FUTURA UMANITÀ – Il 2 marzo 1919 veniva fondata a Mosca l’Internazionale Comunista.

FUTURA UMANITÀ – Il 2 marzo 1919 veniva fondata a Mosca l’Internazionale Comunista.

Ricorreva ieri, l’anniversario di fondazione della Terza Internazionale Comunista.

FUTURA UMANITÀ
Il 2 marzo 1919 veniva fondata a Mosca l’Internazionale Comunista.
Nel marzo 1919 molti rappresentanti di numerosi partiti socialisti e dei partiti comunisti già costituiti si ritrovano a Mosca sotto invito di Lenin, dove sull’onda dell’entusiasmo per le spinte rivoluzionarie che sembrano percorrere quasi tutti i paesi europei, i bolscevichi riescono a costituire, di fatto, la fondazione della Internazionale comunista.

Dopo il fallimento della Seconda Internazionale, Lenin insieme al partito Bolscevico, riuscì nell’intento di costituire la Terza Internazionale Comunista dandogli un carattere più rivoluzionario e comunista. L’intento principale e fondamentale fu quella di garantire al proletariato di tutto il mondo la liberazione dall’oppressione del capitalismo.

Il congresso di fondazione della Terza Internazionale si riunì a Mosca fra il 2 e il 6 marzo 1919. I delegati con diritto di voto erano 35 e rappresentavano 19 partiti o organizzazioni comuniste, oltre a questi vi erano, come osservatori, altri 19 delegati in rappresentanza di 16 organizzazioni. In quei giorni furono date le disposizioni per organizzare, consolidare, ampliare e collegare il lavoro rivoluzionario fra il proletariato europeo.

