LA NATO VUOLE ANCORA PIÙ SOLDI PER LA GUERRA. La NATO vuole ancora più soldi per gli armamenti da inviare all’Ucraina di Zelenskij da parte dei suoi Stati sudditi della politica imperialista degli Stati Uniti. Il segretario generale della NATO Stoltenberg chiede ufficialmente di aumentare le spese per le munizioni da inviare al governo di Kiev e di superare il 2% del PIL nazionale di spese militari da destinare all’organizzazione. Ciò si traduce in un ulteriore impoverimento degli Stati Satelliti degli USA che si vedranno costretti ad aumentare i fondi da destinare alla guerra. Inoltre i Paesi dell’Unione Europea si apprestano ad approvare il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia proposto dalla Commissione. La presidente Ursula von der Leyen lo ha presentato a grandi linee al Parlamento europeo . Nel pacchetto verranno così proibite le esportazioni per un valore superiore a 11 miliardi di euro, per privare la Russia di tecnologie essenziali, dai pezzi di ricambio all’elettronica e ai materiali che possono venire utilizzati per produrre armamenti. Per la prima volta, sono coinvolte dalle sanzioni entità terze: in particolare sette entità dell’Iran che hanno fornito tecnologie sensibili (droni Shahed) alla Russia. Un ulteriore misura che andrà a minare sia la libertà di stampa che quella di opinone sarà quella che andrà a colpire la «macchina di propaganda» russa (così definita dagli “esportatori della Libertà”), con una lista di propagandisti messi al bando nella Ue: il capo della diplomazia, Josep Borrell, ha precisato che riguarda più di un centinaio di persone e entità. La Ue prenderà anche misure contro Paesi terzi per evitare che vengano aggirate le sanzioni. Anche l’Italia quindi si vedrà costretta ad aumentare le spese militari NATO per andare a finanziare una guerra che viola l’articolo 11 della nostra costituzione e che di fatto andrà a colpire di più un popolo già martoriato dalla crisi e dall’aumento del carovita, con tagli a sanità, istruzione e spesa pubblica necessaria per contrastare il carovita e per rilanciare l’occupazione.


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LA NATO VUOLE ANCORA PIÙ SOLDI PER LA GUERRA.

La NATO vuole ancora più soldi per gli armamenti da inviare all’Ucraina di Zelenskij da parte dei suoi Stati sudditi della politica imperialista degli Stati Uniti.

Il segretario generale della NATO Stoltenberg chiede ufficialmente di aumentare le spese per le munizioni da inviare al governo di Kiev e di superare il 2% del PIL nazionale di spese militari da destinare all’organizzazione.
Ciò si traduce in un ulteriore impoverimento degli Stati Satelliti degli USA che si vedranno costretti ad aumentare i fondi da destinare alla guerra.

Inoltre i Paesi dell’Unione Europea si apprestano ad approvare il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia proposto dalla Commissione. La presidente Ursula von der Leyen lo ha presentato a grandi linee al Parlamento europeo .
Nel pacchetto verranno così proibite le esportazioni per un valore superiore a 11 miliardi di euro, per privare la Russia di tecnologie essenziali, dai pezzi di ricambio all’elettronica e ai materiali che possono venire utilizzati per produrre armamenti. Per la prima volta, sono coinvolte dalle sanzioni entità terze: in particolare sette entità dell’Iran che hanno fornito tecnologie sensibili (droni Shahed) alla Russia.

Un ulteriore misura che andrà a minare sia la libertà di stampa che quella di opinone sarà quella che andrà a colpire la «macchina di propaganda» russa (così definita dagli “esportatori della Libertà”), con una lista di propagandisti messi al bando nella Ue: il capo della diplomazia, Josep Borrell, ha precisato che riguarda più di un centinaio di persone e entità. La Ue prenderà anche misure contro Paesi terzi per evitare che vengano aggirate le sanzioni.

Anche l’Italia quindi si vedrà costretta ad aumentare le spese militari NATO per andare a finanziare una guerra che viola l’articolo 11 della nostra costituzione e che di fatto andrà a colpire di più un popolo già martoriato dalla crisi e dall’aumento del carovita, con tagli a sanità, istruzione e spesa pubblica necessaria per contrastare il carovita e per rilanciare l’occupazione.

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