cittadini croati e le conseguenze le hanno vissute sulla loro pelle tutti i cittadini e tutti i lavoratori italiani. “Con l’Euro lavoreremo un giorno in meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”, questa menzogna detta al tempo da Romano Prodi, adesso rischia di distruggere l’economia e il tessuto sociale anche della Croazia


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L’ UE PORTA POVERTA’ OVUNQUE VADA

L’UE è la peggiore nemica dei popoli europei e l’Euro porta povertà in tutti i paesi in cui è presente, non a caso l’Europa come è stata concepita non è “l’Europa dei popoli” ma solamente un “Europa finanziaria”.
Adesso anche la Croazia sta per approvare in via definitiva la moneta unica e le prime ripercussioni si stanno già vedendo, un aumento smisurato dei prezzi che stanno già mettendo in ginocchio il popolo croato.

L’avvento dell’Euro (presente nel paese dal primo di gennaio) ha portato all’aumento di tutti i prezzi causando l’ira della popolazione che da un giorno all’altro si sono visti aumentare i prezzi di tutti i generi e dei servizi in maniera spropositata come pane, burro, cioccolato e numerosi altri prodotti alimentari hanno subito rincari dal 3% al 20% in numerose catene di distribuzione. I rincari degli alimenti non sono nemmeno i più elevati, le ispezioni del governo hanno riscontrato aumenti dall’1% al 10% nella ristorazione e dal 10% all’80% nel settore dei servizi. Il tutto nel giro di 24 ore.

Questo è quello che avviene quando un governo decide di entrare nella moneta unica, a guadagnarci saranno solo i grandi industriali e le multinazionali, mentre il popolo diventerà sempre più povero a causa dell’aumento dei prezzi di ogni genere e anche a causa del mancato aumento degli stipendi in base al costo della vita.

Nel nostro paese, poco più di vent’anni fa, è avvenuta la stessa situazione che adesso stanno vivendo i cittadini croati e le conseguenze le hanno vissute sulla loro pelle tutti i cittadini e tutti i lavoratori italiani.
“Con l’Euro lavoreremo un giorno in meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”, questa menzogna detta al tempo da Romano Prodi, adesso rischia di distruggere l’economia e il tessuto sociale anche della Croazia

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AIUTI SOLO AI RICCHI E A CHI INVESTE NEL “GREEN” Lo Stato italiano sta stanziando nuovi fondi pubblici per tutte le aziende che sono state colpite dalla crisi energetica dovuta alle scelte del nostro governo di continuare ad inviare armi in Ucraiana. Se da una parte il governo continua a stanziare milioni di Euro per alimentare la guerra in Ucraina, dal altro stanzia fondi pubblici per aiutare le aziende in crisi. I fondi però saranno destinati non a tutte le aziende, piccoli commercianti, lavoratori autonomi che hanno risentito del ricaro delle bollette e carburanti, ma solo alle aziende più ricche e a coloro che hanno spostato la loro produzione verso il settore “green”. Questi fondi ovviamente sono decisi e veicolati direttamente da Bruxelles che ha imposto al nostro Stato suddito come e dove investire questi soldi. In poco più di dieci mesi, infatti, il nostro governo ha messo a disposizione quasi 50 miliardi (contro più dei 350 miliardi messi a disposizione dalla Germania) attraverso prestiti agevolati, garanzie pubbliche, ma anche sostegno a fondo perduto per far fronte alla crisi energetica e per far si che la transizione Green e quella digitale diventino sempre più importanti attraverso la produzione di impianti a energia eolica, fotovoltaico, progetti relativi all’idrogeno, produzione di batterie per le nuove auto elettrice e sviluppo del 5G. Nulla di nuovo quindi, gli aiuti andranno nuovamente a chi già è ricco, lasciando indietro tutta una fascia di persone e di piccole aziende che stanno velocemente morendo a causa dei rincari e dei quasi tre anni di pandemia da cui stiamo uscendo.


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AIUTI SOLO AI RICCHI E A CHI INVESTE NEL “GREEN”

Lo Stato italiano sta stanziando nuovi fondi pubblici per tutte le aziende che sono state colpite dalla crisi energetica dovuta alle scelte del nostro governo di continuare ad inviare armi in Ucraiana.

