La lotta NO TAV, ovvero dell’attualità della crisi strutturale del capitalismo.

La lotta NO TAV, ovvero dell’attualità della crisi strutturale del capitalismo.

La lotta NO TAV, ovvero dell’attualità della crisi strutturale del capitalismo. (di Marco Rizzo)

In queste ore i nostri occhi sono accecati dalla violenza con cui lo Stato Italiano si scaglia contro le popolazioni della Val di Susa, stanche ma non battute nel rifiuto di vedere una delle più belle e fiorenti valli tra Torino e la Francia trasformata in un cantiere pluridislocato per consentire il passaggio della TAV.

Intanto di cosa stiamo parlando? Semplicemente di una cosidetta grande opera che consentirà, tra vent’anni,  di arrivare venti minuti prima a Parigi, partendo dall’Italia, con una spesa superiore sei volte rispetto all’adeguamento e al raddoppio di capacità dell’attuale linea ferroviaria, il tutto condito dalla distruzione paesaggistica ed ambientale nonché dai problemi per la salute di chi abita e lavora lassù.

Vi chiederete perché allora si fa? Esattamente perché il capitalismo nostrano ed internazionale non può farne a meno. Di fronte alla sua crisi strutturale, il capitalismo  per mantenersi in piedi ha bisogno di concentrare profitti e grande criminalità, tangenti e progetti faraonici di totale inutilità sullo stile del“ponte sullo stretto”.

Queste semplici constatazioni sono coperte dalla capacità di fuoco mediatica del capitale che, grazie alla quasi totalità di  tutte le testate televisive e giornalistiche, tenta di truccar anche la realtà più ovvia.

Questa operazione trova alleato il quadro politico di centro destra e di centro sinistra. Le dichiarazioni di Maroni e Cota fanno il paio con quelle di Chiamparino e Fassino, in un avvolgente ricamo di presunta inevitabilità e progresso della mostruosa opera.

Non siamo ancora arrivati a risolvere la situazione nella battaglia finale contro questo sistema che non regge più, ma certo se la capacità di resistenza della Valle di Susa saprà saldarsi alla voglia di protagonismo di una nuova classe lavoratrice sempre più sfruttata, passando dalla lotta alla guerra al contrasto alle  rapine dell’Unione Europea come fanno in Grecia, il cammino sarà più semplice.

Dal canto nostro non ci stancheremo di ripetere e di agire per dimostrare che solo attraverso la costruzione del soggetto politico della classe lavoratrice (il Partito Comunista) si potranno avere non solo risultati duraturi, ma si potrà prospettare per davvero una nuova società. In tal senso aiutano poco le azioni contradditorie di forze politiche come la Fds che reclamano il cambiamento e poi lo vorrebbero attuare con chi lo impedisce. Per esser più chiari, valuto positivamente la posizione contraria di Ferrero contro la Tav in Piemonte, ma poi perché a Roma continua a chiedere l’alleanza (comunque camuffata) col Partito Democratico che è esattamente speculare a Berlusconi nel voler tener in piedi questo sistema (TAV compresa)?

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One Reply to “La lotta NO TAV, ovvero dell’attualità della crisi strutturale del capitalismo.”

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    By Cominform

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    I destri ‘di sinistra’ come Chiamparino e Fassino, oltre ovviamente ai destri espliciti come Bossi & Co., riscuotono un lauto stipendio, con la scusa di fare un lavoro ‘qualificato’, un lavoro ‘di concetto’ come si diceva una volta. mentre in realtà sono dei semplici esecutori di ordini..

    Costoro si SPACCIANO per lavoratori ‘di concetto’, fanno credere agli ingenui di lambiccarsi il cervello alla ricerca delle soluzioni ai problemi economici etc., quando in realtà non pensano nulla, e non fanno nulla. Restano solo in attesa che la BCE o l’FMI o qualche altra istituzione capitalistica internazionale gli dica che cosa devono fare.

    Se la TAV diventa un elemento strategico delle politiche economiche decise in alto, i Chiamparino, I Fassino i Maroni e i Berlusconi, si mettono sugli attenti e procedono..
    Non discutono affatto, anche perche NON LO SANNO perchè gli arriva quell’ordine..

    Ad esempio: il fatto che la TAV , come operazione economicamente di successo, richiede un aumento del traffico che NON E’ ragionevolmente prevedibile, è un fatto inoppugnabile…
    insomma è come se una azienda che non riceve ordini, e ha metà dei macchinari fermi, cominci ad investire …in altri macchinari. E’ una cosa assurda. Eppure i Fassino etc. , se glielo ha ordinato la BCE, lo fanno senza discutere. Usi a obbedir tacendo…

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