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Don Giovanni e i leporelli – Il Punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Don Giovanni e i leporelli – Il Punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Don Giovanni e i leporelli – Il Punto del Segretario Generale Alberto Lombardo
In diplomazia ci sono dei giochi che si tengono sopra il tavolo, ossia alla luce del sole, e giochi che invece passano sotto il tavolo. Per scoprire cosa c’è sotto il tavolo bisogna rifarsi ai veri interessi dei giocatori e poi capire perché sopra il tavolo hanno scoperto quelle carte.
La prolusione a Marsiglia di Mattarella è un classico esempio di questo doppio binario.
Indaghiamo sul quadro generale degli interessi in gioco e come si sono mossi gli attori finora.
Quando è iniziata la crisi in Ucraina, tre anni fa, abbiamo subito detto che questa non è la guerra della Russia contro l’Ucraina, ma degli USA contro l’Unione Europea e contro la Germania in particolare. Killer locali: Gran Bretagna, Polonia e nazioncelle baltiche, nonché i quisling europei che sono di stanza a Bruxelles. L’interesse era quello di distaccare il blocco produttivo europeo da quello energetico russo, indebolire l’Europa e poi cibarsi cannibalescamente della sua economia.
La Russia è stata costretta a stare al gioco, anche se ha tentato dal 2014 al 2022 di sottrarsi. L’UE ci è cascata attratta dalle promesse di praterie da conquistare, come accadde coi territori dell’ex URSS. La preparazione militare ed economica della Russia ha fatto sì che hanno retto la botta ed ora possono dire di stare uscendo quasi indenni dal pericolo. L’UE no. Ora gli USA passano all’incasso, il cambio di presidenza a Washington rappresenta questo. “Noi ci pigliamo le terre ucraine e voi, se volete, continuate la guerra, anzi dovete pensare a riarmarvi. Nel frattempo regoliamo i conti anche con voi coi dazi.” Siamo rimasti col cerino in mano.
Primo. Il contrasto strategico con la Russia si è tutt’altro che appianato.
E non poteva essere diversamente, visti i secolari conflitti di interessi.
Si è spostato dall’Ucraina, che si rivela un fronte secondario che doveva servire solo ad assaggiare la resistenza russa, a cose molto più importanti, come l’Artico e le sue nuove rotte commerciali che si apriranno. Gli USA tenteranno di chiudere quella porta a Russia e soprattutto Cina.
Le provocazioni della NATO nel Baltico cominciano a salire di livello e a questo serviva l’ingresso di Svezia e Finlandia. Nel frattempo si strattonano Canada e Danimarca che subito si apprestano a piegarsi ai diktat di aumentare le spese militari per proteggere il fianco nord. Il dinamismo statunitense in Palestina è il secondo braccio della tenaglia ancora una volta rivolto ai cosiddetti alleati, in particolare arabi e alla Turchia.
Secondo. Cosa potrebbe fare l’UE, ma non vuole? Rispondere a muso duro.
“La guerra l’hai fatta tu ora noi ci dissociamo, i dazi te li ribaltiamo e anzi riprendiamo il gas dalla Russia, tanto tutti capiscono che certo non ci possono né vogliono invadere. Ci dispiace per i soldi persi in Ucraina, ma senza di noi anche tu non vai da nessuna parte”. Perché questa risposta è impossibile? Intanto perché dovrebbe andare a casa tutta la ciurma bellicista che finora proprio gli USA aveva messo in piedi. Inoltre i legami e i ricatti anche personali che gli USA sono in grado di esercitare schianterebbero chiunque. Chi è appassionato d’opera ricorderà Don Giovanni che accusa il suo servo Leporello delle malefatte che invece aveva compiuto lui e questi balbetta non potendo accusare il padrone, ma non volendo condannarsi da solo.
Esposto il quadro generale e capito cosa c’è sotto il tavolo, torniamo alla diplomazia. L’ultimo uomo politico degno di questo nome che ha l’UE, dopo la estromissione della Merkel, è Mattarella. Nato e cresciuto negli ambienti atlantici. È l’unico rappresentante europeo che va in Cina e non viene preso a pesci in faccia, dove ha parlato di multilateralismo e dei Due Stati in Palestina.
Cosa cerca di fare sopra il tavolo? Rabberciare la tela strappata.
Tenta di ricordare agli americani che l’altra volta nel 1929 non gli andò molto bene
«Si trattò, per gli Usa, del cedimento alla tentazione dell’isolazionismo.»
State attenti che non vi potete mettere contro tutti. La politica internazionale non si può trattare come si trattano gli affari di una multinazionale.
«Cooperazione e non competizione. Fraternità laddove regimi e governi avevano voluto seminare odio.»
L’onda sta cambiando. Il vento non è mai sempre favorevole.
«L’utopia di un mondo “unipolare” si è consumata nel tempo di poco più di un ventennio.»
Ricordatevi che quando si unirono i “non allineati” cominciò la fine del colonialismo
«Il gruppo dei “BRICS”, quasi revival riveduto del gruppo dei Paesi “non allineati” – allora, peraltro, davvero tali – che prese avvio con la Conferenza di Bandung, in Indonesia, nel 1955.»
Addirittura si punta il dito, con una chiarezza inusitata, contro i …
«… neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche.»
Insomma, si parla alla suocera per farla sentire alla nuora.
Per quanto sensate però queste parole sono gettate in un campo dove non germoglieranno. E ciò perché non è la ragionevolezza a governare il mondo ma gli interessi
Dopo di che si rivolge ai leporelli europei.
«L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà?
Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie?
Con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice”.
Bisogna scegliere: essere “protetti” oppure essere “protagonisti”?»
Presidente, come vede, il Suo invito a leggere con attenzione il Suo discorso lo abbiamo raccolto, ma, con tutto il rispetto, non Le sembra un po’ tardi? Forse ci dovevamo pensare qualche decennio fa. Quando l’Italia si fece Leporello degli Stati Uniti. Anche allora, ricorda, si paventava l’arrivo dei cosacchi che abbeveravano i cavalli a Piazza San Pietro. E con questa minaccia ci siamo beccati le basi militari, le stragi di stato, le cariche della polizia. Fino a oggi, con la distruzione dei diritti e del livello di vita dei lavoratori e la guerra alle porte. Tutto per seguire il Don Giovanni a stelle-e-strisce che oggi non si fa remore di farci prenderci tutti a schiaffi in faccia da un ragazzone maleducato dell’Ohio.
Ma i leporelli non meritano altro, che essere presi a schiaffoni dai propri padroni.
E poi, davvero, che bisogno c’era di fare professione di atlantismo, proprio Lei, insultando così la Russia? Forse per non far apparire sul tavolo quello che c’è sotto il tavolo?

 

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Il bullo, la bella e il ballo – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Il bullo, la bella e il ballo – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Grande scandalo ha suscitato la notizia dell’infuocata telefonata tra Trump e la premier danese Mette Frederiksen, in cui con toni mafiosi il nuovo/vecchio presidente statunitense ha minacciato la piccola Danimarca di prendersi a forza la strategica isola della Groenlandia. Cosa peraltro del tutto superflua dal punto di vista militare, visto dalla fine della Seconda Guerra mondiale già esiste un’importante base militare americana a Pituffik (in precedenza nota come Thule).

Giro concitato di consultazioni della premier in Europa ed esternazioni di solidarietà da parte di Olaf Scholz a Berlino, il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Tutti politici notoriamente con la schiena dritta rispetto ai diktat USA.

Ebbene, il balletto si è già risolto. La Danimarca ha dichiarato di investire 14,6 miliardi di corone, circa 2 miliardi di euro, nel rafforzamento delle capacità di difesa dell’isola artica, nell’ambito di una più ampia iniziativa volta a “rafforzare il pattugliamento via nave, satellite e drone delle acque dell’Atlantico settentrionale”. Tutti soldi che non dovranno stanziare gli Stati Uniti nell’acuirsi del confronto con Russia e Cina nell’Artico.

