Verso le ore 19:00 del 25/8/2015, presso il cantiere Azimut- Benetti del Porto di Livorno, si è verificato un gravissimo infortunio con il tragico bilancio di un lavoratore deceduto, uno ferito gravemente e altri undici feriti in maniera lieve.
L’ imbarcazione Urania (1115 tonnellate di stazza lorda, 67 metri di lunghezza) attrezzata per ricerche oceanografiche e gestita ordinariamente dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, era in cantiere per riparazioni quando uno dei puntelli della struttura che la sosteneva ha ceduto, determinando una forte inclinazione del naviglio, col conseguente scivolamento e caduta di materiali pesanti che hanno travolto i lavoratori presenti. Le operazioni di soccorso sono state difficili e rischiose. Per Gabriele Petrone, di anni 39, componente dell’equipaggio della nave, purtroppo non c’è stato nulla da fare.
Il Partito Comunista di Livorno onora la memoria di questo ennesimo caduto su lavoro ed esprime solìdarietà e vicinanza ai feriti e alle famiglie di tutti i lavoratori coinvolti; esprime altresi’ un ringraziamento ai vigili del fuoco ed tutti gli operatori intervenuti sul campo per le difficili e rischiose operazioni di salvataggio e soccorso.
Questo infortunio giunge a qualche mese di distanza da un altro infortunio mortale, occorso nel marzo di quest’ anno, quando un marittimo di 63 anni, Priscillo Inoc, di origine filippina, venne travolto da un muletto su un piazzale del Porto di Livorno. Questi episodi e i numerosi altri infortuni di minore gravità, testimoniano della pericolosità del lavoro portuale e della necessità di mettere la sicurezza del lavoro in posizione centrale nella organizzazione del lavoro.
Ci attendiamo rigore e tempestività nello svolgimento della inchiesta sull’ infortunio da parte della ASL e della Magistratura.
Non siamo certo in grado ora di chiarire le cause e le responsabilità di quanto avvenuto, ma ci sembra che quanto appreso dalle notizie di stampa lasci poco spazio a “cause fortuite” o ad errori dei lavoratori presenti sull’ imbarcazione. La nave Urania era stato recentemente oggetto di un intervento di “chirurgia navale” con il quale fu allungata di sei metri. Durante quei lavori si ebbero difficoltà per il calcolo della distribuzione dei pesi derivate dal fatto che non si poteva disporre dei piani costruttivi originali della nave, costruita nel 1992 in un cantiere chiuso da tempo; ci si chiede se queste incertezze possano avere avuto un ruolo nella dinamica dell’incidente.
Ma se è importante reprimere i reati contro la sicurezza sul lavoro, ancora più importante è prevenire gli infortuni. L’esperienza insegna che le norme di sicurezza sono utili se sono supportate dal protagonismo e dalle lotte dei lavoratori in ciascuna realtà; lo stesso comportamento degli organismi di controllo e repressione dipende dal livello di presenza conflittuale che i lavoratori organizzati esprimono. Senza lotta di classe, le norme restano carta straccia.
Sulla sicurezza del lavoro portuale incombe il pericolo dei processi di liberalizzazione che la classe dominante sta introducendo nei Porti, con l’ intenzione di scardinare regole e protezioni, riducendo occupazione, salario e sicurezza. Contro questa deriva apertamente reazionaria, pienamente rappresentata dal governo Renzi, si stanno formando coordinamenti di lavoratori nei maggiori porti italiani, come già avvenuto a Trieste, Napoli e Genova e a questo proposito ricordiamo il relativo convegno organizzato dal Partito Comunista a Ravenna il 12 settembre.
Il Partito Comunista invita a creare e potenziare queste forme di coordinamento per costruire un Fronte Unito dei Lavoratori, che possa far esprimere tutta la potenzialità di lotta contro l’ attacco capitalistico al lavoro e alla sicurezza
Francesco Pappalardo – Partito Comunista Livorno