Se da una parte il governo continua a stanziare milioni di Euro per alimentare la guerra in Ucraina, dal altro stanzia fondi pubblici per aiutare le aziende in crisi. I fondi però saranno destinati non a tutte le aziende, piccoli commercianti, lavoratori autonomi che hanno risentito del ricaro delle bollette e carburanti, ma solo alle aziende più ricche e a coloro che hanno spostato la loro produzione verso il settore “green”.
Questi fondi ovviamente sono decisi e veicolati direttamente da Bruxelles che ha imposto al nostro Stato suddito come e dove investire questi soldi. In poco più di dieci mesi, infatti, il nostro governo ha messo a disposizione quasi 50 miliardi (contro più dei 350 miliardi messi a disposizione dalla Germania) attraverso prestiti agevolati, garanzie pubbliche, ma anche sostegno a fondo perduto per far fronte alla crisi energetica e per far si che la transizione Green e quella digitale diventino sempre più importanti attraverso la produzione di impianti a energia eolica, fotovoltaico, progetti relativi all’idrogeno, produzione di batterie per le nuove auto elettrice e sviluppo del 5G.

Nulla di nuovo quindi, gli aiuti andranno nuovamente a chi già è ricco, lasciando indietro tutta una fascia di persone e di piccole aziende che stanno velocemente morendo a causa dei rincari e dei quasi tre anni di pandemia da cui stiamo uscendo.

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CIAO GINA! Gina Lollobrigida, grandissima interprete del cinema italiano e internazionale, oggi ci ha lasciato. Con i suoi film e le sue interpretazioni ha saputo dare risalto e creatività al mestiere del cinema. Non solo attrice, ma anche fotografa, reporter e soprattutto militante delle buone cause.


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CIAO GINA!

Gina Lollobrigida, grandissima interprete del cinema italiano e internazionale, oggi ci ha lasciato. Con i suoi film e le sue interpretazioni ha saputo dare risalto e creatività al mestiere del cinema. Non solo attrice, ma anche fotografa, reporter e soprattutto militante delle buone cause.

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102° ANNIVERSARIO NASCITA PARTITO COMUNISTA D’ITALIA Il 21 Gennaio del 1921 nasceva a Livorno il Partito Comunista d’Italia, nato dalla scissione del Partito Socialista Italiano. Comincia la grande storia del Partito dei lavoratori italiani. Il Partito che ha visto, grandi uomini e grandi donne di questo Paese dare la vita, prima contro il fascismo in Italia e non solo, un Partito che ha resistito in clandestinità, poi protagonista della Resistenza italiana, nel dopoguerra con l’emancipazione della classe operaia, nello sviluppo del Paese e nelle lotte contro il grande capitale. per diventare il più grande partito comunista dell’occidente. Da Gramsci a Togliatti, passando per i tanti dirigenti e i milioni di militanti che il partito ha avuto. Una grande storia che non può e non deve finire. Il Partito Comunista oggi deve tornare ad essere il punto di riferimento del Popolo italiano e deve fare fronte comune con altre forze per fare fuori chi oggi governa l’Italia per portarla fuori dall’Unione Europea e dalla NATO. ROMA, TEATRO FLAVIO Via Crescimbeni 19 21 Gennaio Ore 17.00 Con Marco Rizzo Segretario Partito Comunista Alberto Lombardo Direttore La Riscossa Nicholas Gabrielli Federazione Gioventù Comunista Sarà presente Zou Jianjun, Consigliere dell’Ambasciata Cinese.


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102° ANNIVERSARIO NASCITA PARTITO COMUNISTA D’ITALIA

Il 21 Gennaio del 1921 nasceva a Livorno il Partito Comunista d’Italia, nato dalla scissione del Partito Socialista Italiano.
Comincia la grande storia del Partito dei lavoratori italiani.
Il Partito che ha visto, grandi uomini e grandi donne di questo Paese dare la vita, prima contro il fascismo in Italia e non solo, un Partito che ha resistito in clandestinità, poi protagonista della Resistenza italiana, nel dopoguerra con l’emancipazione della classe operaia, nello sviluppo del Paese e nelle lotte contro il grande capitale. per diventare il più grande partito comunista dell’occidente.

Da Gramsci a Togliatti, passando per i tanti dirigenti e i milioni di militanti che il partito ha avuto.
Una grande storia che non può e non deve finire.

Il Partito Comunista oggi deve tornare ad essere il punto di riferimento del Popolo italiano e deve fare fronte comune con altre forze per fare fuori chi oggi governa l’Italia per portarla fuori dall’Unione Europea e dalla NATO.

ROMA, TEATRO FLAVIO Via Crescimbeni 19
21 Gennaio Ore 17.00

Con Marco Rizzo Segretario Partito Comunista
Alberto Lombardo Direttore La Riscossa
Nicholas Gabrielli Federazione Gioventù Comunista

Sarà presente Zou Jianjun, Consigliere dell’Ambasciata Cinese.