Così fanno i prepotenti. Ti minaccio una causa milionaria e poi mi accordo con un patteggiamento che ti fa sentire sollevato, ma intanto hai scucito bei soldi, che proprio non dovevi, pari a quelli che io avevo previsto fin dall’inizio di estorcerti.
I cittadini danesi ringraziano …

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FRANCIA: LE ILLUSIONI PARLAMENTARI E LA DURA REALTÀPiù che i…


da Partito Comunista https://ift.tt/6K9PX1b

FRANCIA: LE ILLUSIONI PARLAMENTARI E LA DURA REALTÀ

Più che i risultati delle elezioni francesi, conta come si sia arrivati a questo risultato. Il peggiore esponente delle élite globaliste occidentali imperialista e filosionista ha contrattato senza alcuna contropartita l’accordo elettorale col sedicente Fronte Popolare. Questo, sebbene articolato secondo diverse sfumature, gliel’ha concesso, garantendogli la sopravvivenza politica e comunque, come era prevedibile, consentendogli di essere ora l’ago della bilancia per la futura governabilità. Siamo sicuri che questa si troverà ancora una volta a scapito degli interessi delle masse popolari sfruttate che sono state prese in giro, dopo che dall’altra parte è stata agitata una forza antipopolare e islamofoba che non poteva che non catalizzare l’avversione di coloro che soffrono di più nella società francese.
Il “centro” ossia la maggioranza presidenziale diventa il secondo gruppo con 163 deputati. Non è stato asfaltato come previsto, grazie alla desistenza, marchio d’infamia di cui il “Fronte Popolare” porterà eterna responsabilità. Questo ottiene in seggi: 75 la France Insoumise, 65 il Partito Socialista, 34 Verdi e 9 Partito Comunista Francese.
Possiamo immaginare che i seggi di Macron e altri di centro più i pezzi del Fronte della sedicente “sinistra moderata”, basteranno ad arrivare alla fine a formare un governo. Ancora peggio sarà, se i voti di Mélenchon dovessero risultare indispensabili; ciò condannerebbe questa formazione a ingoiare di tutto pur di “governare”, o meglio di far finta di governare. Ciò non può che richiamarci alla mente i governi in Italia a cui gli ultimi rappresentanti eletti sotto la falce e martello diedero il voto – il Prodi 1 e ancora peggio il Prodi 2 – che segnarono l’inizio della fine di quelle formazioni.
L’unica cosa che disturba gli imperialisti francesi è una posizione, peraltro contraddittoria e vacillante, di France insumise che reclama il riconoscimento dello Stato di Palestina, ma poi su tutto il resto, a cominciare dal sostegno al regime neonazista ucraino, sono tutti d’accordo, pur garantendosi sfumature diverse. Nell’intervista di domenica su La Stampa, Manuel Valls – già primo ministro socialista sotto la presidenza Hollande, poi uscito dal Ps e avvicinatosi alle posizioni di Emmanuel Macron, prima di tentare l’elezione (fallita) a sindaco di Barcellona, in virtù della sua doppia cittadinanza – che dice: «Dai Repubblicani [la destra gollista, ndr.] fino ai comunisti. Sono capaci di mettersi d’accordo non dico su tutto un programma, ma su qualche argomento che sia all’altezza delle aspettative dei francesi?». [domanda:] «Esclude da questo tavolo La France insoumise di Mélenchon?» [risposta:] «Non escludo nessuno, non spetta a me. Ma in effetti sì, penso che una coalizione di progetti, o un accordo di maggioranza, sia possibile dai Repubblicani ai comunisti. Non si combatte l’estrema destra alleandosi con un partito che ha contribuito a seminare odio contro gli ebrei e Israele».
La situazione in Francia quindi ora è ancora peggiore di prima delle elezioni.
Primo, la “minaccia” della destra può ancora essere usata validamente per aggregare sotto le bandiere dell’imperialismo il cosiddetto popolo di sinistra; se fosse andata al governo la Le Pen, la consistenza di questa minaccia e il “sovranismo” di questa formazione si sarebbe sgonfiata come avvenuto in Italia con l’avvento del governo Meloni.
Secondo, la “sinistra” sarà costretta a coabitare con centro e subire e appoggiare le peggiori politiche antipopolari.
Terzo, le masse popolari saranno colte da una cocente disillusione e non potranno che radicalizzare l’avversione per il potere, ma dall’altro lato, la sconfitta dei gilet gialli, presi più per stanchezza che sconfitti frontalmente, peserà ancora per molto tempo.
Le facce soddisfatte dei burocrati di Bruxelles, servi degli Stati Uniti che governano l’Europa, parlano chiaro.

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Criticare Zelensky può costare 15 anni

Criticare Zelensky può costare 15 anni

“Zelensky ha sbagliato. Sono anni che la Russia ci chiede un accordo ragionevole, cioè rimanere fuori dalla Nato. Ma non c’è stato un cambio di rotta. Questo perché il nostro governo prende ordini da altri che usano noi ucraini per i loro scopi. Il risultato è stata questa assurda guerra.”
Ora Gleb Lyashenko, blogger ucraino, per queste dichiarazioni rischia 15 anni di carcere.
La democrazia in Ucraina…

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Contro la guerra per la pace

Contro la guerra per la pace

🔴 CONTRO LA GUERRA, PER LA PACE 🔴
Questa è la posizione ufficiale del Partito Comunista.
Proprio per questo siamo contro l’invio delle armi all’Ucraina deciso ieri nel decreto del Consiglio dei ministri.
Non si sostiene la pace inviando ARMI.
Il Governo italiano deve ricordarsi che “L’Italia ripudia la guerra …come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” come scritto all’articolo 11 della nostra COSTITUZIONE.
NESSUNA ARMA ITALIANA SIA MANDATA IN UCRAINA!

