IL POSTO FISSO NON ESISTE PIU’. Dalla Cellula Lavoratori Pubblico Impiego Roma.

IL POSTO FISSO NON ESISTE PIU’. Dalla Cellula Lavoratori Pubblico Impiego Roma.

Il posto fisso non esiste più, è tristemente vero. Quello che è falso è, però, che questa sia una conseguenza ineluttabile del progresso. Quello che è falso è che sia impossibile ricrearlo il lavoro, quello che è falso è che la classe politica e dirigente sia esente da colpe.

Renzi ha scelto di stare dalla parte del diritto, di quello degli imprenditori di licenziare più liberamente.

Si è schierato apertamente contro il lavoro stesso e contro i lavoratori pubblici rinnovando un blocco dei contratti concretamente distruttivo del tessuto familiare del lavoratore che in questi anni ha dovuto subire una perdita del suo potere d’acquisto, peraltro già basso, di milioni di euro, con conseguente impatto negativo sull’intera catena dei consumi nazionale; con l’introduzione del demansionamento a parità di salario; con l’incentivazione della mobilità obbligatoria che altro non è che l’anticamera del licenziamento.

Si è schierato contro i lavoratori privati prima attaccando l’articolo 18 e poi redigendo una legge di stabilità che ha fatto brillare gli occhi a Confindustria; attuando una riforma del lavoro che prevede solo assunzioni a tempo determinato continuando la strada presa molti anni prima dal suo stesso partito di allora con l’introduzione delle varie forme di contratti a svantaggio dei lavoratori che hanno di fatto sostituito e cancellato il diritto ad avere un posto di lavoro fisso, quello ambito dai nostri nonni e sancito, almeno nella volontà, dalla Costituzione. Qualcosa è cambiato: l’Italia “era” una Repubblica fondata sul lavoro, ora non lo è più, e forse non riesce più neanche ad essere una Repubblica. Gli ultimi governi infatti non sono stati eletti, non sono stati votati dal popolo italiano ma sono stati messi lì a fare il lavoro sporco da chi in Europa ha deciso che il fallimento del capitalismo dovesse essere in qualche modo arginato e pagato da alcuni stati.

Si è schierato contro il lavoro stesso credendo in una riforma che non può servire, perché non è il posto fisso a non esistere più ma è il lavoro stesso che stenta a sopravvivere e che con questa riforma si avvicina pericolosamente ad un baratro da cui sarà impossibile risalire se non con uno sforzo immane dei lavoratori che ne pagherebbero l’enorme prezzo vedendo le tutele e le condizioni di lavoro ridotte a qualcosa di molto vicino alla schiavismo.

In uno stato senza dignità dove il Presidente del Consiglio si crogiola sui sedili in pelle del suo volo privato che lo porterà in America a genuflettersi davanti a chi ha fatto del “made in Italy” carne da macello portando la sede della società all’estero per non pagare le tasse nell’Italia che ne ha per anni sostenuto i costi e pagato i debiti, e dove ci sorprende la notizia che la Germania ci ha sorpassato anche per numero di turisti, forse non resta che ripartire proprio da lì, dal turismo e ricominciare a creare il lavoro che ci serve dal settore che più vi si presta per le sue ampie potenzialità di coinvolgimento in tutti gli ambiti lavorativi.

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