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IL CAPITALISMO UCCIDE E AMAZON OCCULTA I CADAVERI! Il corpo di Rick Jacobs, lavoratore Amazon nello stabilimento di Colorado Springs, morto d’infarto poco prima del cambio turno é stato coperto con dei cartoni dai responsabili del magazzino per non interrompere le attività lavorative. Dopo il selfie sorridente dell’anno scorso di Bezos, pronto a fare il suo viaggetto sulla luna mentre un tornado colpiva un magazzino Amazon in Illinos, lasciando senza vita 6 lavoratori, abbiamo l’ennesima conferma che per le multinazionali e i loro padroni i lavoratori sono numeri e umanamente contano meno di zero. Produrre, per consumare per farli arricchire, questa é l’unica cosa che conta per loro. Boicottiamo questo schifo!


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IL CAPITALISMO UCCIDE E AMAZON OCCULTA I CADAVERI!

Il corpo di Rick Jacobs, lavoratore Amazon nello stabilimento di Colorado Springs, morto d’infarto poco prima del cambio turno é stato coperto con dei cartoni dai responsabili del magazzino per non interrompere le attività lavorative.
Dopo il selfie sorridente dell’anno scorso di Bezos, pronto a fare il suo viaggetto sulla luna mentre un tornado colpiva un magazzino Amazon in Illinos, lasciando senza vita 6 lavoratori, abbiamo l’ennesima conferma che per le multinazionali e i loro padroni i lavoratori sono numeri e umanamente contano meno di zero.
Produrre, per consumare per farli arricchire, questa é l’unica cosa che conta per loro. Boicottiamo questo schifo!

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MENTRE L’ITALIA SOFFOCA, LA VON DER LEYEN SI AUMENTA LO STIPENDIO Con un continente trascinato in una guerra militare ed economica a colpi di diktat della NATO e di sanzioni imposte dagli Stati Uniti, i dipendenti delle istituzioni dell’Unione Europea hanno ricevuto un incremento retroattivo del 7% sul proprio stipendio, un momento di crisi generalizzata, la Von der Leyen si ritroverà con un buon aumento di stipendio, superando i 30mila euro mensili, quasi 400mila euro l’anno. Non male come stipendio per aver portato l’Europa sulla soglia del baratro economico e sociale, portando le bollette alle stelle e fra poco a farci mangiare grilli e insetti vari. Chissà se almeno per un secondo, poco prima di aumentare i loro stipendi, se hanno pensato di far avere a tutti i cittadini europei quel 7% in più anche sulle nostre buste paga …


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MENTRE L’ITALIA SOFFOCA, LA VON DER LEYEN SI AUMENTA LO STIPENDIO

Con un continente trascinato in una guerra militare ed economica a colpi di diktat della NATO e di sanzioni imposte dagli Stati Uniti, i dipendenti delle istituzioni dell’Unione Europea hanno ricevuto un incremento retroattivo del 7% sul proprio stipendio, un momento di crisi generalizzata, la Von der Leyen si ritroverà con un buon aumento di stipendio, superando i 30mila euro mensili, quasi 400mila euro l’anno.

Non male come stipendio per aver portato l’Europa sulla soglia del baratro economico e sociale, portando le bollette alle stelle e fra poco a farci mangiare grilli e insetti vari.

Chissà se almeno per un secondo, poco prima di aumentare i loro stipendi, se hanno pensato di far avere a tutti i cittadini europei quel 7% in più anche sulle nostre buste paga …

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NO GUERRA, NO ARMI! BASTA SANZIONI, PACE SUBITO! Con 125 voti a favore, 28 contrari e 2 astenuti il Senato della Repubblica ha appena approvato il nuovo invio di armi in Ucraina a sostegno dell’esercito di Zelensky. Nessuna vera pace sarà mai raggiunta fino a quando si continueranno ad inviare migliaia e migliaia di armi al fronte, continuando a fomentare una situazione che sta schiacciando tutta l’Europa e da cui traggono giovamento solamente la NATO e di conseguenza gli Stati Uniti. Lo ribadiamo ancora una volta, l’unica vera soluzione è la vera Pace: Basta invio delle armi Basta sanzioni CONTRO LA GUERRA, PER LA PACE!


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NO GUERRA, NO ARMI! BASTA SANZIONI, PACE SUBITO!

Con 125 voti a favore, 28 contrari e 2 astenuti il Senato della Repubblica ha appena approvato il nuovo invio di armi in Ucraina a sostegno dell’esercito di Zelensky.

Nessuna vera pace sarà mai raggiunta fino a quando si continueranno ad inviare migliaia e migliaia di armi al fronte, continuando a fomentare una situazione che sta schiacciando tutta l’Europa e da cui traggono giovamento solamente la NATO e di conseguenza gli Stati Uniti.

Lo ribadiamo ancora una volta, l’unica vera soluzione è la vera Pace:
Basta invio delle armi
Basta sanzioni

CONTRO LA GUERRA, PER LA PACE!

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