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Gli USA vogliono la terza guerra mondiale

Gli USA vogliono la terza guerra mondiale

Gli USA e la NATO non fermano la loro arroganza imperialista ai danni di tutti quei Paesi che non vogliono piegarsi al loro volere, facendo scoppiare un’altra crisi internazionale con la Russia con il rischio di una terza guerra mondiale.
Il Pentagono ha messo 8.500 soldati in stato di massima allerta per poterli schierare in Europa nel giro di poche ore “per scoraggiare un’ulteriore aggressione russa“.
Sabato Biden ha tenuto un “consiglio di guerra” a Camp David, parlando col segretario alla Difesa Austin e il capo degli Stati Maggiori Riuniti Milley, per discutere le opzioni militari preparate dal Comandante Nato Wolters. Secondo il New York Times l’ipotesi era inviare tra 1.000 e 5.000 soldati nei Paesi dell’Alleanza vicini all’Ucraina, ma “questo numero potrebbe facilmente essere moltiplicato per dieci”, arrivando a 50mila uomini.
L’ordine di partire non è ancora stato dato, così come l’obiettivo, ma il portavoce Kirby ha detto che si tratta di “reparti pronti a fornire capacità in vari settori, dal combattimento e la logistica, al supporto aereo e l’intelligence.
“Scoraggiare un’ulteriore aggressione russa“: Queste sono le parole che rimbalzano su tutti i giornali asserviti alla propaganda atlantista che cercano di spacciare agli occhi dei lettori che lo spostamento di truppe da parte degli USA e NATO, che stanno circondando tutto il confine con la Russia, sia solo di difesa e non di aggressione. La verità però è tutta l’opposto a quella che cercando di farci credere, si tratta dell’ennesimo atto volto a sottomettere un Paese che rifiuta di sottostare al modello americano.
Nelle ultime ore sembra ridimensionarsi l’aggressività USA, staremo a vedere.

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Vittoria del Partito comunista tedesco nella Germania della Merkel

Vittoria del Partito comunista tedesco nella Germania della Merkel

Il Partito Comunista tedesco ha vinto la sua battaglia nella Germania della Merkel Grazie ad una vasta solidarietà internazionale al DKP è stato ripristinato il suo status di partito politico. Con questa ignobile scusa il Partito era stato escluso dalle elezioni del Bundestag.

La motivazione della sentenza della Corte Federale è uno schiaffo in faccia al Commissario per le elezioni federali.

Viva l’internazionalismo proletario!

 


 

Leggi il comunicato completo su La Riscossa: clicca qui

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Discorso introduttivo del Segretario Generale del CC del KKE, Dimitris Koutsoumpas, alla teleconferenza dei partiti della Iniziativa Comunista Europea

Discorso introduttivo del Segretario Generale del CC del KKE, Dimitris Koutsoumpas, alla teleconferenza dei partiti della Iniziativa Comunista Europea

11/05/2010

Cari compagni,

da parte del Comitato Centrale del KKE vi trasmettiamo auguri di salute e forza nella nostra lotta che prosegue in tutte le condizioni, ed è preziosa per gli interessi della classe operaia e dei popoli.

Il Partito Comunista di Grecia (KKE) ha preso l’iniziativa di tenere una teleconferenza, in mezzo alla pandemia del nuovo coronavirus che minaccia i popoli di tutto il mondo, cosicché anche in condizioni così complesse potremo padroneggiare nuovi modi per scambiare opinioni e coordinare creativamente le attività dei partiti della Iniziativa Comunista Europea.

Bisogna sottolineare che, nonostante la pandemia e le aspirazioni dei governi antipopolari, i Partiti Comunisti e Operai d’Europa sono presenti e con multiformi attività hanno onorato anche quest’anno la giornata internazionale dei Lavoratori, gli innumerevoli eroi della lotta per i diritti operai e la causa della classe operaia.

Ieri, in particolare (sabato 9/5), abbiamo commemorato il 75° anniversario della Vittoria antifascista dei popoli, raggiunta attraverso la dura lotta del popolo sovietico, dell’Armata Rossa, sotto la guida del Partito dei bolscevichi e con l’azione energica dei movimenti partigiani diretti dai partiti comunisti.

Compagni,

il nostro Partito affronta questa situazione senza precedenti per il popolo con un alto senso di responsabilità.

Fin dal primo momento abbiamo adattato il funzionamento e l’azione delle organizzazioni del Partito in conformità con le misure per prevenire e proteggere la salute pubblica, esigendo al contempo l’assunzione immediata di tutte le misure necessarie per proteggere la salute del popolo e i diritti dei lavoratori.

