UCRAINA. DUE PIANI INACCETTABILI PER CONTINUARE LA GUERRA

UCRAINA. DUE PIANI INACCETTABILI PER CONTINUARE LA GUERRA

Ma davvero possiamo credere che gli USA e l’UE vogliano mollare la presa sull’Ucraina?

Come si fa a mostrare alle rispettive opinioni pubbliche la propria “buona volontà” di pace? Ammannendo a ciascuna di queste una “narrazione” (si dice così oggi, giusto?) che scarichi sul cattivone Putin la responsabilità della continuazione della guerra e che faccia baluginare ai propri danti causa (le rispettive multinazionali) i benefici della continuazione.

A questo scopo gli USA presentano un piano del tutto inaccettabile per l’UE e la nazi junta ucraina e l’UE un simmetrico piano inaccettabile per Putin. Nel piano USA i guadagni erano tutti per se stessi (mani sulle risorse ucraine e spese a carico dell’UE e parzialmente della Russia), nel piano UE simmetricamente (guadagni per la riconversione industriale europea nel settore militare e spese a carico integralmente della Russia).

Risultato: stallo diplomatico, la Russia avanza, i morti continuano e con essi i profitti.

Gli USA non azzannano, da subito come speravano, le risorse ucraine e non dividono la Russia dalla Cina. Tuttavia ancora succhieranno il sangue dall’Europa coi dazi e il gas.

L’UE si imbarca in una guerra infinita che la porterà al dissanguamento finanziario e sociale (v. ADDENDUM in fondo). Tuttavia le azioni delle fabbriche della morte riprenderanno a macinare profitti, dopo lo spavento che si erano prese dopo la divulgazione del piano americano.
La Russia deve continuare a combattere.
L’Ucraina deve continuare a morire.

ADDENDUM.
«L’alto livello di automazione fa inoltre sì che l’odierna industria bellica usi molta meno manodopera di un tempo, specie rispetto a settori del terziario civile come la sanità o l’istruzione.

Per tali ragioni, il moltiplicatore (PIL generato per denaro pubblico investito) è ritenuto molto basso da FMI, OCSE e Banca mondiale: di norma non superiore a 0,75-0,85, cioè 75-85 centesimi di PIL generato per euro (o dollaro) investito. [Più si investe più ci si impoverisce globalmente, Nota mia]

Nel caso europeo è anche inferiore: 0,5 secondo Goldman Sachs, in quanto la forte dipendenza dai fornitori americani rende molto improbabile soddisfare le ambizioni di riarmo con soli acquisti made in Europe.

Si aprono qui due strade. La prima è rosicchiare risorse da altri settori, come sanità o scuola, con moltiplicatori normalmente superiori (1,2-1,5, in media): burro e cannoni, entrambi in abbondanza, è un lusso che poche economie in pochi periodi storici si possono permettere. La seconda è militarizzare sul serio i nostri paesi…»
(LA PALLOTTOLA SPUNTATA di Fabrizio Maronta, in PERCHÉ ABBIAMO PERSO, LIMES, agosto 2025, p.79)

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FUTURA UMANITÀ – Il 2 marzo 1919 veniva fondata a Mosca l’Internazionale Comunista.

FUTURA UMANITÀ – Il 2 marzo 1919 veniva fondata a Mosca l’Internazionale Comunista.

Ricorreva ieri, l’anniversario di fondazione della Terza Internazionale Comunista.

FUTURA UMANITÀ
Il 2 marzo 1919 veniva fondata a Mosca l’Internazionale Comunista.
Nel marzo 1919 molti rappresentanti di numerosi partiti socialisti e dei partiti comunisti già costituiti si ritrovano a Mosca sotto invito di Lenin, dove sull’onda dell’entusiasmo per le spinte rivoluzionarie che sembrano percorrere quasi tutti i paesi europei, i bolscevichi riescono a costituire, di fatto, la fondazione della Internazionale comunista.

Dopo il fallimento della Seconda Internazionale, Lenin insieme al partito Bolscevico, riuscì nell’intento di costituire la Terza Internazionale Comunista dandogli un carattere più rivoluzionario e comunista. L’intento principale e fondamentale fu quella di garantire al proletariato di tutto il mondo la liberazione dall’oppressione del capitalismo.

Il congresso di fondazione della Terza Internazionale si riunì a Mosca fra il 2 e il 6 marzo 1919. I delegati con diritto di voto erano 35 e rappresentavano 19 partiti o organizzazioni comuniste, oltre a questi vi erano, come osservatori, altri 19 delegati in rappresentanza di 16 organizzazioni. In quei giorni furono date le disposizioni per organizzare, consolidare, ampliare e collegare il lavoro rivoluzionario fra il proletariato europeo.

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Don Giovanni e i leporelli – Il Punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Don Giovanni e i leporelli – Il Punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Don Giovanni e i leporelli – Il Punto del Segretario Generale Alberto Lombardo
In diplomazia ci sono dei giochi che si tengono sopra il tavolo, ossia alla luce del sole, e giochi che invece passano sotto il tavolo. Per scoprire cosa c’è sotto il tavolo bisogna rifarsi ai veri interessi dei giocatori e poi capire perché sopra il tavolo hanno scoperto quelle carte.
La prolusione a Marsiglia di Mattarella è un classico esempio di questo doppio binario.
Indaghiamo sul quadro generale degli interessi in gioco e come si sono mossi gli attori finora.
Quando è iniziata la crisi in Ucraina, tre anni fa, abbiamo subito detto che questa non è la guerra della Russia contro l’Ucraina, ma degli USA contro l’Unione Europea e contro la Germania in particolare. Killer locali: Gran Bretagna, Polonia e nazioncelle baltiche, nonché i quisling europei che sono di stanza a Bruxelles. L’interesse era quello di distaccare il blocco produttivo europeo da quello energetico russo, indebolire l’Europa e poi cibarsi cannibalescamente della sua economia.
La Russia è stata costretta a stare al gioco, anche se ha tentato dal 2014 al 2022 di sottrarsi. L’UE ci è cascata attratta dalle promesse di praterie da conquistare, come accadde coi territori dell’ex URSS. La preparazione militare ed economica della Russia ha fatto sì che hanno retto la botta ed ora possono dire di stare uscendo quasi indenni dal pericolo. L’UE no. Ora gli USA passano all’incasso, il cambio di presidenza a Washington rappresenta questo. “Noi ci pigliamo le terre ucraine e voi, se volete, continuate la guerra, anzi dovete pensare a riarmarvi. Nel frattempo regoliamo i conti anche con voi coi dazi.” Siamo rimasti col cerino in mano.
Primo. Il contrasto strategico con la Russia si è tutt’altro che appianato.
E non poteva essere diversamente, visti i secolari conflitti di interessi.
Si è spostato dall’Ucraina, che si rivela un fronte secondario che doveva servire solo ad assaggiare la resistenza russa, a cose molto più importanti, come l’Artico e le sue nuove rotte commerciali che si apriranno. Gli USA tenteranno di chiudere quella porta a Russia e soprattutto Cina.
Le provocazioni della NATO nel Baltico cominciano a salire di livello e a questo serviva l’ingresso di Svezia e Finlandia. Nel frattempo si strattonano Canada e Danimarca che subito si apprestano a piegarsi ai diktat di aumentare le spese militari per proteggere il fianco nord. Il dinamismo statunitense in Palestina è il secondo braccio della tenaglia ancora una volta rivolto ai cosiddetti alleati, in particolare arabi e alla Turchia.
Secondo. Cosa potrebbe fare l’UE, ma non vuole? Rispondere a muso duro.
“La guerra l’hai fatta tu ora noi ci dissociamo, i dazi te li ribaltiamo e anzi riprendiamo il gas dalla Russia, tanto tutti capiscono che certo non ci possono né vogliono invadere. Ci dispiace per i soldi persi in Ucraina, ma senza di noi anche tu non vai da nessuna parte”. Perché questa risposta è impossibile? Intanto perché dovrebbe andare a casa tutta la ciurma bellicista che finora proprio gli USA aveva messo in piedi. Inoltre i legami e i ricatti anche personali che gli USA sono in grado di esercitare schianterebbero chiunque. Chi è appassionato d’opera ricorderà Don Giovanni che accusa il suo servo Leporello delle malefatte che invece aveva compiuto lui e questi balbetta non potendo accusare il padrone, ma non volendo condannarsi da solo.
Esposto il quadro generale e capito cosa c’è sotto il tavolo, torniamo alla diplomazia. L’ultimo uomo politico degno di questo nome che ha l’UE, dopo la estromissione della Merkel, è Mattarella. Nato e cresciuto negli ambienti atlantici. È l’unico rappresentante europeo che va in Cina e non viene preso a pesci in faccia, dove ha parlato di multilateralismo e dei Due Stati in Palestina.
Cosa cerca di fare sopra il tavolo? Rabberciare la tela strappata.
Tenta di ricordare agli americani che l’altra volta nel 1929 non gli andò molto bene
«Si trattò, per gli Usa, del cedimento alla tentazione dell’isolazionismo.»
State attenti che non vi potete mettere contro tutti. La politica internazionale non si può trattare come si trattano gli affari di una multinazionale.
«Cooperazione e non competizione. Fraternità laddove regimi e governi avevano voluto seminare odio.»
L’onda sta cambiando. Il vento non è mai sempre favorevole.
«L’utopia di un mondo “unipolare” si è consumata nel tempo di poco più di un ventennio.»
Ricordatevi che quando si unirono i “non allineati” cominciò la fine del colonialismo
«Il gruppo dei “BRICS”, quasi revival riveduto del gruppo dei Paesi “non allineati” – allora, peraltro, davvero tali – che prese avvio con la Conferenza di Bandung, in Indonesia, nel 1955.»
Addirittura si punta il dito, con una chiarezza inusitata, contro i …
«… neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche.»
Insomma, si parla alla suocera per farla sentire alla nuora.
Per quanto sensate però queste parole sono gettate in un campo dove non germoglieranno. E ciò perché non è la ragionevolezza a governare il mondo ma gli interessi
Dopo di che si rivolge ai leporelli europei.
«L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà?
Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie?
Con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice”.
Bisogna scegliere: essere “protetti” oppure essere “protagonisti”?»
Presidente, come vede, il Suo invito a leggere con attenzione il Suo discorso lo abbiamo raccolto, ma, con tutto il rispetto, non Le sembra un po’ tardi? Forse ci dovevamo pensare qualche decennio fa. Quando l’Italia si fece Leporello degli Stati Uniti. Anche allora, ricorda, si paventava l’arrivo dei cosacchi che abbeveravano i cavalli a Piazza San Pietro. E con questa minaccia ci siamo beccati le basi militari, le stragi di stato, le cariche della polizia. Fino a oggi, con la distruzione dei diritti e del livello di vita dei lavoratori e la guerra alle porte. Tutto per seguire il Don Giovanni a stelle-e-strisce che oggi non si fa remore di farci prenderci tutti a schiaffi in faccia da un ragazzone maleducato dell’Ohio.
Ma i leporelli non meritano altro, che essere presi a schiaffoni dai propri padroni.
E poi, davvero, che bisogno c’era di fare professione di atlantismo, proprio Lei, insultando così la Russia? Forse per non far apparire sul tavolo quello che c’è sotto il tavolo?