Il contenuto dell’intervento del nostro Partito in queste difficili condizioni è ben illustrato nello slogan: Restiamo forti – Non restiamo in silenzio!

Ci manteniamo forti, proteggiamo noi stessi, la nostra famiglia, i nostri compagni e amici, i nostri colleghi. Non rimaniamo in silenzio di fronte alle carenze del sistema sanitario pubblico. Evidenziamo e reclamiamo tutto ciò che dovrebbe esser fatto per contrastare la pandemia.

Evidenziamo in particolare la necessità di assumere migliaia di operatori sanitari, la requisizione immediata del settore sanitario privato, la protezione dei nostri concittadini che soffrono nei luoghi di lavoro per produrre il necessario per la sopravvivenza del popolo, così come per la protezione dei nostri concittadini che conducono una lotta titanica con spirito di autosacrificio negli ospedali e in tutte le strutture sanitarie per proteggere la nostra salute e la nostra vita.

Restiamo forti, non ammainiamo la bandiera della resistenza , delle rivendicazioni, e della solidarietà nei luoghi di lavoro e nei quartieri, ovviamente tenendo in considerazione le misure di protezione e le condizioni speciali.

Non restiamo in silenzio di fronte all’arbitrarietà dei padroni e la politica governativa, che cerca di scaricare anche questa crisi sulle spalle dei lavoratori.

Cari compagni e compagne

lo stato borghese, il governo e i suoi apparati  hanno lanciato un potente attacco politico, ideologico e di propaganda contro il nostro Partito e il movimento operaio sindacale di classe, contro il PAME, utilizzando come pretesto i grandi eventi del Primo Maggio che hanno avuto luogo in tutto il paese, con il grande concentramento in Piazza Syntagma, fuori dal Parlamento, al quale hanno dato copertura anche molti mezzi di mass media  europei e internazionali.

Ciò che li ha disturbati e preoccupati, facendo scatenare un insidioso attacco anticomunista, è il simbolismo degli eventi:

Sono infastiditi dalla disobbedienza all’ingiustizia e allo sfruttamento. Li preoccupa che la classe operaia, il suo movimento, con i comunisti in prima linea, possano e debbano disubbidire alle misure repressive antioperaie che colpiscono i diritti dei lavoratori, trovino modi di espressione della protesta popolare e dell’organizzazione della lotta, sotto qualsiasi condizione, anche in condizioni di divieto, utilizzando forme diverse e originali.

Li ha infastiditi e preoccupati anche la disciplina dei lavoratori. La loro disciplina nel rispettare tutte le misure di protezione richieste dai comunisti e dai sindacati di massa raggruppati nel PAME. Sono infastidi dal fatto che in questo Primo Maggio emblematico, così come nei precedenti giorni d’azione che sono stati organizzati, come ad esempio il giorno d’azione per la Salute (4 aprile), il giorno d’azione per i lavoratori dei supermercati (15 aprile) e il giorno d’azione in difesa dei diritti dei lavoratori in tutti i luoghi e settori di lavoro (28 aprile),si son distinti eggreggiamente l’organizzazione, lo spirito collettivo, la coscienza individuale volontaria hanno disciplinato la partecipazione e l’azione per il proposito comune, l’attenzione, la preparazione, la qualità e la superiorità del popolo che lotta.

L’elemento della insubordinazione, della disobbedienza, della prosecuzione della lotta sotto qualsiasi circostanza, ci mostra il cammino che tutti i partiti comunisti e operai devono seguire costantemente in funzione del nostro programma e del nostro obiettivo strategico.

L’elemento della disciplina evidenzia il ruolo dirigente che deve e può svolgere solo il partito comunista come guida della classe, l’unico partito che può fare affidamento su dati scientifici per aprire cammini luminosi, che può dirigere la lotta, l’Alleanza Sociale, portare la nostra causa a conclusione, ossia, alla vittoria definitiva dei lavoratori di tutta Europa, contro la dittatura dei monopoli e di dirigere i popoli a una nuova società libera dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

E’ tutto questo che preoccupa la borghesia, tutto questo è ciò che dobbiamo mettere in evidenza in modo sistematico e con insistenza ai nostri popoli nel prossimo periodo.

Compagne e compagni

E’ nelle nostre mani la possibilità di rompere il silenzio che il governo e il grande padronato vogliono imporre in nome di “superare questa crisi insieme”, prodotto dell’etica borghese ipocrita.

Spetta a noi reclamare misure per sostenere i lavoratori dipendenti e autonomi che sono stati colpiti dalle misure restrittive imposte. Esigere la cancellazione di decine di migliaia di licenziamenti e i cambiamenti negativi che li hanno preceduti. Non legittimeremo che le misure prese in occasione della pandemia diventino permanenti, come quelle relative a una maggiore “flessibilità” del lavoro.

La strategia di comunicazione del governo della ND in Grecia di ridurre tutto a “responsabilità individuale” è insidiosa, proprio perché nasconde la verità al popolo.