 

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Il bullo, la bella e il ballo – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Il bullo, la bella e il ballo – Il punto del Segretario Generale Alberto Lombardo

Grande scandalo ha suscitato la notizia dell’infuocata telefonata tra Trump e la premier danese Mette Frederiksen, in cui con toni mafiosi il nuovo/vecchio presidente statunitense ha minacciato la piccola Danimarca di prendersi a forza la strategica isola della Groenlandia. Cosa peraltro del tutto superflua dal punto di vista militare, visto dalla fine della Seconda Guerra mondiale già esiste un’importante base militare americana a Pituffik (in precedenza nota come Thule).

Giro concitato di consultazioni della premier in Europa ed esternazioni di solidarietà da parte di Olaf Scholz a Berlino, il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Tutti politici notoriamente con la schiena dritta rispetto ai diktat USA.

Ebbene, il balletto si è già risolto. La Danimarca ha dichiarato di investire 14,6 miliardi di corone, circa 2 miliardi di euro, nel rafforzamento delle capacità di difesa dell’isola artica, nell’ambito di una più ampia iniziativa volta a “rafforzare il pattugliamento via nave, satellite e drone delle acque dell’Atlantico settentrionale”. Tutti soldi che non dovranno stanziare gli Stati Uniti nell’acuirsi del confronto con Russia e Cina nell’Artico.