Il suo obiettivo è nascondere le enormi carenze del sistema sanitario pubblico, di cui è responsabile la politica dell’UE nel suo insieme, che è stata accettata e adottata da tutti i governi greci, così come la politica di svilimento, mercificazione e tagli che è stata seguita in tutti questi anni da tutti i governi, prima di ND-PASOK, e poi di SYRIZA.

Compagni,

se un mito sta collassando in questi giorni di pandemia di coronavirus è quello che il settore pubblico possa coesistere in armonia con il settore privato e, pertanto, contribuire davvero ad affrontare la situazione. Questo mito è stato distrutto dalla speculazione dei centri privati sui test del virus, accessibile solo a chi poteva pagarlo, privando lo Stato di risorse utili e accrescendo il rischio di diffusione del virus. Questo lo hanno dimostrato, tragicamente, i molti casi e morti in Grecia nelle cliniche e strutture private che non hanno osservato gli standard sanitari  igienici di base.

Questo mito inoltre è screditato dal fatto che lo Stato dipende per quanto concerne la fornitura di prodotti di base e medicine, dalla “guerra” sul mercato mondiale da parte delle grandi compagnie che hanno trovato l’opportunità di far affari lucrativi.

La necessità di un sistema sanitario esclusivamente pubblico e gratuito, attraverso l’abolizione dell’azione imprenditoriale, è stata drammaticamente dimostrata.

Oggi, è indiscutibile che la salute delle persone, la cura, la protezione e la sicurezza sono incompatibili con il profitto capitalista, il capitale avido e il modo di produzione capitalista. Se non si impongono soluzioni basate sulle necessità reali delle persone, le persone soffriranno, vivranno in condizioni miserabili, pagheranno sempre di tasca propria e si arricchiranno i pochi eletti del capitale.

Come lo dimostra l’esperienza quotidiana, i monopoli cercano di aumentare la loro ricchezza sia in condizioni di sviluppo capitalista come in condizioni di crisi dell’economia capitalista.

Ultimamente, i processi e le rivalità a livello europeo e mondiale si sono intensificati su come sostenere più efficacemente l’economia capitalista colpita.

Gli effetti della pandemia del coronavirus hanno certamente agito da catalizzatore per il peggioramento dei gravi problemi che già esistevano nell’economia capitalista.

Il KKE, anche quando i governanti, attuali e precedenti, esultavano per la “crescita”, aveva avvertito che il problema della sovraccumulazione del capitale, in quanto causa principale della crisi, non solo non era superato, ma si è acuito, avvicinando il rischio di una nuova crisi, forse più rapidamente del previsto.

Di fatto, l’economia greca è ancor più esposta a queste perturbazioni, a causa della sua grande dipendenza dal turismo e dal trasporto marittimo, in generale dal trasporto.

Questa bandiera è stata sventolata da tutti i governi precedenti – ND, SYRIZA, PASOK-KINAL, indebolendo al contempo il grande potenziale produttivo del paese, prezioso e necessario soprattutto in condizioni come quelle attuali, semplicemente perché imposto dai profitti del capitale e dagli impegni con l’UE.

È su questo terreno che si sta sviluppando la discussione per un forte intervento statale nell’economia, il cosiddetto “nuovo Piano Marshall”. Questa locuzione infatti viene utilizzata sia dai seguaci degli attuali meccanismi di sostegno del MES (Germania, Paesi Bassi, Austria) come dai fautori degli Eurobond, o simili, dei paesi fortemente indebitati del sud.

Inoltre è utilizzata da tutte le forze borghesi, indipendentemente dal fatto che appaiano come avversarie tra loro (neoliberisti, forze di destra, socialdemocratici di ogni matrice e altri).

Questa convergenza mostra il consenso sulla necessità che gli stati borghesi e le loro alleanze, come la UE, intervengano con una politica fiscale espansiva, per sostenere – non i lavoratori e i popoli, che sono nuovamente le vittime in termini di salute e diritti – ma i gruppi imprenditoriali e la loro reddittività.

Ma, al contempo, rafforzerebbe la posizione del capitale europeo contro i concorrenti: USA, Cina, Russia, ecc., nel quadro dei riallineamenti che avranno luogo nel sistema imperialista internazionale.

Naturalmente, ciò non significa che non vi siano differenze tra di loro, all’interno dell’UE, su chi vincerà e chi perderà, cosa che potrebbe condurre a un nuovo fragile compromesso. In realtà, è vero il contrario.

I paesi con deficit e debiti minori argomentano che i prestiti alle economie dovrebbero essere una questione di ciascun stato separatamente, attraverso gli attuali meccanismi di sostegno. I paesi con deficit più elevati, come Italia e Spagna, che avranno bisogno di grandi pacchetti per sostenere i propri gruppi imprenditoriali, argomentano che questo prestito dovrebbe avvenire sulla base del “debito condiviso”.