Così fanno i prepotenti. Ti minaccio una causa milionaria e poi mi accordo con un patteggiamento che ti fa sentire sollevato, ma intanto hai scucito bei soldi, che proprio non dovevi, pari a quelli che io avevo previsto fin dall’inizio di estorcerti.
I cittadini danesi ringraziano …

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FRANCIA: LE ILLUSIONI PARLAMENTARI E LA DURA REALTÀPiù che i…


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FRANCIA: LE ILLUSIONI PARLAMENTARI E LA DURA REALTÀ

Più che i risultati delle elezioni francesi, conta come si sia arrivati a questo risultato. Il peggiore esponente delle élite globaliste occidentali imperialista e filosionista ha contrattato senza alcuna contropartita l’accordo elettorale col sedicente Fronte Popolare. Questo, sebbene articolato secondo diverse sfumature, gliel’ha concesso, garantendogli la sopravvivenza politica e comunque, come era prevedibile, consentendogli di essere ora l’ago della bilancia per la futura governabilità. Siamo sicuri che questa si troverà ancora una volta a scapito degli interessi delle masse popolari sfruttate che sono state prese in giro, dopo che dall’altra parte è stata agitata una forza antipopolare e islamofoba che non poteva che non catalizzare l’avversione di coloro che soffrono di più nella società francese.
Il “centro” ossia la maggioranza presidenziale diventa il secondo gruppo con 163 deputati. Non è stato asfaltato come previsto, grazie alla desistenza, marchio d’infamia di cui il “Fronte Popolare” porterà eterna responsabilità. Questo ottiene in seggi: 75 la France Insoumise, 65 il Partito Socialista, 34 Verdi e 9 Partito Comunista Francese.
Possiamo immaginare che i seggi di Macron e altri di centro più i pezzi del Fronte della sedicente “sinistra moderata”, basteranno ad arrivare alla fine a formare un governo. Ancora peggio sarà, se i voti di Mélenchon dovessero risultare indispensabili; ciò condannerebbe questa formazione a ingoiare di tutto pur di “governare”, o meglio di far finta di governare. Ciò non può che richiamarci alla mente i governi in Italia a cui gli ultimi rappresentanti eletti sotto la falce e martello diedero il voto – il Prodi 1 e ancora peggio il Prodi 2 – che segnarono l’inizio della fine di quelle formazioni.
L’unica cosa che disturba gli imperialisti francesi è una posizione, peraltro contraddittoria e vacillante, di France insumise che reclama il riconoscimento dello Stato di Palestina, ma poi su tutto il resto, a cominciare dal sostegno al regime neonazista ucraino, sono tutti d’accordo, pur garantendosi sfumature diverse. Nell’intervista di domenica su La Stampa, Manuel Valls – già primo ministro socialista sotto la presidenza Hollande, poi uscito dal Ps e avvicinatosi alle posizioni di Emmanuel Macron, prima di tentare l’elezione (fallita) a sindaco di Barcellona, in virtù della sua doppia cittadinanza – che dice: «Dai Repubblicani [la destra gollista, ndr.] fino ai comunisti. Sono capaci di mettersi d’accordo non dico su tutto un programma, ma su qualche argomento che sia all’altezza delle aspettative dei francesi?». [domanda:] «Esclude da questo tavolo La France insoumise di Mélenchon?» [risposta:] «Non escludo nessuno, non spetta a me. Ma in effetti sì, penso che una coalizione di progetti, o un accordo di maggioranza, sia possibile dai Repubblicani ai comunisti. Non si combatte l’estrema destra alleandosi con un partito che ha contribuito a seminare odio contro gli ebrei e Israele».
La situazione in Francia quindi ora è ancora peggiore di prima delle elezioni.
Primo, la “minaccia” della destra può ancora essere usata validamente per aggregare sotto le bandiere dell’imperialismo il cosiddetto popolo di sinistra; se fosse andata al governo la Le Pen, la consistenza di questa minaccia e il “sovranismo” di questa formazione si sarebbe sgonfiata come avvenuto in Italia con l’avvento del governo Meloni.
Secondo, la “sinistra” sarà costretta a coabitare con centro e subire e appoggiare le peggiori politiche antipopolari.
Terzo, le masse popolari saranno colte da una cocente disillusione e non potranno che radicalizzare l’avversione per il potere, ma dall’altro lato, la sconfitta dei gilet gialli, presi più per stanchezza che sconfitti frontalmente, peserà ancora per molto tempo.
Le facce soddisfatte dei burocrati di Bruxelles, servi degli Stati Uniti che governano l’Europa, parlano chiaro.