Ciò che viene confermato, ancora una volta, è la truffa della “solidarietà europea”. L’UE e l’Eurozona sono, per natura, alleanze di Stati e economie in competizione che, specialmente in tempi di crisi, si “mostrano i denti” l’uno contro l’altro e, soprattutto, contro i popoli. Quindi, coloro che si lamentano nuovamente riguardo la coesione dell’UE e della minaccia alla “casa comune europea”, sanno che questa falsa immagine sta svanendo agli occhi dei popoli.

Inoltre si conferma che il mix di gestione borghese, che si sceglie di volta in volta, non è determinato dalle particolari opinioni politiche di ciascun governo borghese, ma dalle necessità e priorità del capitale in un determinato momento.

Per questa ragione, abbiamo visto forze socialdemocratiche, come SYRIZA in Grecia, attuare politiche restrittive a cui si presumeva si opponessero, così come le forze neoliberiste adesso attuano una politica più espansiva che precedentemente criticavano. Non è una novità. La storia moderna è piena di tali esempi.

In ogni caso, il comune denominatore è che ai lavoratori sarà chiesto di pagare ancora una volta il “costo” dei nuovi pacchetti di salvataggio.

I lavoratori hanno pagato i memorandum e le dure misure antipopolari negli ultimi anni e saranno chiamati a pagare ancora una volta i nuovi prestiti e deficit, insieme alle nuove misure in fase di test in una sorta di tubo sperimentale “sanitario”, con il pretesto della pandemia.

Compagni,

in Grecia, i sindacati di classe, le organizzazioni combattive della classe operaia del settore privato e pubblico, così come le organizzazioni dei lavoratori autonomi della città e della campagna (professionisti, contadini, scienziati), artisti, studenti, alunni, fanno importanti richieste a sostegno dei redditi popolari, dell’abolizione delle centinaia di leggi antipopolari e decisioni del governo riguardanti tutti i settori, che trovano l’appoggio del KKE.

Promuoviamo richieste concrete e elaborate per la soddisfazione delle necessità contemporanee dei lavoratori, dei contadini medi e poveri, dei lavoratori autonomi nella città, degli studenti e dei giovani lavoratori, delle donne dei ceti  operai e popolari, così come per gli immigrati e rifugiati che sono giunti nel nostro paese e sono vittime delle guerre imperialiste e dello sfruttamento capitalista.

Utilizziamo ogni opportunità per organizzare la lotta operaia e popolare e consideriamo che la promozione e rivendicazione nelle condizioni speciali delle restrizioni, con maggiore intensità e con altri modi e forme da domani, è una condizione chiave per preparare il contrattacco popolare, coltivare un clima di prontezza, raggruppamento, di ampia Alleanza Sociale con la classe operaia all’avanguardia.

Il coronavirus sarà curato e la pandemia passerà, come avvenuto in passato; ma il capitalismo è incurabile e continuerà a tormentare l’umanità, con la povertà, la disoccupazione, le guerre, la distruzione dell’ambiente, fino a che i popoli non decideranno di farsi protagonisti dei nuovi sviluppi.

Sempre più persone al mondo si rendono conto e gridano che “il capitalismo è il vero virus”.

Il sistema attuale può esser solamente rovesciato e sostituito da un sistema sociale superiore, il socialismo-comunismo, dove la proprietà sociale dei mezzi di produzione con il potere operaio, la pianificazione centrale scientifica per soddisfare le necessità popolari, il controllo operaio in tutti gli organi amministrativi e la partecipazione in tutti gli organi del potere, dal basso verso l’alto, possono condurre alla prosperità del popolo, alla pace e al progresso dell’umanità.

Dobbiamo rimanere constantemente orientati a questo compito, senza vacillare. La nostra tattica e pratica quotidiana dev’ essere subordinata a questo compito, tenendo sempre in conto le condizioni concrete, i rapporti di forza, ma senza subordinarci a essi alterando il nostro obiettivo strategico.

L’internazionalismo, l’azione e la solidarietà operaia e comunista devono accompagnarci in ogni passo che compiamo, come abbiamo fatto finora, ma con passi più rapidi che raggiungeranno  forse  piccoli avanzamenti, realistici nel presente, ma che prepareranno il grande salto nel futuro, per i popoli dei nostri paesi, per tutta l’Europa, per tutto il mondo.

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Dichiarazione congiunta dei Partiti dell’Iniziativa Comunista Europea

Dichiarazione congiunta dei Partiti dell’Iniziativa Comunista Europea

Il 10 maggio 2020, su iniziativa del KKE, si è tenuta una teleconferenza dei Partiti dell’Iniziativa Comunista Europea, dal tema: “La lotta dei partiti comunisti e operai nelle condizioni della pandemia e della nuova crisi capitalista “.

Il discorso introduttivo alla teleconferenza è stato tenuto da Dimitris Koutsoumbas, segretario generale del CC del KKE.

Alla teleconferenza hanno partecipato 24 partiti comunisti e operai provenienti da Austria, Bulgaria, Francia, Danimarca, Grecia, Italia, Irlanda, Spagna, Croazia, Lettonia, Bielorussia, Lituania, Malta, Norvegia, Ungheria, Ucraina, Polonia, Russia, Serbia, Svezia e Turchia.

La teleconferenza ha avuto luogo pochi giorni dopo la celebrazione della Festa del Lavoro e del 9 maggio, il 75° anniversario della vittoria antifascista, che quest’anno è stato onorato dai partiti in circostanze speciali. I partiti dell’Iniziativa Comunista Europea hanno onorarato gli innumerevoli morti della lotta dei lavoratori e la vittoria antifascista dei popoli, guidati dall’Armata Rossa, dal popolo sovietico e dal Partito bolscevico.

Durante la teleconferenza, i partiti comunisti e operai che hanno partecipato si sono scambiati informazioni sui sistemi sanitari e sui diritti dei lavoratori nei paesi europei, le misure dei governi borghesi, l’UE e l’attacco del capitale.

Durante la discussione, è stato dimostrato che la pandemia di CoVID-19 ha rivelato gli enormi problemi dei sistemi di sanità pubblica nei paesi capitalisti. Questi problemi sono causati dalla politica anti-popolare che dura da lungo tempo di sottofinanziamento, scarsità di personale e degrado delle infrastrutture di sanità pubblica, a favore della mercificazione e della privatizzazione della salute, per la redditività dei monopoli. La situazione nel settore sanitario, che si è creata a beneficio della redditività capitalista, da un lato porta all’intensificazione del lavoro di medici e infermieri e, dall’altro, non è in grado di soddisfare nella realtà le esigenze attuali di prevenzione e assistenza sanitaria del popolo, confermando che il capitalismo è il vero “virus”.

Inoltre, la situazione attuale ha messo in evidenza le contraddizioni tra i paesi capitalisti e i monopoli per il brevetto del nuovo vaccino, i trattamenti e le necessarie forniture mediche.

I partiti dell’Iniziativa comunista europea si sono scambiate le loro esperienze sulle conseguenze della nuova crisi capitalista in seguito al rallentamento dell’economia che ha avuto luogo nel periodo precedente e sta assumendo grandi proporzioni nelle condizioni della pandemia. Hanno denunciato l’attacco del capitale manifestato su tutti i fronti e le misure antioperaie dei governi borghesi, che allo stesso tempo forniscono enormi quantità di denaro per sostenere i gruppi monopolistici.

È stato dimostrato che esiste una tendenza generale verso l’aumento della disoccupazione, forme flessibili di occupazione, nuove misure contro i lavoratori e una sospensione dei diritti sindacali. Sta diventando chiaro che ancora una volta la classe operaia e altri strati popolari pagheranno per la crisi capitalista.

In queste circostanze, i rappresentanti dei partiti comunisti e operai dell’Iniziativa Comunista Europea (ECI) hanno discusso le posizioni dei partiti e le loro azioni per proteggere la salute e i diritti dei lavoratori e della gente contro le impasse del capitalismo.

Prima di tutto, durante la teleconferenza, i partiti hanno espresso il loro caloroso ringraziamento ai medici e ai paramedici, agli ospedali e al personale delle unità sanitarie che hanno dato battaglia e stanno ancora combattendo contro la pandemia, affrontando grandi difficoltà.

I partiti dell’ICE hanno anche espresso solidarietà con le persone colpite dalla pandemia di CoVID-19 e hanno augurato loro una pronta guarigione.

Inoltre, hanno salutato l’azione di solidarietà di Cuba con i paesi più colpiti.

I partiti hanno convenuto di rafforzare la lotta per:

Il rafforzamento immediato dei sistemi di sanità pubblica, assunzione di personale medico e infermieristico permanente a pieno diritto, soddisfacimento di tutte le esigenze nelle unità di terapia intensiva e delle infrastrutture necessarie per il pieno funzionamento dei servizi di sanità pubblica e di ricerca.

Fornitura immediata di tutti i mezzi di protezione necessari (maschere, guanti, disinfettanti, ecc.) dallo Stato gratuitamente e lotta contro il profitto. Fornitura immediata di tutte le misure di protezione al personale sanitario che conduce questa battaglia.

I partiti comunisti e operai europei hanno sottolineato che guideranno la lotta contro l’attacco del capitale, che di fronte alla nuova crisi procede a licenziamenti diffusi e cerca di schiacciare ulteriormente i salari, l’orario di lavoro, le vite e altri diritti del lavoro. Hanno espresso la loro solidarietà con i sindacati con orientamento di classe che lottano per impedire che i lavoratori paghino le conseguenze della crisi capitalista.

Si sono espressi contro i piani imperialisti di USA, NATO e UE, nonché contro le criminali sanzioni e misure di esclusione economica che rendono difficile la vita delle persone.

I partiti che hanno partecipato alla teleconferenza hanno notato che la situazione attuale mostra le profonde impasse del modo di produzione capitalistico (crisi, disoccupazione, impoverimento della classe lavoratrice, mercificazione di bisogni sociali come la salute, guerre imperialiste, ecc.).

In queste circostanze, lo slogan “socialismo o barbarie” è più attuale che mai.

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