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Criticare Zelensky può costare 15 anni

Criticare Zelensky può costare 15 anni

“Zelensky ha sbagliato. Sono anni che la Russia ci chiede un accordo ragionevole, cioè rimanere fuori dalla Nato. Ma non c’è stato un cambio di rotta. Questo perché il nostro governo prende ordini da altri che usano noi ucraini per i loro scopi. Il risultato è stata questa assurda guerra.”
Ora Gleb Lyashenko, blogger ucraino, per queste dichiarazioni rischia 15 anni di carcere.
La democrazia in Ucraina…

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Contro la guerra per la pace

Contro la guerra per la pace

? CONTRO LA GUERRA, PER LA PACE ?
Questa è la posizione ufficiale del Partito Comunista.
Proprio per questo siamo contro l’invio delle armi all’Ucraina deciso ieri nel decreto del Consiglio dei ministri.
Non si sostiene la pace inviando ARMI.
Il Governo italiano deve ricordarsi che “L’Italia ripudia la guerra …come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” come scritto all’articolo 11 della nostra COSTITUZIONE.
NESSUNA ARMA ITALIANA SIA MANDATA IN UCRAINA!

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Gli USA vogliono la terza guerra mondiale

Gli USA vogliono la terza guerra mondiale

Gli USA e la NATO non fermano la loro arroganza imperialista ai danni di tutti quei Paesi che non vogliono piegarsi al loro volere, facendo scoppiare un’altra crisi internazionale con la Russia con il rischio di una terza guerra mondiale.
Il Pentagono ha messo 8.500 soldati in stato di massima allerta per poterli schierare in Europa nel giro di poche ore “per scoraggiare un’ulteriore aggressione russa“.
Sabato Biden ha tenuto un “consiglio di guerra” a Camp David, parlando col segretario alla Difesa Austin e il capo degli Stati Maggiori Riuniti Milley, per discutere le opzioni militari preparate dal Comandante Nato Wolters. Secondo il New York Times l’ipotesi era inviare tra 1.000 e 5.000 soldati nei Paesi dell’Alleanza vicini all’Ucraina, ma “questo numero potrebbe facilmente essere moltiplicato per dieci”, arrivando a 50mila uomini.
L’ordine di partire non è ancora stato dato, così come l’obiettivo, ma il portavoce Kirby ha detto che si tratta di “reparti pronti a fornire capacità in vari settori, dal combattimento e la logistica, al supporto aereo e l’intelligence.
“Scoraggiare un’ulteriore aggressione russa“: Queste sono le parole che rimbalzano su tutti i giornali asserviti alla propaganda atlantista che cercano di spacciare agli occhi dei lettori che lo spostamento di truppe da parte degli USA e NATO, che stanno circondando tutto il confine con la Russia, sia solo di difesa e non di aggressione. La verità però è tutta l’opposto a quella che cercando di farci credere, si tratta dell’ennesimo atto volto a sottomettere un Paese che rifiuta di sottostare al modello americano.
Nelle ultime ore sembra ridimensionarsi l’aggressività USA, staremo a vedere.

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Vittoria del Partito comunista tedesco nella Germania della Merkel

Vittoria del Partito comunista tedesco nella Germania della Merkel

Il Partito Comunista tedesco ha vinto la sua battaglia nella Germania della Merkel Grazie ad una vasta solidarietà internazionale al DKP è stato ripristinato il suo status di partito politico. Con questa ignobile scusa il Partito era stato escluso dalle elezioni del Bundestag.

La motivazione della sentenza della Corte Federale è uno schiaffo in faccia al Commissario per le elezioni federali.

Viva l’internazionalismo proletario!

 


 

Leggi il comunicato completo su La Riscossa: clicca qui

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